Aidone e il libero consorzio. Silenzio assenso!

Sono stata sollecitata più volte a scrivere di questo argomento, mi è stato chiesto cosa ne pensassi, ma confesso che veramente non sono riuscita a farmene una opinione, ad avere elementi di giudizio tali che mi permettano di dire con certezza che l’una o l’altra opzione cambieranno veramente il destino del mio paese. Se avessi avuto anche una minima certezza mi  sarei spesa e mi spenderei per  proporre l’uscita dal consorzio di Enna e l’approdo a quello di  Catania Sud? del Calatino? di Gela?….e questo non potrebbe avvenire che con un referendum, visto che i numeri del consiglio comunale sono da maggioranza bulgara e  e i consiglieri di maggioranza procedono come una falange, armati di tutte le certezze. Beati loro! Così come erano assolutamente certi che la TASI era inevitabile, che imporre il massimo era necessario, che ne avevano discusso notte e giorno e conoscevano talmente bene tutto, che non avevano bisogno di discutere o di riflettere un paio di giorni!!!!! Gli altri a furia di discutere (e non erano comuni freschi di elezione, vedi Enna, Valguarnera, Nicosia…) hanno deliberato all’ultimo momento valido (Enna s’è fatto sfuggire anche quello, forse in modo strategico, sono arrivati un paio di minuti dopo ed hanno applicato lo 0,1 %; Nicosia e Valguarnera l’hanno azzerata!).  Ho pertanto riversato in questo articolo il mio pensiero che alcuni giudicheranno sicuramente ingenuo; ma è un  lusso che mi posso permettere visto che non devo rispondere a nessun partito. qui l’articolo pubblicato su Vivienna

liberi consorzo

Mancano ormai pochi giorni alla data fatidica del 28 settembre quando scadranno i sei mesi di tempo che i comuni hanno avuto per decidere a quale consorzio aderire, se restare o uscire dalle vecchie province. Ad Aidone con i ritmi ovattati delle nebbie ben conosciute, arrivano gli echi della diaspora piazzese e della disputa referendaria, ma l’argomento è del tutto assente dal dibattito pubblico e in buona parte anche dalle chiacchiere di piazza. Non è cosa nostra! Sembra che si aspetti soltanto che si realizzi il silenzio assenso. Si sta bene dove si sta, chi cambia la vecchia con la nuova…, meglio u tintu conosciuto.., tutto il repertorio proverbiale conforta a non prendere decisioni e a restare dove si sta:  estrema periferia di una provincia che ci ha considerato poco più di un bacino di voti. Nessuno crede, veramente, che approdare al non ancora ben definito consorzio di Catania Sud risolverebbe qualcuno dei nostri annosissimi problemi, saremmo anche lì un lembo marginale, poco più di un’appendice. Non so cosa farei se fossi piazzese, ho le idee molto confuse, come il 90% dei siciliani, perché confusa è ancora la 

situazione normativa,  non si capisce dove finiranno i limiti e  le competenze della vecchia provincia,  sulla quale si era uniformata l’amministrazione della sanità, della giustizia, della scuola, della gestione dei beni culturali e quant’altro,  e quali saranno quelli dei consorzi, non si capisce quali vantaggi  ai nostri comuni deriverebbero da una o dall’altra opzione….. Di una cosa però sono certa: la nostra capacità contrattuale, per stabilire rapporti di forza più equilibrati all’interno del consorzio  di Enna, avrebbe guadagnato  se Piazza Armerina, invece di tentare la fuga  in solitaria, avesse cercato l’alleanza con Aidone, Valguarnera, Barrafranca, Pietraperzia (oltre 50 mila abitanti e già membri dei distretti sanitario e/o scolastico), e magari l’aggregazione di  comuni viciniori come Mirabella, San Cono, San Michele di Ganzaria, Raddusa, se avesse stimolato un’azione sinergica e se ne fosse fatta capofila.   Avrebbe dato forza  contrattuale a quella parte sud della provincia di Enna che da sempre si è sentita -a torto o a ragione, per propria colpa o dem

erito- trascurata e quasi danneggiata dalle politiche provinciali e dalla forza centripeta di Enna, che ha fatto sempre la parte del leone di esopiana memoria. I politici, quelli che veramente contano, invisi a

molti piazzesi, passeranno, ma, ammesso che i consorzi vadano in porto, la decisione presa oggi segnerà per il  futuro la vita non solo del loro comune ma anche quella dei loro vicini, e nulla fa presagire che sarà veramente per il meglio. Sembra che la motivazione più usata sia quella che, avendo visto e avuto il peggio da Enna, il cambiamento non può che far bene, a prescindere! A detta dei fautori del no sarebbero molti i disagi certi (relativi a sanità, giustizia, istruzione e quant’altro) e pochi e  fumosi i vantaggi, basati su una non meglio definita prospettiva di crescita economica e culturale.   Non so quanto  e se Nicosia ci abbia messo del suo per convincere i paesi dei Nebrodi  a passare nel consorzio di Enna, ma è certo che ne guadagnerà, rinforzando la propria posizione di leader dei comuni del nord del consorzio. La forza che Nicosia riuscirà a conquistarsi non sarà compensata a sud dove il silenzio assordante, percepito come assenso convinto, non indurrà Enna a riconoscere la benché minima capacità contrattuale ai nostri comuni che continueranno a restare un’appendice del consorzio, utile e numericamente indispensabile! Scintini eritis in secula seculorum! La maledizione di San Leone contro gli aidonesi s’addice bene purtroppo anche al resto del suo vicinato. F. Ciantia