SENZA TEMPO...

Una cartolina giunge a destinazione, dopo solo 76 anni!

Una cartolina attraversa la storia e giunge a destinazione solo dopo 76 anni, e qui riapre una storia i cui protagonisti purtroppo non sono più qui a raccontarcela: resta un vuoto, tante domande senza risposte, scampoli di ricordi che possono in qualche modo mettere insieme una piccola storia.

4 dicembre 1943, da un campo di prigionia della Germania nazista parte una cartolina in cui mio padre, allora ventiduenne, comunica alla famiglia di essere prigioniero in Germania e di stare bene; si trova nello Stalag VIII B. Scoprirò dopo che in effetti si trova in Polonia. Aggiunge il suo rango di Militare Italiano Internato e il Distaccamento 25424/1B. La cartolina non arrivò mai a destinazione in Aidone e per quattro lunghi anni (probabilmente l’ultimo anno della guerra d’Albania più quelli della prigionia dal 1943 al ’45) la sua famiglia non saprà nulla del suo destino, al punto di crederlo morto. Dalla cartolina apprendo anche che era già avvenuta il cambiamento di stato da Prigioniero a Militare Internato, l’escamotage che i tedeschi avevano trovato per togliere ai detenuti quei pochi diritti garantiti dalla Convenzione di Ginevra ai “prigionieri di guerra”. Era la punizione per il “tradimento” perpetuato dagli italiani con la firma dell’armistizio dell’otto settembre del 43.

Mio padre morì giovane nel 1960, la più grande dei quattro figli ero io ed avevo appena sette anni, troppo pochi per averne anche un ricordo chiaro e definito, mi restano pochi semplici flash legati a momenti particolari. Lui non parlò mai a mia madre, sposata nel 1951, di quella terribile esperienza che non solo lui ma la stessa storia ufficiale dell’Italia aveva voluto seppellire! Eppure aveva coinvolto oltre oltre 600.000 militari italiani rastrellati dai vari scenari di guerra, soprattutto dai Balcani, e abbandonati nelle mani di quelli che ancora da Mussolini venivano considerato alleati. Di questi oltre 50.000 non tornarono a casa, morti per vari motivi tra cui la durezza delle condizioni di vita cui furono sottoposti.

La cartolina partì ma la situazione dell’Italia Settentrionale in quel tempo era molto critica, molta posta restava inevasa nelle stazioni e negli uffici postali, se ne persero le tracce. Ad un mio amico con pallino del collezionismo, soprattutto di vecchie cartoline, arrivò tra le mani questa cartolina, i suoi colleghi collezionisti sapevano che qualunque cosa avesse a che fare con Aidone suscitava la sua brama per cui chi la trovò non esitò a regalargliela. Lui che ama ancora il suo paesello, pur abitando da decenni in Lombardia, qualche giorno fa l’ha portata a mio fratello: immensa è stata la commozione di trovarsi tra le mani questo messaggio che arrivava da altri tempi e altri mondi. Non lo ringrazierò mai abbastanza! Mi ha spinto da una parte a indagare il fenomeno storico che avevo trovato, meno che di sfuggita, citato nei libri di storia, e dall’altra a cercare tra i pochissimi parenti superstiti chi potesse raccontarmi i ricordi di quella giornata, in cui mio padre si presentò alla porta di casa lacero, emaciato, sfinito dal lunghissimo viaggio dalla Germania al cuore della Sicilia, fatto in gran parte a piedi. Quando, finita la guerra, furono finalmente liberati, l’esodo dei Militari Internati, gli M.I., superstiti, verso l’Italia e poi verso i loro luoghi di origine si protrasse dall’estate del 1945 a gran parte del 1946.

Non so esattamente quando mio padre tornò. Dai ricordi delle due sorelle, allora molto giovani, ho ricostruito che la sua prima tappa nel ritorno fu Piazza Armerina, forse vi era giunto con il treno. Prima di intraprende l’ultima marcia per Aidone si presentò ai parenti di Piazza Armerina, da dove era originario suo padre. Se lo videro arrivare davanti sporco e lacero, ma vivo, anzi redivivo, e fu una grande festa per quella numerosa famiglia che si tolse letteralmente il pane di bocca per ristorarlo e fargli festa, mentre tutti continuavano ad abbracciarlo per assicurarsi che non fosse un sogno. A piedi arrivò a casa, in Aidone. Per i famigliari fu come vedere un fantasma, stentavano a crederci! Le grida di incredulità e di gioia richiamarono tutti i vicini e fu una festa collettiva. Una delle due zie mi racconta un episodio che le restò impresso. Tutti i vicini, in un momento in cui era difficilissimo procurarsi generi alimentari, contribuirono come poterono ad allestire un banchetto degno del grande evento; mio padre mi viene descritto da quanti lo conobbero come una persona amabile e tutti erano stati felici di vederlo vivo. Mentre alcune impastavano e assottigliavano i maccheroni, una delle vicine, la zzà Mariuzza, si offrì di preparare il ragù di coniglio. Mangiarono e fecero festa. Quando un’altra vicina cominciò a chiamare inutilmente il suo gatto, lo sguardo di tutti andò alla zzà Mariuzza che se la rideva sotto i baffi!

Avrei tante domande da fare a mio padre, ma ormai anche la maggioranza dei suoi coetanei sono scomparsi e tutto è quindi destinato a restare vago e insoluto. Ho letto tanto in questi giorni sui campi di prigionia tedeschi, delle condizioni disumane in cui i cosiddetti internati vivevano, soffrendo la fame, il freddo e ogni tipo di angheria. Mi si stringe il cuore a leggere queste cose ma ciò che mi fa particolarmente male è la coltre di polvere sotto la quale è stata sepolta una così grande sofferenza. Venne quasi ritenuta una tragedia di cui vergognarsi; sia il nuovo Stato che gli stessi reduci erano uniti da un sentimento di rifiuto e vergogna e dalla volontà di dimenticare. Molto pesò, sopratutto nei primi decenni postbellici il giudizio dato dalla Resistenza. Come scrive Deborah Paci nel dossier “Internati Militari Italiani dopo l’8 settembre 1943 -Testimonianze di siciliani nei campi nazisti”: “La Resistenza diede un giudizio morale definitivo sugli Internati Militari Italiani, qualificandoli come il “disciolto esercito regio” ovvero “gli ex alleati del nemico”, una pagina di storia da ripudiare. Per i fascisti, come pure per i tedeschi, gli IMI non furono null’altro che traditori. Il disinteresse mostrato da larga parte della storiografia italiana per parecchi anni – fatte salve le dovute eccezioni – è indice della reticenza nel formulare un giudizio storico su vicende che implicavano la messa in discussione dell’opposizione fascismo-antifascismo” e ancora “La memoria degli IMI non ha mai implicato il coinvolgimento di parti politiche, diversamente dalla memoria della lotta partigiana che ha mantenuto forti legami con i gruppi sociali e politici d’appartenenza. A questo si aggiunga che la memoria dell’internamento è stata associata, nell’opinione comune, a quella dell’8 settembre 1943, ovvero il giorno della resa da parte dello Stato monarchico e della dissoluzione dell’esercito”.

La Rete è immensa e finalmente vi ho pescato la testimonianza di un soldato veneto, anche lui prigioniero nello Stalag VIII, Rino Bertin, classe 1922 che a proposito dell’arrivo nel capo dice:“... partenza e attraversamento di tutta la Polonia con destinazione Friedenschütte (a quel tempo le località ed i paesi avevano tutti nome tedesco), in provincia di Katowice, campo di lavoro Stanlager, VIII B O/S I-T5. È superfluo ricordare che ad accoglierci c’erano le nuove milizie, sempre S.S., che ci presero in consegna. Da quel momento noi eravamo soltanto un numero. La mia targhetta portava il n° 25619.” quella di mio padre era 25424! Leggere questa testimonianza che il Bertin, spinto dai famigliari, ha reso nel 2004 a Bruno Savin, un ricercatore e appassionato custode della memoria storica del suo paese, mi ha permesso di ricostruire in qualche modo la memoria degli anni che mio padre trascorse in guerra, dalla lettera di precetto, agli anni della guerra, alla prigionia e al problematico ritorno. Ben misero conforto, ma è l’unico modo per riappropriarci in qualche modo degli anni giovanili di mio padre che, con la sua inattesa dipartita, non ebbe mai la possibilità di raccontarci. Mi rigiro tra le mani la cartolina, è pesante, gronda del dolore di chi scriveva e di chi non l’ha mai ricevuta, continua a raccontarci uno dei momenti più cupi della storia d’Italia, dei tanti giovani ignari partiti per una guerra che non avevano deciso loro e per luoghi che non immaginavano neppure che esistessero, divenuti da un giorno all’altro nemici degli alleati del giorno prima, posti davanti a scelte di cui forse non capivano la gravità, caricati in carri bestiame con i pochi abiti estivi che possedevano, trasportati su fetide carrozze per lunghi giorni verso fino all’amara scoperta della destinazione finale, il campo di prigionia nella freddissima Polonia, dove sopravvissero tra indicibili sofferenze ancora più di due anni!  Franca Ciantia

pubblicato su Vivienna all'indirizzo: https://www.vivienna.it/2019/07/01/aidone-una-cartolina-giunge-a-destinazione-dopo-solo-76-anni/

Nunzio Ciantia ( Aidone 1921-1960) ESCAPE='HTML'

I Lamenti della Settimana Santa in Aidone

Aidone 27.3.2021. Sabato vigilia delle Palme.  A nove anni dall'ultimo incontro dedicato ai Lamenti della Settimana Santa Aidonese (l’ADA ne ha promosso uno nel 2010 e un’altro nel 2012, scorrendo la pagina qui sotto ci sono gli articoli relativi a quegli eventi), grazie all'iniziativa del gruppo di Lamentatori delle Confraternite del SS.mo Crocifisso in Sant’Anna e di Santa Maria la Cava, a Don Angelo Ventura, amministratore parrocchiale di Sant'Anna, e alla collaborazione dell'A.D.A, siamo riusciti ad organizzare una gradevole ed interessante  serata alla riscoperta dei Lamenti, i Ddamint, come forma di pietà popolare oltre che, come dice il titolo dell'evento, come forma estetica del lutto.  Sono stati eseguiti i tre lamenti della tradizione aidonese, nell’ordine: La Cavalleria, Li Vintiquattrura e La Cruci Santa. L’esecuzione è stata anticipata dalla lettura dei testi interpretati magistralmente da Giusy Di Prima e Andrea Rissignolo. Le esecuzioni sono stati precedute ed intercalate dagli interventi di: Don Alessio Aira, che ha contestualizzato il lamento nelle celebrazioni della tradizione cattolica della Passione; pur non disconoscendo l'importanza di queste espressioni di pietà e partecipazione popolare al mistero della Passione, ha messo in guardia sul rischio che il rispetto delle tradizione rimanga fine a se stesso e auto referenziale. Amalia La Nigra, che ha trattato della Settimana Santa Aidonese nella sua tesi di laurea in Scienze Religiose, ha illustrato  i capisaldi delle tradizione aidonese e dei suoi momenti  e fenomeni più originali, quali sono i lamenti, i Santoni, la Giunta di Pasqua; nel corso delle sue inchieste presso gli anziani ha scoperto un mondo fatto di preghiere in dialetto aidonese, pressochè sconosciute, le ha raccolto salvandole così da un sicuro oblìo. Ne ha letta una, una sorta di preparazione al sabato santo, la probabile trasposizione di un testo siciliano nella forma moderna del dialetto aidonese. Franca Ciantia, che ha moderato l’evento, ha colto, laddove lo ha ritenuto necessario, l’occasione per precisare o implementare le conoscenze sui testi, soprattutto dal punto di vista storico e strutturale. Ha salutato e ringraziato i presenti e i protagonisti la presidente dell’Ada, la prof.ssa Pina Grasso. A Don Angelo è spettato il compito di concludere i lavori. Più di una parola di lode va spesa nei confronti del gruppo dei lamentatori composto da Filippo Giustra, Silvio Palermo, Lorenzo Scivoli, Filippo Arena, Dino Scivoli, Tiziano Leanza Trentanove, Andrea Randazzo, Andrea Cannata, Lorenzo Di Bartolo, Filippo Cannata, Carmelo Messina, Mathias Leanza Trentanove, Roberto Stella, Bernardo Scivoli. La tradizione vuole che a lamentare siano le singole confraternite guidate dalle voci che eseguono la monodia. Il rischio che con la sparizione dei confratelli più anziani potesse perdersi la memoria e la pratica dei lamenti, ha indotto alcuni di loro, Silvio Palermo, Tiziano Leanza Trentanove, Filippo Arena, Filippo Giustra a prendere il mano la situazione, a creare un gruppo cooptando dei giovani. La presenza dei giovani è indispensabile perché questa meravigliosa tradizione possa conservarsi ancora per tanti, tanti anni. Lode quindi alla loro capacità di tenere insieme il gruppo e alla caparbietà con cui stanno portando avanti il progetto. Qui tutto ciò che c'è da sapere sui Lamenti 

http://francaciantia.altervista.org/i-lamenti-della-settimana-santa.html

Aidone e San Filippo ai tempi del Coronavirus

...E poi è venuta la volta di San Filippo: la novena, i vespri e oggi anche la messa solenne sono state seguite in streaming con una buona partecipazione di devoti. La messa solenne è stata celebrata, a porte chiuse nella cappella del Santo, dal Vescovo mons. Gisana e da tutti i tre parroci di Aidone, Don Carmelo Cosenza, Don Giacinto Magro, Don Angelo Ventura, alla presenza del Sindaco, dell’assessore Ciantia in rappresentanza della nostra cittadina, dei comandanti dei vigili urbani e dei carabinieri di Aidone e della bellissima voce di una corista. Alla fine della celebrazione i presenti, insieme a due ragazzi che sostenevano una gigantografia di San Filippo, con il Vescovo che reggeva il secentesco reliquiario, hanno percorso in processione il breve tragitto che si fa, alla stessa ora tutti gli anni, con la partecipazione di una folla enorme di pellegrini e devoti. I fedeli, i devoti che hanno potuto, si sono uniti virtualmente ed in ispirito a questa celebrazione, e i fortunati abitanti in quelle strade hanno potuto assistere alla processione dai balconi. CONTINUA SU VIVIENNA.IT  e sulla pagina SanFIlippo di Aidone

San Filippo Apostolo di Aidone. Oggi e ieri, tra storia e leggenda

San Filippo Apostolo di Aidone

Proviamo ad incontrare San Filippo, il santo dei pellegrini, nel suo viaggio storico, fatto di dati reali, di leggende, di ricordi. 

In questi giorni senza tempo, segnati dagli effetti del coronavirus, è passata in silenzio la Settimana Santa e la Pasqua in cui il nostro paese è colorato dai pennelli della primavera, dai vestiti a festa delle ragazze, dalle fasce dei confratelli e dalle vesti dei santoni; e i vicoli e le piazze sono animati delle loro corse e dalle tante processioni e risuonano delle lamentazioni cantate dai confratelli, dalle marce suonate dalle bande e poi dal festoso scampanìo della notte del Sabato santo e della Giunta, l’incontro tra Gesù risorto e Maria che può abbandonare il nero manto tra i salti festosi degli Apostoli, i Santoni.

E già ci mancano i viaggi dei pellegrini che popolano di pedoni la ss 288 e poi negli ultimi giorni di aprile le strade aidonesi, popolate di bancarelle colorate, di forestieri e rumorosissime giostre. Mancano pochi giorni al primo maggio, la festa di San Filippo Apostolo, il santo taumaturgo che da secoli attira in Aidone decine di migliaia di pellegrini che, a piedi e con tutti i mezzi, raggiungono il santuario per impetrare grazie o per sciogliere voti.

I riti e le liturgie della Quaresima, della Settimana Santa, della Pasqua e ora di San Filippo navigano nell’etere, sono seguiti dai fedeli sui piccoli schermi di smartphone, tablet, desktop, schermi tv, mentre il sacerdote da solo li celebra in chiese vuote e silenziose ma piene del desiderio di partecipazione.

Pasqua, la Giunta, i Santoni, San Filippo, tutto è stato, a memoria di aidonese, scontato come il sole che si alza il mattino e tramonta la sera, le fasi della Luna, il fiorire dei mandorli... mai nessuno avrebbe potuto pensare che qualcuno o qualcosa potesse modificarne il corso. Eppure è bastato l’infinitesimo di un granello di sabbia ad inceppare tutto il meccansismo della vita umana. La natura continua a fare il suo corso ma la vita dell’uomo in tutte le sue manifestazioni è stata congelata, ingabbiata da due mesi dal virus che sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta antropizzato.

Ho pensato che nel silenzio delle assenze si possono far rivivere in modo diverso quegli eventi, a cominciare dalla loro storia.

Proviamo ad incontrare San Filippo, il santo dei pellegrini, nel suo viaggio storico, fatto di dati reali, di leggende, di ricordi. Per questo ringrazio Don Carmelo Cosenza per le sue preziose informazioni e per avermi permesso di usare all’uopo le “note restrospettive” manoscritte di Don Lorenzo Maria Milazzo, il primo Parroco di Santa Maria La Cava, istituita in parrocchia nel 1910 dal vescovo di Piazza Armerina Mons. Mario Sturzo.

Non abbiamo certezze sulla nascita del culto di San Filippo Apostolo in Aidone, il primo documento scritto risale al 1631...Contina su SETTEGIORNI DAGLI EREI AL GOLFO

“Il buon senso c’è ma se ne sta nascosto per paura del senso comune”

Il Chiello Covid free e la petizione dell’Ecomuseo “I semi di Demetra

Ho questo articolo in punta di lingua e di penna da molti giorni, anche prima che fosse lanciata la petizione dell’Ecomuseo “I semi di Demetra” di Aidone. Molte cose mi hanno trattenuto non ultimo il tono di guerra tra i poveri che si è scatenato tra le tifoserie del Chiello e dell’Umberto I e che è spesso scaduto ad un livello inaccettabile. Mi spinge l’esigenza di fare un po’ di chiarezza, consapevole che spesso sui social gli strali vengano lanciati basandosi sul titolo, senza neppure prendersi la briga di leggere né l’introduzione del post, né gli articoli postati. Si guarda già prevenuti, senza neppure provare ad ascoltare le ragioni di quella che viene ritenuta la parte avversa, il nemico da abbattere con le armi affilate... Pubblicato su Vivienna.it 

Vita e morte al tempo del Kovid19

Aidone 24.03.2020. Moltissimi aidonesi ieri sera si sono uniti in preghiera davanti ad uno smartphone o ad un pc e hanno acceso una candela, oggi a mezzogiorno ancora si sono ritrovati a recitare una preghiera mentre una donna molto conosciuta ed apprezzata, la maestra Lia Evola, stroncata la notte del 22 da un infarto, veniva accompagnata dai suoi soli famigliari al cimitero. Un mesto ufficio, una breve benedizione della salma e via, i cancelli del cimitero si sono di nuovo serrati alle loro spalle. Oltre un migliaio di persone si è collegato in diretta facebok per la messa in suffragio celebrata nella Chiesa di Santa Maria La Cava da don Carmelo Cosenza; da Aidone e da qualunque parte del mondo, dove ci sia un aidonese, sono arrivate le condoglianze e la sincera partecipazione al dolore dei famigliari per questo evento che è ancora più luttuoso perché non trova il conforto corale: quei saluti, abbracci, baci che a volte possono apparire fastidiosi ma che sono il primo passo nella elaborazione del lutto, nel prendere coscienza che quanto è accaduto non è solo un brutto sogno ma una mancanza, un vuoto con il quale dovranno convivere per il resto della vita. E tutto ciò invece deve essere vissuto nella più grande solititudine. pubblicato su Vivienna.it 

Covid-19. Il morbo democratico della globalità

Su Vivi Enna oggi è stato pubblicato questo mio articolo, è una mia personale riflessione sull'argomento che non ha nessuna pretesa di dare pareri a chicchessia o criticare questo o quella iniziativa tranne quella degli incoscienti che stanno rientrando dal Nord. Speriamo che la Sicilia si comporti come la Puglia che sta già intercettando quanti inopinatamente stanno mettendo a repentaglio la sicurezza di tutto il Meridione. Ringrazio quanti avranno la pazienza di leggermi e di volere commentare. Buona giornata di questo Otto Marzo strano e all'insegna della privatezza.

Covid-19. Il morbo democratico della globalità
Mi sveglio, oggi domenica otto marzo, accendo la TV e mi trovo davanti alle immagini delle stazioni milanesi prese d’assalto dai nostri giovani, che da tutto il Meridione sono partiti per il Nord per occupare posti precari nelle scuole nei bar e ristoranti o in altri servizi, e che ora prendono d’assalto i treni che partono verso il Sud, in una vera e propria fuga incontrollata, senza neppure perdere il tempo per acquistare il biglietto di viaggio. E mi chiedo se queste persone hanno coscienza del fatto che le nostre regioni, quasi miracolosamente rimaste ai margini dei grandi focolai di contagio, oggi rischiano con la loro accoglienza di perdere questo primato e di veicolare il contagio nelle loro famiglie e nei loro paesi! Non voglio soffermarmi su questo perché mi auguro per tutte le nostre comunità che vengano immediatamente prese delle precauzioni, questo spetta alle autorità sanitarie, alla protezione civile e agli amministratori locali, nella speranza che siano all’altezza della situazione.
Mi permetto di fare qualche riflessione sul modo in cui questo moderna “peste” sta cambiando le condizioni di vita, le prospettive, le ambizioni dei singoli e dei popoli anche lontanissimi tra loro. pubblicato su Vivienna

PERSI E RITROVATI. 10 ANNI dal rientro degli Acroliti di Kore e Demetra

Aidone: Lost and found – PERSI E RITROVATI ! 10 anni fa il rientro degli acroliti di Kore e Demetra

Era il 13 dicembre 2009 e Aidone era in festa, le strade del centro storico pulite e prive di macchine parcheggiate, chiese aperte con giovanissime guide pronte ad accogliere i visitatori, mostre e concerti, apertura di nuovi bar, imprese artigianali e Bed&breakfast, e tante, tante macchine con scorte che portavano uomini politici e personalità di ogni genere, come mai ne aveva visto il paesello; e promesse, tante promesse che alimentavano grandi speranze in un futuro luminoso. Da anni, scolaresche, associazioni, in testa l’Archeoclub, gente comune, magistrati e infine politici, avevano intrapreso una lotta contro i grandi musei americani per recuperare i tanti beni archeologici depredati da cinici tombaroli, rivenduti per poche centinaia di migliaia di lire e riapparsi nelle aste internazionali dove venivano battuti a suon di milioni di dollari. Finalmente si vedevano i risultati e con il bel manifesto “Morgantina 2009-2011. Il ritorno delle dee” la Soprintendenza e l’Assessorato regionale inauguravano la stagione dei grandi rientri: a breve sarebbe stata la volta degli Argenti di Eupolemos e poi quella della statua della dea, comunememte chiamata Venere di Morgantina o di Malibù, la sede del Paul Getty Museum che l’aveva acquistata per vari milioni di dollari.

L’Archeoclub, sezione di Aidone e il club per l’Unesco di Enna non hanno voluto che passasse in silenzio una simile ricorrenza; in collaborazione con l’amministrazione comunale e la direzione del Parco archeologico di Morgantina e Villa Romana del Casale e con il contributo di associazioni locali e nazionali, hanno organizzato la giornata evento “Morgantina lost, and found” per celebrare la ricorrenza decennale del ritorno dei preziosi reperti “persi e ritrovati “ e fare il punto della situazione. Ospite d’onore il generale di Brigata Roberto Riccardi, che oggi è alla direzione del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, TCP, che nel 2019 ha festeggiato i suoi cinquantanni di vita. Il generale è anche giornalista e scrittore e nella sua ultima fatica, “Detective dell’arte”, narra le storie degli scavi clandestini, dei furti su commissioni, dei tombaroli e dei falsari di professione, degli interessi delle mafie e dei gruppi terroristici e dell’azione di contrasto da parte delle forze dell’ordine con la costituzione e l’azione della struttura investigativa, il nucleo dei Carabinieri TCP, che fa scuola in tutto il mondo. Il generale Riccardi ha riconosciuto il ruolo che gli aidonesi, che ha chiamato soldati della dea, hanno avuto nel sollecitare la restituzione di quelli che ritenevano i loro tesori, ma hanno avuto anche il merito di smuovere una situazione che sembrava immutabile; insieme ai nostri, infatti, rientrarono una sessantina di altre opere in vari musei italiani, provenienti da molti musei americani. A proposito di questo, nel corso del dibattito il procuratore della Repubblica, Silvio Raffiotta, che nella vicenda rivestì un ruolo di primissimo piano, ha proposto ai membri dei club Unesco presenti di farsi portavoce affinché l’icona della dea di Morgantina venga adottata dall’UNESCO come simbolo della politica delle restituzioni e delle lotte portate avanti dal Nucleo dei Carabinieri TCP. “Questo Museo, oltre ad esser lo scrigno della memoria di Morgantina, è diventato, suo malgrado, lo scrigno dell'opera del nucleo tutela e della politica delle restituzioni” e l’icona della dea di Morgantina rappresenta tutti i cambiamenti avvenuti in questi anni. La proposta è stata immediatamente accolta da Marcella Tuttobene presidente del Club per l’Unesco di Enna che ha promesso di farsene portavoce e di indire una sottoscrizione. Purtroppo il nostro Museo non è stato defraudato solo dai tombaroli e dai mercanti d’arte clandestini, ma molta parte dei suoi reperti più prezioni si trovano ancora nei musei di Agrigento e di Siracusa, sedi delle precedenti soprintendenze a cui apparteneva Morgantina. É stato più facile ottenere le opere preziose dai musei americani che li avevano, anche se in modo fraudolento, acquistati a carissimo prezzo, che dai musei siciliani in cui erano stati custoditi dopo il loro ritrovamento. Per non citare che le più note: le monete d’oro lasciate in eredità dal dottore Caltagirone, e consegnate alla dottoressa Fiorentini dal Professore Malcom Bell, che sono sparite nei caveau del museo o della Soprintendenza di Agrigento; il tesoretto di monete di argento rinvenuto a Morgantina nel corso degli scavi legali si trova a Siracusa, ma nell’uno né l’altro museo hanno mai mostrato l’intenzione di volerli restituire. Forse è necessario cominciare una campagna di pressione come si fece allora. A proposito di monete rimaste in altri musei il giudice Raffiotta ha raccontato un episodio interessante accadutogli nel 1998, quando venne a sapere che un tetradramma di argento proveniente da Morgantina era comparso in un’asta pubblica. Come magistrato telefonò al generale Conforti che riuscì a bloccare l’asta, dopo cinque anni la moneta fu restituita a Siracusa, che se la tiene stretta!

Ha introdotto i lavori il direttore del Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale Liborio Calascibetta, che ha annunciato di avere portato a termine e consegnato in Regione il bilancio per il 2020 e il Regolamento del Parco, gli atti propedeutici alla sua costituzione, che dovranno essere approvati dall’Assessore Regionale. Dopo di che sarà costituito il Comitato Tecnico Scientifico, formato, oltre che dallo stesso Direttore, dal Sovrintendente, dai sindaci dei comuni interessati, dagli esperti designati dall’Assessorato e da quelli nominati dai Comuni. Insomma se tutto va bene passerà ancora un anno per vedere realizzata l’autonomia del Parco! É intervenuto anche il Soprintendente di Enna Nicola Neri che ha collaborato a stilare gli atti citati in qualità di commissario; ha moderato gli intervendi ed il dibattito l’instancabile Serena Raffiotta, l’archeologa e guida turistica che ha fatto di Morgantina e del suo museo la sua bandiera e che ha recitato un ruolo da protagonista nella restituzione della testa di ADE, l’ultimo acquisto del Museo, anch’esso restituito dal Getty Museum di Malibù. I numerosi ospiti sono stati rifocillati graziosamente nel salone della Rocca di Cerere Factory, accompagnati nella visita guidata al Museo di Aidone e infine intrattenuti con il concerto del Quartetto di archi dell’Orchestra da Camera E.C.O. di Enna.

Il rientro di queste opere d’arte dai vari Musei americani è stato un fatto di grande rilevanza a carattere nazionale e nel nostro caso ha destato forse eccessive speranze per la rinascita dell’economia del territorio. Sembrava che la loro sola presenza, in modo miracoloso, potesse rappresentare un volano di sviluppo e potesse frenare l’emorragia dei giovani che emigravano alla ricerca di un futuro economicamente sicuro. Non si è verificato nulla di tutto ciò: i giovani, e anche i meno giovani, hanno continuato ad emigrare trovando in giro per l’Italia o all’estero opportunità e sicurezze tali che inducono a non sperare più in un loro rientro. I turisti di passaggio sono aumentati, ma la società tutta, senza esclusione di responsabilità, non ha saputo cogliere le opportunità per cercare di trattenerli ed intrattenerli; le strutture turistiche ricettive sono rimaste carenti, le infrastrutture da terzo mondo. Non si è capito che l’offerta turistica non poteva e non può essere affidata alla sola presenza di Beni Culturali seppure di pregio.

La condizione delle infrastrutture, soprattutto quelle stradali, che in quei giorni occupò gran parte del dibattito, con promesse di soluzioni mirabolanti (chi non ricorda la strada parallella che avrebbe dovuto accompagnare il tratto dal Ciappino al Cimitero di Aidone?), è rimasta tale e quale, e forse anche peggiorata; se si escude la sistemazione superficiale del manto stradale in occasione del Giro d’Italia del 2018, i progetti di ampliamento e diversificazione della rete stradale sono rimasti confinati nei cassetti polverosi della Provincia che non c’è più. Si sono alternate tre amministrazioni comunali, l’ultima da pochi mesi; alla direzione del Museo e del sito archeologico c’era allora l’architetto Caruso, e poi la dottoressa Maniscalco, entrambi presenze attive e con un grande rapporto di vicinanza; con la costituzione del polo museale abbiamo subito l’assenza di una direttora esiliata nelle camere alte del palazzo Trigona, lontana e inavvicinabile; infine la costituzione del Parco archeologico ha visto l’avvicendarsi in un anno di due direttori.

Tutto ciò oggi induce a una riflessione per capire cosa non ha funzionato. Il sindaco di Aidone, Nuccio Chiarenza, ha affrontato questo aspetto annunciando che la loro iniziativa di promozione turistica è finalizzata a creare e proporre una offerta integrata che coniughi la visita al Museo e al sito di Morgantina con percorsi naturalistici, enogastronomici e di animazione culturale. I tempi urgono, il timore è che nel momento in cui si troverà una qualche soluzione efficace non ci siano piu aidonesi per sfruttarla e godersela. Franca Ciantia. Pubblicato il 23 gennaio 2020 su Vivienna.it  e su SETTEGIORNI DAGLI EREI AL GOLFO

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LAUDATO SI' - SULLA CURA DELLA CASA COMUNE

LAUDATO SI' - SULLA CURA DELLA CASA  COMUNE

Ha avuto luogo venerdì 10, in Aidone, nella sede della Caritas cittadina, un evento molto atteso dalla comunità tutta. Invitati dall’Università del Tempo Libero di Aidone e dalla Caritas Cittadina, S. E. Monsignor Gisana e il climatologo Franco Colombo, hanno intrattenuto il pubblico interessato e partecipe su un argomento di stringente attualità, una problematica non più eludibile: “il deterioramento globale dell’ambiente” denunciato dal Sommo Pontefice nella Lettera Enciclica Laudato si’ . La Raccomandazione papale, emanata nel 2015 e caduta in un colpevole silenzio, appare in tutta la sua dimensione profetica e rivoluzionaria oggi mentre tutti i ragazzi del mondo si uniscono alla protesta di Greta Thunberg accusando gli adulti di rubare il futuro ai propri figli; mentre si consumano gli incendi più vasti e devastanti di sempre che stanno colpendo da mesi l’Australia e il Brasile; mentre anche i patti al ribasso, per la riduzione delle emissioni di CO2, faticosamente raggiunti, vengono disattesi e rinnegati anche dagli Stati sottoscrittori; mentre la temperatura della terra raggiunge ogni anno livelli mai registrati prima; mentre i governanti del mondo continuano spensieratamente a ballare sul Titanic, senza dimostrare di volersi assumere le proprie responsabilità.

Franco Colombo, Ten. Col. dell’Aeronautica Militare, ha al suo attivo cinque missioni in Antartide, l’immenso archivio climatico. “I ghiacci polari costituiscono -infatti- l’archivio più dettagliato e completo della storia del clima e dell’atmosfera terrestre”. Nel suo intervento, che ha profondamente scosso i partecipanti, ha ripercorso i risultati degli ultimi studi dimostrando, documenti alla mano, di come il processo di riscaldamento globale sia ormai al giro di boa, sul punto di diventare irreversibile senza interventi drastici presi da tutti gli stati del mondo; questo anno appena iniziato potrebbe essere ormai l’anno della svolta verso la salvezza o verso il disastro globale e i sintomi sono evidenti a tutti. La foto che ho proposto nel titolo sembra un bel quadro astratto, purtroppo non lo è: è una rappresentazione delle temperature massime giornaliere dal 1951 al 2015. Sul lato sinistro vengono rappresentati i giorni dell'anno. Sul lato in basso l’intervallo dei 65 anni considerati; ogni pixel rappresenta un giorno e il colore la temperatura. L’incremento costante delle temperature massime giornaliere sulla parte destra, più o meno dagli anni novanta in poi, si vede a occhio nudo!

S. E. Rosario Gisana ha evidenziato alcuni passi significativi della lettera monito del Papa, e ha puntato il dito soprattutto sulle carenze educative. Manca una seria linea educativa da parte dei genitori ma sono soprattutto i loro comportamenti egoistici, giovanilistici e le pretese di soddisfare ambizioni e perseguire una falsa felicità, a mettere a serio rischio il processo di crescita dei più giovani. Ha richiamato all’osservanza di comportamenti corretti rispetto all’ambiente, a partire dalle azioni quotidiane e da quello che ciascuno di noi può fare nel suo piccolo per proteggere e salvare la casa comune. Ma anche a prendere coscienza che mancare a questo imperativo è da considerarsi un grave violazione, un vero e proprio peccato.

Molte le parole e i concetti chiave dell’Enciclica che meriterebbero di entrare nel linguaggio e nel sentire quotidiano e divenire patrimonio di noi tutti, per non citarne che alcuni: il clima come bene comune, il relativismo pratico, l’ecologia integrale, la giustizia tra generazoni, la conversione ecologica, l’educare all’alleanza tra l’umanità e l’ambiente. Chiudo con la riflessione che il Papa fa a partire dal messaggio di Francesco di Assisi “Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea.” (Premessa 11.)  PUBBLICATO SU "SETTEGIORNI DAGLI EREI AL GOLFO 19 GENNAIO 2020

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MORGANTINA: STORIA DI INCENDI ANNUNCIATI

MORGANTINA: STORIA DI INCENDI ANNUNCIATI

I primi fuochi della stagione hanno colpito duro aggredendo la zona archeologica di Morgantina, abbandonata da anni alle sterpaglie e all’incuria. È innegabile il fatto che le poche volte che si è intervenuto, sempre con colpevole ritardo, l’opera di diserbo ha riguardato solo le emergenze dell’agorà e delle zone che fanno parte del breve circuito turistico, lasciando tutto il resto, comprese le case della Collina Ovest, e i loro preziosi mosaici, alla voracità delle erbe infestanti e dell’ailanto che ormai sta creando una vera e propria foresta. Non sappiamo se gli incendi siano dolosi, o dovuti ad un gesto avventato o all’autocombustione, la cosa certa è che era facile prevedere che potesse succedere: l’erba alta e ormai secca ha conquistato ogni interstizio, ogni angolo! . PUBBLICATO SU VIVIENNA.IT

 

TELENOVELA PARCHI ARCHEOLOGICI. ULTIMO ATTO? Nasce il Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale.

TELENOVELA PARCHI ARCHEOLOGICI. ULTIMO ATTO?

Nasce il Parco archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale.

Forse, dopo oltre 18 anni di attesa, con l’ultimo aggiustamento in corso d’opera, è stata messa la parola fine all’istituzione di tutti i parchi archeologici di Sicilia. Solo a gennaio il compianto Assessore Tusa aveva posto le premesse per la completa realizzazione della L. R. 20/2000, dando il via libera alla istituzione dei parchi rimanenti. Dopo la sua improvvisa e tragica dipartita, il presidente Musumeci, che ha assunto l’interim dell’Assessorato ai BB. CC. e alla Identità Siciliana, ha voluto rispettare la sua volontà ma apportando una correzione che lo stesso Tusa aveva paventato in considerazione delle risorse economiche insufficienti. Il Decreto Assessoriale, n. 13/GAB, firmato da Musumeci il 25 marzo, recita “Considerato che l’istituzione di tutti i Parchi Archeologici di cui al D.A. 13 settembre 2018 n. 29 dotati di autonomia gestionale e finanziaria, comporterebbe lo sforamento dei parametri di cui alla Direttiva Presidenziale n. 50093 del 03 ottobre 2018 in ordine alla rimodulazione degli assetti organizzativi dei Dipartimenti regionali” al fine di ottimizzare le risorse umane e materiali, “A parziale modifica ed integrazione del Decreto dell’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana del 13 settembre 2018 n. 29, l’elenco delle aree archeologiche che costituiscono il Sistema dei Parchi Archeologici siciliani di cui alla L.R. 3 novembre 2000, n. 20 è il seguente” Provincia di Caltanissetta: - Parco Archeologico di Gela; Provincia di Catania: - Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci; Provincia di Enna: - Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale; Provincia di Messina: - Parco Archeologico delle Isole Eolie; - Parco Archeologico di Naxos e Taormina; - Parco Archeologico di Tindari; Provincia di Palermo: Parco Archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato; Provincia di Ragusa: Parco Archeologico di Kamarina e Cava d’Ispica; Provincia di Siracusa: - Parco Archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro; - Parco Archeologico di Leontinoi; Provincia di Trapani: - Parco Archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria; - Parco Archeologico di Segesta; - Parco Archeologico di Lilibeo”.

Considerato che da questo elenco è assente il Parco della Valle dei Templi di Agrigento, l’unico pienamente realizzato, i parchi con questo provvedimento si restringono da 21 a 14. Così Palermo dei tre originari se ne ritrova solo uno; il parco di Pantelleria, inaugurato con la grancassa in estate, si ritrova accorpato con quello di Selinunte e delle Cave di Cusa; la controversa situazione di Siracusa si risolve con un unico parco che comprende anche Eloro e la Villa del Tellaro.

Per quanto riguarda la nostra provincia si procede all’accorpamento dell’istituendo Parco di Morgantina con quello della Villa Romana del Casale. La novità ha suscitato non poche perplessità. Da una parte l’istituzione dei due parchi distinti, Morgantina con il suo Museo e il sito Unesco della Villa Romana, aveva suscitato qualche titubanza, perché è innegabile che dal punto di vista economico, in termini di introiti e visitatori, la situazione dei siti aidonesi non è neppure lontanamente confrontabile con quella di Piazza Armerina, da qui il timore che la gestione autonoma non sarebbe stata alla lunga sostenibile. Ma dall’altra, la notizia dell’accorpamento non è stata accolta bene dagli aidonesi che temono si possano perpetuare il sistema di gestione del polo museale di Piazza Armerina-Aidone ed Enna, ormai al terzo anno dalla sua istituzione, nei confronti dei due siti aidonesi, che hanno subìto una condizione di marginalità e lontananza dai centri decisionali (i dieci km di distanza si sono rivelati incolmabili!). Un’amministrazione comunale, eufemisticamente, poco attenta e incapace di far valere le proprie ragioni ha fatto il resto. Nulla è stato fatto per valorizzare i siti, né per migliorare il loro decoro e la fruibilità. Il risultato è lo stato di abbandono e frustrazione in cui versano luoghi e persone. L’agognato Parco è stato atteso sempre come il deus ex machina che avrebbe finalmente permesso di gestire con oculatezza il notevole patrimonio, trasformandolo in un volano per lo sviluppo territoriale. Ma la popolazione aidonese, dopo le grandi illusioni della stagione dei “Rientri”, della Dea in primis, dai quali si era aspettata il miracolo che le avrebbe permesso di raggiungere il riscatto tanto atteso, è ormai troppo scettica e disillusa e accoglie ogni novità con giustificata diffidenza.

Nessuno si aspetta i miracoli, ma l’autonomia gestionale di alcuni parchi, e dello stesso Parco di Agrigento, ha prodotto veramente una inversione di tendenza sotto la guida di dirigenti competenti, coraggiosi, un po’ visionari, dotati di capacità progettuale. Perché, quindi, il nostro Parco possa decollare in modo armonico ed efficiente, importante sarà la nomina di un dirigente capace che non risponda solo ai criteri carrieristici, clientelari e spartitori a cui ci hanno abituato da sempre; sarà necessaria una gestione equilibrata dei siti che non faccia pendere la bilancia a favore della Villa Romana, lasciando nell’ombra Morgantina e il Museo regionale di Aidone: e indubbio che sono realtà del tutto diverse che possono arricchire l’offerta senza sovrapporsi ed entrare in competizione tra di loro. È necessario abbandonare i principi meramente conservativi dell’esistente e porsi in una prospettiva di valorizzazione dei siti che, da mere vetrine, si trasformino in risorse vive per entrare in sinergia con le altre risorse territoriali e attivare finalmente quel processo di crescita turistica, culturale, ambientale ed umana tanto atteso. É necessario pertanto che territori abbiano voce in capitolo e non siano solo il contenitore amorfo che ospita i Beni gestiti altrove, si deve sperare nell’azione puntuale ed efficace dei sindaci, e dell’esperto da loro nominato, all’interno del Comitato Tecnico Scientifico, come previsto dall’Art. 23 della LR 20/2000. La speranza è l’ultima a morire! Franca Ciantia

Degli Argenti ellenistici di Morgantina. Di una misteriosa laminetta di piombo. Di una convenzione poco onorevole!

Degli Argenti ellenistici di Morgantina. Di una misteriosa laminetta di piombo. Di una convenzione poco onorevole!

Non ha deluso le aspettative la conferenza dell’archeologa Serena Raffiotta, voluta dall’Università del Tempo Libero di Aidone, che si è celebrata sabato scorso nel salone della fondazione Marida Correnti. La comunità aidonese, e non solo, che si era battuta strenuamente per impedire nel 2014 il trasferimento coatto degli Argenti, vive con ansia, e perché no con qualche preoccupazione, il momento del rientro nel Museo di Aidone dei preziosi reperti. Ancora non se ne avverte segnale da parte delle autorità preposte, considerato che nel nostro caso le cose sono complicate anche dalla presenza concomitante di Stato e Regione.**

Un pubblico molto attento ha seguito il ricordo delle vicende rocambolesche che hanno accompagnato il ritrovamento, la vicenda giudiziaria e la restituzione mutila e condizionata degli arredi di oreficeria al museo di Aidone. E poi la descrizione dei sedici pezzi appartenenti a quello che sembrerebbe essere stato un sorta di collezionista antelitteram, l’Eupolemo, il cui nome è inciso chiaramente sotto due dei sedici reperti, e le nuove prospettive di studio che collocano gli arredi in ambito rituale, usati quindi, non dagli aristocratici in ricchi banchetti, ma nelle celebrazioni tesmoforiche che certamente si tenevano nei tanti santuari dedicati a Demetra e Persefone, presenti nel territorio di Morgantina*.

L’incisione, IERA TON TEON (sacri agli dei) e IARA PANTON TEON (sacri a tutti gli dei), nel fondo dell’altare miniaturistico, e quella IERA TEON sulla base della pisside sul cui coperchio sono rappresentati Irene, la pace che regge una cornucopia e Pluto bambino, sembrano non lasciare dubbio sul fatto che questo tesoro era dedicato alla celebrazione delle divinità. Il nome al genitivo EUPOLEMOU (di Eupolemo) inciso sui due pezzi citati è quello del proprietario? O è dell’autore? O dell’affidatario del santuario? Nuova luce potrebbe essere portata sulla questione da un “nuovo” reperto. Infatti, intorno al nome di Eupolemo, la Raffiotta ha evocato una misteriosa laminetta di piombo, certamente proveniente da Morgantina e di cui si sono perse le tracce. La tavoletta fu molto importante all’epoca delle indagini che portarono alla conferma della provenienza degli argenti da Morgantina. La foto e il testo inciso sulla laminetta (di cm 9,5 x 4,6) furono pubblicate nel 1989 dal professore Giacomo Manganaro in un articolo, apparso sulla rivista di studi antichi “Parole del Passato”, dal titolo “Case e terra a Kamarina e Morgantina nel III-II sec. a.C.”. Insieme ad altre tavolette analizzate, di sicura provenienza da Kamarina, il professore Manganaro dà conto di questa, che attribuisce con certezza a Morgantina, che aveva visionato in una collezione privata (probabilmente quella di Cammarata). In dodici linee è trascritto l’atto di compravendita di un vigneto e delle sue pertinenze, da parte di certo Lusone Ippia, davanti a dieci testimoni garanti che vengono elencati: il secondo della serie è tale Teodoro figlio Eupolemo (Teodoros Eupolemou). Il professore Malcom Bell in una lettera inviata alla soprintendenza di Enna il 4/11/1999 (riportata nel volume “Caccia ai tesori di Morgantina” di Silvio Raffiotta. EditOpera 2010), a proposito della presenza del nome Eupolemo a Morgantina, afferma che la lastra di piombo, pubblicata da Manganaro, proviene certamente dalla stesso quartiere residenziale dove è stata scavata la cosiddetta casa di Eupolemo! L’importanza di questa lastra, da aggiungere agli oggetti che raccontano questa storia, nella sala degli argenti, è evidente ed innegabile, per cui è giunta l’ora che a gran voce la direzione del museo e la cittadinanza ne richiedano il rientro e l’esposizione. La stessa Raffiotta ha sollecitato la comunità locale ad interessarsi affinché sia consegnata al museo di Aidone a cui il citato collezionista l’aveva destinata! Dal testo inciso sulla tavoletta emerge un’altra suggestione che mi permetto di condividere e il cui commento lascio agli esperti: vi si dice che viene venduta anche “la metà della stalla dove si trova l’ingresso e quanto in essa contenuto, ad esclusione degli oggetti sacri (plan ton ieron)” (Raffiotta op. cit.pag. 97). Perché in una stalla si sarebbero trovati degli oggetti sacri? Non dimentichiamo che anche i nostri verranno trovati dai tombaroli nelle stanze del piano terra che potrebbero configurarsi anche come stalle o magazzini!

* Le Tesmoforie: il titolo della conferenza rimanda ad una delle feste più conosciute in tutto il mondo greco, più nota con il nome di Misteri Eleusini; si celebrava per vari giorni in onore della dea Demetra Tesmofora, istitutrice delle leggi del vivere civile, del matrimonio e dell’agricoltura e di sua figlia Persefone che, con la sua presenza a rotazione nell’aldilà presso il marito Ade e sulla terra, rappresentava il ciclo delle stagioni e dell’agricoltura. Erano riti iniziatici riservati alle donne libere, le tesmoforiazuse, rese celebri dalla commedia omonima di Aristofane (una ricostruzione di come si svolgessero ad Atene è stata infatti possibile grazie alla commedia). Si celebravano in autunno per celebrare il risveglio delle energie rigeneratrici sia nella terra che nel corpo delle donne. Tali riti si celebravano sicuramente a Morgantina, nei tanti santuari dedicati alle due divinità e soprattutto in quelli di San Francesco Bisconti dove sono state trovate una grande quantità di ossa di piccoli animali non macellati. Infatti uno dei momenti clou della festa era quello in cui si riesumavano, da una profonda grotta, le carcasse dei porcellini da latte ivi buttati vivi quattro mesi prima, nel corso delle feste estive chiamate ad Atene Sciroforie. Le ossa venivano deposte sull’altare di Demetra e poi divise perché fossero mescolate alle nuove sementi….

E chissà che nelle due grandi coppe, sorrette dai magnifici piedini rappresentanti le maschere teatrali, non venisse mescolata la bevanda ordinata dalla dea, il ciceone, versato con il mestolo dalla caratteristica testa di cernecco? (n. dell’autrice) Il ciceone era un miscuglio di acqua, farina d’orzo e menta; sarebbe stato l’unico ristoro accettato da Demetra nella sua lunga peregrinazione alla ricerca della figlia, come si racconta nell’Inno a Demetra attribuito ad Omero. Per questo era bevuta dagli iniziati alla fine del digiuno rituale “Ho digiunato, ho bevuto il ciceone”!

** L’escursus con cui la Raffiotta ha ripercorso la storia rocambolesca del ritrovamento degli Argenti e della loro restituzione da parte di un molto riluttante MET (The Metropolitan Museum of Art di New York), ha fatto emergere le condizioni poco onorevoli se non addirittura illegittime, contenute nella Convenzione firmata da Philippe de Montebello per il MET, dal ministro Buttiglione per l’Italia e dall’Assessore Alessandro Pagano per la Regione siciliana, che discendono tutte dalla premessa, ivi contenuta, rivendicata dagli americani “ I) Il Museo (il MET), respingendo ogni addebito di conoscenza della affermata illecita provenienza dal territorio italiano dei beni rivendicati dall’Italia, ha deliberato il trasferimento dei Beni Richiesti dal Ministero nel quadro di questa convenzione. Tale decisione non comporta il riconoscimento, da parte del Museo, di alcuna forma di responsabilità civile, amministrativa o penale per l’originaria acquisizione o detenzione dei Beni Richiesti. Il Ministero e l’Assessorato per i Beni Culturali della Regione Siciliana in conseguenza dell’accordo, rinunciano ad ogni azione riconducibile a tali forme di responsabilità in relazione ai Beni Richiesti”, una pietra tombale su future rivendicazioni e possibilità di revisione della convenzione medesima. La vergogna di questa “convenzione”, in cui uno stato sovrano e una regione autonoma si abbassano a firmare una dichiarazione come quella riportata e poi più volte reiterata, e ad accettare delle condizioni capestro dettate unilateralmente dal direttore de Montebello, un privato, potrebbero trovare una qualche giustificazione solo nel fatto che per la prima volta si riusciva a riportare a casa il mal tolto, stabilendo di fatto un principio mai riconosciuto fino a quel momento. Ma sicuramente il ministro pro tempore, Rocco Buttiglione in questo caso, non solo non ci fa una bella figura e viene da chiedersi se ne avesse il diritto considerato che la Sicilia, con la sua autonomia, è l’unico proprietario di quei beni, tant’è vero che ha avuto bisogno dell’avallo della firma dell’assessore regionale Pagano. In ogni caso lascia nelle peste la Regione che per rivendicare gli argenti ellenistici deve proporre al MET opere d’arte in sostituzione che abbiano il medesimo valore degli Argenti o meglio che tali siano riconosciuti dal MET! In sostituzione dei cinque vasi attici, tra cui il preziosissimo cratere di Eufronio, restituiti contemporaneamente alla soprintendenza dell’Etruria Meridionale, già nella convenzione vengono individuati una quindicina di opere, scelte nei vari musei italiani, che volta per volta, andranno a riempire al MET il vuoto lasciato dai resi.

( 5.3. Al fine di rendere possibile la continua presenza nelle Gallerie del Museo di beni culturali di pregio e rilevanza storico – artistico pari agli Argenti Ellenistici, le Parti convengono che a far tempo dal 15 gennaio 2010 e per la durata della Convenzione la Repubblica Italiana concederà al Museo su base concordata continuativa e rotativa e in sequenza:
a) il prestito quadriennale di beni archeologici di pari pregio e rilevanza storico artistica, eventualmente inseriti nel loro contesto, agli Argenti Ellenistici
b) il prestito quadriennale degli Argenti Ellenistici. Tratto dalla Convenzione citata)

C’è un comma a cui i nostri governi, statale e/o regionale, potrebbero appigliarsi: al punto 5.4. si dice “Le Parti potranno modificare il su riferito programma di prestiti su base rotativa e in sequenza solo mediante apposito accordo scritto.” Ma avranno mai i nostri politici un qualsiasi interesse a modificare le cose? Certamente non lo hanno avuto quelli passati di qualunque colore fossero. Saranno i giallo-verdi a prendere finalmente a cuore la questione? Franca Ciantia

pubblicato su Vivienna.it del 16.01.019

 

Morgantina-Aidone. Tanto rumore per nulla? Ma meglio il rumore che il silenzio e l’indifferenza

Morgantina-Aidone. Tanto rumore per nulla? Ma meglio il rumore che il silenzio e l’indifferenza

Due articoli in questi giorni hanno riportato alla ribalta Morgantina e il suo Museo sui giornali regionali e sulle testate locali, e certo non per decantarne le bellezze. Mi* aveva colpito una nota su Facebook del 27 novembre scorso, (riportata poi in un articolo di Flavio Guzzone su La Sicilia del 29) di tale Tonino Palma, che solo dopo che è stata pubblicata su Vivienna, scopro essere un imprenditore di Enna, Coordinatore del Tavolo del partenariato della Sicilia Centrale. Il signor Palma era giustamente scandalizzato dalle condizioni di degrado in cui ha trovato Morgantina e, insieme ad altri turisti indignati, ha fatto le giuste rimostranze, anche in forza del biglietto pagato. Avendo letto la nota e trovandola quanto mai veritiera, l’ho condivisa sul mio profilo Facebook, introducendola con il brevissimo messaggio (“Purtroppo non si può non concordare, una storia vecchia di degrado che in questi ultimi due anni ha raggiunto il suo momento più basso! Meriti e onori di questa situazione si perdono nei rimbalzi di responsabilità che si palleggiano assessorato regionale, soprintendenza, direzione del sito...tutti colpevoli, nessun colpevole e intanto la situazione continua a peggiorare!”) che la redazione di Vivienna ha inserito in calce all’articolo citato. Ieri, ancora su Vivienna, mi sono ritrovata citata in una lettera aperta, firmata dal critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese e pubblicata su varie testate on line, per colpa o merito di quel commento estemporaneo, che non pretendeva certo di essere un editoriale sulla problematica che mi sta molto a cuore e sulla quale avrei potuto dire tantissimo. Non mi va di rispondere alle insinuazioni contenute nella lettera, potrebbero farlo tutti gli articoli che negli anni ho scritto sulla materia dove non mi sono mai nascosta dietro un dito e ho scritto quanto potevo documentare senza abbandonarmi a sfoghi retorici e ad accuse sterili e strumentali. Ma accolgo la provocazione per fare il punto sulla situazione di degrado e di non gestione dei nostri beni culturali come ho fatto innumerevoli volte, a costo di sembrare stucchevole. È superfluo parlare delle condizioni di Morgantina ben descritta in quell’articolo.

Parto dalla denuncia colta dal critico d’arte Battaglia La Terra Borgese circa la gestione degli ultimi due anni, tanti quanti ne sono passati dalla riorganizzazione del dipartimento dei BB.CC. in Sicilia del 2016, una riforma che rispondeva a criteri di mera riduzione della spesa. A seguito di questo è stato creato il Polo museale di Piazza Armerina, Aidone ed Enna comprendente al suo interno i due parchi della Villa del Casale e di Morgantina, previsti ma non ancora istituiti. La realizzazione del polo ha relegato Morgantina ed Aidone in una posizione marginale, ancelle povere del sito principale, la Villa Romana, con un responsabile distante dalla quotidianità e dalle problematiche del sito archeologico e del museo. Sono venuti a mancare anche quei rapporti di confronto e collaborazione che singoli ed associazioni avevano positivamente intrattenuto con i precedenti dirigenti. Si è creato un gelido distacco tra la popolazione e la gestione dei suoi beni culturali. Da una parte quella stessa popolazione che è stata protagonista nelle lotte per il recupero ed il rientro dall’America dei capolavori trafugati, che ha dimostrato di essere sempre pronta a difenderli e che vive oggi la profonda delusione del rilancio economico e culturale mancato. Dall’altra parte una gestione burocratica e lontana che rivendica la proprietà esclusiva dei Beni Culturali, che sono cosa loro, della Regione, della Soprintendenza, del Polo museale, e lascia ai territori il ruolo di meri contenitori privi anche del diritto di parola. Il dottore Battaglia rimprovera l’inerzia della popolazione, la verità è che quest’ultima si illude di essere depositaria di tanta eredità, ma in effetti è costretta ad ammirarla da lontano, come un’estranea, con le mani legate. 

Ora veniamo a sapere che con un D.A. a firma dell’Assessore Tusa è stato istituito il Parco Archeologico della villa del Casale di Piazza Armerina comprensivo dei siti che ricadono nei territori comunali di Piazza Armerina, Pietraperzia e Mazzarino. Cosa sarà di Aidone in attesa dell’istituzione del parco di Morgantina? Riacquisirà quel pochissimo di autonomia che l’aveva vista protagonista nella stagione dei Rientri, quando Aidone aveva visto arrivare tutti i papaveri regionali e nazionali prodighi di promesse mai mantenute? Avrà un dirigente tutto suo o dovrà condividerlo con Enna e chissà con chi altri? Vorremmo illuderci che la creazione del Parco, che speriamo non tardi troppo, con una gestione illuminata possa finalmente dare al sito ed al museo l’attenzione che merita e magari attirare quegli sponsor che il critico d’arte auspica. La nostra piccola storia, a tutti il livelli, ci ha insegnato che purtroppo al peggio non c’è mai fine, che quando ci sembra di toccare il fondo questo si apre per mostrarne uno ancora più profondo. Abbiamo seguito attraverso gli organi di informazione le visite che l’assessore regionale Tusa ha fatto in molti dei siti che ricadono sotto la sua competenza e la risonanza che hanno dato agli stessi. Ci auguriamo che la prossima meta sia Aidone e Morgantina, che possa innamorarsene e farsene carico per trovare le soluzioni più idonee.

Franca Ciantia pubbicato su Vivienna il 7dic2018 qui

* Non è corretto scrivere in prima persona, lo faccio obtorto collo, per la chiamata in causa nei due articoli.

 

Moderni viandanti attraversano a piedi la Sicilia lungo antiche rotte. Tappa aidonese dell’Antica Trasversale Sicula

Moderni viandanti attraversano a piedi la Sicilia lungo antiche rotte. Tappa aidonese dell’Antica Trasversale Sicula

A vederli così inzuppati dalla testa ai piedi, dopo avere percorso i canonici 25 km giornalieri per monti, valli, trazzere, tratturi, con una umidità appesantita da pioggia e nebbia, ti viene da chiedergli: ma chi ve lo fa fare? La risposta è un sorriso disarmante, una battuta pronta e scherzosa e l’entusiasmo che ci mettono nel raccontare la loro ormai quinquennale avventura, l’urgenza di affidare il testimone a quelli che incontrano nelle loro tappe -amministratori, volontari, gente comune- perché si riapproprino del loro territorio per conoscerlo, conservarlo,valorizzarlo.

Arrivano da Valguarnera a Morgantina nel giorno di Ognissanti, un bussino messo a disposizione dal Comune li porta in Aidone e al Museo dove vengono accolti per il Club Unesco dalla prof.ssa Concetta Oliveri che li guida tra i preziosi reperti di quella Morgantina che hanno scelto di inserire nel loro cammino, lungo l’Antica Trasversale Sicula, che, da Mozia a Camarina, attraversa la Sicilia interna collegando i principali siti greco punici. Nel pomeriggio, nell’aula consigliare dove vengono accolti anche dai rappresentanti di alcune associazioni aidonesi, complice anche il maltempo che non dà tregua, si prestano alle domande ed alla curiosità dei presenti. Intervengono i due creatori della Trasversale, Peppe De Caro e Gaetano Melfi, che raccontano com’è nata, i fondamenti storici e letterari su cui poggia, il lavoro di osservazione e geo-referenzialità fatto, ed in continuo aggiornamento, messo a disposizione di tutti sul loro sito web e su quello dell’Osservatorio Turistico Regionale.

Alla spedizione di sono aggiunti per strada altri esperti di cammini, da Castronovo arriva Vincenzo La Barbera che ha raccontato dell’insperato grande successo raggiunto in pochi anni con la Magna via Francigena che collega Palermo ad Agrigento; da Barrafanca arrivano Salvatore La Pusata e Filippo Apache Nicolosi che hanno parlato del percorso sperimentato da loro in occasione del pellegrinaggio di San Filippo: da Barrafranca ad Aidone, senza passare, se non nell’ultimissimo tratto, dalla statale, e poi del progetto “Sentiero siculo” teso a promuovere e valorizzare i luoghi di interesse storico, archeologico e naturalistico del centro di Sicilia. E poi sono presenti tanti giovani e meno giovani uniti dal comune desiderio di camminare, di andare alla ricerca della natura, entrare in lei, assaporarne gli umori e gli odori convinti come ha affermato qualcuno che se ne intendeva, John Muir, che in ogni passeggiata l’uomo riceve molto più di quello che cerca.

Si può sorridere magari delle pretese storicizzazioni dei percorsi, ne sanno qualcosa quelli della Magna via Francigena, si può guardare a questo dei cammini come un fenomeno modaiolo, ma quello che è certo è che questo camminare in modo lento, a contatto intimo con la natura, alla scoperta della storia naturalistica, sociale, politica, monumentale che i luoghi ci restituiscono, è una esigenza intima in cui il camminare stesso diventa la meta. La maggior parte dei presenti aveva al proprio attivo cammini inseguiti in Europa e nel mondo ma tutti convergevano nel fatto che le vere scoperte le hanno fatte a due passi da casa, nella nostra Sicilia, un mondo complesso che difficilmente si lascia svelare nella sua interezza dove anche gli stessi luoghi che credi di conoscere mutano di continuo ed ogni volta riesci a guardarli con occhi nuovi. La trasversale era stata percorsa nei primi anni in direzione sud-nord, da Kamarina a Mozia, quest’anno, denominata “Primo cammino internazionale dell’antica trasversale sicula”, l’hanno riproposta in senso inverso. Sono partiti il sette ottobre da Mozia, si concluderà il 18 novembre a Kamarina, dopo avere percorso oltre 600 km, per 8 province, 55 comuni e comunità isolane, 6 parchi archeologici, 47 siti di interesse storico-archeologico-monumentale, 1 Parco, 7 riserve naturali, tantissimi musei, centri storici e insediamenti rurali tradizionali.

Tra i camminatori giunti in Aidone c’è anche una giovane tedesca di Berlino; fino a qualche giorno fa alcuni tratti sono stati percorsi dallo scrittore Martìn Duarte Guevara, in nipote del Che, che è rimasto incantato dalla Sicilia e dai siciliani, come racconta in un lungo articolo pubblicato l’1 novembre sull’Avana Times dove, fra l’altro, afferma “Ho anche imparato che la Sicilia è molto, molto più che mafia, siculi, sicani, romani, fenici, cartaginese e greci, sebbene è anche certamente tutto questo”.

Il cammino si affida ad un’ospitalità diffusa che questi moderni viandanti, una trentina di cui il più piccolo ha meno di tre anni, in Aidone hanno potuto apprezzare oltre che con un tetto sotto il quale ripararsi dalla pioggia (la chiesa di San Giovanni degli Ospedalieri e di Malta messa a disposizione dal parroco di Sant’Anna), di docce calde messe a disposizione da persone comuni presenti all’evento, della calda accoglienza in municipio, di un piatto caldo di spaghetti, apparecchiato da giovani volontari nel salone della parrocchia San Lorenzo e rallegrato da musica strumentale. E l’indomani pronti a ripartire nonostante le sempre cattive condizioni climatiche, che li hanno costretti ad accettate un passaggio con il pulmino del comune e a modificare di poco il percorso per bypassare tratti completamente impercorribili. Le prossime tappe sono i luoghi dei Palici e poi Mineo e Palazzolo Acreide. * foto pubblicate su gentile concessione degli amministratori della pagina Facebook della Trasversale Sicula. https://www.facebook.com/trasversalesicula/   Articolo pubblicato si Vivienna.it https://www.vivienna.it/2018/11/03/tappa-ad-aidone-moderni-viandanti-attraversano-a-piedi-la-sicilia-lungo-antiche-rotte/

Dov'era l'ombra or sè il pino spande morto

Dov’era l’ombra or sé il pino spande morto… Aidone. Storia di ordinaria follia.
Era il marzo 2012 quando, per mettere in sicurezza il corso Vittorio Emanuele, la Villa degli aidonesi, furono abbattuti decine di pini, tra cui alcuni di pregio, all’insaputa della cittadinanza, che fu tenuta fuori dal luogo del misfatto con la chiusura al transito del viale. A distanza di sei anni si è ripetuto il misfatto, altro sindaco, altri amministratori ma il risultato non cambia. La cittadinanza si è ritrovata ancora una volta disinformata e disarmata davanti al fatto compiuto. Il delitto che si è consumato oggi è ancora più grave, questa volta sotto la scure dei solerti appaltatori dei lavori, per la ristrutturazione del campo sportivo, è caduto un pino secolare, l’unico sopravvissuto dei tre che costeggiavano la parete ovest della chiesa di Sant’Anna. L’albero era apparentemente in ottima salute e non si capisce il motivo di tanto accanimento. È stato demolito l’edificio adiacente al campo sportivo che era nato per essere un ospedale (era stato costruito con un legato dei Fratelli Palermo, i due benefattori che nel 1893 avevano deciso di lasciare tutti i loro beni alla cittadinanza per la fondazione di un Monte dei pegni, della cui realizzazione si era curato uno dei due fratelli stessi, il canonico Luciano, e la costruzione di un ospedale. La costruzione fu realizzata con gravissimo ritardo e non ospitò mai un’unità ospedaliera, ma fu destinato dal comune a tutt’altri scopi). Ci può stare che il caseggiato sia stato demolito, da decenni era in stato di abbandono e forse non meritava di essere recuperato! Ma il pino che c’entrava, a chi dava fastidio? Possibile che all’interno di questo progetto di non sia stata preso in considerazione di proteggere il paesaggio o quel che ne restava? Per tagliare un albero in un’area privata sono necessari permessi e autorizzazione, chi ha autorizzato questo scempio in un area pubblica a ridosso di una delle chiese più frequentate?
Ora come nel 2012 è una notizia ferale, un lutto per tutti i cittadini che all’improvviso, e in modo del tutto sconsiderato, si sono visti privare di una presenza amica, che da sempre ha fatto parte del panorama di quella zona, quasi una sentinella all’ingresso sud del paese, il primo volto amico per chi ritornava anche dopo molti anni al paesello. Il tutto è avvenuto nel silenzio assordante del sindaco, dei giovani amministratori dai quali ci si poteva attendere altra sensibilità, dell’ufficio tecnico. Abbiamo avuto la conferma che per questi soggetti la soluzione a rischi reali, o ritenuti possibili, è quella di eliminarli alla radice. L’area intorno alla chiesa di sant’Anna è stata da sempre vandalizzata; il convento, acquisito dal demanio comunale, fu in gran parte demolito negli anni quaranta del secolo scorso, lo smantellamento continuò negli anni sessanta quanto fu abbattuto il muro meridionale del chiostro per fare posto alla gradinata del campo sportivo, probabilmente il muro molto alto poteva essere rischioso per i frequentatori del campo ma, piuttosto che metterlo in sicurezza, si scelse la strada più breve dell’abbattimento. Il boschetto di Sant’Anna, un rigoglioso bosco di querce fu completamente estirpato negli anni cinquanta per fare posto alle case popolari. Il pino, insieme al quel che resta del chiostro dei Padri Riformati e alla chiesa, era tra le uniche testimonianze della secolare storia di quel luogo ricco di ricordi e leggende, tanto caro agli aidonesi anche per la presenza del magnifico crocifisso di Frate Umile da Petralia, che il frate aveva scolpito proprio all’interno di quel convento e che nella chiesa di Sant’Anna è venerato da quattro secoli.

La maggior parte degli aidonesi hanno appreso la notizia su Facebook* e qui si è aperto un grande dibattito. Ci si continua a chiedere come sia potuto accadere senza violare la normativa vigente, si deve concludere che c’è stata una grande distrazione di massa; la normativa nazionale, la Legge 10 del 2013, salutata come un grande passo avanti nella tutela degli spazi verdi urbani, demanda ai comuni l’obbligo di censire l’eventuale presenza nel proprio territorio di alberi che possono definirsi monumentali e comunicarli per l’iscrizione in un elenco regionale. Non è dato sapere se il comune di Aidone si sia mai mosso in questa direzione, probabilmente no, ma d’altra parte dobbiamo fare tutti un mea culpa, la mancata vigilanza da parte della comunità è altrettanto grave. Oggi non resta che piangere e chiedere fortemente ai responsabili di questo scempio che ne rendano conto alla cittadinanza e alla loro coscienza. PUBBLICATO SU VIVIENNA IL 27/09/2018

Aidone. Prove anticipate di campagna elettorale.

Aidone. Prove anticipate di campagna elettorale.

Chi si loda si imbroda. Forse il sindaco di Aidone non si è ricordato di questo proverbio quando ha rilasciato l’intervista, che sembra cercata dall’intervistato stesso, a La Sicilia; dopo avere tirato colpi bassi al presidente del consiglio dimissionario e al consigliere Curia, dimissionario a sua volta nel suo secondo mandato sindacale, ha tessuto lodi sperticate di sé stesso e della sua azione amministrativa a poco più di sei mesi della sua conclusione. Ci vuole poco, lo può fare la maggioranza degli aidonesi, a smontare ogni singola affermazione di Lacchiana, sia per quanto riguarda i meravigliosi destini di Aidone nella sindacatura, in corso e in quella futura a cui ha annunciato di ricandidarsi, sia per quanto riguarda la situazione in cui versa il paese e la sua popolazione. Basterebbe il comunicato stampa del Comitato Cittadino (qui in calce)*, emesso a seguito del consiglio comunale dello scorso 17, in cui, oltre a sbugiardare il sindaco su tutte le promesse fatte, mai mantenute, ma addirittura negate, si denuncia la condizione di degrado in cui versa il paese. La risposta del dottore Chiarenza, pubblicata dalla medesima testata, anch’essa in forma di intervista, non si è fatta attendere (entrambi gli articoli sono stati pubblicati su Vivienna nei giorni scorsi, quello di Chiarenza in versione integrale). L’ex presidente del Consiglio comunale non si è limitato a difendersi e confutare le accuse dell’ex alleato, ma lo ha attaccato, sferrando delle accuse circostanziate che afferma di avere segnalato nel tempo alle autorità competenti. Accuse gravissime intorno a fatti che stanno sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere, una su tutte l’assunzione di consulenti esterni che non trovano altra giustificazione se non negli obblighi che il sindaco ha assunto in campagna elettorale, debiti onorati con i soldi dei cittadini, prosciugando le esangui casse comunali. Dalla querelle è rimasto assente il gruppo di opposizione, Noi Aidone, a cui ho chiesto un commento. Mi hanno risposto di ritenere “incomprensibile l'atteggiamento di bassissimo profilo, prettamente infantile e strumentale, finalizzato ad anticipare la ricandidatura a sindaco del sig. Lacchiana, per le prossime elezioni comunali del 2019. Il sindaco accusa il presidente Chiarenza e quindi il consiglio comunale di avere lavorato poco e di avere conseguito scarsi risultati. Ci domandiamo? È lo stesso sindaco che ha affermato in una seduta del consiglio comunale che era stato assente per oltre 3 anni per motivi inspiegabili? È lo stesso sindaco che ha disatteso tutte le determinazioni approvate (spesso alla unanimità) dal consiglio comunale?
Le molte mozioni riguardanti l'abbassamento delle tariffe della nettezza urbana, e dell’acqua, la realizzazione dei dossi artificiali, la lotta al randagismo e la costruzione del canile comunale, la fuoriuscita dei dipendenti ancora presenti nel bacino del precariato, la sistemazione della zona artigianale, la dichiarazione di Aidone comune denuclearizzato, etc, tutte mozioni approvate all’unanimità, a cui non è mai stata data esecutività! È lo stesso sindaco che per anni si è occupato di ben altro, lontano dagli interessi di Aidone e dei suoi cittadini? Questo sindaco partito come novello Robin Hood si è rivelato come lo sceriffo di Nottingham, un sindaco che verrà ricordato come l'amministratore che ha tartassato gli Aidonesi e che ha riempito la città di extracomunitari”. Come si può vedere la situazione politica in Aidone si sta facendo incandescente, questo ultimo scorcio di legislatura, con il sindaco deciso a ricandidarsi, ci riserverà sicuramente ancora attacchi di questo genere da una parte e dall’altra. Negli ultimi due anni la maggioranza si è persa per strade molti pezzi con la conseguenza di un’azione amministrativa legata non ai voti di maggioranza ma all’astensione dell’opposizione per permettere l’ordinario e non andare tutti a casa. Intanto si riaffacciano all’orizzonte i candidati storici decisi a non mollare la preda, consistente in quelle manciate di voti che, sparpagliati su numerose liste, faranno ancora una volta il gioco di Lacchiana. PUBBLICATO SU VIVIENNA IL 30/09/2018

Quando ad Aidone si correva a cursa di scecch’! Omaggio a Gaetano Mililli

Quando ad Aidone si correva a cursa di scecch’! Omaggio a Gaetano Mililli

La Fondazione Marida Correnti ospiterà martedì prossimo, g. 25, l’evento inaugurale del uovo anno sociale, il terzo, dell’Università del Tempo Libero di Aidone, dedicato in questo caso a Gaetano Mililli. La possibilità di utilizzare il salone della Fondazione Marida Correnti, generosamente messo a disposizione dalla vice presidente della Fondazione, la signora Angela Raffiotta Correnti, ha contribuito alla crescita dell’associazione che, nei due anni e mezza di vita -l’inaugurazione era avvenuta il 10 aprile 2016 con una conferenza dell’archeologa Serena Raffiotta-, ha organizzato numerosi di incontri e reeding poetry molto frequentati e graditi alla cittadinanza. A riprova della fame di cultura, alla curiosità e alla voglia di informarsi che cresce anche in una piccola comunità come quella di Aidone. L’associazione ha cercato infatti di mantenere un’offerta di qualità, proponendo l’approfondimento di vari argomenti e tematiche che hanno spaziato dall’ambiente, alla salute, alla poesia, alla storia e alla valorizzazione della cultura locale. Quest’ultima ha avuto un posto di primo piano soprattutto attraverso la conoscenza e la promozione dello studio del galloitalico aidonese, attraverso i due autori del primo Novecento, Francesco Consoli e Vincenzo Cordova, e i contemporanei; in estate è stata dedicata una serata a Teodoro Ferreri, molto conosciuto dai paesani per le sue commedie ma in questa occasione apprezzato anche per le sue liriche. Ora è il turno dell’avvocato Gaetano Mililli, il novantaquattrenne che ha dedicato gli anni della pensione allo studio e alla pubblicazione, presso l’editore Salvo Bonfirraro, di due libri dedicati alla parlata galloitalica di Aidone. Nel 2004 il volume “Poesie e proverbi nella parlata Galloitalica di Aidone”, suddiviso in tre sezioni: nella prima quattro racconti in versi sulle tradizioni e le leggende della tradizione aidonese (I santoni e i riti della settimana santa, la corsa degli asini, la leggenda del Cristo di Frate Umile da Petralia e quella del tesoro di San Marco), nella seconda una piccola antologia poetica con versi in vernacolo e nel dialetto sicilianizzato, e infine nella terza un ricco apparato di proverbi, detti e modi di dire; il tutto è preceduto da avvertenze sulla fonetica e la grammatica dell’aidonese e seguito da venti pagine di note, tra le quali si nascondono anche preziose informazioni di storia locale. Nel 2015 ha pubblicato “Il libro parlante”, una sorta di integrazione e supplemento al precedente volume, con approfondimenti grammaticali, riguardanti soprattutto la coniugazione verbale, e corredato di un dvd in cui l’autore dà lettura di tutti i testi pubblicati. Gaetano Mililli, nonostante l’età e gli inevitabili acciacchi, non perde la voglia di studiare, di ricercare e di mettere su carta i risultati delle sue indagini per condividerli con gli studiosi e con i suoi concittadini. Nel corso dell’evento a lui dedicato si è scelto di leggere ed analizzare il secondo dei quattro racconti: “A curs-e scecch’ ad a Iddungh’” , “La corsa degli asini in Aidone”, che si correva dalla fine dell’Ottocento al 1955, dove cavalli, giumente, muli e asini, ciascuno nella propria sezione, si sfidavano nella corsa e conquistavano il palio, un cencio colorato di nessuna pregio ma prestigioso per chi lo conquistava. Tra le finalità che il Mililli si propone con la sua opera c’è quella di conservare la memoria di leggende, tradizioni, fatti, eventi perduti o a rischio di essere dimenticati. Il palio degli asini è uno di questi, la sua memoria si è persa insieme a quella dei suoi “inventori” i fratelli Palermo, Giuseppe e Luciano che, alla loro morte negli anni novanta dell’Ottocento, lasciarono tutte le loro ricchezze alla città per la fondazione di un Monte dei Pegni, che aiutasse la povera gente a liberarsi dalle grinfie degli usurai, e alla costruzione di un ospedale. Il Monte di Pietà entrò subito in funzione e la sua vita si protrasse fino al 1943, l’ospedale non vide mai la sua realizzazione compiuta, fu fatta una brutta costruzione destinata in seguito dal comune a tutt’altri usi. Oggi dell’Opera Pia F.lli Palermo resta, in pieno centro, un bel caseggiato, nella strada omonima, usato per qualche decennio per ospitate l’Esattoria comunale, fino alla sua chiusura definitiva, e da allora lasciato dal Comune all’incuria e all’abbandono, e il caseggiato destinato all’ospedale, costruito con molto ritardo, quando ormai l’inflazione aveva polverizzato il capitale del legato, e che negli anni è stato sede scolastica, canile comunale, accessorio al campo sportivo adiacente, laboratorio di falegnameria. La lettura dei testi verrà fatta da un gruppo di volenterosi che si sono messi in gioco anche nelle altre occasioni. In questa parteciperanno Pina Caruso, Andrea Rissignolo e GianLorenzo Suffia. PUBBLICATO SU VIVIENNA IL 23/09/18

 

IL PAPA IN SICILIA. UN MESSAGGIO DI SPERANZA.

IL PAPA IN SICILIA. UN MESSAGGIO DI SPERANZA.

Un no al pessimismo, alla rassegnazione, alla logica dell’irredemibilità, illuminati dell’esempio del beato Pino Puglisi. (PUBBLICATO SU VIVIENNA)

Si è conclusa la tanto attesa visita del Papa in Sicilia, l’eco dei suoi discorsi e della sua omelia non si spegnerà con la sua partenza ma resterà, o almeno dovrebbe restare, nelle orecchie e nel cuore dei siciliani per sempre, guida e monito alla quotidianità del vivere cristiano o semplicemente del vivere in modo umanamente utile a se stessi e agli altri. A Piazza Armerina il dono della sua presenza, fugace ma intensa, che ha toccato gli animi e lascerà un segno tangibile nella storia della città e della diocesi. Ma le folle che si sono raccolte a Piazza non possono sciogliersi prima di avere introitato i tre discorsi di Palermo in cui, in modo diretto, netto, senza fronzoli e formalismi, Francesco ha richiamato giovani e anziani, consacrati e laici al vero senso dell’essere cristiani oggi, seguendo anche l’esempio del beato padre Pino Puglisi. Una sorta di moderno discorso della montagna in cui le esortazioni e i precetti sono stati sottolineati dalle ripetizioni, i concetti fondamentali enfatizzati e accompagnati da metafore e gesti inequivocabili. Ancora pimpante la mattina a Piazza quando, salito sul palco, ha salutato il sole di Sicilia “Avete un bel sole!”; dove i tempi incalzanti, le esigenze protocollari non gli hanno impedito di lanciare messaggi pieni di speranza ma anche “ruvidi” nel loro pragmatismo. Non sarà piaciuto molto ai sacerdoti presenti il monito, a limitare la dilatazione delle celebrazioni eucaristiche e delle omelie a tempi quasi contingentati, sottolineato da un convinto applauso della folla. Non è piaciuto a molti la narrazione di un centro Sicilia afflitto dalle piaghe di “sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d’azzardo; sfilacciamento dei legami familiari” di fronte a cui “la comunità ecclesiale può apparire, a volte, spaesata e stanca; a volte invece, grazie a Dio, vivace e profetica”. Quel sottosviluppo sociale e culturale, soprattutto, è sembrato riduttivo della realtà culturale da sempre vantata come risorsa principale del territorio. È sembrata un po’ lesiva della dignità centro sicula la descrizione di una popolazione vittima delle dipendenze soprattutto da alcool e gioco d’azzardo! Ma del resto, come poi ha specificato meglio nell’omelia al Foro Italico, la Chiesa ha anche l’obbligo e il coraggio della denuncia oltre alla vicinanza e all’accompagnamento di vittime e colpevoli nel difficile cammino della presa di coscienza, del cambiamento di rotta e della conversione. Ma forse sono piaciuti meno a Bergoglio, e a chi attendeva nelle piazze e per le strade, quei venti minuti sotto il sole (ormai nel suo pieno fulgore e impietoso per gli occhi e sulla testa) passati a stringere mani e ricevere baciamani dalla pletora di persone schierati in una fila che sembrava interminabile.

A Palermo, anche nei momenti di stanchezza dimostrata in modo icastico con lo stare seduto e con l’accenno alle caviglie doloranti, il Sommo Pontefice ha affidato i messaggi più universali; parlando al popolo palermitano e ai suoi drammi, che potrebbero sembrare peculiari della realtà siciliana, ha pronunciato parole utili a tutti i cristiani nei quattro angoli del mondo. Come non visualizzare quei giovani sdraiati, in poltrona, pensionati a ventanni, che pensano di parlare a Dio dal telefonino? A loro raccomanda “Perdere la faccia non è il dramma della vita. Il dramma della vita invece è non metterci la faccia! Meglio cavalcare i sogni belli con qualche figuraccia che diventare pensionati del quieto vivere – pancioni, lì, comodi –. Meglio buoni idealisti che pigri realisti: meglio essere Don Chisciotte che Sancho Panza!”

E come dimenticare quell’immagine di “Don Pino che strappava dal disagio semplicemente facendo il prete con cuore di pastore”, unita alla denuncia del clericalismo, di una chiesa che si pone al di sopra del mondo, una delle “perversioni più difficili da togliere oggi”, del rischio della burocratizzazione, del carrierismo, del familismo, della doppia morale, che si possono vincere con il ministero della testimonianza, ben interpretati dalla vita e dall’esempio di don Pino.

Come non sottolineare quell’appello ai mafiosi a convertirsi, altrettanto duro di quello che per la prima volta era stato pronunciato da Giovanni Paolo II ad Agrigento: «Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini e donne di onore; di servizio, non di sopraffazione. Abbiamo bisogno di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Se la litania mafiosa è: “Tu non sai chi sono io”, quella cristiana è: “Io ho bisogno di te”. Se la minaccia mafiosa è: “Tu me la pagherai”, la preghiera cristiana è: “Signore, aiutami ad amare”. Perciò ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi. Tu sai, voi sapete, che “il sudario non ha tasche”. Voi non potrete portare niente con voi. Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo, cari fratelli e sorelle! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte».

Ed infine la tenerezza dimostrata invocando l’attenzione nei confronti degli anziani, dei vecchi, che aveva già esposto a Piazza “Per favore, non lasciate soli gli anziani! I nostri nonni. Loro sono la nostra identità, sono le nostre radici, e noi non vogliamo essere un popolo sradicato!”. Un appello che si coniuga con quello rivolto ai giovani, “albe di speranza”, di non abbandonare le proprie radici ma di coltivarle dicendo no al pessimismo, alla rassegnazione, alla logica dell’irredimibilità, allo sdradicamento e alla perdita della propria identità culturale: «Voi avete nel cuore e nelle mani la possibilità di far nascere e crescere speranza. Per essere albe di speranza bisogna alzarsi ogni mattina con cuore giovane, speranzoso, lottando per non sentirsi vecchi, per non cedere alla logica dell’irredimibile... Questa è una logica perversa, è il pessimismo, secondo cui non c’è salvezza per questa terra, tutto è finito. No! No al fatalismo, no al pessimismo, sì alla speranza, sì alla speranza cristiana... un giovane non può essere rassegnato. No alla rassegnazione! Tutto può cambiare… Prima ho parlato di giovani in poltrona, di giovani in pensione, di giovani quieti che non si mettono in cammino. Adesso ti domando: tu sei un giovane con radici, o sradicato? Abbiamo parlato di questa terra di tanta cultura: ma tu sei radicato nella cultura del tuo popolo? Tu sei radicato nei valori del tuo popolo, nei valori della tua famiglia? O sei un po’ per aria, un po’ senza radici – scusatemi la parola – un po’ “gassoso”, senza fondamenti, senza radici? “Ma, padre, dove posso trovare le radici?”. Nella vostra cultura: troverete tante radici! Nel dialogo con gli altri… Un poeta ci diceva: “Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato”, dalle radici... In tempo di crisi dobbiamo sognare, dobbiamo metterci in cammino, dobbiamo servire gli altri, dobbiamo essere accoglienti, dobbiamo essere giovani di incontro, dobbiamo essere giovani con la speranza nelle mani, con il futuro nelle mani e dobbiamo essere giovani che prendono dalle radici la capacità di far fiorire speranza nel futuro. Mi raccomando, non siate sradicati, “gassosi”, perché senza radici non avrete appartenenza e non avrete identità»

AIDONE: La reliquia del piede di San Filippo Apostolo attende quest’anno i pellegrini del “viaggio”.

AIDONE: La reliquia del piede di San Filippo Apostolo attende quest’anno i pellegrini del “viaggio”.

Un evento eccezionale attende quest’anno i tantissimi fedeli che da tutta la provincia e oltre si apprestano al pellegrinaggio a San Filippo Apostolo di Aidone: troveranno ad accoglierli una reliquia del Santo che, nell’offrirsi alla loro venerazione, racconterà quasi due mila anni di storia, della storia di un santo amatissimo non solo in tutto il mondo cattolico ma anche presso tutte le altre chiese cristiane, testimonianza di una devozione che non ha mai conosciuto interruzioni nel corso dei secoli.

Il culto di san Filippo Apostolo in Aidone ha origini remote, della sua importanza abbiamo contezza, con certezza, solo a partire dal 1635 quando, il 10 maggio, a Regalbuto, viene benedetto dal Vicario Capitolare Vincenzo D’Amico il reliquiario d’argento di San Filippo che contiene anche le reliquie di San Giacomo Minore. Il reliquiario fu accolto in Aidone con grandi feste. Ugualmente antica è la sua fama di santo taumaturgico, oggetto di pellegrinaggio dai paesi viciniori ma anche più lontani fino alla provincia di Messina. E ora la storia in qualche modo si rinnova.

Il parroco di Santa Maria La Cava, la chiesa che in Aidone ospita la cappella santuario di San Filippo, u Niru, come lo chiamano a causa del colore nero con cui si presenta nelle parti scoperte del viso e delle mani; il parroco, Don Carmelo Cosenza, trovandosi a Roma e avendo visitato la basilica dei Dodici Apostoli, dove dall’autunno del 2016 sono esposte le reliquie, ne ha fatto richiesta al parroco don Agnello Stoia; in via del tutto eccezionale il Vicariato di Roma ha dato il nulla osta affinché la preziosa reliquia sia portata in Aidone, direttamente dal Rev. Padre Stoia, per la prossima festa.

La reliquia, attribuita a San Filippo, consiste in un piede che porta evidenti segni del chiodo da crocifissione, compatibili con la tradizione che vuole che l’Apostolo sia morto da martire, crocifisso a testa in giù. In occasione della ricognizione ordinata da Papa Francesco nel 2016, oltre al piede di San Filippo e un grosso frammento di femore attribuito a San Giacomo Minore, sono stati rinvenuti frammenti di ossa e denti e le ceneri di tessuti appartenenti a paramenti sacri.

Le reliquie giunsero a Roma nel VI secolo, da Costantinopoli, per volere di Pelagio I (papa dal 556 al 561), che li volle custodite nella basilica che lui stesso fece costruire intitolandola ai Santi Filippo e Giacomo (solo più tardi la basilica sarà intitolata ai Santi Apostoli ed infine ai Santi XII Apostoli). Da allora hanno avuto la loro tomba nella cripta; qui sono state sottoposte a ricognizione nel 1879 e poi nel 2016. Nel corso di questa ultima ispezione sono state adoperate le tecniche più sofisticate che hanno dato conferma della loro veridicità storica, del fatto cioè che le ossa risalgano alla fine del primo secolo. Secondo la tradizione San Filippo morì nell’ottanta a 85 anni, l’età veneranda non gli risparmiò il terribile martirio sotto l’impero dei Flavi; la sua fama di guaritore era molto diffusa, anche mentre era ancora in vita, e la sua tomba a Hierapolis fu meta di pellegrinaggio da tutto il mondo cristiano ancora nel medioevo, quando la città era stata abbandonata e le ossa del Santo erano state trasferite prima a Costantinopoli e poi a Roma. Delle tomba originaria si erano perse le tracce e molti archeologi l’avevano cercata tra le rovine di Hierapolis, in Turchia dove era stato individuato il Martyrion. Solo nel 2012 il professore Francesco Andria, che, a capo di una missione archeologica aveva condotto per anni degli scavi a Hierapolis, la capitale dell’antica Frigia, comunica al mondo di avere trovato la tomba di san Filippo al centro di una Basilica a tre navate, rifinita e decorata in modo molto raffinato, e cosa ancora più straordinaria la scoperta di tutto un complesso di edifici sacri, lavacri, alloggi per i pellegrini, un’ampia strada processionale, insomma un complesso archeologico che occupa un’intera collinetta tutta dedicata al culto del santo il cui nome più volte ricorre nei graffiti ritrovati.

Un’altra coincidenza: Aidone festeggia da sempre San Filippo il primo maggio, in questa data si celebra la traslazione delle reliquie nella basilica dei santi Apostoli, avvenuta durante il pontificato di Giovanni III, il successore di Pelagio, papa dal 561 al 574. Anche quando la chiesa cattolica assegna definitivamente il 3 maggio alla festa dei due apostoli, Aidone continuerà a celebrarla il primo maggio come ha fatto da sempre.

L’accoglienza e l’ostensione delle reliquie avverrà nel corso di una solenne cerimonia la sera del 28 aprile, ed anche la chiesa, in genere molto sobria, è stata addobbata per l’evento eccezionale. Resteranno esposti alla venerazione dei fedeli nei tre giorni seguenti, dal 29 aprile all’1 maggio.

 

 

AIDONE: dieci giorni di cronaca in chiaro scuro_ Viva Giro d’Italia! Ha fatto il miracolo che non era riuscito alla Dea di Morgantina! Il prossimo ospite verrà direttamente da La Mecca?

AIDONE: dieci giorni di cronaca in chiaro scuro_ Viva Giro d’Italia! Ha fatto il miracolo che non era riuscito alla Dea di Morgantina! Il prossimo ospite verrà direttamente da La Mecca?

10.05.2018. Piazzesi, Aidonesi, Raddusani ringraziano San Giro d’Italia per il miracolo che attendevano da tanti anni e che, finalmente, si è verificato, se pure in parte: dopo anni e anni di richieste, lamentele, manifestazioni, l’arrivo improrogabile del Giro ha messo il pepe all’ANAS, che ha rifatto la pavimentazione stradale della SS 288, almeno nei tratti in cui stava diventando impraticabile, e ha tamponato altri tratti meno danneggiati. Non si sa quanto e per quando terrà questo manto disteso superficialmente, ma si deve dare atto che finalmente qualcosa si è mossa! Restano le banchine in buona parte semi crollate, le cunette ormai inesistenti, la segnaletica orizzontale da rifare, gli antinebbia che mancano del tutto nel tratto Bellia-Aidone (proprio nel regno della nebbia o meglio della zia Liboria, come la chiamano affettuosamente gli aidonesi).

I corridori del Giro sono stati accolti con una grande festa di popolo, molti tra associazioni e privati hanno accolto l’invito a rendere più accogliente il paese, addobbando strade e balconi del percorso con palloncini, fiori, piante. Nell’insieme il paese, vestito a festa, ha fatto la sua bella figura, la popolazione ha goduto di una festività imprevista, del piacere di vedersi nei programmi televisivi nazionali, mentre fervevano telefonate e messaggi con i parenti anche lontanissimi, della opportunità che offre il Giro di affacciarsi a questa importante vetrina internazionale con la palese speranza di un futuro riscontro.

A pensare come raffreddare gli entusiasmi, o a crearne a bella posta in vista delle elezioni ormai alle porte, ci ha pensato il sindaco Lacchiana, che si è fatto intervistare da un sardonico Edoardo Camurri nella Piazza Cordova, momentaneamente libera del parcheggio selvaggio, mentre fissa assorto un punto indefinito dell’orizzonte, quello che guarda verso la Mecca da cui spera di vedere tornare nei prossimi giorni i delegati del governo saudita con le borse piene di milioni di euro da investire proprio qui ad Aidone, per farne cosa? La famosa Università Islamica! Ci risiamo! Pensavamo che se ne fossero dimenticati tutti, i nostri e gli arabi, ma a quanto pare gli emissari nostrani, che avevano proposto allora l’affare, non mollano! E qui si capisce meglio la sintesi divertita con cui Camurri conclude l’altro incontro, quello con la “Venere” ritornata dall’America, quando esclama, tra lo stupito e il divertito: “Ma io mi chiedo come sia possibile che un paese di cinquemila anime, Aidone, sia sempre al centro del mondo!”

Morgantina conquistata dagli invasori digitali e dall’erba cresciuta floridamente e in modo inatteso, come ogni anno! 06.05.2018 - In questi giorni Morgantina e il Museo di Aidone hanno registrato un aumento notevole di presenze che ha toccato il picco degli oltre 1200 visitatori la prima domenica di maggio, complice l’ingresso gratuito e la ormai tradizionale “invasione digitale”, l’invito cioè a fotografarsi davanti ad un monumento, ad un opera d’arte e pubblicare le proprie foto sui social o sul sito invasionidigitali.it, precedute da un hashtag, nel nostro caso #invadiMorgantina, #invadiAidone! 500 i visitatori di Morgantina, costretti ad indovinare tra l’erba alta e compatta le tracce dei monumenti. Foto non pervenute, mentre abbondano quelle scattate nel Museo e pubblicate dal Museo stesso. Quella dell’erba è una catastrofe che coglie impreparati tutti gli anni l’amministrazione dei Beni Culturali. Colpa del Bilancio della Regione, che come sempre a maggio ancora è lungi dall’essere approvato! La cosa incomprensibile è che, dopo anni e anni di denuncia (basta mettere la domanda di ricerca qui su Vivienna e gli articoli sono innumerevoli, sempre la stessa storia: 2012, 2013, 2015, 2016… ) si continui a considerarla una situazione di emergenza, non come dovrebbe essere, un aspetto della manutenzione ordinaria, ma d’altra parte quale manutenzione viene fatta nei siti? Negli ultimi anni ci sono stati interventi concordati con l’Azienda Forestale, e tutti ricordiamo che Crocetta, e prima di lui Lombardo, avevano promesso di renderli sistematici, ma, a quanto pare non è così, e ogni anno bisogna rifare tutta la procedura e naturalmente, ammesso che le relative richieste vengano fatte nei modi e nei tempi giusti, si troverà sempre qualche solerte funzionario che seppellirà il tutto sotto qualche montagna di carta, in attesa di fare le più convenienti gare d’appalto. Convenienti per chi? Certo non per le magre risorse destinate ai BB. CC., né per il sito: ogni giorno di ritardo aumenta la disseminazione di pollini e semi rendendo sempre più rigogliosa la vegetazione! Tagliata poi con molto ritardo a giugno o addirittura a luglio, ha tutto il tempo di spandere le proprie radici e i propri semi ovunque, allargando crepe, spaccando i pavimenti di cocciopesto, il danneggiamento dei pavimenti è ogni anno più marcata e forse irreversibile. Per non parlare di tutto il pendio della collina ovest, prospiciente sull’agorà e sul teatro, regno incontrastato e ormai incontrastabile dell’ailanto che ha colonizzato anche larghe porzioni della stessa Agorà. Sembra che ieri, dodici maggio, un gruppo di volontari, una decina tra giovani militari americani in forza a Sigonella e giovani richiedenti asilo, facenti capo allo Sprar di Aidone, hanno dedicato qualche ora a ripulire delle erbacce la scalinata dell’Ecclesiasterion. Per il resto tutto tace! Che fine hanno fatto la segnaletica e i pannelli didattici compresi nel progetto della famigerata scala? I soldi per realizzare l’obbrobrio furono subito spesi, gli altri che fine hanno fatto? I pochi pannelli ancora esistenti sono ormai illeggibili, la pur insufficiente segnaletica è spartita tra le erbe che raggiungono anche i due metri! Non vorrei essere nei panni delle guide che conducono i visitatori a Morgantina, ne condivido lo sdegno e la mortificazione, e neppure in quelli degli sparuti custodi e degli addetti alla biglietteria che devono difendersi dalla rabbia di chi dopo avere pagato il biglietto torna indietro inferocito per non avere visto niente ed essersi smarrito … il rimborso del biglietto dovrebbe essere automatico! Silenzio anche sui prestiti delle monete di Morgantina, da parte del Museo Paolo Orsi di Siracusa, a cui si era interessata la precedente direttrice del Museo, la dottoressa Laura Maniscalco e che sembrava ormai cosa fatta… ma cosa fatta non esiste in una amministrazione che cambia i vertici ogni due tre anni, dove chi inizia, avvia un qualche progetto non ha mai il tempo di realizzarlo e naturalmente insieme alle teste cambiano le politiche di gestione e di relazione, dell’ultima? Il silenzio è d’obbligo: nel bene e nel male è del tutto inesistente!

L’ostensione delle reliquie di San Filppo e San Giacomo e la tradizione delle zagarelle. 27.04/01.05.2018. L’arrivo dalla Basilica dei XII Apostoli di Roma delle reliquie di San Filippo e San Giacomo ha incentivato ancora di più il “viaggio” dei pellegrini del santo taumaturgo, facendo raggiungere numeri da record. Mi piace raccontarla con le parole di frate Agnello Stoia, Il parroco della Basilica che ha portato in Aidone le reliquie e che sulla pagina Facebook della basilica così la racconta ai suoi parrocchiani: “ Senza fare pubblicità, senza l’evento di un ’cantante famoso’ per la festa del paese... a chiamare tutti è san Filippo apostolo, è lui la silenziosa calamita che porta qui decine di migliaia di persone, come la sorgente dove sono nati attira i salmoni che risalgono la corrente. Una trentina di persone, tutti giovani che venivano da bambini con i loro genitori. Ora sono sposati con figli, vengono pellegrini come i loro padri e i loro nonni. E sperano che i figli raccolgano questa eredità di fede. Nicosia è a 65 km tagliando per i boschi (80 stradali) sono partiti ieri sera all’una e sono arrivati alle 16.30. Hanno portato un pane a forma di piede per onorare Filippo nella reliquia che ho portato da Santi Apostoli... Sono davanti alla chiesa ad osservare i pellegrini che arrivano di continuo. Tante famiglie con bambini piccoli, tanti giovani, anche anziani. Tutti con le “zigaredde” in mano (sono striscette di stoffa colorate, un retaggio dei brandea che i primi cristiani usavano come reliquie per contatto) o con lunghi ceri: se hanno ricevuto la grazia la zigaredda presa l’anno precedente viene legata al cero votivo. Alcuni baciano la soglia della chiesa, altri si tolgono le scarpe ed entrano a piedi nudi… Una donna mi abbraccia commossa. C’è l’ho fatta! Da dove vieni? Da Caltagirone. E quanti Km hai percorso? 40! ...Sono quasi le undici di sera e fuori al santuario c’è grande folla di gente che cerca di entrare. Mi dice don Carmelo, il parroco da cui sono stato invitato, che sarà così ininterrottamente, fino all’una di stanotte. Poi il fiume di pellegrini continuerà a scorrere ma più fluido, fino all’alba. Poi riprenderà a intensificarsi per tutto il giorno di domani, raggiungendo l’apice al momento della processione della statua del santo per le vie del paese”. É emozionante il racconto di chi con occhi nuovi assiste e cerca di spiegare. E così abbiamo capito, non credo che fossi l’unica ad ignorarla, l’origine delle zagaredde, zajaredd’ in aidonese, che lui chiama zigaredde, come chiamano nella Puglia Garganica i fazzoletti, le strisce di stoffa, i nastri, o interi vestiti e indumenti di neonati consacrati come vere reliquie nella grotta di San Michele del Gargano, similmente alle brandee, i pezzeti di stoffa o mucchietti di terra impregnati del sangue dei martiri che venivano conservati e a cui venivano attribuiti poteri miracolosi; la tradizione si protrae nel medioevo, l’epoca dei grandi pellegrinaggi quando i brandea diventavano il segno tangibile del proprio pellegrinaggio, una testimonianza del luogo santo raggiunto con tanta fatica. Per rispetto al titolo devo specificare che in questo terzo evento si registra solo il chiaro, aidonesi e forestieri hanno vissuto questo San Filippo nella pienezza della grazia, con sempre più entusiasmo e commozione. E allora Viva San Filippo Apostolo! E che finalmente la grazia la faccia anche agli aidonesi se non vuole che fra qualche anno ai suoi piedi giungano solo i forestieri! Franca Ciantia 

LA DEA INAMOVIBILE

“Sgarbi non ci provà” 

Jacopo Fo irrompe nel Museo domenica pomeriggio e abbracciando caldamente la causa della Dea si fa fotografare con il cartello SGARBI NON CI PROVA' , posta foto e video sul suo profilo facebook e scatena la reazione scomposta di Sgarbi! E intanto....

La forza dirompente del suo nome fa rimbalzare l’affaire della Dea di Morgantina sulle agenzie di stampa e sulle testate nazionali e locali. Potenza di un nome che dentro di sé porta una grande storia. Quando domenica pomeriggio Jacopo Fo, scrittore, giornalista, artista di fama internazionale, fondatore della libera università di Alcatraz e dell’ecovillaggio solare in Umbria, è arrivato al museo di Aidone, accompagnato dalla sua ospite Caty Procaccianti, titolare dell’agenzia Omniaturist di Piazza Armerina, si è capito subito quanto fosse forte il messaggio che egli era in grado di lanciare, un segnale chiaro e alto arrivato diritto al suo destinatario che ha sentito l’esigenza immediata di rispondergli per le righe, a suo modo. Jacopo Fo, nella sua magrezza e trasandatezza, che in nulla ricorda la grandiosità e la fisicità del padre, si è aggirato nelle sale e tra le vetrine del Museo con il suo smartphone, filmando e fotografando tutto: dai gioielli ciprioti ai semplici vasi in ceramica, dagli Acroliti, ad Ade, alla Dea e non smetteva di ripetere: “meraviglioso, strepitoso, bellissimo, notevolissimo” ed intanto postava tutto sul suo profilo Facebook, filmati e fotografie che nel giro di pochi minuti hanno fatto il giro d’Italia. Si è fatto fotografare da solo davanti alla statua della Dea, in compagnia di amici ed organizzatori della giornata, sdraiato per terra davanti al portone del museo, sempre con il cartello “Sgarbi non ci provà” ! Certo ha lasciato un po’perplessi i presenti quando ha dimostrato di non ricordare il nome di Aidone, facendo un po’ di confusione tra Gela, Piazza Armerina, che aveva visitato nella stessa giornata, ma a suo onore c’è da dire che bonariamente ha preso atto dell’abbaglio quando qualcuno dei presenti l’ha corretto ed ha ascoltato pazientemete le spiegazioni che gli sono state date! É stato una ventata di aria fresca e turbinosa che ha scompigliato e sparigliato le carte, per cui qualche defaillance gli si può pure perdonare!

La risposta di Sgarbi, affidata anch’essa a Facebook, non apporta nessuna novità al dibattito, come una campana stonata continua a ripetere le stesse cose correggendo o rincarando ogni volta la dose e, di conseguenza, alzando il livello di preoccupazione e attenzione in quanti chiedono con forza che la statua resti dov’è, nel museo di Aidone, ma temono anche una decisione d’arbitrio dell’Assessore, sostenuta dal silenzio dei tanti, politici e uomini delle istituzioni, che perseverano nel loro inspiegabile mutismo.

Le associazioni invece, anche quelle a carattere regionale e nazionali, stanno esprimendo la loro ferma contrarietà con documenti, lettere, petizioni; l’ultima in ordine di tempo quella lanciata dal Club Unesco di Enna che ha organizzato anche un interessante incontro dibattito dal titolo “La dea di Morgantina. Le ragioni del No alla proposta del suo spostamento dal Museo Regionale di Aidone per esposizioni in altre sedi” che ha visto una partecipazione numerosa e qualificata, nonostante l’inclemenza del tempo atmosferico. Sono emersi ancora una volta in tutta la loro crudezza i problemi strutturali ed infrastrutturali che impediscono il decollo turistico di Aidone e di tutto il territorio compreso nel cosiddetto Distretto Turistico Dea di Morgantina. Sono state rimarcate ancora una volta le ragioni per cui la statua della Dea deve restare ad Aidone, tra l’altro per il fatto che “la Dea rappresenta l’icona dell’Identità Culturale dell’entroterra ennese, culla del suo mito e sede d’elezione del suo culto”, che “ il suo spostamento priverebbe il Museo Regionale di Aidone della sua principale attrattiva” e che “l’opera, composta di pietra calcarea tenera e friabile, è a rischio di depauperamento”. Nel corso del dibattito continuavano a scorrere i filmati di Vivienna del rientro della statua della Dea nel museo di Aidone e del suo montaggio.

Il richiamo alla fragilità dell’opera continua ad essere rifiutato da Sgarbi che asserisce di non sentirsi “schiavo degli americani e delle loro imposizioni” e nella sua replica a Fo dichiara di avere subordinato “il prestito nelle due sedi di Palermo e Roma, tra ottobre 2018 e febbraio 2019” ad una verifica da affidare a Roberto Ciabattoni dell’Istituto Superiore per la consevazione e il restauro. Quindi, mentre da una parte nega e minaccia di lasciare la statua alla “solipsistica” contemplazione degli aidonesi, dall’altra dichiara apertamente che il progetto non è più solo nella sua testa.

Sgarbi continua a prendersela con gli aidonesi che avrebbero la colpa, a suo dire, per “ragioni demagogiche e ricatti di campanile” di avere determinato “ l’invio della statua nel paese di Aidone dove la vedono solamente qualche migliaio di visitatori!” I numeri li interpreta secondo il suo tornaconto, i venticinquemila, su cui mediamente ci si attesta, sono per lui poche migliaia e i milioni di visitatori del Getty correvano da tutta l’America e dal mondo solo per visitare la “Venere”! A suo dire gli aidonesi si sarebbero lasciati sottrarre sotto il naso il loro patrimonio, dimostrando di ignorare quello che è stato riconosciuto da Rutelli e altri, che la battaglia per tutte le restituzioni dei beni sottratti ed esposti nei tanti musei americani è partita proprio da Aidone; e che le pale eoliche, che lui tanto aborre, non si trovano sulle colline aidonesi grazie alla ferma opposizione e alla testardaggine degli aidonesi!

E intanto una bella lezione avrebbe dovuta riceverla dalle centinaia e centinaia (500, 600?) di visitatori che si sono riversatati al Museo richiamati dall’invito dell’Archeoclub di Aidone che nel banchetto all’esterno del Museo, in poche ore, ha raccolto oltre 250 firme sulla petizione cartacea. Intanto la petizione online ormai sfiora le diecimila firme che arrivano da tutta l’Italia e anche dall’estero. Oggi pomeriggio si discuterà anche nel corso di un Consiglio Comunale straordinario convocato per discutere una mozione ad hoc. Un documento sottoscritto da tutte le associazioni che hanno partecipato all’assemblea “La dea inamovibile” sta per essere inviato a tutti i referenti istituzionali. Pubblicato su Vivienna

Aidone-Dea di Morgantina. 5000 firme in due giorni per dire NO! Quirinale non interessato. E Musumeci? Non risponde a nessuno!

Aidone-Dea di Morgantina. 5000 firme in due giorni per dire NO! Quirinale non interessato. E Musumeci? Non risponde a nessuno!

E INTANTO LE FIRME OGGI HANNO SUPERATO LE 7500!

Nel pomeriggio di venerdì 19 l’Archeoclub Aidone-Morgantina e l’archeologa Serena Raffiotta hanno lanciato sul sito Change.org la petizione “No al trasferimento della Dea di Morgantina dal Museo Archeologico di Aidone”, già nella serata della domenica avevano firmato in cinquemila*.

Il paventato trasferimento proposto da Sgarbi, che per quanto si possa disprezzare e trattare come una macchietta resta pur sempre l’Assessore Regionale ai BB.CC. e all’identità siciliana e cioè la massima autorità in regime di autonomia, ha veramente indignato tutti e costretto ad uscire allo scoperto e prendere posizione anche chi in genere preferisce restare defilato nell’ombra.

La notizia è rimbalzata sui quotidiani, sui tg, sui giornali online e, come un fiume in piena si è diffusa sui social. Pochissime le voci dissenzienti, cioè favorevoli o semplicemente possibiliste.

Ma nel clamore mediatico questa volta, contrariamente alle altre in cui si è solo affermata la inamovibilità del bene, data ora per scontata, finalmente ci si è focalizzati sulle criticità che non hanno permesso al territorio e al museo di fare il balzo di qualità atteso (elementi tutti presenti anche nella petizione*) e dall’altra si è aperta una riflessione sulla funzione dei beni culturali, sulla loro valorizzazione e sul legame inscindibile con il territorio che li ha prodotti.

Molto apprezzato da tutta la comunità aidonese l’intervento che il prof. Malcom Bell, Direttore della Missione Americana di Morgantina, Professor Emerito dell’ University of Virginia, nonché cittadino onorario di Aidone, ha affidato ad un sito specialistico del settore, PatrimonioSOS.it. La lettera aperta, indirizzata alla Architetto Giovanna Susan, Direttrice del Polo Regionale di Piazza Armerina, Morgantina, e Enna, è introdotta egregiamente dal professore Pier Giovanni Guzzi che ben sintetizza tutti i termini della questione “Le argomentazioni espresse dal prof. Bell appaiono essere dettate da un preciso sentimento storico e culturale, tanto da essere pienamente condivisibili. Sembra opportuno che non siano delicati reperti antichi a viaggiare, ma che piuttosto intorno ad essi si organizzi un'opportuna campagna di comunicazione, tale da valorizzare sia la sede espositiva sia l'area archeologica dalla quale la statua stessa proviene. Viaggi del genere sono attività talmente banali (e piene di pericoli) che non possono neanche definirsi 'di valorizzazione': quanto piuttosto segnali di ridotta capacità di progetto. Senza dire che esse manifestano la scarsa disponibilità di risorse che si possono, o si vogliono, mettere in campo allo scopo di fornire informazioni complete e critiche circa il contesto storico ai turisti ed agli appassionati”.

Resta alta la tensione, anche se si cerca di buttare acqua sul fuoco: da una parte la quasi certezza che la permanenza di Sgarbi alla Regione abbia i giorni contati (altre le sue ambizioni: uno seggio al Parlamento e il ministero dei BB.CC, una grande iattura per l’intera Italia!), dall’altra le rassicurazioni dalla Presidenza della Repubblica che, attraverso una sua funzionaria, la dottoressa Emilia Mazzucco, ha informato telefonicamente il sindaco Enzo Lacchiana che non esiste nessun progetto, né è stata avviata alcuna procedura per una futura esposizione della statua della Dea di Morgantina al Quirinale. Come a dire che Sgarbi se le canta e se la suona mentre continua a lanciare sassi nello stagno per confondere le acque e restare comunque e sempre al centro della scena.

Resta inquietante il silenzio del presidente Musumeci rispetto non solo al caso aidonese ma a tutti i “progetti” estemporanei lanciati in questi giorni da Sgarbi. Se lo deve tenere buono? Lo lascia straparlare sapendo che nulla di quanto proposto ha possibilità di andare in porto? Certo questo suo silenzio sta deludendo anche i suoi elettori e sostenitori.

In questi giorni si è parlato tanto del numero dei visitatori. Per valutarli onestamente non si può prescindere da alcuni presupposti che dovrebbero darsi per scontati: Aidone è al centro della Sicilia e non sul mare, è abbastanza distante dai tre vertici del triangolo Taormina-Palermo-Siracusa che indirizzano i grandi flussi turistici; le strade sono buone per i turisti volenterosi che non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà e, diciamocelo pure, non sarà mai un attrattiva per il turismo di massa; Morgantina e il suo museo non sono mai entrati veramente nei circuiti internazionali e, prima che questo succeda e si trasformi in un volano economico, si dovrà dare una risposta seria alla carenza di servizi, strutture ed infrastrutture.

Tuttavia guardando ai numeri la crescita negli anni è stata soddisfacente, ancora di più se la si paragona con quella dei molti musei siciliani che non si chiamino Paolo Orsi o del Salinas che, pur essendo il maggiore museo siciliano e pur ospitando pregevoli mostre temporanee, non è mai andato oltre i 60.000 visitatori nel 2016 con il picco negativo di 16.000 nel 2010! Dai dati pubblicati sul sito dei BB.CC. emerge che dal 2000 al 2009 la frequentazione al museo di Aidone si attestava poco sotto i 5000 visitatori (a fronte dei circa 20.000 del sito archeologico di Morgantina), che diventano oltre 9000 nel 2010 (restituzione degli Acroliti e Argenti), per salire a a quasi 50.000 nel 2011, l’anno del rientro della “Venere” da Malibù. Il calo si è avuto già a partire dal 2014 ma da allora ad oggi ci si è attestati mediamente tra le 23 e le 25.000 presenze, un numero di tutto rispetto. Il sito ha avuto anch’esso un effetto alone con gli oltre 30.000 nel 2011 e 2012 per poi rientrare poi nella media costante vicina alle 20.000.

Nessuna ricaduta positiva invece può evidenziarsi a seguito della esposizione degli Acroliti all’Expo di Milano. I dati si sono mantenuti tra le 23.000 presenze nel 2015 e 24.00 nel 2016. Sembra che nell’anno appena trascorso, nel 2017, le presenze abbiano avuto un leggero incremento salendo a circa 27.000. VAI ALL'ARTICOLO SU VIVIENNA 

“La Dea è inamovibile”

“La Dea è inamovibile”

Si rinforza in Aidone la mobilitazione dei contrari a qualunque tipo di trasferimento della statua della dea di Morgantina. Domenica sera, ad una settimana della performance di Sgarbi nell’aula museale, il raggruppamento di tre associazioni giovanili, che si riconoscono sotto la sigla CO.RI. Festival, ha convocato un’assemblea generale nella sala dell’ex Cinema Erbita. Ben meritato l’aggettivo generale visto la varietà e la quantità di relatori, una ventina in tutto, che si sono succeduti sul palco, in rappresentanza del mondo delle associazioni e della politica, nelle persone di quattro consiglieri regionali, tra cui le due elette di Enna Lantieri e Pagana, e degli amministratori comunali. Va riconosciuto il merito agli organizzatori dell’assemblea di avere permesso di parlare a tutti, contingentando rigorosamente i tempi degli interventi e costringendo gli intervenuti a soffermarsi su quanto ritenevano veramente importante al fine di evitare ripetizioni, banalizzazione e polemiche sterili. Unanime, senza se e senza ma, è stato il no alla proposta di Sgarbi di spostare, seppure temporaneamente, l’opera d’arte, ma anche all’idea balzana di farne creare da un artista la copia “perfetta”. Sono state esposte le ragioni della inamovibilità della statua -"La dea inamovibile" era intitolata la stessa manifestazione-, ed è stato fatto un quadro della situazione esistente e di tutte le criticità delle quali è stato chiesto agli onorevoli presenti di farsi portavoce nelle sedi istituzionali della Regione Sicilia. Tra l'altro è emersa l'esigenza, ormai inderogabile, di dare finalmente attuazione all'istituzione del Parco Archeologico, che oggi sarebbe di Morgantina e della Villa Romana del Casale, per dare autonomia finanziaria e permettere che quanto raccolto con i biglietti di ingresso rimanga al Parco per la sua fruizione e valorizzazione. Sono state annunciate alcune iniziative, un dibattito pubblico ad Enna promosso dal club UNESCO e una raccolta di firme da parte dell’Archeoclub Aidone-Morgantina per sottoscrivere una lettera al presidente Musumeci che fino ad oggi, pur essendo stato chiamato in causa a gran voce, non ha ritenuto di doversi pronunciare nè per appoggiare né per smentire il suo assessore. Molto soddisfatto dell’esito della manifestazione si è dichiarato il moderatore Gabriele Virzì: “una cosa è certa: questo è solo il primo passo per avvicinare Aidone e il suo territorio al futuro che meritano”. Sono stati verbalizzati e filmati tutti gli interventi con l’intenzione di trarne una sintesi che permetta di approntare una strategia di intervento e che venga portata alla conoscenza delle istituzioni preposte.

Nella settimana appena trascorsa tutti i media, dai tradizionali ai social, si sono occupati della questione dando così una pubblicità involontaria ad Aidone e al suo Museo. Se n’è occupato perfino Frankfurter Allgemeine, il 13 corrente il giornalista Andreas Rossman ha scritto un articolo dal titolo molto eloquente: “Göttin von Morgantina” Neue Räuber - Dea di Morgantina, i nuovi ladri! In questo coro di critiche a Sgarbi e di prese di posizione forti e convinte, ancora di più si sente il silenzio gli adetti ai lavori, la Soprintendenza di Enna e la direzione del Polo Museale di Aidone e Piazza Armerina. LEGGI TUTTO L'ARTICOLO SU VIVIENNA

I regali della befana-Sgarbi per Morgantina. Una copia della Venere e installazioni in fil di ferro dell’agorà. 

L'articolo è stato pubblicato domenica 7 su Vivienna. Domenica 14 ci sarà all'ex cinema Erbita un'assemblea cittadina per discutere ilproblema confocata dalle associazioni giovanili riuniti sotto il nome di CO.RE. festival.  

http://www.vivienna.it/2018/01/07/i-regali-della-befana-sgarbi-per-morgantina-una-copia-della-venere-e-installazioni-in-fil-di-ferro-dellagora/

"Gli spettatori invitati al Museo di Aidone per ascoltare il concerto della Corale polifonica Cipriani di Piazza Armerina stanno ancora cercando di metabolizzare l’altro spettacolo a cui involontariamente si sono trovati ad assistere; alla perplessità, al fastidio si somma lo sconcerto e la preoccupazione, ma si potrebbe risolvere tutto con una sonora risata se non fosse che il protagonista della storia è il personaggio più imprevedibile e controverso del panorama italiano. Vittorio Sgarbi, il neo Assessore regionale ai Beni Culturali, ha fatto la sua entrata al museo mentre nel salone, l’aula della ex chiesa di San Francesco, si svolgeva il concerto della corale polifonica “Padre Enzo Cipriani” promosso dal NOIS, sezione di Aidone. Si è appartato nei locali del museo con il sindaco, Enzo Lacchiana, che da ore lo attendeva trepidante e, a inizio concerto, ne aveva annunciato l’arrivo in Aidone promettendo agli aidonesi presenti che si sarebbe fatto interprete della richiesta pressante della cittadinanza di lasciare in pace al museo di Aidone la “Dea di Morgantina” (la statua più conosciuta come la “Venere” era stata qualche sera fa oggetto di un intervento di Sgarbi sul TG3 Linea notte, dove aveva annunciato la volontà di portare la statua al Quirinale per darle più visibilità a livello nazionale ed internazionale). Ma non appena si sono spente le ultime note del concerto, con il coro ancora in scena, sindaco e assessore sono scesi in lizza e lì è cominciato lo show di Sgarbi che, mentre esponeva i suoi mirabolanti progetti, dava l’impressione di parlare di cose che prendevano forma man mano che le parole gli uscivano di bocca.

Sgarbi era arrivato nel pomeriggio in Aidone, si era recato a Morgantina e qui, a suo dire nel giro di pochi minuti ha risolto problemi che si trascinavano da anni: - a) ha ordinato la riapertura dell’ingresso dal cancello dell’agorà e il relativo trasferimento della biglietteria (la riorganizzazione del percorso di visita era stato voluto dall’ex direttore, l’architetto Caruso, per valorizzare la collina ovest e le terme che, in genere, restavano fuori dagli itinerari turistici, e, nel contempo, utilizzare la casa Vinci per la biglietteria e i servizi); - b) ha autorizzato quindi la percorribilità a tutti i mezzi dei turisti e ha chiesto e ottenuto dal proprietario del ristorante “Morgantina Eyexei” la disponibilità gratuita dell’ampio parcheggio privato; - c) ha risolto il problema della mancanza di acqua corrente dando disposizioni di fare rifornimenti con le autobotti!

Questi i provvedimenti estemporanei, la cui possibilità di realizzazione si vedrà alla prova dei fatti, considerato che la strada di accesso è quella che è, e sicuramente non è percorribile contemporaneamente ad un autobus e una macchina...

A quel punto ha annunciato i suoi grandiosi quanto stravaganti nuovi progetti per Morgantina:

- il primo, la ricostruzione degli edifici dell’agorà in fil di ferro sul modello della basilica realizzata dall’architetto Edoardo Tresoldi a Manfredonia (Foggia), si presume da commissionare allo stesso artista… chissà che non lo abbia ispirato la ferraglia della famigerata scala!?

- due, far riprodurre ad un artista la copia identica all’originale della Dea di Morgantina e trasferire in autunno copia ed originale al Museo Salinas per esibirle nell’ambito degli eventi di Palermo Capitale italiana della cultura. I visitatori sarebbero sfidati a scoprire le differenze tra copia ed originale e al riconoscimento stesso dell’originale (sic! Qualcuno riesce a spiegare la valenza logica e culturale di una operazione del genere? Bohhh!) e poi, magari, riproporre la stessa esibizione al Quirinale!

Quest’ultima proposta ha scatenato le contestazione dei present, come suo costume Sgarbi ha risposto insultando, allontanandosi per poi rientrare, minacciando e ricattando…

I sentimenti che hanno accompagnato questa piazzata sono stati di perplessità, rammarico, sdegno ma anche imbarazzo nei confronti della Corale lasciata a fare da cornice ad una sceneggiata spiacevole, e gli aidonesi, notoriamente ospitali, hanno sentito quasi di dover chiedere scusa agli artisti per la mesta conclusione della loro esibizione, già più volte disturbata dalla curiosità che la visita suscitava e dall’uso incomprensibile della porta sul salone piuttosto che quella secondaria.

Sicuramente ancora una volta gli aidonesi saranno tacciati di piccolezza, di incapacità di guardare oltre il loro orizzonte nel volere tenere per sé quello che, a buon diritto, ritengono il proprio tesoro, ma a ben vedere ci sono molti punti a giustificare questo incaponirsi. Ricordiamo tutti che, quando la Venere venne restituita, gli esperti del Getty Museum si opposero strenuamente all’ipotesi delle esposizioni temporanee a Palermo o a Roma e vollero essi stessi rimontarla e collocarla sul basamento antisismico portato dall’America, a questa contestazione Sgarbi ha risposto che gli americani non possono comandare a casa nostra e che allora fu fatto sicuramente un errore nel non insistere per farle fare una bella tournée tra Palermo e Roma…

Le installazioni artistiche di Tresoldi nell’agorà di Morgantina e i viaggi della Venere dovrebbero mettere al centro dell’attenzione il nostro sito e attirare i grandi flussi turistici, ma cosa è stato fatto in questi anni e quali progetti si preparano per favorire l’accoglienza di questi turisti? Il problema non è l’offerta culturale, che è ricca e variegata, ma è il deserto che vi sta intorno, un deserto fatto di strade impossibili, di strutture insufficienti, di una cultura dell’accoglienza ancora preistorica, tutti fattori che contribuiscono a tenere fuori dai grandi flussi le aree interne della Sicilia. Una buona amministrazione dei BB. CC. in Siciia dovrebbe partire da qui, dai fondamentali e solo dopo ci si permetta pure il lusso dei progetti grandi e stravaganti, nonché costosissimi! Inoltre, un amministratore al vertice di un assessorato regionale con i poteri che gli dà l’autonomia siciliana, prima di sparare a raffica dovrebbe informarsi, non si può permettere gli errori pacchiani in cui è incorso. Nel corso del programma di Mannoni ha fatto una affermazione fortemente lesiva degli interessi del museo di Aidone “...venduta al Getty dove faceva un milione e mezzo va ad Aidone dove la vedono dieci persone al mese...” . In questi anni si sono registrati circa venticinquemila visitatori annui che sicuramente non sono 10 al mese. Mentre usciva infuriato ha accusato gli aidonesi di non essersi mossi quando gli Argenti sono stati “prestati” al Metropolitan che se li è tenuti per oltre due anni (sue parole!), mostrando di ignorare che gli Argenti non sono stati prestati al museo americano ma vi sono tornati a seguito di un patto scellerato, firmato tra un Ministro della Repubblica Italiana e la dirigenza del Metropolitan, che obbligava al pendolarismo quadriennale! Gli Argenti di Eupolemo quest’anno finalmente rientreranno in Aidone, se l’assessore sarà ancora lui ci piacerebbe vederlo prodigarsi con convinzione per denunciare quel patto, che, proprio in forza dell’autonomia siciliana in materia di BB.CC. e AA. un ministro non avrebbe potuto frmare.

E infine come la mettiamo con il decreto assessoriale 1771 del 27 giugno 2013 a firma dell’assessore Maria Rita Sgarlata che inseriva gli Argenti e la Dea di Morgantina tra i 23 beni inamovibili? Il decreto, con il relativo elenco, fatto proprio dalla Giunta Regionale è stato mai revocato, l’assessore Sgarbi ne è a conoscenza?

 

ADE. Epifania aidonese nel giorno del solstizio d’inverno

ADE. Epifania aidonese nel giorno del solstizio d’inverno In sordina come si conviene al dio degli inferi, la sua epifania qualche giorno prima di natale. Sembra confermato, anche se non ancora ufficialmente, la data del 21 dicembre. Il giorno del solstizio d’inverno, Ade sarà ufficialmente accolto in Aidone e disvelato alla cittadinanza e a tutti i visitatori del prezioso Museo Archeologico Regionale di Aidone-Morgantina. Le vacanze natalizie permetteranno ai tanti turisti che hanno scelto la Sicilia per le loro vacanze invernali di inserirlo nel proprio itinerario e ci si augura che siano in tanti a farlo. L’inaugurazione sarà sottotono perché i tempi sono stretti! Importante, d’altra parte, non è avere l’evento strillato di un giorno seguito da lunghi anni silenti, ma piuttosto la sua acquisizione definitiva al patrimonio del Museo archeologico di Aidone, dove è atteso da anni (è del gennaio 2013 un mio articolo a sèguito del viaggio dell’allora direttore Caruso a Malibù per il suo riconoscimento ufficiale e la promessa di restituzione). L’augurio è che questo quarto rientro –dopo quello degli Acroliti e della “Venere” da Malibù e degli Argenti dal MET di New York con il loro famigerato destino di pendolari- sia quello giusto per dare finalmente impulso alla piena valorizzazione di questo immenso patrimonio misconosciuto, se non per il cancan mediatico che si è fatto, nel bene e nel male, ogni volta che un di questi beni è stato riconsegnato. Il nostro Ade, proviene dall’isola dei migranti, da Lampedusa, dove si è guadagnato il diritto al ricongiungimento famigliare. Proprio come succede nelle migliori famiglie, ci si dovrà stringere per fargli posto. Sarà accolto là dove sono le donne della sua vita. Nella sala degli Acroliti, dove con il loro sorriso ieratico lo attendono le due dee, la moglie -la sempre giovane Kore-Persefone-Proserpina, abituata alle lunghe separazioni da questo marito, che ha dovuto rapirla per farla sua sposa e che con lui è costretta a vivere i lunghi mesi invernali- e la sorella-suocera Demetra-Cerere, la dea dei cereali che agli uomini fece il dono preziosissimo dell’agricoltura, la “portatrice delle stagioni” invocata nel segreto dei misteri eleusini, la madre che oscurò e rese sterile la terra nella disperata ricerca della figlia rapita e che le ridiede luce e fecondità quando ebbe la gioia di riaverla accanto. Fuori dalle suggestioni mitologiche, a quanto trapela, il 21 dicembre, reduce dall’esposizione prima a Palermo e poi a Lampedusa, dissequestrata dall’autorità giudiziaria, con una cerimonia semplice, la testa di Ade verrà consegnata dall’Assessorato Regionale al Museo di Aidone e al suo dirigente responsabile la dottoressa Giovanna Susan. Intanto fervono i lavori per accogliere il prezioso reperto e i visitatori. Impegnati con grande senso di responsabilità e generosità tutti i dipendenti del Museo, a qualunque grado, che si stanno prodigando per realizzare nel modo migliore possibile l’esposizione, che non potrebbe essere altrimenti garantita dalla misera somma di poco più di ottomila euro che la Regione ha destinato all’evento e all’allestimento della mostra. L’amministrazione comunale aspetterà il ritorno di Kore sulla terra, l’equinozio di primavera o magari il solstizio di estate, per dare avvio ai festeggiamenti; speriamo che per allora si sia in grado di organizzare non uno solo ma molti eventi, che accendino i riflettori su Aidone e segnino finalmente l’inizio di un tempo nuovo, quello auspicato quando si lottò strenuamente per riportare a casa i beni trafugati e che si intravide con il rientro degli Acroliti nel 2009 e poi con gli Argenti e ancor di più con la Venere da Malibù... 

  (è del gennaio 2013 un mio articolo a sèguito del viaggio dell’allora direttore Caruso a Malibù per il suo riconoscimento ufficiale e la promessa di restituzione). LEGGI TUTTO      n.d.a. A poche ore della pubblicazione dell'articolo è stato emanato dalla Regione un comunicato stampa  che conferma la data del 21 per l'esposizione "Mercoledì 21 dicembre alle ore 11 al Museo archeologico di Aidone la testa di Ade, al termine dell’iter giudiziario, sarà consegnata alla Regione Siciliana ed esposta nella sua sede definitiva." 

Del ritorno degli Arabi e del silenzio di gomma degli aidonesi!

Del ritorno degli Arabi e del silenzio di gomma degli aidonesi!

Ferve in questi giorni l’attivismo dei comitati cittadini, di Piazza Armerina e Valguarnera, nati per contrastare l’iniziativa dei sindaci delle loro città e di quello di Aidone che a maggio hanno firmato il famigerato accordo per la costituzione del centro di cultura islamica King Salman. I due comitati ne chiedono fortemente la revoca con un atto ufficiale. La questione è arcinota ma, proprio quando sembrava cosa fatta, i sindaci Drajà e Miroddi, riluttanti a presentarsi a discuterne nella sede naturale del consiglio comunale, pilatescamente hanno affermato che non c’è nulla da discutere perché trattasi di “carta straccia”. Tale lo renderebbe la mancata firma del Soprintendente ai Beni Culturali di Enna. Di quest’ultimo è stata resa pubblica la lettera, indirizzata al presidente del Consiglio, ai ministri degli Affari esteri e dell’Interno e ai sindaci dei comuni interessati, dalla quale si evince che, dopo essere stato consultato nella prima fase, suo malgrado si è ritrovato citato tra i “contraenti” pur non essendo di sua competenza l’avvio della procedura. Alla fine l’accordo stipulato tra cinque comparenti, nella copia che è circolata sugli organi di informazione, risulta firmato solo dai tre sindaci. Mancano oltre alla firma del dottore Gueli anche quella del dott. Ahmed Saeed Badrais, rappresentante del governo saudita. Una “carta straccia” che non spiega tutto il peso dato finora alla vicenda, l’uso strumentale che se ne è fatto mettendo i nostri paesi al centro dell’attenzione di tutta l’Italia. Sui giornali nazionali, sui tg, sulle trasmissioni di vario genere Lacchiana e Miroddi si sono affrettati a decantare i grandi vantaggi e le milionarie ricchezze che pioveranno sulla nostra dissestata economia.

Assordante e inspiegabile appare all’esterno il silenzio di Aidone, soprattutto se si pensa alle battaglie civili ingaggiate dai suoi cittadini in altre occasioni e portate avanti con tenacia e determinazione. La questione degli arabi non appassiona gli aidonesi forse perché nessuno ci crede, a molti è apparsa come l’ennesimo coniglio tirato fuori dal cilindro del sindaco per giustificare l’assoluta inerzia nell’amministrazione del paese. Un altro tra i meriti millantati dal sindaco come quello della partecipazione all’Expo di Milano che ha portato quest’anno moltitudini di turisti tali che il paese non è riuscito neppure a contenerli, o come la ripetuta inaugurazione del Centro multifunzionale “Rocca di Cerere Factory” mai aperto al pubblico. Intanto restano irrisolti i problemi veri, primo fra tutti quello della nettezza urbana. L’area dei servizi in contrada Canalotto, che ospita il mercato settimanale, inaugurata di recente, è diventata una vera e propria discarica; il servizio di raccolta porta a porta, fatta in modo molto irregolare e imprevedibile, induce gli utenti a conferirvi i propri rifiuti piuttosto che tenerli appesi per strada preda dei numerosi cani randagi e sentine di essenze maleodoranti. Resta irrisolto il problema dell’acqua di cui tutto si può dire tranne che sia potabile, al danno di una bolletta carissima si aggiunge la beffa di dovere comprare l’acqua minerale in bottiglia anche per cucinare…

Qualche considerazione sull’accordo con gli arabi

Ma torniamo all’Intesa, l’Accordo d’intesa per la costituzione del King Salman Cultural and Arcitectural Islamic Arabic Center” come viene definito nella delibera di giunta del Comune di Aidone –d.g.c. n.73 del 4 maggio 2016- .

Leggendo il testo di questo accordo ci si chiede come qualcuno abbia potuto prenderlo sul serio; lo stile contorto, gli strafalcioni, le inesattezze palesi e le certezze fantasiose, la sintassi improbabile ne fanno un testo che non ha la minima dignità di un atto pubblico. In premessa veniamo a conoscenza dell’impellente ed improrogabile bisogno che noi tutti abbiamo di conoscere la storia islamica per conoscere meglio noi stessi. L’incipit: “Oggi è più che mai necessario studiare la storia islamica della Sicilia antica e ciò risponde all’antica domanda ‘conosci te stesso’ che il Popolo siciliano non si pone, ma di cui intuisce tutta la profondità negli usi secolari che lo contrassegnano (sic!) –e perché solo quella araba che è stata pure la più breve tra tutte le dominazioni, perché non i bizantini/greco/turchi o gli svevi/tedeschi o gli spagnoli/catalani? Alla prima affermazione segue una farneticante “Riprendere gli studi, vuol dire conoscere e far conoscere l’essenza della lingua della cultura materiale ed immateriale che gli arabi recarono in Sicilia, creando le condizioni nel medio e nel lungo periodo, per una graduale integrazione”!? Essenza della lingua araba? Integrazione con chi e di chi? Ecco quindi l’esigenza di costruire a Valguarnera una moschea “che diverrebbe la seconda ufficiale e costruita a regola d’arte e porterebbe una vasta eco internazionale specie nel quadro geopolitico attuale”.. Ma di che stiamo parlando? Il tono del documento e tutto così, di quali esperti si sono serviti per stilarlo? I sindaci l’hanno letto prima di firmarlo? Valguarnera è vicina all’autostrada e all’outlet di Dittaino, ergo è la location ideale per la più grande moschea, il più grande campus universitario islamico, e immaginiamo alberghi e campi da golf per i ricchi turisti arabi frequentatori dell’Outlet e visitatori della grande moschea carapipana e di quella antica aidonese! Già, abbiamo scoperto che ad Aidone c’è una moschea antica che, insieme a quella di Enna (?), sarà restaurate con i petrodollari! “È prevista l’“Acquisizione della moschea di Aidone; in alternativa acquisizione della concessione d’uso e sfruttamento turistico in cambio di progetto di valorizzazione e restauro del sito”. Quale antica moschea è stata mostrata alla delegazione saudita nella corso della visita aidonese? Di che stanno parlando? Secondo lo storico locale Gioacchino Mazzola tracce di un precedente insediamento arabo, che si potrebbe configurare come moschea, sono contenute nella chiesetta di Sant’Antonio Abate (meno di cinquanta posti a sedere!) e in quella di Sant’Anna. E allora? Da chi le acquisiscono? Dalla Curia? Da quando in qua si vendono le chiese cristiane per trasformarle in moschee? L’approccio è questo: tutto si può vendere e comprare. Così i volumi della Biblioteca (di quale? quella di Aidone? di Piazza Armerina?) saranno acquisiti per essere digitalizzati e venduti online (sic!), ma perfino “le fonti relative alla Storia dei Musulmani di Sicilia di Michele Amari” sono da acquisire e revisionare alla luce delle nuove scoperte archeologiche… e c’è anche la “costruzione di un campo fotovoltaico da 260 KW per alimentare il centro e trarne un reddito per la sua gestione”, di una Spa, di un campo di calcio/tennis, l’acquisizione e il restauro del castello dei Gresti, campagne di scavi, costruzione di un magazzino/laboratorio di restauro… e così via.

Tirando le somme

Vista così quindi la cosa sembrerebbe del tutto innocua, “una mera dichiarazione di intenti”, una bolla di sapone che si è già sgonfiata, ma quelli che l’hanno voluta si arrenderanno? Il timore di coloro che si sono costituiti in comitato è proprio questo, quanti hanno messo gli occhi sul nostro territorio, chi per coltivare interessi economici ed aumentare il proprio giro d’affari, chi perché vi ha visto il centro strategico da cui irradiare il proprio verbo e la propria cultura, troveranno purtroppo sempre orecchie attente e ben disposte in un territorio affamato come il nostro. Nell’imperante clima complottistico della realtà vi si possono vedere trame occulte e interessi poco chiari che non vanno sottovalutati, quello che è certo è che dovremmo guardare con molto sospetto l’inquietante l’assalto al nostro patrimonio da parte di arabi, cinesi, russi, che pure viene invocato e spacciato come investimento, opportunità, risorsa. Pecunia non olet, i soldi non hanno odore: ai nostri sindaci, paladini delle libertà, non puzza per nulla prendere i denari dalle mani dei monarchi meno liberali (è un eufemismo naturalmente) del mondo; e qualcuno di loro, visti i fattacci di Valguarnera con i il divieto ai fotografi di riprendere l’emiciclo durante la seduta consigliare, le espulsioni dei cittadini che protestavano, il modello saudita non dispiace proprio!

È inquietante anche il fatto che mentre gli altri due sindaci in qualche modo hanno scaricato atto e responsabilità, il soprintendente se n’è tirato fuori completamente, dagli arabi non si sente battere colpo, il sindaco di Aidone è rimasto a proteggere il fortino; dopo l’esposizione mediatica iniziale in cui ha dato in pompa magna l’annuncio e l’ha raccontato urbi et orbi, ora si è chiuso nel silenzio, forse ci crede ancora? Ci crede lui o i suoi mentori? Pubblicato su Vivienna

 

Aidone-Morgantina. È ancora e sempre anno zero?

Aidone-Morgantina. È ancora e sempre anno zero? 

I cittadini aidonesi avrebbero voluto vedere l’attivismo, messo in campo dal sindaco di Aidone per portare gli Acroliti delle dee Demetra e Kore a rappresentare la Sicilia all’EXPO (che ha meritato menzioni di onore e cittadinanze onorarie a una decina tra funzionari ed esperti), indirizzato in modo forte nel tentare di risolvere tutti gli altri problemi aidonesi, quelli dipendenti dalla sua funzione e quelli per i quali bisogna battere i pugni in modo deciso sui tavoli regionali. L’elenco è lungo, c’è l’imbarazzo della scelta anche solo a citare i più evidenti: la monnezza che decora la nuovissima area di servizio Canalotto, la scarsissima qualità e l’esoso costo dell’acqua, lo stato di abbandono in cui versano le strade e gli edifici di servizio della zona artigianale, le condizioni vergognose della SS 288 e delle varie strade provinciali che afferiscono ad Aidone, la vergognosa scala a Morgantina, il dimezzamento nell’orario di visite del sito nei giorni feriali, il tour di Ade atteso a maggio nel Museo di Aidone e dirottato per altri lidi, prima a Palermo, poi a Lampedusa e poi? ….

Sembra che tutti quelli che hanno in mano le redini del destino dei nostri beni culturali e delle nostre infrastrutture congiurino per fare cancellare Aidone dalle rotte turistiche. Partiamo dall’ultimo.

[Testa di Ade foto Consolato Generale d'Italia Los Angeles] BARBABLU’: da Malibù a Lampedusa. Il rilievo nazionale, dato al rientro del prezioso reperto restituito dal Museo di Malibù, è dimostrato dalle centinaia di inviti che l’archeologa Serena Raffiotta continua a ricevere per raccontare e descrivere Ade dai riccioli blù in tutta la Sicilia e in giro per l’Italia e le numerose interviste e servizi pubblicati su testate nazionali e locali; si era creata una tensione anche emotiva che avrebbe portato in Aidone migliaia di turisti, replicando l’effetto della “Venere”; ma, inspiegabilmente, prima la Procura poi la Regione hanno preso delle decisioni che escludono dal suo “godimento” Aidone e il territorio di Enna. Il trasferimento a Lampedusa non ha aggiunto prestigio a quella esposizione dove l’attenzione è tutta concentrata sull’amorino di Caravaggio, accanto al quale la teca contenente la testa di Ade appare come un semplice accessorio. In compenso, sembra che, per gentile concessione,verranno esposti ad Aidone dei reperti prestati dal Museo Paolo Orsi di Siracusa: monili e ornamenti in argento provenienti dalla necropoli di età arcaica della stessa Morgantina. Questi, come il prezioso monetario, rinvenuti nelle campagne di scavi iniziate negli anni cinquanta, si trovano a Siracusa, dal momento che allora non esisteva la soprintendenza archeologica di Enna, costituita solo con L.R. 26/85 (da Siracusa la direzione passò ad Agrigento sede della soprintendenza per effetto della L.R. 80/77, provocando altra dispersione dei beni che gli americani andavano trovando a Morgantina). Sarà così possibile, finalmente ammirare questi gioielli nel loro contesto naturale, nelle sale da sempre dedicate alla necropoli arcaica.

[aidone_museo] Ma l’effetto di questa mostra, di cui ancora non si conosce la data, sarà annullato dallasciagurata decisione di lasciare chiuso il sito archeologico di Morgantina nelle mattinate estive (il nuovo orario, prevede dal 1 giugno, la chiusura il lunedì, l’apertura del Museo con orari normali e quella del sito archeologico solo dalle ore 14:00 alle 19:00, tranne la prima domenica del mese). È vero che persiste il problema della carenza di custodi, che non solo non è stato risolto ma si è aggravato con i nuovi pensionamenti, è vero che resta il budget di straordinari che non può essere superato, ma, il fatto che questi handicap abbiano creato negli ultimi due anni molte situazioni di disagio, avrebbe dovuto indurre ad una programmazione più oculata. La chiusura pomeridiana nei mesi prettamente invernali avrebbe prodotto sicuramente meno danni.

[Aidone morgantina scala ferro] La scala della vergogna. Il Soprintendente di Enna, alla fine di gennaio, aveva emesso un’ordinanza di rimozione, dopo averla definita abusiva, ma così non è apparso al Dipartimento dei Beni Culturali che l’ha dichiarata “in regola” e ne ha ordinato l’apertura alla fruizione dei turisti; nel frattempo però è stato ripulito un secondo sentiero che permette agevolmente di accedere alla collina, che dimostra ancora una volta l’inutilità di questo brutto manufatto che, gratuitamente, continua a deturpare il panorama dell’agorà. Il tutto continua ad avvenire nel silenzio più assoluto, nonostante le oltre mille firme raccolte dalla petizione online, promossa dal Movimento civico “Noi Aidone”, e nonostante l’interpellanza “urgente” presentata, il primo di aprile, dai Cinquestelle; quest’ultima non ha avuto nessuna risposta, ma si è persa nell’indifferenza generale, forse anche degli stessi presentatori! D’altra parte se si tratta di un’opera abusiva, e il Soprintendente non sembra avere revocato la sua ordinanza, è accettabile che il sindaco di Aidone non abbia preso alcun provvedimento per un’opera abusiva costruita nel proprio territorio, non abbia sentito neppure il bisogno di rendere partecipi i cittadini del suo pensiero, e, nel caso positivo, di difendere la sua scelta? E la procura di Enna? C’è ancora un giudice a Berlino?

[renzi lacchiana] Ci si riempie la bocca di progetti di lancio e rilancio del nostra asfittica proposta turistica, per la quale si fanno costosissimi studi, si creano itinerari virtuali e guide più o meno efficaci; ma l’amara realtà è l’effetto a cascata prodotto dalla gente che arriva, nonostante il disagio delle strade, e trova il i cancelli di Morgantina sbarrati, e soprattutto dalle agenzie e dai tour operator che non possono fare programmi di lungo termine se continuano ad essere sorpresi dalle decisioni dell’ultima ora.Pubblicato su Vivienna

  • il ritorno di Ade... ma non in Adone
  • LA SCHEDA DEI CARABINIERI
  • Meraviglioso quello sguardo corrucciato

IL RITORNO DI ADE ... E LA SUA RIPARTENZA

IL RITORNO DI ADE ... E LA SUA RIPARTENZA

Il viaggio di ritorno di Ade a casa ancora non si è concluso; ha intravisto i luoghi del suo innamoramento, il lago sulle cui sponde vide passeggiare Kore, l’innocente fanciulla figlia della sorella Demetra, che desiderò e volle ad ogni costo come regina del suo terribile regno. Ma il colle Aidoneo, quello che da lui prese (forse) il nome, il colle e il boschetto dove si riposò della corsa affannosa, dopo aver rapita la divina fanciulla, quello no, ancora una volta è rimasto lontano... costretto ad intraprendere un altro viaggio, l’ennesimo! Mentre, all’interno di un’altra prigione di vetro ascolta distrattamente un monotono parlottio, ritorna col ricordo ai luoghi di Morgantina dove un artigiano l’aveva modellato, rivestendo il capo e la barba di capricciosi riccioli, blu intensi per la barba, rossicci per i capelli, e increspando le sue labbra in un broncio che tanto gli si addiceva. La statua era stata ordinata dalle Tesmoforiazuse, le spose che si preparavano alle feste in onore di Demetra e il ceramista l’aveva fatta più piccola per non incorrere nell’ira delle dee Madre e Figlia. In quel sacello, che condivideva con loro, era stato allietato da processioni, canti, doni… ha ancora nelle orecchie lo squittio disperato dei tanti maialini, sacrificati dalle sacerdotesse, per impetrare la fertilità delle madri e dei campi. Lui, abituato sempre ai bui e tetri luoghi del suo regno, godeva di quei momenti! Ma aspetterà ancora per potersi ricongiungere con la donna amata e la potente sorella... ancora qualche mese, un attimo nell’eternità…

Infine è arrivato il momento di presentare agli ennesi, ai siciliani, agli italiani tutti la preziosa testa, attribuita ad Ade, il dio degli Inferi, il Plutone dei romani. I fortunati che questo giovedì hanno assistito al suo disvelamento hanno appreso anche che non farà ritorno, per ora, ad Aidone, nel museo regionale dove si conservano i reperti ritrovati a Morgantina e le altre divinità provenienti dagli stessi santuari di San Francesco Bisconti. Non la vedranno per questo inverno, magari la primavera farà il miracolo. La statua è stata recuperata materialmente dai Carabinieri, del Nucleo di Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo, coordinati sostituto procuratore Francesco Rio, che si sono recati a Los Angeles, dove hanno organizzato la missione di recupero, in con la collaborazione con Dipartimento di Giustizia U.S.A. e con il Getty Museum, che, dopo averla acquistata per oltre 500 dollari dal magnate Templessman,  già due anni fa aveva manifestato la volontà di restituirla all’allora direttore del Museo, l’architetto Enrico Caruso. A quanto pare la mancanza cronica di fondi dell’assessorato regionale ha “impedito” in tutto questo tempo di organizzare il rientro, ma l’iniziativa del dottore Rio e dei carabinieri ne ha consentito il rientro senza oneri per la regione.

L’indagine ancora in corso ne richiede il sequestro giudiziario e quindi un’ulteriore periodo di custodia presso il comando dei Carabinieri di Palermo. La presentazione è avvenuta nell’Auditorium “Falcone e Borsellino” del Tribunale di Enna, al tavolo dei relatori, moderati dal padrone di casa, il Procuratore………….., si sono alternati: il Sostituto Procuratore Rio, che in modo vivace ha raccontata la rocambolesca avventura del recupero, il Maggiore Luigi Mancuso, il comandante dei carabinieri del TPC siciliano, che, constatata la presenza in sala di un bel gruppo di studenti di varie età, ha voluto evidenziare la necessità dell’educazione, fin dai primissimi anni di scuola, per la prevenzione di questi odiosi reati che non depauperano solo il nostro patrimonio culturale ma, con il saccheggio sistematico dei siti, privano gli studiosi e noi tutti della possibilità di ricostruire la nostra storia. È intervenuto il dottore Gaetano Pennino, Dirigente Generale dei BB.CC e dell’Idendità Siciliana e infine la dottoressa Laura Maniscalco, direttrice del Museo di Aidone, che ha illustrato il sito di San Francesco Bisconti, l’area sacra posta tra la Morgantina ellenistica e quella arcaica della Cittadella, da dove provengono oltre che la testa di Ade anche la cosiddetta Venere e gli Acroliti. La Maniscalco è convinta che da scavi in quest’area, nonché dalla esplorazione delle tante cassette di materiali giacenti nei magazzini, potrebbero arrivare molte sorprese. Sorprese come quella che ebbe Serena Raffiotta quando, lavorando alla sua tesi di specializzazione, trovò il primo ricciolo blu tra i tantissimi frammenti conservati nei freddi e polverosi magazzini. Da quelle cassette provengono gli altri tre riccioli che hanno dimostrato, senza possibilità di smentita, che quella testa proviene dal tesmoforio di San Francesco. Ho sentito telefonicamente Serena Raffiotta, assente giustificata all’appuntamento in tribunale, che si è detta  emozionatissima  e molto soddisfatta come archeologa e studiosa di Morgantina. Le modalità inedite del recupero sono “la prova dell'altissimo valore della ricerca archeologica per la ricostruzione della storia antica ma anche di quella recente. Questa vicenda mi incoraggia ad andare avanti nel mio percorso professionale con ancora più passione ed entusiasmo e a tutelare e promuovere Morgantina più di prima.  Spero –continua la Raffiotta- che, da parte di tutti, questa ennesima difficile conquista sia tenuta nella giusta considerazione e che si attuino degli interventi mirati e concreti per il rilancio del museo di Aidone”. In questo felice momento, in cui la retorica vuole che “tutto va bene madame la marchesa”,  nessuno ha voluto guastare la festa parlando dei problemi in cui si dibatte il Museo di Aidone ed il sito di Morgantina, problemi purtroppo comuni a tutti i beni culturali siciliani; la direttrice Maniscalco, rivendicando l’apertura continuativa dei due siti fatta con grandi sacrifici, ha denunciato la carenza di personale che si accentuerà ancora di più prossimamente con il pensionamento di tre custodi. Chi ha orecchie per intendere…Franca Ciantia  

A MORGANTINA LA SCALA DELLA VERGOGNA

A MORGANTINA LA SCALA DELLA VERGOGNA

Un mese è già passato da quando l’archeologa E guida turistica Serena Raffiotta, con un post su Facebook, lanciava l’allarme su una scala in di ferro e orsogril che si stava costruendo a Morgantina alla fine dello Stoà Est e a ridosso del cosiddetto Pritaneion e delle case che si inerpicano sulla collina, fino a quella conosciuta come Del Saluto e Del Capitello dorico. Le fotografie da lei pubblicate hanno suscitato molta indignazione non solo tra gli aidonesi ma anche tra gli addetti ai lavori e tra quanti amano il meraviglioso sito di Morgantina. Ne sono seguiti un articolo del Giudice Silvio Raffiotta su Vivienna.it, dove veniva pesantemente  richiamata la responsabilità della Soprintendenza, che aveva autorizzato lo scempio .  La richiesta preoccupata, di molti commentatori su FB e degli aidonesi di richiamare fortemente l’attenzione, è stata accolta dal Movimento “Noi Aidone” che si è fatto promotore di una petizione sul sito  Change.org per chiedere la rimozione della scalinata (LA PETIZIONE ANCORA ONLINE PER LA FIRMA).                                                                                                                                            [821] La petizione, ancora aperta, è stata indirizzata  al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana. Al raggiungimento delle 700 firme ne è stata data comunicazione ai destinatari allegando l’elenco dei firmatari oggi più di ottocento. Ad oggi nessuno di loro ha sentito il dovere o la cortesia di dare un cenno di ricevuta. Tra tutti, solo la dottoressa Maniscalco, direttrice del Museo di Aidone, ha sentito l’esigenza di rispondere, ma su Facebook e a qualche intervista ad organi di stampa. Per il resto silenzio assoluto! Eppure tra i firmatari ci sono professionisti, funzionari, ex funzionari e dirigenti regionali, studiosi e professori, semplici

[monumentale!]

monumentale!

cittadini. Ma sembra che chi l’ha ricevuta ha la pretesa di essere talmente nel giusto da non dovere dare risposte a nessuno e di nessun genere! Arroganza o imbarazzo? Intanto si è costituito un comitato spontaneo fra le associazioni che condividono la preoccupazione per il destino del sito che l’installazione della scala in qualche modo rappresenta. Queste le associazioni partecipanti: Accademia Pergusea,  A.D.A. Associazione Donne Aidonesi, Amici del Parco di Morgantina, Archeoclub Aidone, Archeoclub Noto, Associazione Guide Turistiche Enna,  Associazione Guide Piazza Aidone, Associazione culturale Bombyx Mori, Club per l’Unesco di Enna, Delegazione Fai Enna, Associazione Donneinsieme ‘Sandra Crescimanno’, FIDAPA Aidone, FIDAPA Piazza Armerina, Associazione GAP , Gruppi Archeologici Piazza Armerina, Associazione Hisn Al Giran, Associazione culturale Panta, Legambiente Piazza Armerina, Movimento Civico “Noi Aidone”, Pro Loco Aidone, Studenti di ‘Archeologia del Mediterraneo’ Unikore. I rappresentanti di queste associazioni, coordinate da Serena Raffiotta, saranno ricevute a breve dal Soprintendente di Enna, il dott. Salvatore Gueli per un chiarimento delle rispettive posizioni.

Qui di seguito aggiungo i testi dei due mie articoli che sono stati pubblicati su Vivienna.it e di quello di Silvio Raffiotta. In questo mese più volte sia sulla Sicilia che sul Giornale di Sicilia e su varie testate locali sono apparsi articoli di cui darò conto il calce.

[articolo petizione] Da Aidone parte la petizione online per RIMUOVERE la scala di ferro sull’Agorà di Morgantina  Aidone. L’articolo del giudice Silvio Raffiotta, apparso su questa testata nei giorni scorsi, ha portato alla conoscenza dei lettori, non solo aidonesi, lo scempio che si è consumato a Morgantina nel silenzio dei giorni festivi. Ci sono poche parole da aggiungere per descrivere il senso di amarezza e di frustrazione che provano i cittadini aidonesi ma anche quanti hanno amore e rispetto per l’arte, l’archeologia, l’ambiente. Non ho le competenze tecniche per giudicare la bontà del progetto, ma posso dire che ferisce il buon senso e la vista. Ferisce soprattutto il silenzio assordante dei responsabili, soprattutto la Soprintendenza di Enna, stazione appaltante dei lavori, che continuano a non sentire il bisogno di intervenire per convincerci della necessità inderogabile (?) e della bontà di quest’opera. Ci si ritiene talmente in alto da non dovere mai rendere conto, nel bene e nel male, delle proprie azioni? Si ha tanto disprezzo del popolo bue che non è in grado di capire e che perciò deve sottomettersi a qualunque decisione loro prendano? Si aspettava quanto meno un comunicato stampa (n.d.r.: anche una denuncia, tanto la Redazione è –oramai- abituata a difendersi nelle aule dei Tribunali), un minimo cenno di vita dopo l’articolo citato, non è successo nulla. Il Movimento “Noi Aidone” ha deciso di non restare a guardare e ha lanciato una petizione online che in mezza giornata ha già raccolto centinaia di firme. Segno che l’opinione pubblica, che sta seguendo i fatti attraverso la stampa online e Facebook, vuol fare sentire forte e chiara la propria voce. Nella petizione si chiede di rimuovere la scala che, secondo qualche addetto ai lavori, è del tutto amovibile e non avrebbe in alcun modo danneggiato l’impiantito originario. La scala risponde certamente all’esigenza di rendere più agevole la visita delle case del quartiere est, soprattutto la Casa del capitello dorico, meglio conosciuta come la Casa del saluto, e quella di Ganimede dove si conserva il preziosissimo mosaico, uno degli esemplari più antichi del mondo greco. Ma qualcuno dovrebbe rispondere se non ci fosse un modo meno invasivo e pervasivo e di così forte impatto. La “monumentale” scala è visibile da qualunque parte della grandiosa Agorà, una delle più grandi e meglio mantenuta della Magna Grecia; la collina est che vi si affaccia ne risulta gravemente sfregiata. Ci aspettiamo che chi di dovere prenda in considerazione la voce che arriva da quanti, aidonesi e non, pretendono il rispetto di un bene che finora aveva mantenuto intatta la sua bellezza. Ai soliti benaltristi diciamo che è necessario l’impegno di tutti nel fare pressioni perché il sito nella sua interezza venga reso veramente fruibile a tutti, anche e soprattutto ai disabili e agli anziani. La petizione è indirizzata: – al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina la Dott.ssa Laura Maniscalco – al Soprintendente ai BB Archeologici di Enna il dott. Salvatore Gueli – all’Assessore ai BB.CC e dell’Identità Siciliana, l’avv. Carlo Vermiglio e al Ministro dei Beni e le Attività Culturali l’On.le Dario Franceschini che giorno 3 febbraio sarà in visita ad Enna e magari potrebbe visitare il sito di Morgantina per rendersene conto di persona. Franca Ciantia

[PETIZIONE SCALA 2] MORGANTINA. QUELLA SCALA VA RIMOSSA! SUCCESSO DELLA PETIZIONE POPOLARE.

Una settimana fa il Movimento civico “Noi Aidone” ha lanciato la petizione popolare online per la rimozione della scala di ferro e orsogril (la rete elettrosaldata) installata nell’agorà di Morgantina. Ben settecento persone l’hanno già firmato e tra loro ci sono, non solo cittadini aidonesi, ma estimatori del nostro grande sito da varie parti di Italia e del Mondo, tra di loro anche professionisti nell’ambito dei Beni Culturali. Alla scadenza della prima settimana le oltre settecento firme sono state inviate alle autorità cui era indirizzata la petizione (al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana). La petizione continua online e sicuramente molti, man mano che ne stanno venendo a conoscenza, vorranno firmarla. La risposta della gente è stata forte e convinta, c’è stato anche qualche breve intervento sugli organi di stampa, e un lungo comunicato stampa -che si può leggere qui in calce integralmente- della dottoressa Laura Maniscalco che spiega le motivazioni del manufatto e nel contempo, in qualche modo, prende le distanze dal progetto e dalla sua realizzazione. Intanto, in primis, dal momento che l’opera non è stata ancora completata, dovrebbe essere severamente interdetta al pubblico; nelle condizioni in cui si trova, in questo momento, costituisce un rischio maggiore della salita impervia che i turisti sono soliti percorrere. Tra le motivazioni si afferma che oltre alla pericolosità dell’accesso erano a rischio i pavimenti della casa del Capitello dorico o del Saluto. È vero che si risparmia a quei pavimenti il logorio di qualche migliaio di piedi, ma il visitatore si perde la Casa più interessante, la più completa per comprendere le architetture e le tecniche costruttive in età ellenistiche, si perde tra l’altro la vista del piccolo ambiente dove troneggia la scritta EYEXEI, che nel tempo è diventata il simbolo stesso di Morgantina. È giusto salvaguardare i pavimenti in cocciopesto di questa casa ma è urgente pure liberare dall’erba, che infesta Morgantina in tutte le sue parti e in ogni stagione, i pavimenti della Casa Pappalardo completamente sepolti e quelli della Casa della Cisterna ad Arco sempre di più spaccati da ciuffi d’erba che spuntano ormai non solo dagli angoli ma addirittura al centro degli ambienti. Per non parlare delle Plateiai A e B, dove  l’erba regna sovrana e rende scivolosa la discesa, dello stoà nord dove penzolano in bella vista, sui bassi muretti,dei fili elettrici, mentre sulla strada si sprofonda nell’erba soffice come la neve.   Nella Casa Pappalardo, che è una delle case più grandi e ricche tra quelle della collina Ovest, nel corso di questi ultimi interventi (di cui faceva parte la scala) sono stati restaurati e riparati con una copertura i mosaici di un solo ambiente, ma tutto il resto è nell’incuria totale. Un altro intervento dello stesso genere è stato fatto in un ambiente della Casa detta dei Capitelli Tuscanici; si sono rinforzate le due tettoie della Fontana dell’agorà e si è posta una copertura sull’altare di Hestia, scoperto qualche anno fa negli ambienti dello stoa Nord. Nonostante questi 6/7 interventi effettuati in questi mesi, le condizioni di Morgantina, quanto a sicurezza e tutela, ormai sono disastrose e meriterebbero un’attenzione continua e strutturale che non si può risolvere in interventi episodici e decontestualizzati; l’ampiezza del sito e la carenza endemica di risorse finanziarie, umane e materiali non può continuare ad essere invocata per giustificare lo stato di degrado e di abbandono in cui il sito ormai è lasciato. Tornando alla scala, vista direttamente, si può affermare che è più brutta e più inutile di quanto non sembrasse dalle foto e non è una questione di prospettiva. Dall’agorà superiore, esattamente dallo Stoà est, si percorre un viottolo in direzione sud, qui si incontra la rima rampa di tre gradini che porta al di sopra del cosiddetto Pritaneion. Da qui comincia la scala di oltre sessanta gradini e una decina di pianerottoli in orsogril, che ti disorienta e nella discesa ti procura anche le vertigini. Il lavoro sembra ancora in progress, sui pilastrini delle inferriate ci sono degli anelli attraverso cui verrà fatto passare cosa qualcosa: una rete, delle cordicelle, delle aste? Per fortuna questa non è stagione di visite scolastiche! Finisci la salita e sei già sul vialetto superiore difronte alla casa Papola, dove dovrebbe trovare posto un luogo di ristoro e i bagni. Vai verso la casa di Ganimede dove i mosaici superstiti dell’ultima stanza, mai coperta, sono minacciati dall’erba che cresce rigogliosa sulla soglia d’ingresso. Nello stesso edificio due grandi ambienti retrostanti sono protetti da coperture che non lasciano vedere cosa proteggono, dal momento che quando hanno messo le nuove hanno tralasciato di togliere le vecchie, quindi dai vecchi tronchi di legno che le reggevano penzolano antichi pezzi di plexigass o altro materiale. Il cahier de doleances sarebbe infinito, è bene che lo facciano gli addetti ai lavori, noi profani non possiamo non far notare che prima di quella scala, se proprio non se ne poteva fare a meno e non c’era altra soluzione, ci sono altri cento piccoli interventi per mettere in sicurezza, segnalare, guidare, tutelare etc. Franca Ciantia

Piazza Armerina. Jazz: speciale scambio di auguri all’ITIS “E. Majorana”

Piazza Armerina. Jazz: speciale scambio di auguri all’ITIS “E. Majorana”

Piazza Armerina. Studenti e personale dell’Istituto Tecnico Industriale e Turistico di Piazza Armerina hanno goduto di un grande evento, una opportunità raramente concessa alla scolaresca di un istituto, tecnico per giunta: un concerto di musica jazz eseguito da grandi musicisti che, nell’aula polivalente dell’Istituto, si sono ritrovati provenienti da quattro angoli del mondo. È giunto Dino Rubino, il grande giovane trombettista, appena sceso da un volo che, da Parigi, lo riportava in Sicilia. Giuseppe Vasapolli, al piano, direttamente da Los Angeles dove compone anche musiche da film e dove ha avuto l’onore di comporre la sigla del Red Carpet Live della notte degli Oscar 2015. Da Roma è arrivato Alberto Fidone, il grande contrabassista sciclitano; da Catania l’alto sassofonista Giuseppe Asero, da Enna il batterista Emanuele Primavera e infine Giuseppe Mirabella, da Aidone, il chitarrista che gioca in casa, infatti da qualche anno insegna nello stesso I.T.I. armerino. leggi tutto

    Comune di Aidone: acque agitate o pantano?Le mozioni approvate e le delibere mai fatte. Nuovo giro di assessori

    Il movimento “Noi Aidone”, gruppo di opposizione nel Consiglio comunale di Aidone, ha presentato in Consiglio le ennesime mozioni per indurre l’amministrazione ad attenzionare tematiche di interesse generale per tutta la comunità e scadenze che sembrano non suscitare l’adeguata considerazione di chi deve governare la cosa pubblica. Come in tutti gli altri casi, sono state approvate all’unanimità ma, piuttosto che inorgoglirsi del risultato, come ha fatto rilevare il consigliere Curia nel corso dell’ultimo consiglio, la si vive ormai come una frustrazione e una presa in giro. Infatti nessuna delle mozioni finora approvate è stata seguita da una atto deliberativo che rendesse esecutivo il voto unanime del Consiglio. Si deve pensare che l’amministrazione di sinistra li approvi perchè non può non condividere tutte le proposte di buon senso che riguardano la vita, la salute e le tasche della gente, ma, fatta la bella figura, per interesse o per insipienza o per indifferenza le rende vane non facendo seguire le relative delibere. Così dovrebbero provare a spiegare alla gente che l’IMU agricola, la cui mozione per l’azzeramento fu approvata all’unanimità sotto l’incalzare di un’aula strepitante e di una maggioranza spaccata inesorabilmente, deve essere pagata lo stesso per il 2015 e almeno fino a che Renzi, come promesso, l’avrà eliminata definitivamente. LEGGI TUTTO

    (Distretto) Morgantina. Turismo a perdere! – Foto presentazione a Londra e Mosca

    Presi dall’entusiasmo suscitato dalla presenza di Morgantina e il Museo di Aidone nella piccola élite dei siti che hanno accolto l’invito dell’assessore Purpura a prolungare l’apertura serale, ai più è sfuggito il costo che questa iniziativa ha comportato per Morgantina. Lo hanno potuto constatare per primi i malcapitati turisti che si sono avventurati nelle ore antimeridiane a Morgantina e hanno trovato i cancelli chiusi; il colmo, poi, lo hanno vissuto quelli in possesso del biglietto cumulativo acquistato alla Villa Romana di Piazza Armerina, dove evidentemente non erano stati avvisati sugli orari aggiornati. Così tutti ci siamo resi conto del costo dell’operazione visibilità: in un colpo è stata cancellata, non solo per il mese di agosto ma per tutto settembre, l’apertura mattutina: il sito di Morgantina è visitabile tutti i giorni dalle 14 alle 19 e dal venerdì alla domenica dalle 14 alle 22. Per fortuna l’orario del Museo non è stato toccato, l’ingresso è sempre alle 9:00, la chiusura è stata prolungata fino alle 21:00. Nell’intenzione dell’Assessore Regionale e del suo direttore generale Pennino c’è la volontà di intercettare i picchi estivi del turismo e far convergere sui beni culturali anche quei turisti attratti solo dal mare e dal clima siculo, ma come sempre si fanno le nozze con i fichi secchi e questa regola è aurea per Morgantina. Dal momento che il personale è sempre quello, se vuoi aprire la sera chiudi il mattino! Ma il conto non torna: si aggiungono 9 ore serali (venerdì-domenica dalle 19 alle 22) e se ne eliminano  / 35 antimeridiani (lunedì-domenica dalle 9 alle 14!). Questo in primis. In secundis: il sito di Morgantina è logisticamente preparato ad accogliere i visitatori in notturna, sono stati fatti degli adeguamenti negli itinerari, nella illuminazione, nella messa in sicurezza? Prima di confermare questi orari per il mese di settembre, la direzione del Museo dovrebbe rendere pubblici i risultati dell’esperimento (dati sul numero dei visitatori serali e, statisticamente, numero dei visitatori persi la mattina) e valutare di conseguenza se sia il caso di continuare. Ma a pensar male si fa sempre bene e, memori di quanto accaduto l’anno scorso e dell’impossibilità di fare fronte all’apertura continuativa con il contingentamento degli straordinari imposto dalla Regione, tutta l’operazione sa quasi da aperitivo per affrontare il piatto indigesto che si sta preparando! Naturalmente sulla questione si registra un assordante silenzio da tutte le parti: l’Amministrazione comunale ha chiesto conto della opportunità e dell’utilità di questa fruizione notturna e soprattutto della chiusura mattutina? Non se ne hanno notizie, intanto il sindaco continua a fare la spola tra Aidone e l’EXPO, accompagnando le migliaia di turisti che da tutto il mondo, dopo avere visto gli Acroliti nella Piazzetta Italia, si precipitano a visitare Aidone, il Museo archeologico, Morgantina! La questione è stata sollevata da qualche “volontario” su Facebook, senza ricevere grande risalto, gli aidonesi parlano tanto, ma quando si tratta di lasciare traccia della propria opinione, e quella di FB sta diventando una vera firma, preferiscono non esporsi, non disturbare i manovratori, temendo chissà quali ritorsioni… L’altro grande assente è il Distretto Turistico dea di Morgantina. A quanto pare non può occuparsi di problemi di bassa organizzazione quotidiana, impegnato com’è a spendere il grosso malloppo (solo 732.000 euro) dei fondi comunitari nei quattro fumosi progetti di lancio turistico; l’ultimo in ordine di tempo è il progetto di Promo-commercializzazione nel mercato internazionale con tre paesi “target” – Regno Unito (foto sopra la presentazione a Londra, in basso a Mosca), Germania e Russia – che è stato avviato in questi giorni; il ciclo di workshop rivolti a operatori economici e dell’informazione, è partito da Londra, continuerà a Mosca e poi a Francoforte. Lanciamo nel mercato internazionale (non s’è capito perché questi tre paesi, trascurando i paesi arabi, la Cina, gli USA…, magari sperano che siano oggetto di un prossimo progetto!) una mega offerta turistica per portare i turisti in provincia, ma per quali strade, in quali strutture, con quali accessi? A settembre 60 operatori -tra tour operator, buyers, giornalisti, agenti di viaggio-, europei e non, arriveranno sul territorio per visitarlo, studiare itinerari, godere dei beni culturali ed ambientali del distretto, cosa troveranno? La guida d’eccezione è nientepopodimeno che un racconto di Camilleri, che ad Enna visse per un paio d’anni tra il  / 1946 e il 1948: visto che il brand tira, ci accodiamo anche noi, così anche Enna entra negli itinerari dello scrittore agrigentino che ha fatto la fortuna di Modica, Scicli e Ragusa, non si sa mai!  LEGGI TUTTO  

    AIDONE MORGANTINA - A SESSANTANNI DALLA SCOPERTA: eventi e studi e archeopasseggiate

    AIDONE MORGANTINA -  A SESSANTANNI DALLA SCOPERTA: eventi e studi e archeopasseggiate

    Nell’agosto di sessant’anni fa cominciavano a Morgantina gli scavi sistematici che rivelavano, dopo quasi duemila anni, la città sepolta sotto la polvere del tempo. Non era una scoperta nel senso letterale della parola, da secoli i ruderi affioranti e i bellissimi reperti che se ne traevano avevano attirato l’attenzione di eruditi ed antiquari; già nel 1558 la troviamo menzionata da Tommaso Fazello che la identifica con Herbita, ne scrive Vito Amico nel 1757 e tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento vengono intrapresi i primi scavi da Francesco Saverio Cavallaro, da Luigi Pappalardo e poi da Paolo Orsi. Ma fino al 1955 si era trattato di scavi e studi episodici; il 1955 segna lo spartiacque e l’inizio di una nuova vita per l’Herbita di Fazello che ben presto, monete alla mano, sarà identificata con Morgantina!

    L’anniversario sarà celebrato con studi, convegni e pubblicazioni. Inizia il Museo Archeologico di Aidone con due giornate di studi. La prima, sabato prossimo 13 giugno, avrà come tema “Morgantina ieri e oggi. 1955-2015 a sessant’anni delle ricerche, gli scavi e gli studi degli ultimi anni”,  interverranno i professori Malcom Bell, direttore della Missione Americana di Morgantina, Alex Walthall, Flavia Zisa, Matilde Civitillo moderati dalla dottoressa Laura Maniscalco direttrice del Museo. A settembre sarà l’Istituto Svedese di Studi Classici di Roma che dedicherà delle giornate di studio a Morgantina per ricordare l’apporto svedese alla sua scoperta: la prima campagna di scavi ebbe come direttore Erik Sjöqvist, segretario di Gustavo VI Adolfo di Svezia, lo stesso re non solo promosse la campagna di scavi ma volle essere presente e risedette in Aidone, insieme alla moglie, nel corso dei primi scavi. A Roma, in un ideale file rouge, sarà presentato lo studio dell’archeologo svedese Lars Karlsson, dell’Università di Uppsala, sulle mura della città di Morgantina, lavoro iniziato nel 1985 quando Karlsson ha intrapreso la revisione del manoscritto inedito di Carl Eric Ostenberg, lo studioso svedese che aveva lavorato a Morgantina negli anni '60. Da ricordare in questo contesto è la pubblicazione del sesto volume di studi della Missione Americana “Morgantina Studies VI: the hellenistic and Roman Pottery” a cura del prof. Shelley Stone, il primo volume, a cura del professore Malcom Bell “Morgantina Studies I, The Terracottas”, risale al 1981.

    Nel corso dell’archeopasseggiata, che si è svolta a Morgantina domenica scorsa promossa dall’Archeoclub di Aidone e guidata dal Malcom Bell, il professore ha anticipato le novità che saranno oggetto della suo intervento nella prima giornata di studi “Recenti ricerche nell’agorà di Morgantina”. Il professore Bell, che da oltre vent’anni “scava” a Morgantina e che si è meritato a pieno titolo la cittadinanza aidonese, nel corso di questo e di tre precedenti incontri sul campo, ha illustrato, in modo semplice e comprensibile ai non addetti ai lavori, i risultati di queste nuove ricerche. Si tratta di ricerche che non hanno riguardato nuove aree di esplorazione ma hanno promosso uno studio più accurato dell’area dell’agorà, riprendendo scavi del 55 e degli anni sessanta con in mano i diari e i reperti catalogati e giacenti nei magazzini del Museo.   È stato possibile così ai molti giovani studiosi, che si sono avvicendati a Morgantina in questi anni, di rileggere e meglio interpretare alcune evidenze nell’Ekklesiasterion, nel Macellum e soprattutto nello Stoà Nord dell’Agorà che, frettolosamente, era stato archiviato come Gymnasium. Quest’ultimo, secondo gli ultimi studi era, in epoca ellenistica, un grande edificio pubblico-amministrativo, posto a coronamento dell’Agorà, con due brevi ali che quasi abbracciavano la prospettiva nord (a tal fine è stata importante la scoperta dell’altare di Estia, dove ardeva perennemente il fuoco sacro alla dea, posto all’interno del pritaneo che aveva sede nell’edificio principale della città. L’altro edificio a sud dello Stoà Est, identificato prima come pritaneo, molto probabilmente, secondo Bell, era una banca). La difficoltà di lettura dell’edificio era dovuta alle sovrapposizioni di epoca romana quando vi erano state insediate una fonderia, una bottega da ceramista e perfino un frantoio.  Il prof. Bell era accompagnato dal norvegese Erik Thorkildsen, Chief Architect del Progetto Morgantina, che ha curato i disegni e una ipotesi di ricostruzione dell’edificio ellenistico. Franca Ciantia

    Riempiti i vuoti al Museo Archeologico di Aidone. In mostra monili ciprioti dal MET, gioielli dal Salinas di Palermo, metope da Selinunte

    Nel Museo Archeologico di Aidone, due mostre temporanee riempiono i vuoti lasciati dagli Argenti ellenistici, volati in America, e dagli Acroliti delle Dee Demetra e Kore che sono partiti alla volta di Palermo, per essere restaurati in attesa di rappresentare dal primo maggio la cultura e la storia della Sicilia all’EXPO di Milano. Una assenza di peso che in qualche modo è stata compensata dagli stessi responsabili del Metropolitan Museum che hanno prestato, per i quattro anni in cui gli Argenti resteranno a NewYork, una parte del cosiddetto “Tesoro di Kourion” costituito da gioielli della “Collezione Cesnola”: una parure di orecchini in oro, con pendenti a testa femminile e a cono risalente alla prima metà del IV se. A.C.; quattro preziosissime collane del IV sec. a. C. in oro e pietre preziose; ed infine il pezzo più “moderno” della collezione, una coppia di pendenti in oro con granati e berilli a protome di delfino risalente al II – I sec. a.C.. La sinergia di Assessorato Regionale, direzione del Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo e Museo di Aidone ha permesso l’arrivo degli  / interessantissimi prestiti, che resteranno nel museo aidonese fino al 31 ottobre, tutti provenienti Salinas. Per il Museo di Aidone è la prima volta che vengono esposti capolavori provenienti non da Morgantina ma dai tre canti della Sicilia in una ideale ricostruzione della storia comune che si dipana dal settimo al primo secolo avanti Cristo. Si tratta di un’altra piccola collezione di monili d’oro di età ellenistica, finemente cesellati, provenienti da vari siti della Sicilia. Tra gli altri lo splendido diadema di Prizzi con raffigurazione di un corteo dionisiaco, alcune corone composte da foglie in lamina d’oro da Tindari e Gela, una parure, orecchini e pendente da Monte San Basilio in territorio di Scordia. Il Salinas ha prestato le due preziosissime metope arcaiche, fresche di restauro, provenienti dall’Acropoli di Selinunte: fanno parte di un gruppo detto delle piccole metope, considerate le più antiche forme di arte figurativa siciliana, scolpite tra la fine del settimo e gli inizi del sesto secolo a. C.. La più antica è certamente la metopa rappresentante la cosiddetta Triade delfica. E’ composta di una ventina di frammenti, rinvenuti in tempi e in punti diversi. A sinistra c’è Apollo, con la lira, al centro la madre Latona, con nella destra una corona e a destra la gemella Artemide con un arco nella mano destra. Il modellato e la resa delle figure suggeriscono una maggiore arcaicità rispetto alle altre, da notare anche la testa di prospetto e le gambe di profilo della figura di Apollo. L’altra metopa è quella più famosa della Sfinge alata: il motivo della sfinge, molto comune nell’area greca e poi latina, è documentato in Sicilia da questo unico esempio, che si può spiegare con le origini e le vicende di Selinunte. La Sfinge vi è rappresentata volta a destra, ritta sulle zampe anteriori e piegata, ma non accovacciata, su quelle posteriori; è visibile una sola ala; i capelli sono resi a calotta sulla testa con quattro trecce che scendono sulla spalla destra; la coda, straordinariamente lunga, descrive una voluta. L’inaugurazione della mostra è avvenuta sabato scorso, vigilia di Pasqua; alla presentazione e al taglio del nastro erano presenti, oltre ai padroni di casa, la direttrice del Museo, la dott.ssa Laura Maniscalco e il sindaco di Aidone, la direttrice del Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo, la dottoressa Francesca Spatafora, il Dirigente Generale alle Attività Produttive, l’architetto Alessandro Ferrara, e il Console onorario di Cipro a Palermo, il dott. Sebastiano Provenzano. Per meglio contestualizzare le opere di oreficeria e creare una sorta di file rouge tra i prestiti e il sito Morgantina, un’intera vetrina è stata dedicata a interessanti reperti, provenienti dal nostro sito, che ci mostrano come qui sia documentata, non solo la presenza di gioielli e ornamenti -rinvenuti nelle tombe e rappresentati sull’abbigliamento femminile nelle numerose terrecotte figurate e soprattutto sui busti di Persefone-, ma anche l’esistenza di botteghe artigiane dove si producevano oggetti di oreficeria fin dalle epoche più antiche. È di epoca protostorica, dall’abitato di Cittadella, la forma di fusione per anelli rinvenuta in una capanna del IX sec. a.C., e di epoca ellenistica l’incudine da gioielliere rinvenuta in una abitazione del quartiere ovest nei pressi della plateia A. Dopo le terrecotte, le monete, anche la gioielleria a Morgantina merita un più importante approfondimento e rientrare, magari, tra quegli eventi annunciati dalla Maniscalco, tra cui la celebrazione del 60esimo anniversario degli inizi scavi archeologici a Cittatedda e Sedd’U Rann’ (Cittadella e Sella Orlando, le due principali contrade su cui insiste rispettivamente l’abitato protostorico e arcaico e la città ellenistica. pubblicato su Vivienna.it

    • conferenza di presentazione della mostra
    • Busto di Persefone indossa una delle collane del Tesoro di Kourion dal MET di New York
    • collana Tesoro di Kourion
    • Tesoro Kourion
    • collana con grani d'oro
    • Ori dal Museo Salinas
    • Metope della Sfinge alata e della Triade di Delfi
    • Locandina "Tra Cipro e Sicilia"
    • locandina Metope di Selinunte

    Tavole di SAN GIUSEPPE - 2015

    Anche quest'anno la tradizione in queste Tavolate si coniuga con l'eleganza e l'originalità. Sone tre delle cinque tavole allestite, due sono presso privati, la famiglia Randazzo(case popolari comunali) e la famiglia Pittà-Aloi (Paolo Aloi). La seconda, nell'ordine è quella allestita presso il Centro Ludico Ricreativo + Avadavil Diversamenteabili. Complimenti a tutti e tre. Mi dispiace di non essere riuscita a visitare le altre, sarà per un'altra volta.. GUARDA LE FOTO SULL'ALBUM DI FACEBOOK

     La devozione a San Giuseppe in Aidone è molto sentita e nel tempo, oltre che alla tradizionale novena e processione, si è accompagnata alla solidarietà espressa nelle cosiddette "Tavole" o nelle Tavole più piccole dette Verginelle (che potevano essere allestite in un qualunque mercoledì di marzo). Erano tavole imbandite per devozione o ex voto e destinate alle famiglie più povere che alla tavola erano rappresentate soprattuto dai bambini. Le Tavole vere e proprie si imbandivano la vigilia del 19, da parte di privati,  erano molto ricche soprattutto di primizie. Il costo molto alto e la grande fatica ne avevano ormai segnato la fine, ma da qualche anno grazie alle associazioni, alla proloco cittadina, alle scuole e alle parrocchie la tradizione ha ripreso vigore e, la sera della vigilia e il giorno della festa fino al mezzogiorno, è possibile visitarle e poi fermarsi ad assaggiare i cibi esposti. Un posto d'onore nella tavola è riservato al pane, in genere di pasta dura e nelle forme della tradizione.

    The Hellenistic Silver Hoard. Gli Argenti di Morgantina esposti in sordina al MET di New York. Wanted: gioielli di Cesnola --- Senzaidentità confusi tra gli altri due milioni di opere d'arte

    L'ATTUALE ESPOSIZIONE AL MET

    Gli Argenti di Morgantina sono approdati al MET di New York dove immediatamente (la partenza risale al 27 gennaio), nel silenzio assoluto, sono stati riesposti come se mai se ne fossero allontanati. Una collezione come tante, confuse tra le due milioni di opere d’arte che costituiscono il patrimonio del MET. Per renderne nota anche la provenienza oltre che la loro condizione di prestito, nell’ultimo accordo siglato con il MET, viene esplicitamente sottoscritto che gli Argenti, devono essere esposti in un unico lotto e devono portare la dicitura “Silver from the house of Eupolemos, Morgantina. Lent by Republic of Italy – Region of Sicily “. Ebbene attualmente la collezione è esposta con la generica dicitura di “the Hellenistic Silver Hoard”, tesoro di argenti ellenistici. Ne abbiamo notizia da una blogger americana. A quanti continuano a millantare il ritorno di immagine, la grande visibilità, che avrebbero portato ad Aidone, a Morgantina e alla Sicilia tutta l’esposizione degli Argenti al MET di New York, con un conseguente aumento significativo nei flussi turistici, propongo l’articolo che la giornalista culturale, Lee Rosenbaum (nella foto), che fin dalle  / origini segue la vicenda degli Argenti ellenistici, ha pubblicato giorno 4 febbraio sul suo blog “CultureGrrl – Commento culturale di Lee Rosenbaum” (http://www.artsjournal.com/culturegrrl/2015/02/happy-returnsrelinquished-hellenistic-silver-back-on-display-at-metropolitan-museum.html ). La Rosenbaum è da sempre una estimatrice del Tesoro di Eupolemo e nel 2010 si era detta particolarmente delusa da prestito del Tesoro di Moregine inviato dall’Italia, che riteneva assolutamente imparagonabile con quello restituito al Museo di Aidone. In attesa trepida del ritorno del tesoro a NY, di cui non si spiegava il ritardo, ha continuato a chiederne conto alla direzione del MET e poi all’improvviso lo ha ritrovato esposto come sentiamo dalle sue parole “Nonostante l’interesse del pubblico ad essere informato sulla nuova (o di ritorno) esposizione in mostra al Met, non ho visto alcun annuncio pubblico del fatto che questi pezzi sono ora di nuovo in mostra. Avevo ripetutamente chiesto aggiornamenti all’ ufficio stampa del museo (l’ultimo volta l’8 gennaio), su quando si sarebbe verificato il ritorno tardivo. Questo deve essere accaduto poco tempo fa, come testimoniano le etichette di prestito 2015”. Lee Rosenbaum ci informa che il Tesoro è esposto con la dicitura generica di “the Hellenistic Silver Hoard: “Il Met ha chiamato questi 16 pezzi Tesoro di argenti ellenistici, l’Italia li chiamava “Argenti di Morgantina” e ha affermato che sono stati presi da quel ben noto sito archeologico e sono state contrabbandate dalla Sicilia” e maliziosamente ipotizza che Forse il Met “non ha alcun desiderio di attirare l’attenzione su uno spazio espositivo che evoca un capitolo sgradevole nella sua storia, la decisione molto riluttante del precedente direttore Philippe de Montebello di cedere degli oggetti a lungo considerati parte della collezione permanente, ma gravati da un passato incerto”. Se l’esposizione viene mantenuta così come la descrive la Rosenbaum, al danno si aggiungerebbe la beffa, pertanto chi ha vigilare, Ministero, Assessorato, Direzione nazionale e regionale, lo faccia, forte anche delle carte firmate alle quali gli americani continuano ad attaccarsi, gli atti della trattativa, siglata nel 2006, in cui appare chiaramente quale sia la parte più forte e come l’Italia ci faccia la figura del colonizzato che deve continuare a chiedere scusa anche quando tutta la ragione sta dalla sua parte. Intanto da parte del MET non sembra ci sia stata la stessa fretta nell’inviare i gioielli di Cesnola che dovrebbero sostituire gli Argenti di Eupolemo nello spazio espositivo del Museo di Aidone! Il Museo che presto sarà svuotato anche dell’altro spazio espositivo quello degli Acroliti (stiamo parlando di due sale indipendenti non di vetrinette!), la Regione risponde con fumose promesse di riempire questi spazi con prestiti provenienti da altri musei siciliani la cui scelta è allo studio di una commissione …Pubblicato su Vivienna.it

    Gli Argenti in Aidone. Quando i luoghi e gli oggetti raccontano la storia

    La nostra piccolissima realtà paesana ha un pregio che raramente è concesso: potere godere della visita ad una intera città di epoca ellenistica, Morgantina, sapendo che le contrade tutto intorno  furono abitate fin dalla notte dei tempi e che portano testimonianze dall’età del bronzo ai Romani, e nel contempo potere ammirare nel vicino Museo gli oggetti, gli strumenti, i decori, perfino cocci e frammenti,  che ci rendono quelle rovine ancor più vive e parlanti. Il reperto contestualizzato nel suo ambiente di origine si fa storia, parla al cuore e alla mente, visto fuori è bello ed interessante solo se lo è oggettivamente tale.

    Vi racconto una bella storia che a Morgantina potete leggere, ma per comprendere la quale da oggi al Museo vi mancherà il tassello più importante.

    Siamo nel 212 a.C., Morgantina ha raggiunto il massimo del suo splendore, sulla sua agorà, grande come quelle delle città greche e come quelle circondata da edifici porticati, si affacciano due colline che ospitano i quartieri residenziali, dove regolarmente allineate si affollano grandi case con uno o due cortili porticati, decorate con mosaici, colonne, eleganti pavimenti in coccio pesto. In una di queste abita il ricco Eupolemo –il suo nome lo apprendiamo anche da un atto che sancisce un passaggio di proprietà- un uomo che ama e colleziona oggetti belli e preziosi che compra a Siracusa e in altre città della Magna Grecia. È particolarmente orgoglioso delle coppe, dei piatti d’argento con incisioni d’oro, prodotte dai raffinatissimi artigiani siracusani, ogni tanto li sfoggia con i suoi commensali, in alcuni di essi a scanso di equivoci ha fatto pure incidere  il suo nome, la dedica agli dei, il peso, il valore…. Le notizie che arrivano da Siracusa non sono rassicuranti, la città è stata espugnata dai Romani, punita per il suo tradimento, e ora tocca alle sue città tributarie. Morgantina è molto all’interno ma non c’è dubbio che prima o poi i romani arriveranno. E quando verranno non chiederanno il permesso per prendersi tutto quello che vorranno. Dicono che ancora più pericolosi sono i tanti mercenari che militano sotto le insegne romane. Eupolemo deve salvare il tesoro di argento, sa che la sua bella casa sarà più appetibile per i conquistatori, la metteranno a ferro e fuoco per cercare quanto di prezioso egli possa nascondere. Ci ha pensato bene, avvolge tutti i pezzi in strisce di stoffa e li porta dal suo colono, abita poco più in là, nel quartiere popolare, la sua casa si affaccia sul corso principale. Ci va di notte, una notte buia rischiarata dai lampi e dai tuoni che nascondono lui bussa forte,  il contadino si affaccia timoroso ma si rassicura quando vede il padrone “Prendi una pala ed un piccone, dobbiamo scavare una buca!” “Dove?”  “Nella stanza che s’affaccia sul cortile, devo nascondere questo involto!”  “Cosa c’è?” “ È meglio che tu non lo sappia, scava prima che si faccia giorno, non deve restare traccia di quello che stiamo per fare!” Una piccola moneta, una sikeliota, sfugge al padrone o al contadino. I romani arrivano e con loro i mercenari ispanici, assettati di bottino, distruggono molte case, tanto per mettere in chiaro chi comanda, in altre prendono a bivaccarci. Mettono sottosopra case ed edifici della città, cercano preziosi, monete. Eupolemo cerca di resistere, non vuole cedere la sua casa, non vuole dare agli ispani i suoi soldi accumulati con tanti sacrifici. Gli ispani lo uccidono senza tanti complimenti e si insediano nella sua casa. Il contadino viene mandato nei campi con la sua famiglia, dovrà restare là per lavorare, perderebbe tempo se la sera dovesse rientrare a casa. la sua casa viene abbandonata come la maggioranza delle case più povere…
    1979/1980  dei tombaroli scavano in una zona di Morgantina, non si capisce bene perché stanno scavando proprio lì, non ci sono tombe e alcuni rilievi hanno mostrato case molto modeste, ma quella sera hanno il metal detector che impazzisce ogni volta che ci si avvicina a una di quelle case, abitata evidentemente da gente modesta, non ricca. Cominciano a scavare e la loro pervicacia è premiata: le familiari forme di alcune coppe emergono dalla polvere, le prendono e le puliscono: “ Non è ceramica è argento e… guarda qua, ci sono altri oggetti: dei piatti, delle coppe, dei rosoni di argento oro e pietre preziose, guarda anche una coppia di corna d’argento, che saranno?” Raccolgono tutto quello che trovano, lasciano a terra dei cocci, qualche monetina e mentre si apprestano a ricoprire tutto e cancellare le tracce ad un dei compari cade una moneta da 100 lire con incisa la data 1979.
    Un pentito, dopo tempo, quando ormai è scoppiata la polemica sugli argenti esposti al MET, riconosciuti dal Professore Malcom Bell come quelli trafugati a Morgantina e di cui si favoleggiava da tempo, rivela il luogo dello scavo. Giudici, archeologi, forze dell’ordine sono tutti presenti quando viene riaperto lo scavo: non c’è più nulla, solo qualche coccio e due monetine: la sikeliota, una monetina facilmente databile, perché il suo conio non poteva essere antecedente al  214 a.C., testimoniava la certezza che il tesoro fosse stato nascosto nel 211 quando incombeva l’occupazione romana, la seconda la moneta da 100 lire del 1979 confermava le testimonianze dei tombaroli, le voci che si rincorrevano in Aidone su favoloso ritrovamento del 1980……….
    Ecco cosa raccontano gli Argenti a Morgantina. E a New York? Sono dei pezzi obbiettivamente belli, mirabile e quasi unico esempio dell’artigianato orafo siracusano; che sono siracusani lo diranno ora, per anni gli americani negarono l’origine siciliana del tesoro, continuando a millantare una provenienza che era, di volta in volta, libanese o genericamente della Magna Grecia, magari pugliese……..
    Franca Ciantia (l'articolo a questo indirizzoda cui ho tratto questo pezzo è pubblicato per intero sul sito www.politicaprima.com - LEGGI

    LA PETIZIONE : Il tesoro di Eupòlemos non torni a New York!

    LA PETIZIONE : Il tesoro di Eupòlemos non torni a New York!

    Archeoclub "Aidone-Morgantina"
    Gli argenti, noti come il “Tesoro di Morgantina”, costituiscono il più importante insieme conosciuto di oreficeria proveniente dalla Sicilia ellenistica. Trafugati nel 1980 dai tombaroli dal sito della città siculo-ellenistica, furono venduti a Robert Hecht, il maggiore ed impunito trafficante di antichità di tutti i tempi, il quale li cedette, nel periodo 1981/1984, al Metropolitan Museum di New York.

    Nel 1987 l’archeologo prof. Malcolm Bell III - da anni direttore degli scavi nel sito siciliano di Morgantina - riconosciuto in quegli argenti l’oggetto dello spettacolare rinvenimento clandestino di cui si parlava ad Aidone qualche anno prima - ne informò le autorità italiane.

    firma qui

    https://www.change.org/p/il-tesoro-di-eup%C3%B2lemos-non-torni-a-new-york

    13 dicembre 2014 - l'I.I.S. E. Majorana festeggia i suoi primi 150 anni di vita - grande manifestazione nell'atrio e nell'aula polivalente dell'Istituto finalmente restituita alla scuola - qualche immagine per ricordare

    • Inno nazionale
    • la Sicilia 1
    • la torta
    • tortissima
    • il nuovo sito intervento Di Gangi
    • http://francaciantia.altervista.org/alterpages/slideshow-thumb/torta1.jpg
    • classse mista
    • vivienna
    • stemma
    • annullo filatelico
    • presentazione
    • la copertina dalla pubblicazione.
    • l'edificio primitivo
    • anni venti- il nuovo edificio
    • gruppo di studenti e prof. del tecnico agrario

    Invito chi ne ha piacere e vuole capire il perchè di questo manifesto, attaccato oggi alle mura di Aidone, di collegarsi alla pagina del mio BLOG: http://francaciantia.altervista.org/bugie-e-pensieri-in-liberta/ 

    E ORA SU VIVIENNA:  Aidone. La somma delle bugie non fa una verità – Anche l’ex Sindaco Gangi smentisce Lacchiana

     

    Morgantina riscoperta. Le archeopasseggiate dell'Archeoclub con guide di eccezione

    Negli ultimi anni l’Archeoclub Aidone-Morgantina si è fatto promotore di una iniziativa lodevole e culturalmente valida, l’ha chiamata archeopasseggiata, qualcosa tra una lezione di archeologia e una visita al sito archeologico di Morgantina con guide di eccezione; gli stessi archeologi, che hanno condotto le campagne di scavi, in modo generoso e con un linguaggio comprensibile ai non addetti ai lavori, condividono con i visitatori il frutto delle loro faticose ricerche; lo scopo, infatti, non è visitare la città nel suo complesso, ma ogni volta un manufatto particolare sul quale è stata condotta una nuova campagna di scavi. Più volte a guidare i soci dell’Archeclub (ma anche tutti coloro che hanno voluto parteciparvi), è stato Malcom Bell III, professore emerito dell’Università della Virginia e direttore degli scavi americani a Morgantina, uno dei massimi esperti dell’antica città dell’entroterra siciliano.  / Nelle ultime due archeopasseggiate il professore ha condotto i visitatori prima nell’Ekklesiasterion, dove aveva fatto uno scavo che aveva evidenziato la presenza di un complesso di botteghe (in cui si vendeva anche pesce sotto sale -e la cosa in un paese dell’interno non era poi così comune- contenuto in anfore puniche, a testimonianza di un commercio vivace e frequente con i paesi del Nord Africa) antecedenti alla definitiva sistemazione della gradinata monumentale. Più recentemente la visita ha riguardato lo Stoà nord dell’agorà, dove, nel corso degli ultimi scavi, è stato portato alla luce un altare dedicato ad Estia (la dea del focolare, custode del fuoco sacro) ed è stato possibile fare un’ipotesi più plausibile sulla funzione di questa imponente costruzione, dalla forma a doppia elle: era l’edificio principale della città, una specie di municipio, che conteneva il pritanèo dove si manteneva il fuoco sacro e si ricevevano gli ospiti illustri. Nelle vecchie guide ancora si legge che questo edificio era il ginnasio, questa interpretazione è stata da tempo abbandonata, oggi si è più propensi a credere che, se un ginnasio c’era a Morgantina, è più probabile che fosse in contrada Agnese dove si trovano i due complessi termali. Due incontri sono stati tenuti dalla professoressa Sandra K. Lucore, l’archeologa che ha coordinato gli scavi delle Terme nord e quest’anno di quelle sud, insieme alla professoressa Monika Truemper. La Lucore, con un linguaggio chiaro e semplice, ha illustrato l’edificio termale, le sue caratteristiche e il contributo che la sua scoperta ha portato alla conoscenza dei bagni pubblici greci di epoca ellenistica (anteriori a quelli romani più conosciuti e documentati), della loro architettura, dei sistemi idraulici e di riscaldamento. L’unicità degli edifici di Morgantina e la loro importanza per lo studio delle architetture urbanistiche è confermata nelle terme dalla presenza delle volta a cupola ed a botte, in tubi fittili, che ci testimoniano le ardite sperimentazioni di soluzioni architettoniche che a Siracusa si realizzavano sotto la guida del grande Archimede. L’unicità degli edifici di Morgantina è stata evidenziata anche nel più importante edificio di epoca romana, il Macellum, nel corso della recente visita guidata dal professore Henry K. “Hal” Sharp. Il Macellum, posto al centro dell’agorà è uno degli esemplari meglio conservato, tra i più antichi macella, di epoca repubblicana, costruiti fuori dalla capitale (insieme a quello di Ostia e Pompei). In questa “lezione”, oltre ad apprendere delle notizie molto interessanti sulla storia, sulle caratteristiche architettoniche e sulle ipotesi di uso del complesso, una specie di supermercato dove si vendevano soprattutto carni e dove, nella tholos centrale, si macellavano animali di taglia media come ovini e suini, il professore Sharp ha contestualizzato l’edificio nella storia dell’intera agorà. Ne è emerso un quadro che, in certo qual modo ha rivoluzionato il modo in cui finora, noi poveri mortali, abbiamo pensato all’agorà: una specie di piazza trapezoidale in cui la scalinata monumentale compensava l’unico dislivello. Il professore ha fatto intravedere come doveva apparire magnifica l’agorà ellenistica (monumentalizzata per volontà di Gerone II, nel terzo sec. a. C.) al visitatore che entrasse dalla porta sud (quella posta a ridosso della grande fornace, un altro dei monumenti di epoca romana), con le sue terrazze digradanti che culminavano nelle stoai porticate e nella fontana monumentale, con il santuario e il teatro alla sua sinistra, i granai e le eleganti case della collina est alla sua destra, il tempietto di Zeus agoraios che insieme a vari altari coronava l’apice della gradinata principale, adattata ad Ekklesiasterion. Per un attimo tutto questo si è materializzato davanti agli occhi dei visitatori che chiedevano a Sharp quando gli archeologi regaleranno una ricostruzione più fedele dell’intera agorà, dallo stoà nord alla porta sud. Naturalmente si scoprirebbe che in quella pianta non c’è il Macellum, costruito dopo il 135 a.C., un secolo dopo; non si vedrebbe la Fornace grande e neppure quella posta nell’estremo lato nord dei granaio, l’edificio dove, prima Ierone e poi i romani, conservavano le decime del raccolto proveniente dal  / fertilissimo territorio frequentato da Demetra, dea delle messi, e da sua figlia Persefone, quando sfuggiva al freddo buio dell’Ade.  LEGGI TUTTO

    Aidone: 2-3 agosto “Morgantina rivive” – X edizione

    Aidone: 2-3 agosto “Morgantina rivive” – X edizione

    Sabato 2 agosto e domenica 3 a partire dalle 18,30 il sito rcheologico di Morgantina sarà, per il decimo anno, teatro della manifestazione “Tra mito e storia… Morgantina rivive”, organizzata dall’Archeoclub Aidone-Morgantina e dalla Compagnia Teatrale Aidonese “Kalòs”, in collaborazione sinergica con il Museo Archeologico e il Comune di Aidone. La direzione artistica è di Calogero Matina autore anche dei testi, messi a punto con la competente collaborazione di Concetta Oliveri e Silvio Raffiotta. L’ingresso è gratuito e i visitatori, oltre ad assistere a performance suggestive e coinvolgenti, possono godere della visita del sito al tramonto e in notturna, guardando con occhio nuovo e più consapevole ai monumenti che diventano la naturale location dei vari quadri drammatici....leggi tutto

    AIDONE 27 giugno 2014 - Momento di grande emozione per tutti gli aidonesi: finalmente Aidone ha potuto riappropriarsi del suo BENE più grande anche se solo per una sera, che tutti ci auguriamo sia la prima ti tantissime altre. Grazie allArcheoclub

    • San Domenico
    • San Domenico - interno
    • parete nord
    • dettaglio
    • 27 giugno 2014 - la città se ne riappropria
    • 27 giugno 2014 - la città se ne riappropria
    • Storia di tango e cannella

    UNA NUOVA ALBA PER AIDONE

    “Comunque vada ... deve vincere Aidone ”
    La campagna elettorale è ormai alle spalle, le urne sono sigillate, resta  l’ansia dell’attesa  dei risultati…. E alla fine… com’ f’nìscia s’ cunta!
    Comunque vada a finire, posso sinceramente dire che è stata una esperienza bella ed entusiasmante, che è valso la pena vivere!

    Il nuovo che avanza: tra benefici feudali e silenzi colpevoli

    In questa campagna elettorale si sprecano gli slogan che annunciano il cambiamento ma i fatti dicono altro: leggi tutto

    IL MIO PRIMO COMIZIO  ….è andato  bene nonostante tutto: già eravamo stretti fra il comizio di Costanzo e quello di Lacchiana, avevamo appena 50 minuti scarsi e gli impiantisti dell’amplificazione continuavano ad avere problemi e infine, per non farci mancare nulla, ha cominciato a piovigginare…… quando siamo saliti sul palco abbiamo dovuto tagliare altri due interventi e abbiamo ridotto all’osso i testi del moderatore, Angelo Cultreri. Mi ha dato subito la parola e a quel punto  ho cominciato ad improvvisare, mi avevano detto che avrei avuto un leggìo ma non c’era neppure quello, completamente a braccio! Dicono che sia andato bene, che il messaggio è arrivato diretto ed efficace, ma io avrei voluto avere un po’ di tempo e calma in più per organizzare meglio il tutto. Era il mio primo appuntamento in piazza con il pubblico e quindi mi ero pure preparato un bel fervorino, ma sono contenta di come è andata, non è stato necessario cercare le parole che fluivano facilmente perchè quel programma, quei principi enunciati sono vissuti sulla nostra esperienza di questi giorni. non avevano bisogno di richiami......leggi tutto    #hosceltodinonrestareaguardare

     

    Sognare pragmaticamentePROGRAMMA della civica “NOI AIDONE” e della candidata a Sindaco Franca Ciantia

    Il tempo di sognare è tornato, dopo anni di grigia amministrazione, dal basso viene una domanda di riscatto e di crescita che non può essere relegata solo alla buona amministrazione ma deve spronarci a volare più alto e concederci di sognare un futuro per i nostri figli, i nostri nipoti, il nostro paese. Un futuro diverso sarà possibile se si riesce a concepire e mettere in atto un cambiamento di rotta a 360° , che converga verso un unico obiettivo: perseguire il bene comune. Per fare ciò innanzitutto bisogna guardare oltre il quotidiano per immaginare e programmare il futuro,  superare l’ amministrazione del solo contingente, del vivere alla giornata, sommersi dai problemi giornalieri, dell’inseguire o  meglio lasciarsi inseguire dall’emergenza e dalle scadenze. Presupposto altrettanto indispensabile è quello di entrare nell’ottica di amministrare NON CONTRO ma PER, NON CONTRO o a favore delle parti, degli interessi di bottega,  ma PER fare quanto è utile alla crescita e allo sviluppo della comunità intera e della nostra bella cittadina....CONTINUA LEGGERE E SCARICA IN pfd

    Museo di Aidone: 10 nuove unità lavorative e il finanziamento per i lavori d’urgenza

    Museo di Aidone: 10 nuove unità lavorative e il finanziamento per i lavori d’urgenza
    È ufficiale, la Regione ha distaccato al Museo di Aidone e al sito archeologico di Morgantina dieci custodi con incarico a tempo indeterminato che, aggiunti al personale in organico, potranno finalmente coprire tutti i turni senza contravvenire alle disposizioni di legge (superamento del numero di giornate festive in cui si può prestare attività lavorativa, che non deve superare le 20 unità nell’anno solare; tra l’altro va detto a difesa del personale che lo sforamento non arrecava un grande beneficio economico visto che si parla di  una indennità festiva corrispondente a più o meno 20 € lorde, al netto poco più di 10 € !). Già ieri, domenica 30, contrariamento a quanto pubblicato sulla Sicilia, il museo è stato aperto con orario continuato, ero personalmente tra i turisti in visita! C’è una seconda buona notizia, è stata stanziata la somma di 20.000 euro per fare fronte ai lavori d’urgenza e ai danni provocati ai tetti e alle pareti dalle piogge e dall’umidità, i lavori inizieranno nei prossimi giorni.
    Vanno ringraziati tutti quelli che in questi giorni si sono adoperati per informare la popolazione, la stampa e gli stessi vertici regionali della situazione assurda che si era venuta a trovare, e diamo atto per una volta che l’intervento è stato tempestivo, ma soprattutto, e si spera vivamente, risolutivo.
    Franca Ciantia

    Museo Aidone: di domenica mattina chiuso. Petizione a Crocetta e appello alla Sgarlata

    Museo Aidone: di domenica mattina chiuso. Petizione a Crocetta e appello alla Sgarlata

    Un decisione assurda quella di chiudere la domenica mattina, la fascia oraria sicuramente di maggiore afflusso, che si traduce nei visitatori e nei tour operator = chiusura domenicale! Il fatto che non se ne sia data pubblicità ci auguriamo che sia solo perché si tratta solo di un provvedimento temporaneo  e che quindi dobbiamo fidarci del buon senso di chi è costretto  a prendere queste decisioni! (corre l’obbligo di confermare che gli orari di apertura del sito archeologico di Morgantina invece restano inalterati, tutti i giorni dalle 9,00 ad un’ora prima del tramonto). leggi tutto

    Aidone: Riaccesa l’attenzione dei media per la “Venere” che deve restare a casa sua!

    Aidone: Riaccesa l’attenzione dei media per la “Venere” che deve restare a casa sua!

    Ciclicamente i media nazionali  abbassano lo sguardo su di noi, nel piccolo paese di Aidone, per sferrare il solito attacco: siamo troppo piccoli per ospitare la Dea che a Malibù era supervalorizzata e qui è pressochè negletta, lontana dai grandi flussi turistici, soprattutto a causa di strade sconnesse pari a tratturi frequentati da prostitute nigeriale, pecore e pastori. Lo ha fatto il Corriere, La Stampa, ora è la volta della 7 e di Panorama, tutti a disprezzare a chiedersi se non sarebbe il caso che venga trasferita nuovamente in Amercva. Ho scritto l'articolo, qua lincato e pubblicato su Vivienna, di getto senza pensare troppo e soprattutto la profondità che il problema richiede, spero che non sia inefficace.

    http://www.vivienna.it/2014/01/15/aidone-riaccesa-lattenzione-dei-media-per-la-venere-che-deve-restare-a-casa-sua/

    I costi della Venere? Ci rifaremo fra 50 anni. – Cui prodest? A chi giova tanto accanimento

    I costi della Venere? Ci rifaremo fra 50 anni. – Cui prodest? A chi giova tanto accanimento

    Rispondo ad un articolo poco onesto del mensile S, che imputa alla restituzione della Venere lo spreco di 5 milioni di euro per una fantomatica mostra di non bene identificate opere, prevenienti dall'estero, che dovrebbe allestirsi in Sicilia, per compiacere non si sa bene chi che con questo avrebbe ricattatato la Regione Sicilia..... è una "rivelazione" del neodirettore dei Beni Culturali Sergio Gelardi che si dice sbigottito per questo impegno milionario.... E' ingeneroso, se vogliamo usare un eufemismo, attribuire alla presenza della Venere nel Museo di Aidone sprechi di questa portata ed è anche disonesto usare la Venere, che oggi è il manufatto più conosciuto della Sicilia, per fare pubblicita al settimanale, anche perchè a leggere tutto l'articolo la nostra statua c'entra pochissimo!. Sembra, come ho sostenuto nel mio articolo su Vivienna, che ".... è tutta colpa della Venere e degli aidonesi che l’hanno voluto ad ogni costo ma non hanno saputo valorizzarla e farla fruttare  a dovere, magari producendo, in tre anni, il guadagno dei cinque milioni necessari a coprire le spese del suo riscatto!"

    MALEDETTA PRIMAVERA!

    Aidone e Morgantina su TV2000

    Aidone e Morgantina su TV2000

    oggi alle 16,25 e domani alle 13,30, TV 2000- Canale 28, per circa mezzora si è parlato di Aidone mettendo in evidenza i suoi panorami e la ricchezza del suo patrimonio archeologico e culturale: sono stati intervistati il sindaco Gangi, i parroci Oliveri e Cosenza, il direttore del Museo Dr. Caruso; nei ristoranti EUEKEI e Vecchia Aidone sono stati allestiti tavole con i piatti tipici o altri originali confezionati con prodotto rigorosamente locali. I luoghi sono stati esaltati positivamente dalla telecamera gli interventi dei partecipanti. Si potrà vedere anche in streaming sul sito di TV2000 dove si trova anche una gallery di fotografie CLICCA QUI .    Il video è già su su YouTube CLICCA QUI

    Aidone 26/01/2013

    IL MUSEO DI AIDONE SCRIGNO PREZIOSO.

    IL MUSEO DI AIDONE SCRIGNO PREZIOSO.... Restituito al museo di Aidone un altro capolavoro dal Museo Paul Getty di Malibù. Il merito di una cessione, che appare quasi un atto di liberalità del museo californiano, è il frutto del clima di collaborazione reciproca stabilito dopo le dure campagne di opinione e giudiziarie messe in atto per il recupero della cosìddetta Venere. Il Museo Getty  farà conoscere l'arte e l'archeologia siciliana e italiana con mostre tematiche in cui il grosso del materiale esposto proverrà dalla Sicilia e dall'Italia tutta, come si può vedere qui. E' la volta quindi della testa di Ade, proveniente da scavi clandestini effettuati a Morgantina allla fine degli anni settanta, e destinata ad essere definitivamente consegnata al Museo di Aidone dopo una serie di mostre nello stesso Malibù, nel resto d'America e in Italia. in attesa di vederla de visu ammiriamola in questa immagine

    Il MUSEO GETTY RESTITUIRA' LA TESTA DI ADE AL MUSEO DI AIDONE MORGANTINA

    testa di Ade

    Il MUSEO GETTY RESTITUIRA' LA TESTA DI ADE AL MUSEO DI AIDONE MORGANTINA

    IL SACCHEGGIO DI OPERE D'ARTE E REPERTI ARCHEOLOGICI SULLA STAMPA AMERICANA: DUE INTERESSANTI ARTICOLI  SU BLOG  UNO SUL "LOS ANGELES TIMES" 

    sul sito CHASING APHRODITE : Il sito nasce per dare la caccia alle antichità rubate in tutto il mondo e acquistato illecitamente dai musei americani. Qui viene esaminato  l'annuncio del Getty di restituzione della Testa di Ade e della volontà da parte dello stesso Museo di indagare sulla orogine dei propri acquisti. (http://chasingaphrodite.com/2013/01/19/the-gettys-looted-amber-a-window-into-the-museums-dilemma/) . Da tenere sotto osservazione il progetto WiKILOOT annunciato da Jason Felch della costruzione di una piattaforma in cui raccogliere una banca dati per documentare il commercio illegale delle antichità saccheggiate .  ( http://chasingaphrodite.com/wikiloot/ ) 

    Getty annuncia ritorno del Capo Morgantina Terracotta nel blog ILLICIT CULTURAL PROPERTY  si analizzano le parole usate dal portavoce del Getty per annunciare il "rimpatrio" della testa di Ade, l'uso di eufemismi  senza fare cenno al "saccheggio" e al crimine perpetrato per anni

    infine il dettagliato articolo apparso il 10 gennaio sul Los Angeles Times  (http://www.latimes.com/entertainment/arts/culture/la-et-cm-getty-museum-hades-sculpture-sicily-20130110,0,2715069.story)

    Il Museo Archeologico di Aidone; attività e prospettive di crescita

    aula della Chiesa di san Francesco - sala convegni

    Il Museo Archeologico di Aidone; attività e prospettive di crescita

    Morgantina è uno scrigno che non finisce mai di rivelare i suoi tesori: ogni rudere, ogni pietra, ogni reperto -sia esso una moneta, un vaso, una statua, un mosaico-  ci racconta una sua storia, un tassello che rende sempre più leggibile il mosaico della storia di questa città e di quella della Sicilia tutta.  Il ciclo di conferenze, che prende il nome di “Storie di Storia per Morgantina”, è aperto, Mercoledì 17 Ottobre 2012 alle 18,00,  dal Prof. Malcolm Bell,  profondo conoscitore di Morgantina in tutta la sua complessità,  che parlerà di come i vecchi scavi, che sembravano ormai archiviati, continuino invece a raccontarci cose nuove e si prestino a nuove chiavi di lettura, il titolo del suo intervento è infatti  “Morgantina: nuove scoperte da vecchi scavi” *. Queste conferenze, insieme ad altre programmate per l’anno prossimo e agli eventi di tipo culturale ed artistico ospitati dalla città ellenistica e dal suo Museo tra il 2011 e il 2012, contribuiscono, a rendere Morgantina e Aidone  punto di riferimento per la storia dell’archeologia, centro di scambi culturali, luogo di incontri in cui si consuma la cultura in tutte le sue sfaccettature: dalla storia all’arte, dall’archeologia alla musica. Appare soddisfatto di queste iniziative il direttore del Parco,...Leggi tutto

    LA MALEDUCAZIONE

    Ingresso di Aidone

    LA MALEDUCAZIONE

    Quasi ogni giorno percorro la statale che da Aidone porta a Piazza Armerina, una strada, secondo molti, difficilie, tutta curve, ma immersa nel verde e tutto sommato bella da percorrere, tranne quando non è avvolta dalla nebbia. E ogni volta che la faccio non riesco a non arrabbiarmi per la quantità di rifiuti sparpagliati lungo tutti i bordi, mi fanno incavolare anche più delle condizioni disastrose: quelle non dipendono da noi ma la pulizia è solo affare nostro! E invece sembra che chi la percorre, in auto e a piedi, provi l'incontenibile bisogno di sporcarla con rifiuti di ogni genere. Con un articolo su questo argomento ho ricominciato a scrivere per Vivienna, mi è stato chiesto di adattarlo anche per la rivista Settegiorni: ne sono contenta non tanto per gratificare il mio ego, ma perchè spero che il messaggio giunga a quanta più gente possibile. Nelle giornate di Legambiente "Puliamo il mondo" sarebbe meraviglioso se aidonesi e piazzesi ci incontrassimo a metà strada bonificando la 288!!!! 

    IL RISCHIO INCENDI SEMPRE PRESENTE NELLE ESTATI DI MORGANTINA

    IL RISCHIO INCENDI SEMPRE PRESENTE NELLE ESTATI DI MORGANTINA

    Ogni estate puntuale come la morte arrivano gli incendi e puntualmente, oltre ai boschi, brucia il sottocosta della Villa, il costone occidentale di Aidone sotto il Castellaccio e soprattutto, e a più riprese, Morgantina. Spesso è il colle della Cittadella ad essere avvolto dalle fiamme, l'anno scorso le fiamme lambirono l'area recintata di Sella Orlando (Il sito ellenistico, per intenderci, quello meta di migliaia di visitatori all'anno) quest'anno oltre alla Cittadella la parte più dannneggiata è stata l'area sacra di San Francesco Bisconti, il costone terrazzato,  pieno di templi  e altari dedicati al culto delle Dee Demetra e Persefone, la stessa area da cui quasi con certezza si sa che furono trafugati gli acroliti a la cosiddetta Venere. Cosa succede? come si spiegano? è possibile che ci siano uomini così incoscienti e malvagi che commettato un simile omicidio, perchè di questo di tratta, cheantepongano il loro piccolo interesse o godimento personale alla vita di migliaia di piante e animali e al mantenimento di un patrimonio così prezioso per la comunità ed il territorio? Il mio amico Angelo Drago, che abita a Morgantina, è stato costretto con la famiglia a lasciare la sua casa per non essere soffocato dal fumo, mi ha inviato queste sue considerazioni a cui ho voluto dare voce con un articolo su Vivienna perchè credo sia giusto indignarsi pubblicamente e prendere una posizione netta contro i delinquenti che appiccano il fuoco ma anche contro chi dovrebbe prevenirli e non lo fa o lo fa in modo evidentemente insufficiente. LEGGI L'ARTICOLO

    INCONTRO SUI "LAMENTI" LA SERA DELLE PALME, A SANT'ANNA

    CHIUDIAMO LA DOMENICA DELLE PALME incontrandoci alle 20,00 a Sant'Anna per conoscere e capire meglio la secolare tradizione dei "lamenti" che poi ascolteremo nelle processioni della Settimana Santa. PROGRAMMA:
    - il professore Pino Biondo, esperto di tradizioni e musiche popolari, ci intraterrà sulla questa tradizione condivisa da gran parte dei comuni dell'ennese e della Sicilia tutta
    - i Confrati canteranno i lamenti tradizionali: A Cruci Santa, Li Vintiquattrura, La Cavalleria
    - sarà data lettura degli antichi testi.

    Due anni fa abbiamo sperimentato con grande successo questo incontro nella chiesa dell'Annunziata. L'articolo apparso allora su Vivienna

    Aidone. Alla Villa comunale c'era una volta questo albero: l'unione di due gemelli diversi! Ora non c'è più, è caduto vittima della furia distruttrice della cosiddetta sicurezza!

    Aidone. Alla Villa comunale c'era una volta questo albero: l'unione di due gemelli diversi! Ora non c'è più, è caduto vittima della furia distruttrice della cosiddetta sicurezza!

    Con un atto che non si può non definire vandalico qualche mese ( due mesi, tre mesi ?)  fa è stato tagliato questo albero; si trovava sulla scarpata all'ingresso della Villa Comunale, nessuno ha potuto constatare quello che stava avvenendo perchè dalla metà di gennaio la Villa è chiusa per non ben definiti lavori di messa in sicurezza. Sembra che il taglio "cautelativo" sia stato fatto ancora prima del nubifragio del 22 febbraio che, a quanto pare, ha causato altri danni. Sembra che siano intervenuti Forestale e Vigili del fuoco per compiere il misfatto....è vero che gli alberi, quasi tutti pini, sulle scarpate che danno sul corso Vittorio Emanuele, la nostra passeggiata, erano a rischio, forse, ma da qui a fare piazza pulita ce ne vuole; da alcune foto rubate si rileva come nella furia distruttice gli alberi tagliati si sono lasciati cadere ovunque danneggiando viali, muretti e quant'altro. La presenza della Forestale, se vera, rende il tutto ancora più incredibile. Quest'albero particolarissimo l'abbiamo visto formarsi e crescere da almeno un trentennio. Negli anni 80 fu fotografato per la prima volta, si vedeva che dal ramo del pino stava nascendo qualcosaltro, scommettavamo su cosa fosse, sembrava un nido, poi cominciò a crescere, togliendo forza all'albero madre che da qual momento crebbe più lentamente,  e si rivelò per quello che era: un pino domestico che forse per una specie di innesto naturale (un ramo spezzato nella cui ferita si era incastrato un nuovo seme?) stava crescendo su un pino marittimo. Come un figlio adottivo da una pianta madre rada e chiara nasceva un figlio fitto e scuro! Ne abbiamo seguito negli anni la  crescita , queste foto sono del  2009 (proprio il giorno della giornata ecologia nel corso dei preparativi dell'arrivo degli Acroliti) e nel 2010, durante la settima edizione del concorso Madonnari organizzato dall'ADA. Chi l'ha abbattuto non è stato sfiorato dal desiderio di salvarlo -e sicuramente i mezzi c'erano-, e di conoscere meglio la sua genesi? Ma in che mani siamo? C'è una sola parola per interpellarli: Vergogna!

    IL SINDACO DI AIDONE RENDE NOTO QUEL CHE STA PER FARE

    IL SINDACO DI AIDONE RENDE NOTO QUEL CHE STA PER FARE

    N.d.r. di Vivienna: Siamo contenti di sapere che qualcosa si muove, come afferma in un comunicato stampa il sindaco di Aidone (sperando che non rimanga solo come per le precedenti comunicazioni solo un comunicato stampa):

    << Per Aidone dopo il 2011, anno di rientro della “dea di Morgantina” anche il 2012 si appresta ad essere un anno molto importante.
    Diversi cantieri stanno per avere avvio:
    1.     la riqualificazione della Piazza Gen. Cultreri, per 1.700.000 euro;
    2.     la realizzazione dell’indispensabile parcheggio nella zona Canalotto, per 1.700.000 euro;
    3.     il rinnovo di tutta la segnaletica turistica e stradale, per 110.000 euro;
    4.     il consolidamento della zona Castello Barone, a valle Vico Piazza, per 441.000 euro;
    5.     realizzazione di due alloggi popolari, lotto integrativo Contratto di Quartiere II San Giacomo, per 340.000 euro;
    6.     vari interventi strutturali di riqualificazione, arredi e decoro, in diversi punti del perimetro urbano, connessi alla valorizzazione del rientro della “dea di Morgantina”, per 500.000 – 700.000 euro.
    Il tutto per un importo complessivo di lavori di circa 5 milioni di euro, a beneficio di un sospiro di sollievo dell’economia aidonese, in termini di risorse umane da coinvolgere e servizi e beni da fornire. LEGGI TUTTO

    AMARCORD!

    Questi due filmati, girati in Aidone, sono tratti da un programma di Rai3 trasmesso nel 1982. Il programma, realizzato da Giuseppe Tornatore, prendeva in esame la situazione delle minoranze etniche e linguistiche  (albanesi e galloitalici), in Sicilia e il rischio reale della loro scomparsa. Sul sito della Regione Sicilia "Sicilia in onda" si può vedere la puntata completa.

    LA CHIESA CONDANNA GLI EVASORI! finalmente!?

    http://www.lettera43.it/economia/macro/37353/la-cei-politica-serva-della-speculazione.htm

    FINALMENTE! la cosa che mi ha sempre scandalizzato nella Chiesa cattolica è stata la mancanza assoluta di riguardo rispetto ai doveri civili dei fedeli-cittadini! è stata accettata l'ipocrisia assoluta dei bigotti apparantemente buoni e onesti, quelli che, mentre si scambiano il segno della pace e si comunicano, continuano ad odiare e a non salutare il proprio prossimo....E ora cosa faranno i preti nel confessionale? ascoltano la confessione, l'atto di dolore, perdonano, assolvono, due avemaria e un padrenostro e tutto resta come prima???