AIDONE. I LAMENTI DELLA SETTIMANA SANTA

File audio: la Cavalleria. Interpretato da Giusy Di Prima e Andrea Rissignolo

File audio: Li Vintiquattrura. Interpretato da Giusy Di Prima e Andrea Rissignolo

File audio: La Cruci Santa. Interpretato da Giusy Di Prima e Andrea Rissignolo

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Incontro 27 marzo 2021 ESCAPE='HTML'

Il canto del lamento come forma estetica del lutto

Aidone 27.3.2021. Sabato vigilia delle Palme.  A nove anni dall'ultimo incontro dedicato ai Lamenti della Settimana Santa Aidonese (l’ADA ne ha promosso uno nel 2010 e un’altro nel 2012, scorrendo la pagina qui sotto ci sono gli articoli relativi a quegli eventi)grazie all'iniziativa del gruppo di Lamentatori delle Confraternite del SS.mo Crocifisso in Sant’Anna e di Santa Maria la Cavaa Don Angelo Ventura, amministratore parrocchiale di Sant'Anna, e alla collaborazione dell'A.D.A, siamo riusciti ad organizzare una gradevole ed interessante  serata alla riscoperta dei Lamenti, i Ddamint', come forma di pietà popolare oltre che, come dice il titolo dell'evento, come forma estetica del lutto.  Sono stati eseguiti i tre lamenti della tradizione aidonese, nell’ordine: La Cavalleria, Li Vintiquattrura e La Cruci Santa. L’esecuzione è stata anticipata dalla lettura dei testi interpretati magistralmente da Giusy Di Prima e Andrea Rissignolo. Le esecuzioni sono stati precedute ed intercalate dagli interventi di: Don Alessio Aira, che ha contestualizzato il lamento nelle celebrazioni della tradizione cattolica della Passione; pur non disconoscendo l'importanza di queste espressioni di pietà e partecipazione popolare al mistero della Passione, ha messo in guardia sul rischio che il rispetto delle tradizione rimanga fine a se stesso e auto referenziale. Amalia La Nigra, che ha trattato della Settimana Santa Aidonese nella sua tesi di laurea in Scienze Religiose, ha illustrato  i capisaldi delle tradizione aidonese e dei suoi momenti  e fenomeni più originali, quali sono i lamenti, i Santoni, la Giunta di Pasqua; nel corso delle sue inchieste presso gli anziani ha scoperto un mondo fatto di preghiere in dialetto aidonese, pressochè sconosciute, le ha raccolto salvandole così da un sicuro oblìo. Ne ha letta una, una sorta di preparazione al sabato santo, la probabile trasposizione di un testo siciliano nella forma moderna del dialetto aidonese. Franca Ciantia, che ha moderato l’evento, ha colto, laddove lo ha ritenuto necessario, l’occasione per precisare o implementare le conoscenze sui testi, soprattutto dal punto di vista storico e strutturale. Ha salutato e ringraziato i presenti e i protagonisti la presidente dell’Ada, la prof.ssa Pina Grasso. A Don Angelo è spettato il compito di concludere i lavori. Più di una parola di lode va spesa nei confronti del gruppo dei lamentatori composto da Filippo Giustra, Silvio Palermo, Lorenzo Scivoli, Filippo Arena, Dino Scivoli, Tiziano Leanza Trentanove, Andrea Randazzo, Andrea Cannata, Lorenzo Di Bartolo, Filippo Cannata, Carmelo Messina, Mathias Leanza Trentanove, Roberto Stella, Bernardo Scivoli. La tradizione vuole che a lamentare siano le singole confraternite guidate dalle voci che eseguono la monodia. Il rischio che con la sparizione dei confratelli più anziani potesse perdersi la memoria e la pratica dei lamenti, ha indotto alcuni di loro, Silvio Palermo, Tiziano Leanza Trentanove, Filippo Arena, Filippo Giustra a prendere il mano la situazione, a creare un gruppo cooptando dei giovani. La presenza dei giovani è indispensabile perché questa meravigliosa tradizione possa conservarsi ancora per tanti, tanti anni. Lode quindi alla loro capacità di tenere insieme il gruppo e alla caparbietà con cui stanno portando avanti il progetto.

2012

Ho raccolto in questa pagina due articoli, del 2010 e del 2012, scritti on occasione dei due eventi che abbiamo organizzato con l'Associazione Donne Aidonesi - ADA - per celebrare questa grande tradizione aidonese, comune a molti altri paesi siciliani, e far conoscere al grande pubblico i misteriosi testi delle lamentazioni.qui di seguito riportati. I tre che io ho trascritto ngli anni 70: Li Vintiquattrura, La Cruci santa e La Cavalleria.

AIDONE: IL LAMENTI. UNA TRADIZIONE DA COMPRENDERE, TUTELARE E TRAMANDARE 

Nella Chiesa di Sant’Anna, dove si venera il magnifico Crocifisso di Frate Umile di Petralia, si è svolto, la sera delle Palme, il secondo incontro sui “lamenti” della settimana santa aidonese, organizzato dall’A.D.A (Associazione Donne Aidonesi), dalle confraternite della SS.ma Annunziata e del SS.mo Crocifisso (che è ospitato nella stessa chiesa) , dall’Associazione Musicale Alessandro Scarlatti e con il patrocinio del Comune. L’evento aveva ottenuto due anni fa un inaspettato successo e da più parti era giunto l’invito di replicarlo. Gli aidonesi sono abituati da sempre ad associare la settimana della passione al canto appassionato e toccante dei lamentatori; la presenza il venerdì di Gesù morto e il suono straziante hanno fatto associare nella percezione popolare i lamenti ai canti funebri; scopo di questi incontri è proprio quello di fugare questa falsa percezione e collocare i canti nella giusta dimensione: la preghiera, e la rievocazione con i toni delle sacre rappresentazioni medievali e delle laudi. Dopo la messa delle Palme, con nelle orecchie ancora l’ascolto di tutta la Passione letta dal Vangelo di san Marco, la gente si è resa conto che proprio questo viene cantato nel lamento: in un siciliano antico si rievocano le ultime ore della vita di Gesù, Li Vintiquattrura, il dolore di Maria –La Cruci Santa-, il vagare di Maria in cerca del figlio trattenuto al Sinedrio –La cavalleria. Quattro ragazzi (Attilio De Paolo, Ileana Calcagno Spataro, Angelo Fioretto, Tania Barbera) hanno interpretato i testi, che si sono tramandati per secoli oralmente; alla lettura è seguita volta per volta il relativo “lamento” che ha avuto come voci soliste i signori Antonino Delda e Silvio Palermo, come terza voce i signori Giuseppe Doria e Filippo Scivoli e poi il coro con confratelli del Crocifisso, di Santa Maria La Cava e il coro dell’Associazione Scarlatti . La serata ha avuto come ospite gradito e competente il professore Pino Biondo, musicologo ed esperto di musica, canto e tradizioni popolari, autore del pregevole volume (+CDRom) “La Settimana Santa –Suoni e Canti dell’Entroterra Siciliano- (Il Lunario 2004), frutto di un paziente e lungo lavoro di inchiesta e recupero della ricca tradizione che caratterizza tutta la nostra provincia. Biondo, che aveva realizzato le sue registrazioni in Aidone nel 1997 con lamentatori molto anziani, si è meravigliato ed insieme compiaciuto di trovare, a distanza di 15 anni, che la tradizione, non solo non è morta, ma si sta rinnovando anche con leve più giovani come il Palermo, lo Scivoli e molti dei coristi. D’altronde il coinvolgimento dell’Associazione Scarlatti, voluto fortemente dall’ADA, ha proprio lo scopo di stimolare nei giovani associati la voglia e la necessità perché i lamenti non vengano dimenticati e abbandonati, da momento che potrebbero essere ritenuti, come sono stati, quasi il prodotto di una cultura inferiore. L’ascolto dei lamenti all’interno di un luogo chiuso e sacro ha fatto apprezzare le melodie, cantate da voci possenti, e aiutato la comprensione dei testi, comprensione resa impossibile nel canto eseguito durante le processioni esterne, a cui da secoli sono stati condannati i lamenti. Per un caso fortunato erano presenti in Aidone gli allievi documentaristi, del Centro sperimentale di Cinematografia della sede palermitana che, incuriositi, hanno chiesto di registrare l’evento. La domenica delle Palme, con la processione di tutte le confraternite, accompagnate dai propri Santoni, e la suggestiva funzione che si svolge davanti alla porta della Chiesa Madre, hanno preso avvio i riti della Settimana Santa; la confraternita del SS. Crocefisso il pomeriggio del Lunedì ha aperto i precetti pasquali, che entro giovedì santo saranno fatti da tutte le confraternite; a sant’Anna, il colpo d’occhio della chiesa con tutti quegli uomini dalla fascia rossa (la confraternita più numerosa con i suoi 200 confratelli!) era veramente suggestivo, nel corso della messa sono stati professati e “vestiti della fascia” tre nuovi confratelli. La confraternita del SS.mo Crocifisso, pur essendo stata fondata in tempi relativamente recenti, nel 1939 , fin dall’inizio della sua storia ha dimostrato un vivo senso di attaccamento alla tradizione, alla propria chiesa e soprattutto alla venerazione del Crocifisso di Fra’ Umile da Petralia. A questo proposito,il governatore della confraternita, Nuccio Giustra, ci dice che negli ultimi anni si sono intestati una battaglia perché il Vescovo autorizzi di effettuare ogni anno la festa e la processione del Crocifisso che oggi si fa ogni quattro anni PUBBLICATO su www.VIVIENNA.IT il 5 aprile 2012    

2010

INCONTRO AD AIDONE SUI LAMENTI DELLA SETTIMANA SANTA

Ad Aidone si parlerà dei Lamenti della Settimana Santa, una tradizione mantenuta intatta e ininterrotta  fino ad oggi. Il Sabato è il giorno della Settimana Santa dedicato al silenzio e alla meditazione che segue alla grande gioia del giovedì e alla profonda commozione del Venerdì, quando le strade, attraversate fino a notte fonda dalle processioni della Bara del Cristo Morto, hanno risuonato delle meste musiche delle bande e dagli strazianti lamenti cantati dai confratelli. L’A.D.A. (Associazione donne aidonesi) ha voluto “occupare” un’oretta del Sabato ( l’appuntamento è alle ore 17,30 nella chiesetta dell’Annunziata) per proporre una  riflessione  su quanto abbiamo vissuto in questi giorni e soprattutto per fare il punto sul stato di conservazione delle tradizioni più genuine che potrebbero rischiare la sparizione per mancanza di praticanti. È il caso soprattutto dei lamenti  e dei lamentatori.  Il lamento, u ddamint’  nel nostro dialetto galloitalico,  è veramente  un elemento caratterizante della  liturgia popolare; anche se le parole, che pure i lamentatori conoscono bene, non sono comprensibili  a nessuno, tuttavia il loro ascolto,  aiuta ad entrare  ed immedesimarsi nel mistero  della Passione. Il Canto più eseguito è “Li vintiquattrura” dove il succedersi in crescendo delle ore  della Passione – dal tradimento di Giuda alla morte accertata con il lancio della spada – è interrotto solo dai quattro distici in cui alla Madre dolente, che chiede di baciare le sue carni straziate, il Figlio risponde affidandole come nuovo figlio Giovanni, simbolo di tutta l’umanità. I Lamenti o lamentanze sono eseguiti in molte parti lella Sicilia, soprattutto in alcuni comuni dell’ennese e a Caltanissetta e provincia, dove vengono chiamate anche ladate , e laudatori  i loro esecutori. In Aidone , dove godono di una antichissima tradizione, sono affidati ormai quasi esclusivamente agli anziani e per questo  sono a rischio di estinzione pur continuando ad essere cantati durante la Settimana Santa, sia nel corso delle visite ai Sepolcri che nella processione del Venerdì.

I giovani pur essendo interessati a impararli forse non trovano da parte degli anziani la disponibilità a insegnare e a trasmettere questo  prezioso patrimonio. L’incontro proposto dall’ADA , oltre a perseguire il puro piacere dell’ascolto – infatti si riascolteranno i canti nella forma originale ma anche attraverso la lettura drammatizzata dei testi secenteschi – si propone come un input a fare incontrare generosamente quanti tra i giovani vogliano imparare  intraprendendo un percorso a ritroso nel tempo per recuperare e diffondere un patrimonio culturale dell’identità siciliana e aidonese, e quanti tra gli anziani, avendo a cuore questa tradizione, prendano coscienza che non c’è altro modo per trasmetterli che insegnarli ai più giovani, magari sfruttando il momento favorevole che vede molti giovani iscriversi nelle confraternite, anche lontane dalla tradizioni familiare o corporativistica che caratterizzavano  fino a qualche tempo fa l’appartenenza ad una certa confraternita piuttosto che ad un’altra. Il nostro auspicio pertanto è quello di favorire questo ponte tra le generazioni e creare un gruppo di lamentatori che possano tramandare ancora per tanti, tanti anni questa meravigliosa tradizione. PUBBLICATO SU VIVIENNA.IT IL 3 APRILE 2010

I TESTI DEI LAMENTI

Qui i testi dei lamenti così come li ho registrati e trascritti tanti e tanti anni fa, ai tempi in cui facevo la tesi di laurea sul dialetto galloitalico aidonese, quando in quelle parole incomprensibili, pronunciate dai lamentatori, speravo di trovare perle di aidonese. Le mie fonti, in primis il caro sig. Gaetano Alù, vennero con me a registrare a Radio Aidone. Erano i tempi esaltanti della prime radio libere e i giovani conduttori, in tempi in cui della tradizione si faceva carta straccia, si mostrarono interessati al nostro ptrimonio dialettale che io stavo dissepellendo. erano i tempi della "Compagnia teatrale aidonese" con Teodoro Ferreri, Piero Evola, Filippo Curia tra gli altri. Qui anche alcuni link di YouTube  che conservano delle registrazioni relative soprattutto all'esperenza raccontata nell'articolo del 2012.

un video pubblicato nel 2009 da PierLorenzo Stimolo

una video durante le prove pubblicato da Guglielmo Quinto

un mio riassunto per immagini della Settimana Santa

“LA CRUCI SANTA”

 “O Cruci Santa vi vegnu a vidiri  /  China di sangu vi trovu lavata
Cu fu ddu omu ca vinni a muriri ?” / “Fu Gesù Cristu ch’eppi na lanciata !
Dummannà acqua e nonni potti aviri, / Ci dessinu la sponza ntussicata”
Ntussicata Maria, povira donna   /  Circannu va so figghiu a corchi banna.
“Non lu circati, no.  È a la colonna  / E lu stanu battennu cu nna canna.”
La bedda Matri si misi ncamminu, /  Pi strata si ncuntrau cu San Giuvanni.
Ci dissi: “Matri Santa, unna iti ?” / “Iu vaiu ‘ncerca di lu me Santu Figghiu,
O San Giuvanni, mi ni dati nova ?   /  Unn’è lu Figghiu amatu di Maria ?”
“O Matri Santa, si lu voi sapiri   /  Lu stessu sangu vi farà la via !
Va, iti ni li parti di Pilatu   / Ca lu truvati ddà ncatinatu,
‘Ncatinatu di manu e di pedi   /  Ca l’annu ncatinatu li Giudei”.
Gesù davanti e la cruci darreri /   E li Giudei lu purtaru a la morti
E li so carni tutti sfracillati,   /   Lu sangu ci curria a vini torti.
Va chiangennu Maria, povira donna  / Ch’à persu un figghiu di trentatrì anni.
Trentatrì anni !  Ppi lu munni iva   /  Senza aviri mai n’ura di cunfortu.
“Tuppi, tuppi...”  “Cu è di sti parti ? / Forsi è dda svinturata di me matri.
Mamma, matruzza, nun vi pozzu apriri  / Ca li Giudei m’annu ncatinatu !
Mi ‘ncatinaru di manu e di pedi   / E scattinari non mi pozzu cchiùi.
Va ittivinni a lu mastri firraru   / Ca stà facennu li chiovi ppi mia !
Li fati fari nè longhi nè pungenti,   /  Ch’ana pirciari sti carni nuccenti ”.
Maria passau di na strata nova  /   La porta d’un firraru aperta era:
“O bonu mastru, chi faciti astura ?”  /“Fazzu nna lancia e tri pungenti chiovi,
Ppi lu figghiolu amatu di Maria !” / “Non li fati nè longhi nè pungenti,
Ch’ana pirciari ddi carni nuccenti”   /  Rispunni lu cchiù ranni tradituri:
“Longhi e pungenti, sì, l’aviti a fari,   /  Ch’ana pirciari ddi carnazzi amari !”
“O bonu mastru, non li fati ora !   /Di novu vi la pagu la mastria”.
“O bona donna, non lu pozzu fari,   /  Chi unna c’è Gesù mettinu a mia !”
La bedda Matri ntisi ddu parrari,  / Calà lu velu, si subissà lu munnu !
“Ora ci cridu ch’è mortu lu me figghiu,   /  Ca l’acqua di lu mari e tutta ogghiu.
Chiamatimi a Giuvanni ! Ca lu vogghiu,  / Quantu mi iuta a chianciri a me figghiu !
Di niuru ci lu portu lu cummogghiu.  / Ci appizzi tu lu maìstru e ìu me figghiu.
Pigghia na scala chi me figghiu scinnu,   / Quantu cunfortu li so santi carni !”
Maria sutta lu pedi di la cruci. / “Mamma, ppi figghiu vi lassu a Giuvanni”
“Ti binidicu li stenti e li carni. / Li chiovi di la naca npurrirannu !
Ièmuci tutti, avanti ca trapassa,  / Prima ca si lu portanu a la fossa !
Cu non guarda lu vèniri a me figghiu   / Pozza llumari comu  lluma l’ogghiu !”
Ludàmici lu Santu Sacramentu  / Ca iè lu nostru Diu misu ‘mpersuna !

li vintiquattruri

 “Li Vintiquattruri”
Chista è l’una di notti  e a notti semu / Facìa la cena a Giuda u Nazzarenu.
Mentri chi Gesù la cena cunzava / Giuda lu tradimento  priparava.
E Gesù Cristu chi  tutto sapiva / e la so morti ieva  avvicinannu.
A li dui li pedi  ci lavaru, / a li tri uri lu  cumunicaru.
A li quattr’uri lu pridicaru / A li cinch’uri all’ortu lu scinnèru.
A li sei uri ‘n Angiulu calau / ppi nunziari u giustu veru diu.
A li setturi la truppa arrivava / Gesuzzu a li so manu s’arrinneva.
A li ottu appi lu corpu sfiatatu / A li novi ni li carni fu maluttrattatu.
A li deci ca di biancu fu vistutu  / a schernu lu pigghiaru li Giudei.  
A l’unnici fu misu carceratu / A li dudici alla casa di Pilatu.
A li tridici fu misu a una culonna, / ccu na curuna di spini pungenti.
Spini pungenti a li malifatturi, /fu ncurunatu a li quattordici uri.
Ali quinnici di russu fu vistutu, / ppi pazzu fu pigghiatu e farisei.
A li sidici a Gesù, oh gran duluri, / lu cunnannaru a morti li Giudei.
E lu pigghiaru a li diciassett’uri, /gridannu “crucifissu” li Giudei.
A li diciottu lu misuru ncruci, /ppi la pena scuntari di la morti.
Maria sutta lu pedi di la cruci, /chiancennu e lagrimannu “Figghiu amatu,
pigghia sta scala ca me figghiu scinni, / quantu ci basu li so santi carni”.
“Mamma, matruzza, non pozzu scinnìri./Ppi figghiu iu vi lassu a San Giuvanni.
Prega a vint’uri so patri duci /chi pirdunassi a tutti li nimici.
A li vintun’uri iacqua dumannau, /ci dessiru feli e aciti, e trapassau.
A li vintidui lu corpi santitàu / lu signu di la Cruci Santa apriu.
A li vintitrii la causa s’ascupriu / na lanciata di morti riciviu.
E simmi iunti a li vintiquattruri, /viva di lu Carmini Maria,
Dicemmu 'n'avemaria  e 'n patrinostru./L'avemmu dittu cu divuzioni
Dicemmu 'n credu alla morti e passioni /Evviva di lu Carminu Maria.

N.B. Questo, insieme a quello intitolato “ La Cruci Santa” , è uno dei testi che veniva “cantato “ dai lamentatori, durante i riti della Settimana Santa. E’ la versione aidonese di  un testo canonico della tradizione siciliana , risalente probabilmente al XVI o XVII sec. è stato trascritto nel 1978, registrandolo dalla viva voce dei lamentatori e del sig. Gaetano D’Alù, allora rettore della confraternita della SS.ma Annunziata, che qui ricordo con affetto e gratitudine. Francesca Ciantia

A Cavalleria

Vista a passari na Cavalleria
visti a passari trimila aggenti
e ci spiai " di chi genti siti " 
uomini e donni non lu voni diri
cridi chi c'e' me figghiu
armuzza mia " l'hannu pigghiatu "
e non ni sacci nenti
o figghiu non ci iri a gisallemmi
ca dda ti voni iri affrigillari 
chiangenni la grimanni 
docu Maria non dessi audenzia
e so matruzza dumanna licenza
vai alla morti e vidici pacenzia
ca Gesù Cristi ca tuttu sapeva
ca la so morti iva avicinannu 
ora viditti chi passa Gesuzzu
e chi la Cruci ngoddi 
e si nivà alla morti 
memoria vulissi a libri e carti
pi ricuntari a Diu la so morti
a tutti così ci ficiri torti
morti ci dessini pi mundi cravani
misini ncruci a Cristu Nazzarenu
la cruci a li so simigghi si vossi mustrari
chista Matri Maria vossi parrari
Matri Maria comi mi cunsigghi ?
A Cristu non lu pozzi bannunari 
li chiovi e lu martedi e la cruna
chista e la dotta tò chi ta purtari
tutti li Santi a vidiri lu vani 
quaranta parmi in faccia e lu tirrenu
o cruci che di quanni tavina fari 
din celi ti mannanu e la mbasciata
iu fui la mamma di lu latti
tu cruci voi essiri patruna
e quanni di la cruci lu scinninu
nbraccia di Maria lu prisintani
Maria talianni a so figghiu 
lu visti nda la faccia stracanciati
a chi non quarda lu venniri a me figghiu
pozza ddummari comi duma l'ogghiu
quardamini lu Santi Sacramenti
viva lu beddi nomi di Maria.