A MORGANTINA LA SCALA DELLA VERGOGNA

12476217_1105273096150126_575004851_nUn mese è già passato da quando l’archeologa e guida turistica Serena Raffiotta, con un post su Facebook, lanciava l’allarme su una scala in di ferro e orsogril che si stava costruendo a Morgantina alla fine dello Stoà Est e a ridosso del cosiddetto Pritaneion e delle case che si inerpicano sulla collina, fino a quella conosciuta come Del Saluto e Del Capitello dorico. Le fotografie da lei pubblicate hanno suscitato molta indignazione non solo tra gli aidonesi ma anche tra gli addetti ai lavori e tra quanti amano il meraviglioso sito di Morgantina. Ne sono seguiti un articolo del Giudice Silvio Raffiotta su Vivienna.it, dove veniva pesantemente  richiamata la responsabilità della Soprintendenza, che aveva autorizzato lo scempio .  La richiesta preoccupata, di molti commentatori su FB e degli aidonesi di richiamare fortemente l’attenzione, è stata accolta dal Movimento “Noi Aidone” che si è fatto promotore di una petizione sul sito  Change.org per chiedere la rimozione della scalinata (LA PETIZIONE ANCORA ONLINE PER LA FIRMA).                                                                                                                                           821La petizione, ancora aperta, è stata indirizzata  al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana. Al raggiungimento delle 700 firme ne è stata data comunicazione ai destinatari allegando l’elenco dei firmatari oggi più di ottocento. Ad oggi nessuno di loro ha sentito il dovere o la cortesia di dare un cenno di ricevuta. Tra tutti, solo la dottoressa Maniscalco, direttrice del Museo di Aidone, ha sentito l’esigenza di rispondere, ma su Facebook e a qualche intervista ad organi di stampa. Per il resto silenzio assoluto! Eppure tra i firmatari ci sono professionisti, funzionari, ex funzionari e dirigenti regionali, studiosi e professori, semplici

cittadini. Ma sembra che chi l’ha ricevuta ha la pretesa di essere talmente nel giusto da non dovere dare risposte a nessuno e di nessun genere! Arroganza o imbarazzo? Intanto si è costituito un comitato spontaneo fra le associazioni che condividono la preoccupazione per il destino del sito che l’installazione della scala in qualche modo rappresenta. Queste le associazioni partecipanti: Accademia Pergusea,  A.D.A. Associazione Donne Aidonesi, Amici del Parco di Morgantina, Archeoclub Aidone, Archeoclub Noto, Associazione Guide Turistiche Enna,  Associazione Guide Piazza Aidone, Associazione culturale Bombyx Mori, Club per l’Unesco di Enna, Delegazione Fai Enna, Associazione Donneinsieme ‘Sandra Crescimanno’, FIDAPA Aidone, FIDAPA Piazza Armerina, Associazione GAP , Gruppi Archeologici Piazza Armerina, Associazione Hisn Al Giran, Associazione culturale Panta, Legambiente Piazza Armerina, Movimento Civico “Noi Aidone”, Pro Loco Aidone, Studenti di ‘Archeologia del Mediterraneo’ Unikore. I rappresentanti di queste associazioni, coordinate da Serena Raffiotta, saranno ricevute a breve dal Soprintendente di Enna, il dott. Salvatore Gueli per un chiarimento delle rispettive posizioni.

Qui di seguito aggiungo i testi dei due mie articoli che sono stati pubblicati su Vivienna.it e di quello di Silvio Raffiotta. In questo mese più volte sia sulla Sicilia che sul Giornale di Sicilia e su varie testate locali sono apparsi articoli di cui darò conto il calce.

articolo petizioneDa Aidone parte la petizione online per RIMUOVERE la scala di ferro sull’Agorà di Morgantina  Aidone. L’articolo del giudice Silvio Raffiotta, apparso su questa testata nei giorni scorsi, ha portato alla conoscenza dei lettori, non solo aidonesi, lo scempio che si è consumato a Morgantina nel silenzio dei giorni festivi. Ci sono poche parole da aggiungere per descrivere il senso di amarezza e di frustrazione che provano i cittadini aidonesi ma anche quanti hanno amore e rispetto per l’arte, l’archeologia, l’ambiente. Non ho le competenze tecniche per giudicare la bontà del progetto, ma posso dire che ferisce il buon senso e la vista. Ferisce soprattutto il silenzio assordante dei responsabili, soprattutto la Soprintendenza di Enna, stazione appaltante dei lavori, che continuano a non sentire il bisogno di intervenire per convincerci della necessità inderogabile (?) e della bontà di quest’opera. Ci si ritiene talmente in alto da non dovere mai rendere conto, nel bene e nel male, delle proprie azioni? Si ha tanto disprezzo del popolo bue che non è in grado di capire e che perciò deve sottomettersi a qualunque decisione loro prendano? Si aspettava quanto meno un comunicato stampa (n.d.r.: anche una denuncia, tanto la Redazione è –oramai- abituata a difendersi nelle aule dei Tribunali), un minimo cenno di vita dopo l’articolo citato, non è successo nulla. Il Movimento “Noi Aidone” ha deciso di non restare a guardare e ha lanciato una petizione online che in mezza giornata ha già raccolto centinaia di firme. Segno che l’opinione pubblica, che sta seguendo i fatti attraverso la stampa online e Facebook, vuol fare sentire forte e chiara la propria voce. Nella petizione si chiede di rimuovere la scala che, secondo qualche addetto ai lavori, è del tutto amovibile e non avrebbe in alcun modo danneggiato l’impiantito originario. La scala risponde certamente all’esigenza di rendere più agevole la visita delle case del quartiere est, soprattutto la Casa del capitello dorico, meglio conosciuta come la Casa del saluto, e quella di Ganimede dove si conserva il preziosissimo mosaico, uno degli esemplari più antichi del mondo greco. Ma qualcuno dovrebbe rispondere se non ci fosse un modo meno invasivo e pervasivo e di così forte impatto. La “monumentale” scala è visibile da qualunque parte della grandiosa Agorà, una delle più grandi e meglio mantenuta della Magna Grecia; la collina est che vi si affaccia ne risulta gravemente sfregiata. Ci aspettiamo che chi di dovere prenda in considerazione la voce che arriva da quanti, aidonesi e non, pretendono il rispetto di un bene che finora aveva mantenuto intatta la sua bellezza. Ai soliti benaltristi diciamo che è necessario l’impegno di tutti nel fare pressioni perché il sito nella sua interezza venga reso veramente fruibile a tutti, anche e soprattutto ai disabili e agli anziani. La petizione è indirizzata: – al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina la Dott.ssa Laura Maniscalco – al Soprintendente ai BB Archeologici di Enna il dott. Salvatore Gueli – all’Assessore ai BB.CC e dell’Identità Siciliana, l’avv. Carlo Vermiglio e al Ministro dei Beni e le Attività Culturali l’On.le Dario Franceschini che giorno 3 febbraio sarà in visita ad Enna e magari potrebbe visitare il sito di Morgantina per rendersene conto di persona. Franca Ciantia

PETIZIONE SCALA 2Morgantina. Quella scala va rimossa! Successo della petizione popolare.

Una settimana fa il Movimento civico “Noi Aidone” ha lanciato la petizione popolare online per la rimozione della scala di ferro e orsogril (la rete elettrosaldata) installata nell’agorà di Morgantina. Ben settecento persone l’hanno già firmato e tra loro ci sono, non solo cittadini aidonesi, ma estimatori del nostro grande sito da varie parti di Italia e del Mondo, tra di loro anche professionisti nell’ambito dei Beni Culturali. Alla scadenza della prima settimana le oltre settecento firme sono state inviate alle autorità cui era indirizzata la petizione (al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana). La petizione continua online e sicuramente molti, man mano che ne stanno venendo a conoscenza, vorranno firmarla. La risposta della gente è stata forte e convinta, c’è stato anche qualche breve intervento sugli organi di stampa, e un lungo comunicato stampa -che si può leggere qui in calce integralmente- della dottoressa Laura Maniscalco che spiega le motivazioni del manufatto e nel contempo, in qualche modo, prende le distanze dal progetto e dalla sua realizzazione. Intanto, in primis, dal momento che l’opera non è stata ancora completata, dovrebbe essere severamente interdetta al pubblico; nelle condizioni in cui si trova, in questo momento, costituisce un rischio maggiore della salita impervia che i turisti sono soliti percorrere. Tra le motivazioni si afferma che oltre alla pericolosità dell’accesso erano a rischio i pavimenti della casa del Capitello dorico o del Saluto. È vero che si risparmia a quei pavimenti il logorio di qualche migliaio di piedi, ma il visitatore si perde la Casa più interessante, la più completa per comprendere le architetture e le tecniche costruttive in età ellenistiche, si perde tra l’altro la vista del piccolo ambiente dove troneggia la scritta EYEXEI, che nel tempo è diventata il simbolo stesso di Morgantina. È giusto salvaguardare i pavimenti in cocciopesto di questa casa ma è urgente pure liberare dall’erba, che infesta Morgantina in tutte le sue parti e in ogni stagione, i pavimenti della Casa Pappalardo completamente sepolti e quelli della Casa della Cisterna ad Arco sempre di più spaccati da ciuffi d’erba che spuntano ormai non solo dagli angoli ma addirittura al centro degli ambienti. Per non parlare delle Plateiai A e B, dove  l’erba regna sovrana e rende scivolosa la discesa, dello stoà nord dove penzolano in bella vista, sui bassi muretti,dei fili elettrici, mentre sulla strada si sprofonda nell’erba soffice come la neve.   Nella Casa Pappalardo, che è una delle case più grandi e ricche tra quelle della collina Ovest, nel corso di questi ultimi interventi (di cui faceva parte la scala) sono stati restaurati e riparati con una copertura i mosaici di un solo ambiente, ma tutto il resto è nell’incuria totale. Un altro intervento dello stesso genere è stato fatto in un ambiente della Casa detta dei Capitelli Tuscanici; si sono rinforzate le due tettoie della Fontana dell’agorà e si è posta una copertura sull’altare di Hestia, scoperto qualche anno fa negli ambienti dello stoa Nord. Nonostante questi 6/7 interventi effettuati in questi mesi, le condizioni di Morgantina, quanto a sicurezza e tutela, ormai sono disastrose e meriterebbero un’attenzione continua e strutturale che non si può risolvere in interventi episodici e decontestualizzati; l’ampiezza del sito e la carenza endemica di risorse finanziarie, umane e materiali non può continuare ad essere invocata per giustificare lo stato di degrado e di abbandono in cui il sito ormai è lasciato. Tornando alla scala, vista direttamente, si può affermare che è più brutta e più inutile di quanto non sembrasse dalle foto e non è una questione di prospettiva. Dall’agorà superiore, esattamente dallo Stoà est, si percorre un viottolo in direzione sud, qui si incontra la rima rampa di tre gradini che porta al di sopra del cosiddetto Pritaneion. Da qui comincia la scala di oltre sessanta gradini e una decina di pianerottoli in orsogril, che ti disorienta e nella discesa ti procura anche le vertigini. Il lavoro sembra ancora in progress, sui pilastrini delle inferriate ci sono degli anelli attraverso cui verrà fatto passare cosa qualcosa: una rete, delle cordicelle, delle aste? Per fortuna questa non è stagione di visite scolastiche! Finisci la salita e sei già sul vialetto superiore difronte alla casa Papola, dove dovrebbe trovare posto un luogo di ristoro e i bagni. Vai verso la casa di Ganimede dove i mosaici superstiti dell’ultima stanza, mai coperta, sono minacciati dall’erba che cresce rigogliosa sulla soglia d’ingresso. Nello stesso edificio due grandi ambienti retrostanti sono protetti da coperture che non lasciano vedere cosa proteggono, dal momento che quando hanno messo le nuove hanno tralasciato di togliere le vecchie, quindi dai vecchi tronchi di legno che le reggevano penzolano antichi pezzi di plexigass o altro materiale. Il cahier de doleances sarebbe infinito, è bene che lo facciano gli addetti ai lavori, noi profani non possiamo non far notare che prima di quella scala, se proprio non se ne poteva fare a meno e non c’era altra soluzione, ci sono altri cento piccoli interventi per mettere in sicurezza, segnalare, guidare, tutelare etc. Franca Ciantia

La nota della dottoressa Laura Maniscalco indirizzata agli organi di stampa: “In merito alla scala collocata lungo la collina est di Morgantina si fanno alcune brevi precisazioni. L’idea della scala è sorta a suo tempo sulla base di diverse considerazioni: 1) Inadeguatezza del percorso “naturale” che oltre ad essere molto impervio e poco sicuro per l’utenza finiva per portare il flusso dei visitatori all’interno dei vari ambienti delle abitazioni con conseguente continuo logorio dei pavimenti in coccio pesto. 2) Esigenza di mettere in sicurezza gli stessi visitatori. Si sono verificati diversi episodi di cadute e qualche anno fa c’è stato anche un caso di frattura di una caviglia. Inoltre nel primo tratto di ascesa (ancora sulla stoa est) vi è un vuoto (scarico idraulico) che è un potenziale pericolo soprattutto per bambini e adolescenti.  3) Maggiore funzionalità del percorso di visita che permette di salire avendo di volta in volta la visione delle abitazioni, della cittadella e dell’Etna con relativi pannelli esplicativi. Il precedente itinerario prevedeva una discesa impervia attraverso le strutture murarie ma questo viene evitato dalla scala che consente una discesa agevole in piena sicurezza, nonché una visione laterale di alcune delle strutture senza interferenze. 4) La presenza di un accesso rapido e sicuro alla collina apre la possibilità concreta (per altro prevista all’interno di altri progetti già inviati in Assessorato) di rendere quest’area visitabile anche di sera o di notte circostanza resa possibile dal fatto che abbiamo da poco istallato (su pali già esistenti) dei nuovi proiettori che illuminano questa parte di sito. 5) In un prossimo progetto è prevista la completa rifunzionalizzazione dell’ex casa di guardia (cosiddetta “casa Papola”) dove verranno attivati un piccolo punto di ristoro e i servizi igienici e che saranno facilmente raggiungibili proprio grazie al nuovo percorso. Considerato che soprattutto durante la stagione estiva le temperature sono spesso torride, l’eventuale soccorso fornito dai volontari che sosteranno presso casa Papola sarà molto più rapido grazie al nuovo percorso. Per quanto riguarda le notizie diffuse in merito a eventuali danneggiamenti a resti di età antica si precisa che i tirafondi della scala sono stati posizionati nel suolo, evitando così di danneggiare la roccia, dopo avere effettuato dei saggi preventivi sotto le direttive dall’archeologo incaricato che ha redatto come sempre il giornale di scavo. A quanto pare sono state diffuse foto con muri imbullonati (non si trattava di foto della scala né di muri di età antica) e altre informazioni non esatte. Nessuna struttura di età antica è stata manomessa o danneggiata. Il materiale previsto (orsogrill) è quello comunemente utilizzato nei siti archeologici per passerelle, scalette etc. Lo stesso materiale anzi è da molti anni presente nello stesso sito di Morgantina in altri settori. Precisato pertanto che non ci sono problemi di tipo prettamente archeologico, riportiamo il problema a quello che è cioè di impatto visivo accentuato magari dalla angolatura con la quale vengono inquadrati i gradini nelle foto che vengono diffuse. Le coperture e altri elementi comunemente inseriti in siti archeologici per la conservazione dei resti o per permettere una maggiore fruizione costituiscono da anni uno spinoso problema che non sempre è facile risolvere. Quale può essere la migliore soluzione  il vetro? il carbonio? l’alluminio anodizzato? il pvc-vinile? la pietra?, il legno? Se nei siti archeologici viene di preferenza usato l’orsogrill il motivo è dovuto proprio ad una serie di elementi come la leggerezza visiva, i bassi oneri di manutenzione e la sua resistenza anche al fuoco, pericolo costante in molti siti archeologici che non hanno la disponibilità economica di provvedere ad un continuo taglio dell’erba. Il grigliato inoltre permette anche di vedere attraverso il piano di calpestio. A questo punto considerato tutto questo, dipende esclusivamente dal progettista prima e dal direttore del lavori poi riuscire a rendere il manufatto il più leggero e meno impattante possibile con una serie di accorgimenti che riguardano la scelta del profilo, il colore delle parti da dipingere: infine sta alla ditta esecutrice effettuare il lavoro in modo conforme a quanto richiesto. Anche nel caso di un disegno lineare e schematico a volte la realizzazione può essere non del tutto felice, bisogna inoltre tenere presente che la normativa italiana sui lavori pubblici richiede che la ditta esecutrice debba rispondere in tutto e per tutto al direttore dei lavori e non al capo dell’istituzione nella quale l’opera ricade. Questo elemento è stato percepito come intrusivo ed impattante e certamente è intrusivo così come sono intrusivi tutti i percorsi o le scalette all’interno della Villa del Casale o nelle case a terrazza di Efeso e in numerosissimi siti archeologici. Quale pertanto la soluzione? Interventi che modificano e migliorano un manufatto sono sempre possibili e certamente verranno studiati anche in questo caso nell’ambito dei progetti che abbiamo presentato e che presenteremo. Inoltre, in merito ad un articolo apparso l’altro ieri sul Giornale di Sicilia si precisa che non è vero che il Sito chiude nel periodo di maggiore affluenza, non è vero che mancano i cartelli anzi quelli danneggiati sono stati sostituiti. Certamente è vero che il personale di custodia è numericamente insufficiente e questa circostanza è stata segnalata molte volte al Dipartimento. A differenza di molti musei siciliani il museo di Aidone è aperto 7 giorni su 7 con orario continuato. Le chiusure domenicali sono state limitate al minimo e solo nei momenti di bassa affluenza. Purtroppo il pensionamento di ben 3 custodi negli ultimi due mesi ha comportato dei grossi problemi visto che riduce un numero già insufficiente e sarà necessario rivedere gli orari di fruizione. Auguro a tutti un sereno 2016. Dott.ssa Laura Maniscalco

art.vivienna-raffiottaAidone.  Attacco all’agorà, a Morgantina ora ci si va con la scala. Soprintendenza? che la tolgano

Aidone. Hanno deciso di sferrare l’attacco all’agorà di Morgantina. Duemila anni fa, era tanto bella e magnifica che i Romani la risparmiarono nella loro furia iconoclasta contro tutto quello che c’era di greco in Sicilia. Cinquant’anni fa, quando venne dissepolta dagli americani, anche il re Gustavo di Svezia amava sedersi sulla scalinata monumentale dell’enorme piazza, mangiando pane e formaggio pecorino locale mentre ne godeva le perfette geometrie e l’incomparabile paesaggio. Nei libri di storia dell’architettura classica è ormai entrata come un mito, essendo la più grande agorà superstite di Sicilia; non solo, ma l’unico esempio completo del tipico spazio pubblico organizzato di una polis. E la comunità locale ogni anno, ad agosto, se ne fa teatro per la rievocazione storica dell’irripetibile modo di vivere di allora e il luogo è tanto magico che tutti, attori e turisti, si sentono antichi Greci.
Ora, qualcuno pare si sia stancato della sua inalterata bellezza e della forza di suggestione che se ne trae e ha ritenuto che è giunto il momento di cambiarle i connotati, non con la mano leggera della chirurgia plastica ma con quella dell’artiglieria pesante, sparandole con una cannonata di sferraglia un colpo al cuore. Non sappiamo i nomi e cognomi degli addetti alla batteria di fuoco, perchè la cannonata è stata sparata all’insaputa di tutti, fruitori ed aventi diritto all’informazione (la comunità scientifica che opera nel sito), senza il classico preavviso per mettersi al riparo e magari patteggiare con il nemico per un trattamento meno aggressivo. Però sappiamo che ogni intervento in un’area archeologica demaniale non può che provenire dall’autorità di tutela e non possiamo immaginare che la Soprintendenza di Enna ne sia completamente all’oscuro. E questo ci ferisce e un po’ ci indigna, perché cominciamo seriamente a dubitare che quell’istituzione assolva veramente al suo compito ben pagato che è quello di vigilare e conservare l’integrità sotto ogni aspetto dei nostri beni archeologici e monumentali.
Ma veniamo al fatto.
Lungo la dorsale della collina di levante che si affaccia sull’agorà, ed esattamente sulla millenaria stradina in acciottolato che collega la piazza a uno dei quartieri residenziali, è stata installata un’imponente scalinata in ferro, imbullonata sulle vecchie pietre per rendere, si ritiene, più agevole il percorso ai visitatori. Sino a ieri nessuno l’aveva ritenuta necessaria e tanto meno invocata: tutti erano felici e contenti di accedere ai quartieri alti mettendo i piedi dove per secoli li avevano messi Greci e Romani, assaporando la sensazione che il tempo si fosse fermato. Eppoi, se problemi di percorribilità c’erano per qualche piede malfermo sull’acciottolato, potevano essere risolti agevolmente con un restauro conservativo o con una protezione di tipo meno invasivo. Invece si è optato per la soluzione più pesante, di maggiore impatto visivo, di massima incongruenza con l’ambiente che l’ospita, di perfetta disarmonia con le linee delle architetture circostanti. Insomma un atto di violenza, un pugno nell’occhio, un pugno nell’ occhio di quanti da ora in poi visiteranno l’agorà di Morgantina pensando di immergersi in un contesto antico e naturale miracolosamente scampato alla distruzione, per trovarsi, invece, di fronte ad uno spettacolo di moderna archeologia industriale. Personalmente, quella scala non l’avremmo messa neppure sul nostro terrazzo e se l’ignoto architetto che costruì l’agorà l’ha in qualche modo vista dall’altro mondo, di certo si sta rivoltando nella tomba.
A questo punto, una domanda s’impone: che ci sta a fare una Soprintendenza in provincia di Enna se avvengono fatti del genere? Cosa ci sta a fare, per restare agli scandali più recenti, se il castello medievale di Lombardia viene restaurato a colpi di ruspa e se la chiesetta medievale di Kamut scompare da un giorno all’altro perché mancava un cartello indicatore? A chi toccherà al prossimo giro?
Non ho la risposta. Però di una cosa sono convinto: si stava meglio quando si stava peggio, quando ad amministrare il territorio di Enna era la Soprintendenza di Agrigento, erano i vari De Miro e Fiorentini che, pur fisicamente lontani, erano però custodi gelosi del territorio e prima di spostare una pietra volevano vederci chiaro. E se qualcuno la spostava senza il loro avallo, lo denunciavano. Ora siamo confusi, ora non ci capiamo più niente, non distinguiamo più gli amici dai nemici del nostro patrimonio. E in questa confusione che si trasforma in rabbia, un desiderio lo dobbiamo esprimere, per quanto cinico ed indecente. Le istituzioni della Provincia di Enna sono in via di smantellamento, ci resta molto poco ormai e sentiamo che è una questione di tempo, prima o poi saremo cancellati dalla geografia del Potere. Anche perché siamo rimasti in pochi a resistere sui nostri amati ed affamati altipiani e per sopravvivere non sappiamo più cosa inventarci. Siamo un vuoto a perdere e per il nostro patrimonio artistico, sul quale molto abbiamo scommesso, non ci resta che piangere sui magri risultati.
Ed allora, se ciò che rappresenta il Potere dello Stato deve scomparire dal nostro territorio, che ci tolgano tanto per cominciare, anzi per continuare, la Soprintendenza e ci passino direttamente sotto tutela del Ministero di Roma, perché anche di Palermo non ci fidiamo più. SILVIO RAFFIOTTA

articolo-petizione_Lasicilia-19.01le foto di questa galleria ci mostrano nella prima parte alcuni articoli pubblicati in questi giorni e soprattutto alcuni degli esempi di degrado in cui versa il sito!