“Aidone modello per una nuova politica europea sull’integrazione” TERZA PUNTATA

TERZA PUNTATA. QUALCHE CHIARIMENTO SULLA SITUAZIONE

09.07.2014  – Avevo bisogno di avere delle risposte alle tante domande che non solo io, ma penso la gran parte degli aidonesi si pongono rispetto alla presenza di tanti immigrati in Aidone. Alcune  di queste domande hanno trovato risposta nel convegno sullo SPRAR-Aidone, ma quella è una delle modalità di accoglienza perché ci sono anche i richiedenti asilo ospitati nell’hotel Morgantina e i minori della casa d’accoglienza Zingale d’Aquino. Per capircene qualcosa ho fatto una lunga e cordiale chiacchierata con Massimo Rinaldi, il direttore dell’Hotel Morgantina dove sono accolti venticinque richiedenti asilo. Questa struttura dipende direttamente dalla prefettura di Enna che, come tutte le prefetture siciliane, è stata chiamata a farsi carico di una quota dei migranti che tutti i giorni giungono sulle coste italiane. Le parole del gestore sono avvalorati dalla normativa di riferimento che ho prelevato dal sito della Prefettura di Enna. La chiacchierata mi è servita per fare, prima di tutto a me stessa, chiarezza sulle tante favole e mistificazioni che circolano sull’accoglienza, al netto delle superlungaggini (in alcuni casi si supera abbondantemente l’anno) burocratiche, per l’identificazione prima, per  l’ottenimento dei permessi di soggiorno più o meno lunghi e per il definitivo riconoscimento di richiedenti asilo. Una delle favole riguarda i costi della permanenza, in qualunque struttura vengano accolti il gestore percepisce  “un importo massimo pro-capite e pro-die di € 30,00 (trenta/00), oltre IVA” con cui deve garantire: “- Vitto (rispettoso dei principi e abitudini alimentari) e alloggio;  Gestione amministrativa degli ospiti; Assistenza generica alla persona compresa la mediazione linguistica, l’informazione, primo orientamento ed assistenza alla formalizzazione della richiesta di protezione internazionale; Servizio di pulizia; Fornitura di biancheria e abbigliamento adeguato alla stagione; Prodotti per l’igiene personale; – Pocket money di € 2,50 (due/50) al giorno; – Una tessera/ricarica telefonica di € 15,00 (quindici/00) all’ingresso.” Non sono pochi, né molti,  i numeri vanno rapportati  al tipo di struttura alberghiere, quando si supera il centinaio di ospiti,  con i tempi che abbiamo visto, l’accoglienza può diventare  un business come racconta l’articolo di Panorama “Affare nostrum, il business degli immigrati”    in cui l’inviato Antonio Rossito, visitando alberghi, da Salemi a PiazzA Armerina, convertiti all’accoglienza, dimostra come l’affare sia nei numeri e nei tempi biblici della burocrazia. A tal riguardo interessante è anche  l’articolo  di Francesca Sironi, pubblicato il 7 luglio sull’Espresso “Immigrati, sei miti da sfatare… “a commento del rapporto dell’OCSE, che  “striglia l’Italia sull’integrazione”  e  che fa luce sui numeri e sulle speculazioni tutte italiane nate intorno alla faccenda immigrazione.

Certo alle tante persone, oggi senza lavoro, non è facile far digerire che decine di migliaia di immigrati vivano “sulle nostre spalle” facendo la “bella vita, cioè niente”; un po’ di informazione e di trasparenza più puntuale e corretta da parte di Comune, Prefettura, strutture di accoglienza non farebbe male e forse renderebbero più accettabile il tutto; al contrario è da dire che se questi poveracci svolgessero un qualunque lavoro, per “buscarsi” il loro mantenimento, verrebbero visti come quelli che ci vengono a sottrarre quel pochissimo lavoro che non c’è, molti giovani oggi e anche molti padri di famiglia ci metterebbero una firma per guadagnare 30 euro al giorno che fanno 900 al mese…. È un gatto che si morde la coda da qualunque parte lo fa girare, quello che è certo è che questo non è  un fenomeno destinato a finire nel breve e nel medio termine, da molti paesi in endemiche difficoltà economiche, come quelli africani, e da tutti quegli stati logorati da guerre civile e da persecuzioni religiose, che sembrano aumentare a vista d’occhio, fuggiranno sempre più disperati alla ricerca di un’occasione o semplicemente di salvezza e non ci saranno operazioni di polizia o pulizia capaci di fermarli. Noi ci sentiamo le vittime di questo esodo per la vicinanza  con le coste africane, ma forse se scorressimo ogni tanto i dati dell’OCSE ci accorgeremmo che la nostra non è la situazione più critica, questi flussi migratori riguardano tutto il mondo, in alcuni paesi c’è una tradizione e una cultura dell’accoglienza e della gestione, in  altri, come il nostro, meno; abituati, come siamo, a drammatizzare qualunque problema ci sentiamo le vittime predestinate a sovracaricarci del dolore del mondo, quei numeri rimettono le cose nella giusta luce e prospettiva e dovrebbero indurre prima di tutto chi ci governa a fare sistema, a smetterla di cincischiare tra vittimismo e insufficienti misure amministrative, e adoperarsi per accelerare le pratiche e rendere libere queste persone di andarsene dove vogliono e stiamo certi che il dove vogliono non è quello di restare in Italia, il posto che loro considerano di semplice passaggio nel loro viaggio verso nazioni più ricche e più accoglienti.

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Aidone 25.giugno. 2014. La settimana scorsa, quasi per caso, sono venuta a sapere di questo convegno, ero stata incaricata dalle amiche dell’ADA a partecipare in rappresentanza dell’associazione, essendo una delle poche disponibili. Devo confessare che, oltre al dovere, mi ha spinto la curiosità di conoscere finalmente un rendiconto ufficiale sui risultati del progetto SPRAR-Aidone di cui sapevamo pochissimo, di farmi chiarezza sulle condizioni diverse dei migranti presenti in Aidone in varie strutture ed a vario titolo, oltre al titolo veramente intrigante. Non ho avuto tutte le risposte ma sicuramente ho fatto un po’ di chiarezza dentro di me anche rispetto ai tanti dubbi e alle tante perplessità che nascono nella popolazione rispetto ad una presenza così massiccia di migranti -preferisco questo termine, che è indice di dinamismo o di passaggio, a quello di immigrati che indica invece

testimonianza del giovane migrante

testimonianza del giovane migrante

una sistemazione quasi definitiva-  in una piccolissima realtà quale è quella di Aidone. Si è parlato dei 59 migranti, tra cui quattro nuclei famigliari, ospitati nelle case private  e che, essendo in qualche modo integrati nel tessuto cittadino del centro storico, con una gestione parzialmente autonoma dei loro spazi e dei loro tempi, riescono in qualche modo a sentirsi partecipi della vita paese ed è proprio rispetto a loro che si parla di modello positivo di integrazione; anche se, a mio modesto parere,  è ancora troppo presto per parlare di integrazione, chiamiamola, almeno per ora, convivenza pacifica, condita con una buona dose di tolleranza e curiosità reciproca. Diversa è la condizione degli immigrati accolti nell’ex Hotel Morgantina che vediamo per giornate intere bivaccare in giro per il paese, davanti ai bar, nelle piazze senza che possano impegnare in modo utile il loro tempo, se si esclude quello che, grazie all’impegno ammirevole dei volontari, viene speso per imparare la lingua italiana. Diversa ancora la condizione per la ventina di minori ospitati nella casa “Zingale-Acquino” gestita dalla fondazione Vincenzi. Nella percezione della gente comune questa presenza è confusa in un tutt’uno e crea spesso un senso di disagio, non sempre temperato dalla propensione naturale dell’aidonese all’accoglienza del forestiero. Le voci che si rincorrono sul costo del loro mantenimento crea una certa ostilità nella popolazione di disoccupati, giovani e no, che si aspetterebbero misure di aiuto o di promozione del lavoro che non arrivano, mentre i soldi per il mantenimento dei migranti spuntano sempre. Hai voglia di ribadire che quelli non sono soldi tolti alla comunità e che invece l’affaire assistenza ai migranti porta soldi nella stitica economia aidonese: le case in affitto con un contratto triennale, i supermercati e le attività commerciali che vendono di più e la quantità di professionisti e lavoratori che. grazie a  queste presenze, riescono in qualche modo a fare un lavoro  non molto remunerativo, ma  certamente ricco di soddisfazioni umane e professionale. In conclusione mi sono convinta che l’affermazione contenuta nel titolo è un auspicio sul futuro dell’ondata lunga di immigrazione che ci si aspetta. Come sempre, tutto è relativo e quindi possiamo arguire che, rispetto a realtà problematiche come quella di Piazza Armerina, gestita dalla stessa associazione Don Bosco diretta da Agostino Sella,  Aidone ha dato una risposta più positiva, più disponibile all’accoglienza, non inficiata, salvo dimostrazione contraria, dalla paura del diverso. 

Qui di seguito l’articolo che ho scritto per  Vivienna che, confesso, è molto asettico e si limita a raccontare quanto emerso dal convegno.

SPRAR: “Aidone modello per una nuova politica europea sull’integrazione”

“Aidone modello per una nuova politica europea sull’integrazione” è questo il titolo del

Sella-Minacapilli- Tomai-Guida-Aurilia-Lacchiana

Sella-Minacapilli- Tomai-Guida-Aurilia-Lacchiana

convegno organizzato dall’Associazione Don Bosco di Piazza Armerina e dal Comune di Aidone, partner nel progetto SPRAR, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, indetta dall’Alto Commissariato dell’ONU. Il convegno si è tenuto in Aidone nei locali della Fondazione “Marida Correnti” ed è stato introdotto da Agostino Sella, coordinatore del progetto SPRAR Aidone, che ha illustrato l’esperimento in atto nel paese della Venere. Sono intervenuti: il Prefetto di Enna, il dott. Fernando Guida, la dott.ssa Gabriella Tomai, Magistrato presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta, il prof. Filippo Minacapilli giudice onorario presso lo stesso tribunale ed infine il dott. Fabio Aurilio Dirigente del Commissariato di P.S. di Piazza Armerina. Molto apprezzata la testimonianza di due migranti che qui hanno trovato una loro collocazione anche lavorativa: Abramo Sylla, mediatore culturale presso la fondazione Di Vincenzo in Aidone e il giovanissimo Adam Mohamed Abdullah interprete presso l’associazione Don Bosco. Un breve saluto è stato rivolto ai presenti ed alle autorità dal sindaco Enzo Lacchiana e da don Carmelo Cosenza parroco di Santa Maria La Cava. Lacchiana che si è trovato a gestire il progetto attivato dal suo predecessore Filippo Gangi, anch’egli presente in sala, si è detto ottimista sul contributo che lo SPRAR potrà dare alla crescita economica e culturale di Aidone, ha espresso la volontà di creare a breve una consulta cittadina per l’immigrazione ed ha anticipato che forse già dalla prossima settimana saranno attivate delle borse lavoro per i migranti che permetteranno loro di svolgere dei lavori utili alla comunità tutta. Sia Sella che Lacchiana hanno ribadito che non bisogna sottovalutare la ricaduta economica dell’accoglienza in una realtà povera come la nostra: affitti con contratti triennali per case altrimenti disabitate, incremento del commercio, esperienze lavorative altamente professionalizzanti per un nutrito gruppo di mediatori, assistenti sociali e psicologi.
I primi ad essere felicemente sorpresi dall’affermazione espressa nel titolo del convegno – “Aidone modello per una nuova politica europea sull’integrazione”- sono stati i numerosi aidonesi presenti al convegno, che, pur vivendo in modo naturale e positivo l’inserimento di un centinaio di migranti, accolti a vario titolo nel piccolo centro che sfiora i 5000 abitanti, non pensavano certo di poter essere “additati” come modello di accoglienza ed integrazione. Se lo sono sentito ripetere più volte nel corso degli interventi che hanno fatto chiarezza sui modi e le forme dell’accoglienza dello SPRAR aidonese. Oltre ai migranti ospitati nella maniera tradizionale presso l’hotel Morgantina e il gruppo di minori non accompagnati, ospitati presso il Centro d’Accoglienza Zingale-Acquino gestito dalla Fondazione Vincenzi, vivono in Aidone una sessantina di migranti, provenienti in gran parte dall’Africa, ma anche da Pakistan, India e Iraq, accolti nelle comunità diffuse ospitate in 12 abitazioni, tra di essi ci sono anche alcuni nuclei famigliari. Questa delle comunità diffuse è la scommessa dello SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, che, attraverso “l’accoglienza integrata” si propone di “superare la mera distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico” o in parole più semplici, come ha detto il Prefetto, “la vera sfida non è garantire un tetto e un pasto, ma un futuro, nel rispetto delle motivazioni e della cultura di ogni migrante”. Attraverso il coinvolgimento diretto dell’ente locale, con fondi ministeriali ed europei, si garantisce a queste piccole comunità una casa dignitosa -in Aidone si è optato per le case ammobiliate, disabitate e molto numerose-, i buoni spesa spendibili nei supermercati locali e una cifra giornaliera di sussistenza. I migranti in certo qual modo si autogestiscono, sono responsabilizzati e vivono una vita da cittadini e non da semplici ospiti. La convivenza in piccoli gruppi omogenei, per cultura e provenienza, serve ad evitare disagi culturali e linguistici, previene eventuali conflitti e, con la diffusione nel tessuto urbano, scongiura la ghettizzazione. Il prefetto ha illustrato le finalità e i buoni risultati dell’esperienza degli SPRAR, ma, in risposta alle giuste preoccupazioni per la gestione dei migranti in un numero elevato ed in continuo aumento, ha anticipato che, nell’incontro avvenuto in questi giorni con il Ministro dell’Interno, i prefetti hanno avuto rassicurazioni sulla pubblicazione in tempi rapidi di un apposito DL che permetterà di aumentare considerevolmente il numero delle Commissioni Territoriali per la valutazione delle domande di asilo. Oggi le commissioni sono una decina in tutta Italia, un numero del tutto insufficiente che provoca una dilatazione esagerata dei tempi di valutazione delle domande e del rilascio del permesso di soggiorno, che permetterebbe ai migranti di spostarsi liberamente in Italia ed in Europa alla ricerca di un lavoro e di una sistemazione definitiva.
Gli interventi sono stati tutti molto interessanti e coinvolgenti e, per una volta, i partecipanti sono uscita con la bella sensazione che nel loro piccolo centro si stia tenendo a battesimo una nuova accoglienza diversa dal solito approccio buonista, fatto spesso solo di assistenza a fondo perduto e di solidarietà individuale, che pure in Aidone è stata sempre molto forte. Franca Ciantia