La dea inamovibile… che smuova gli aidonesi!

Periodicamente la serenità melmosa e rassegnata degli aidonesi viene smossa da una qualche minaccia al patrimonio culturale o naturale, praticamente all’unica ricchezza del paese, anche se, lo sfruttamento che se ne fa  non fa pensare che gli aidonesi si rendano conto su quale mucchio di oro sommerso dormano i loro sonni tranquilli, mentre il paese si spopola e giovani e meno giovani prendono la valigia per cercare altrove la loro fortuna. Gli aidonesi sono incapaci, ma incapaci e in malafede sono pure tutti quei politici che in questi anni hanno prospettato destini ricchi e felici, senza poi muovere un dito per realizzarli. Siamo alle solite, il nuovo Assessore Regionale, il famigerato Vittorio Sgarbi catapultato in Sicilia per non si sa quali inciuci e giochi di poteri, alla prima sortita pubblica decide di ricostruire il tempio G di Selinunte, un grandioso ammasso di rovine che forse mai fu un tempio completo e funzionante, e di portare in tournèe la Dea di Morgantina, la statua riportata in Aidone a costo di infaticabili battaglie, per valorizzarla e farla conoscere al mondo, a suo dire. Quel mondo che dopo che l’ha vista non ha nessun interesse a venirla a ritrovare nel piccolo museo di Aidone, fuori dalle rotte turistiche conosciute. Il merito di queste incursioni esterne, interpretate dai cittadini come un vero e proprio atto di violenza, è stato quello di destare, insieme all’allarme, anche un dibattito che questa volta sembra voler essere costruttivo, una specie di ultima chiamata alle armi prima della resa totale. Negli articoli che seguono, che ho pubblicato a partire dal 9 dicembre, all’indomani  della sortita di Sgarbi, si può ripercorrere la storia recente. In coda altri articoli che ho scritto nel tempo che dimostrano purtroppo come nulla sia cambiato nonostante la grande importanza dei grandi rientri in Italia ed in Aidone degli Acroliti, degli Argenti di Eupolemo, della Dea di Morgantina fino ad allora conosciuta come Venere di Malibù e infine della testa di Ade. Sono state lanciate petizioni e raccolte di firme. Quella online sul sito Change.org ha raggiunto quali le 10.000 firme. Chi voglia firmarlo lo può fare ancora cliccando QUI

8 dicembre 2018  I regali della befana-Sgarbi per Morgantina. Una copia della Venere e installazioni in fil di ferro nell’agorà.

Sgarbi_corale_sindacoGli spettatori invitati al Museo di Aidone per ascoltare il concerto della Corale polifonica Cipriani di Piazza Armerina stanno ancora cercando di metabolizzare l’altro spettacolo a cui involontariamente si sono trovati ad assistere; alla perplessità, al fastidio si somma lo sconcerto e la preoccupazione, ma si potrebbe risolvere tutto con una sonora risata se non fosse che il protagonista della storia è il personaggio più imprevedibile e controverso del panorama italiano. Vittorio Sgarbi, il neo Assessore regionale ai Beni Culturali, ha fatto la sua entrata al museo mentre nel salone, l’aula della ex chiesa di San Francesco, si svolgeva il concerto della corale polifonica “Padre Enzo Cipriani” promosso dal NOIS, sezione di Aidone. Si è appartato nei locali del museo con il sindaco, Enzo Lacchiana, che da ore lo attendeva trepidante e, a inizio concerto, ne aveva annunciato l’arrivo in Aidone promettendo agli aidonesi presenti che si sarebbe fatto interprete della richiesta pressante della cittadinanza di lasciare in pace al museo di Aidone la “Dea di Morgantina” (la statua più conosciuta come la “Venere” era stata qualche sera fa oggetto di un intervento di Sgarbi sul TG3 Linea notte, dove aveva annunciato la volontà di portare la statua al Quirinale per darle più visibilità a livello nazionale ed internazionale). Ma non appena si sono spente le ultime note del concerto, con il coro ancora in scena, sindaco e assessore sono scesi in lizza e lì è cominciato lo show di Sgarbi che, mentre esponeva i suoi mirabolanti progetti, dava l’impressione di parlare di cose che prendevano forma man mano che le parole gli uscivano di bocca.

Sgarbi era arrivato nel pomeriggio in Aidone, si era recato a Morgantina e qui, a suo dire nel giro di pochi minuti ha risolto problemi che si trascinavano da anni: – a) ha ordinato la riapertura dell’ingresso dal cancello dell’agorà e il relativo trasferimento della biglietteria (la riorganizzazione del percorso di visita era stato voluto dall’ex direttore, l’architetto Caruso, per valorizzare la collina ovest e le terme che, in genere, restavano fuori dagli itinerari turistici, e, nel contempo, utilizzare la casa Vinci per la biglietteria e i servizi); – b) ha autorizzato quindi la percorribilità a tutti i mezzi dei turisti e ha chiesto e ottenuto dal proprietario del ristorante “Morgantina Eyexei” la disponibilità gratuita dell’ampio parcheggio privato; – c) ha risolto il problema della mancanza di acqua corrente dando disposizioni di fare rifornimenti con le autobotti!

Questi i provvedimenti estemporanei, la cui possibilità di realizzazione si vedrà alla prova dei fatti, considerato che la strada di accesso è quella che è, e sicuramente non è percorribile contemporaneamente ad un autobus e una macchina…

A quel punto ha annunciato i suoi grandiosi quanto stravaganti nuovi progetti per Morgantina:

– il primo, la ricostruzione degli edifici dell’agorà in fil di ferro sul modello della basilica realizzata dall’architetto Edoardo Tresoldi a Manfredonia (Foggia), si presume da commissionare allo stesso artista… chissà che non lo abbia ispirato la ferraglia della famigerata scala!?

– due, far riprodurre ad un artista la copia identica all’originale della Dea di Morgantina e trasferire in autunno copia ed originale al Museo Salinas per esibirle nell’ambito degli eventi di Palermo Capitale italiana della cultura. I visitatori sarebbero sfidati a scoprire le differenze tra copia ed originale e al riconoscimento stesso dell’originale (sic! Qualcuno riesce a spiegare la valenza logica e culturale di una operazione del genere? Bohhh!) e poi, magari, riproporre la stessa esibizione al Quirinale!

Quest’ultima proposta ha scatenato le contestazione dei present, come suo costume Sgarbi ha risposto insultando, allontanandosi per poi rientrare, minacciando e ricattando…

I sentimenti che hanno accompagnato questa piazzata sono stati di perplessità, rammarico, sdegno ma anche imbarazzo nei confronti della Corale lasciata a fare da cornice ad una sceneggiata spiacevole, e gli aidonesi, notoriamente ospitali, hanno sentito quasi di dover chiedere scusa agli artisti per la mesta conclusione della loro esibizione, già più volte disturbata dalla curiosità che la visita suscitava e dall’uso incomprensibile della porta sul salone piuttosto che quella secondaria.

Sicuramente ancora una volta gli aidonesi saranno tacciati di piccolezza, di incapacità di guardare oltre il loro orizzonte nel volere tenere per sé quello che, a buon diritto, ritengono il proprio tesoro, ma a ben vedere ci sono molti punti a giustificare questo incaponirsi. Ricordiamo tutti che, quando la Venere venne restituita, gli esperti del Getty Museum si opposero strenuamente all’ipotesi delle esposizioni temporanee a Palermo o a Roma e vollero essi stessi rimontarla e collocarla sul basamento antisismico portato dall’America, a questa contestazione Sgarbi ha risposto che gli americani non possono comandare a casa nostra e che allora fu fatto sicuramente un errore nel non insistere per farle fare una bella tournée tra Palermo e Roma…

Le installazioni artistiche di Tresoldi nell’agorà di Morgantina e i viaggi della Venere dovrebbero mettere al centro dell’attenzione il nostro sito e attirare i grandi flussi turistici, ma cosa è stato fatto in questi anni e quali progetti si preparano per favorire l’accoglienza di questi turisti? Il problema non è l’offerta culturale, che è ricca e variegata, ma è il deserto che vi sta intorno, un deserto fatto di strade impossibili, di strutture insufficienti, di una cultura dell’accoglienza ancora preistorica, tutti fattori che contribuiscono a tenere fuori dai grandi flussi le aree interne della Sicilia. Una buona amministrazione dei BB. CC. in Siciia dovrebbe partire da qui, dai fondamentali e solo dopo ci si permetta pure il lusso dei progetti grandi e stravaganti, nonché costosissimi! Inoltre, un amministratore al vertice di un assessorato regionale con i poteri che gli dà l’autonomia siciliana, prima di sparare a raffica dovrebbe informarsi, non si può permettere gli errori pacchiani in cui è incorso. Nel corso del programma di Mannoni ha fatto una affermazione fortemente lesiva degli interessi del museo di Aidone “…venduta al Getty dove faceva un milione e mezzo va ad Aidone dove la vedono dieci persone al mese…” . In questi anni si sono registrati circa venticinquemila visitatori annui che sicuramente non sono 10 al mese. Mentre usciva infuriato ha accusato gli aidonesi di non essersi mossi quando gli Argenti sono stati “prestati” al Metropolitan che se li è tenuti per oltre due anni (sue parole!), mostrando di ignorare che gli Argenti non sono stati prestati al museo americano ma vi sono tornati a seguito di un patto scellerato, firmato tra un Ministro della Repubblica Italiana e la dirigenza del Metropolitan, che obbligava al pendolarismo quadriennale! Gli Argenti di Eupolemo quest’anno finalmente rientreranno in Aidone, se l’assessore sarà ancora lui ci piacerebbe vederlo prodigarsi con convinzione per denunciare quel patto, che, proprio in forza dell’autonomia siciliana in materia di BB.CC. e AA. un ministro non avrebbe potuto frmare.

E infine come la mettiamo con il decreto assessoriale 1771 del 27 giugno 2013 a firma dell’assessore Maria Rita Sgarlata che inseriva gli Argenti e la Dea di Morgantina tra i 23 beni inamovibili? Il decreto, con il relativo elenco, fatto proprio dalla Giunta Regionale è stato mai revocato, l’assessore Sgarbi ne è a conoscenza?

12 gennaio 2018

La Dea è inamovibile

26219218_1978014339131609_5960209387108974240_n

Si rinforza in Aidone la mobilitazione dei contrari a qualunque tipo di trasferimento della statua della dea di Morgantina. Domenica sera, ad una settimana della performance di Sgarbi nell’aula museale, il raggruppamento di tre associazioni giovanili, che si riconoscono sotto la sigla CO.RI. Festival, ha convocato un’assemblea generale nella sala dell’ex Cinema Erbita. Ben meritato l’aggettivo generale visto la varietà e la quantità di relatori, una ventina in tutto, che si sono succeduti sul palco, in rappresentanza del mondo delle associazioni e della politica, nelle persone di quattro consiglieri regionali, tra cui le due elette di Enna Lantieri e Pagana, e degli amministratori comunali. Va riconosciuto il merito agli organizzatori dell’assemblea di avere permesso di parlare a tutti, contingentando rigorosamente i tempi degli interventi e costringendo gli intervenuti a soffermarsi su quanto ritenevano veramente importante al fine di evitare ripetizioni, banalizzazione e polemiche sterili. Unanime, senza se e senza ma, è stato il no alla proposta di Sgarbi di spostare, seppure temporaneamente, l’opera d’arte, ma anche all’idea balzana di farne creare da un artista la copia “perfetta”. Sono state esposte le ragioni della inamovibilità della statua -“La dea inamovibile” era intitolata la stessa manifestazione-, ed è stato fatto un quadro della situazione esistente e di tutte le criticità delle quali è stato chiesto agli onorevoli presenti di farsi portavoce nelle sedi istituzionali della Regione Sicilia. Tra l’altro è emersa l’esigenza, ormai inderogabile, di dare finalmente attuazione all’istituzione del Parco Archeologico, che oggi sarebbe di Morgantina e della Villa Romana del Casale, per dare autonomia finanziaria e permettere che quanto raccolto con i biglietti di ingresso rimanga al Parco per la sua fruizione e valorizzazione. Sono state annunciate alcune iniziative, un dibattito pubblico ad Enna promosso dal club UNESCO e una raccolta di firme da parte dell’Archeoclub Aidone-Morgantina per sottoscrivere una lettera al presidente Musumeci che fino ad oggi, pur essendo stato chiamato in causa a gran voce, non ha ritenuto di doversi pronunciare nè per appoggiare né per smentire il suo assessore. Molto soddisfatto dell’esito della manifestazione si è dichiarato il moderatore Gabriele Virzì: “una cosa è certa: questo è solo il primo passo per avvicinare Aidone e il suo territorio al futuro che meritano”. Sono stati verbalizzati e filmati tutti gli interventi con l’intenzione di trarne una sintesi che permetta di approntare una strategia di intervento e che venga portata alla conoscenza delle istituzioni preposte.

Nella settimana appena trascorsa tutti i media, dai tradizionali ai social, si sono occupati della questione dando così una pubblicità involontaria ad Aidone e al suo Museo. Se n’è occupato perfino Frankfurter Allgemeine, il 13 corrente il giornalista Andreas Rossman ha scritto un articolo dal titolo molto eloquente: “Göttin von Morgantina” Neue Räuber – Dea di Morgantina, i nuovi ladri! In questo coro di critiche a Sgarbi e di prese di posizione forti e convinte, ancora di più si sente il silenzio gli adetti ai lavori, la Soprintendenza di Enna e la direzione del Polo Museale di Aidone e Piazza Armerina.

Aidone-Dea di Morgantina. 5000 firme in due giorni per dire NO! Quirinale non interessato. E Musumeci? Non risponde a nessuno!

Foto venere.1

Nel pomeriggio di venerdì 19 l’Archeoclub Aidone-Morgantina e l’archeologa Serena Raffiotta hanno lanciato sul sito Change.org la petizione No al trasferimento della Dea di Morgantina dal Museo Archeologico di Aidone”, già nella serata della domenica avevano firmato in cinquemila*.

Il paventato trasferimento proposto da Sgarbi, che per quanto si possa disprezzare e trattare come una macchietta resta pur sempre l’Assessore Regionale ai BB.CC. e all’identità siciliana e cioè la massima autorità in regime di autonomia, ha veramente indignato tutti e costretto ad uscire allo scoperto e prendere posizione anche chi in genere preferisce restare defilato nell’ombra.

La notizia è rimbalzata sui quotidiani, sui tg, sui giornali online e, come un fiume in piena si è diffusa sui social. Pochissime le voci dissenzienti, cioè favorevoli o semplicemente possibiliste.

Ma nel clamore mediatico questa volta, contrariamente alle altre in cui si è solo affermata la inamovibilità del bene, data ora per scontata, finalmente ci si è focalizzati sulle criticità che non hanno permesso al territorio e al museo di fare il balzo di qualità atteso (elementi tutti presenti anche nella petizione*) e dall’altra si è aperta una riflessione sulla funzione dei beni culturali, sulla loro valorizzazione e sul legame inscindibile con il territorio che li ha prodotti.

Molto apprezzato da tutta la comunità aidonese l’intervento che il prof. Malcom Bell, Direttore della Missione Americana di Morgantina, Professor Emerito dell’ University of Virginia, nonché cittadino onorario di Aidone, ha affidato ad un sito specialistico del settore, PatrimonioSOS.it. La lettera aperta, indirizzata alla Architetto Giovanna Susan, Direttrice del Polo Regionale di Piazza Armerina, Morgantina, e Enna, è introdotta egregiamente dal professore Pier Giovanni Guzzi che ben sintetizza tutti i termini della questione “Le argomentazioni espresse dal prof. Bell appaiono essere dettate da un preciso sentimento storico e culturale, tanto da essere pienamente condivisibili. Sembra opportuno che non siano delicati reperti antichi a viaggiare, ma che piuttosto intorno ad essi si organizzi un’opportuna campagna di comunicazione, tale da valorizzare sia la sede espositiva sia l’area archeologica dalla quale la statua stessa proviene. Viaggi del genere sono attività talmente banali (e piene di pericoli) che non possono neanche definirsi ‘di valorizzazione’: quanto piuttosto segnali di ridotta capacità di progetto. Senza dire che esse manifestano la scarsa disponibilità di risorse che si possono, o si vogliono, mettere in campo allo scopo di fornire informazioni complete e critiche circa il contesto storico ai turisti ed agli appassionati”.

Resta alta la tensione, anche se si cerca di buttare acqua sul fuoco: da una parte la quasi certezza che la permanenza di Sgarbi alla Regione abbia i giorni contati (altre le sue ambizioni: uno seggio al Parlamento e il ministero dei BB.CC, una grande iattura per l’intera Italia!), dall’altra le rassicurazioni dalla Presidenza della Repubblica che, attraverso una sua funzionaria, la dottoressa Emilia Mazzucco, ha informato telefonicamente il sindaco Enzo Lacchiana che non esiste nessun progetto, né è stata avviata alcuna procedura per una futura esposizione della statua della Dea di Morgantina al Quirinale. Come a dire che Sgarbi se le canta e se la suona mentre continua a lanciare sassi nello stagno per confondere le acque e restare comunque e sempre al centro della scena.

Resta inquietante il silenzio del presidente Musumeci rispetto non solo al caso aidonese ma a tutti i “progetti” estemporanei lanciati in questi giorni da Sgarbi. Se lo deve tenere buono? Lo lascia straparlare sapendo che nulla di quanto proposto ha possibilità di andare in porto? Certo questo suo silenzio sta deludendo anche i suoi elettori e sostenitori.

In questi giorni si è parlato tanto del numero dei visitatori. Per valutarli onestamente non si può prescindere da alcuni presupposti che dovrebbero darsi per scontati: Aidone è al centro della Sicilia e non sul mare, è abbastanza distante dai tre vertici del triangolo Taormina-Palermo-Siracusa che indirizzano i grandi flussi turistici; le strade sono buone per i turisti volenterosi che non si lasciano scoraggiare dalle difficoltà e, diciamocelo pure, non sarà mai un attrattiva per il turismo di massa; Morgantina e il suo museo non sono mai entrati veramente nei circuiti internazionali e, prima che questo succeda e si trasformi in un volano economico, si dovrà dare una risposta seria alla carenza di servizi, strutture ed infrastrutture.

Tuttavia guardando ai numeri la crescita negli anni è stata soddisfacente, ancora di più se la si paragona con quella dei molti musei siciliani che non si chiamino Paolo Orsi o del Salinas che, pur essendo il maggiore museo siciliano e pur ospitando pregevoli mostre temporanee, non è mai andato oltre i 60.000 visitatori nel 2016 con il picco negativo di 16.000 nel 2010! Dai dati pubblicati sul sito dei BB.CC. emerge che dal 2000 al 2009 la frequentazione al museo di Aidone si attestava poco sotto i 5000 visitatori (a fronte dei circa 20.000 del sito archeologico di Morgantina), che diventano oltre 9000 nel 2010 (restituzione degli Acroliti e Argenti), per salire a a quasi 50.000 nel 2011, l’anno del rientro della “Venere” da Malibù. Il calo si è avuto già a partire dal 2014 ma da allora ad oggi ci si è attestati mediamente tra le 23 e le 25.000 presenze, un numero di tutto rispetto. Il sito ha avuto anch’esso un effetto alone con gli oltre 30.000 nel 2011 e 2012 per poi rientrare poi nella media costante vicina alle 20.000.

Nessuna ricaduta positiva invece può evidenziarsi a seguito della esposizione degli Acroliti all’Expo di Milano. I dati si sono mantenuti tra le 23.000 presenze nel 2015 e 24.00 nel 2016. Sembra che nell’anno appena trascorso, nel 2017, le presenze abbiano avuto un leggero incremento salendo a circa 27.000.

Franca Ciantia

* mentre scrivo siamo a 5316!

La petizione è diretta al Presidente della Repubblica, al presidente della Regione, al Ministro dei BB.CC. , al presidente del Consiglio Superiore BB.CC. e paesaggistici, al direttore generale del Dipartimento regionale BB. CC. e Identità Siciliana. Dopo le valide premesse questa la richiesta

si chiede con urgenza ai Rappresentanti Istituzionali in indirizzo di attenzionare con urgenza e con grande cautela il progetto dell’Assessore Sgarbi, evitandone la realizzazione, e di adoperarsi a livello regionale e nazionale nella progettazione e realizzazione di più consoni interventi derivanti da un’analisi approfondita delle reali e concrete esigenze sia del sito archeologico di Morgantina che del museo archeologico regionale di Aidone. In particolare si ritiene quanto mai urgente migliorare le infrastrutture e i collegamenti tra il centro della Sicilia e il resto dell’isola; investire in interventi di tutela e valorizzazione del sito archeologico di Morgantina; potenziare i servizi offerti ai visitatori sia a Morgantina che al museo archeologico di Aidone; realizzare di un piano di comunicazione e una strategia di marketing seri ed efficaci; attrarre investimenti privati e pubblici a sostegno dello sviluppo economico del territorio ennese; riprendere a livello regionale il percorso di istituzione del parco archeologico di Morgantina, che possa finalmente garantire autonomia economica al sito e al suo museo.

Per favorire il turismo nelle aree marginali della Sicilia, come la provincia di Enna, non si ritiene prioritario promuovere il patrimonio culturale con esposizioni fuori dall’isola ma piuttosto creare valide occasioni di promozione e valorizzazione in loco. Ciò che risulta assolutamente improcrastinabile è intervenire sulla viabilità ma anche, più semplicemente, garantire l’ordinaria manutenzione dei siti che godono già di un’impareggiabile bellezza, meritevole di essere salvaguardata e preservata da interventi che ne snaturerebbero la vera essenza.”

Sgarbi non ci provà”  firmato Jacopo Fo

27458972_1230213277110925_7397066486334143441_n

La forza dirompente del suo nome fa rimbalzare l’affaire della Dea di Morgantina sulle agenzie di stampa e sulle testate nazionali e locali. Potenza di un nome che dentro di sé porta una grande storia. Quando domenica pomeriggio Jacopo Fo, scrittore, giornalista, artista di fama internazionale, fondatore della libera università di Alcatraz e dell’ecovillaggio solare in Umbria, è arrivato al museo di Aidone, accompagnato dalla sua ospite Caty Procaccianti, titolare dell’agenzia Omniaturist di Piazza Armerina, si è capito subito quanto fosse forte il messaggio che egli era in grado di lanciare, un segnale chiaro e alto arrivato diritto al suo destinatario che ha sentito l’esigenza immediata di rispondergli per le righe, a suo modo. Jacopo Fo, nella sua magrezza e trasandatezza, che in nulla ricorda la grandiosità e la fisicità del padre, si è aggirato nelle sale e tra le vetrine del Museo con il suo smartphone, filmando e fotografando tutto: dai gioielli ciprioti ai semplici vasi in ceramica, dagli Acroliti, ad Ade, alla Dea e non smetteva di ripetere: “meraviglioso, strepitoso, bellissimo, notevolissimo” ed intanto postava tutto sul suo profilo Facebook, filmati e fotografie che nel giro di pochi minuti hanno fatto il giro d’Italia. Si è fatto fotografare da solo davanti alla statua della Dea, in compagnia di amici ed organizzatori della giornata, sdraiato per terra davanti al portone del museo, sempre con il cartello “Sgarbi non ci provà” ! Certo ha lasciato un po’perplessi i presenti quando ha dimostrato di non ricordare il nome di Aidone, facendo un po’ di confusione tra Gela, Piazza Armerina, che aveva visitato nella stessa giornata, ma a suo onore c’è da dire che bonariamente ha preso atto dell’abbaglio quando qualcuno dei presenti l’ha corretto ed ha ascoltato pazientemete le spiegazioni che gli sono state date! É stato una ventata di aria fresca e turbinosa che ha scompigliato e sparigliato le carte, per cui qualche defaillance gli si può pure perdonare!

27751824_1230213130444273_6506041840070328628_nLa risposta di Sgarbi, affidata anch’essa a Facebook, non apporta nessuna novità al dibattito, come una campana stonata continua a ripetere le stesse cose correggendo o rincarando ogni volta la dose e, di conseguenza, alzando il livello di preoccupazione e attenzione in quanti chiedono con forza che la statua resti dov’è, nel museo di Aidone, ma temono anche una decisione d’arbitrio dell’Assessore, sostenuta dal silenzio dei tanti, politici e uomini delle istituzioni, che perseverano nel loro inspiegabile mutismo.

Le associazioni invece, anche quelle a carattere regionale e nazionali, stanno esprimendo la loro ferma contrarietà con documenti, lettere, petizioni; l’ultima in ordine di tempo quella lanciata dal Club Unesco di Enna che ha organizzato anche un interessante incontro dibattito dal titolo “La dea di Morgantina. Le ragioni del No alla proposta del suo spostamento dal Museo Regionale di Aidone per esposizioni in altre sedi” che ha visto una partecipazione numerosa e qualificata, nonostante l’inclemenza del tempo atmosferico. Sono emersi ancora una volta in tutta la loro crudezza i problemi strutturali ed infrastrutturali che impediscono il decollo turistico di Aidone e di tutto il territorio compreso nel cosiddetto Distretto Turistico Dea di Morgantina. Sono state rimarcate ancora una volta le ragioni per cui la statua della Dea deve restare ad Aidone, tra l’altro per il fatto che “la Dea rappresenta l’icona dell’Identità Culturale dell’entroterra ennese, culla del suo mito e sede d’elezione del suo culto”, che “ il suo spostamento priverebbe il Museo Regionale di Aidone della sua principale attrattiva” e che “l’opera, composta di pietra calcarea tenera e friabile, è a rischio di depauperamento”. Nel corso del dibattito continuavano a scorrere i filmati di Vivienna del rientro della statua della Dea nel museo di Aidone e del suo montaggio.

Il richiamo alla fragilità dell’opera continua ad essere rifiutato da Sgarbi che asserisce di non sentirsi “schiavo degli americani e delle loro imposizioni” e nella sua replica a Fo dichiara di avere subordinato “il prestito nelle due sedi di Palermo e Roma, tra ottobre 2018 e febbraio 2019” ad una verifica da affidare a Roberto Ciabattoni dell’Istituto Superiore per la consevazione e il restauro. Quindi, mentre da una parte nega e minaccia di lasciare la statua alla “solipsistica” contemplazione degli aidonesi, dall’altra dichiara apertamente che il progetto non è più solo nella sua testa.

Sgarbi continua a prendersela con gli aidonesi che avrebbero la colpa, a suo dire, per “ragioni demagogiche e ricatti di campanile” di avere determinato “ l’invio della statua nel paese di Aidone dove la vedono solamente qualche migliaio di visitatori!” I numeri li interpreta secondo il suo tornaconto, i venticinquemila, su cui mediamente ci si attesta, sono per lui poche migliaia e i milioni di visitatori del Getty correvano da tutta l’America e dal mondo solo per visitare la “Venere”! A suo dire gli aidonesi si sarebbero lasciati sottrarre sotto il naso il loro patrimonio, dimostrando di ignorare quello che è stato riconosciuto da Rutelli e altri, che la battaglia per tutte le restituzioni dei beni sottratti ed esposti nei tanti musei americani è partita proprio da Aidone; e che le pale eoliche, che lui tanto aborre, non si trovano sulle colline aidonesi grazie alla ferma opposizione e alla testardaggine degli aidonesi!

E intanto una bella lezione avrebbe dovuta riceverla dalle centinaia e centinaia (500, 600?) di visitatori che si sono riversatati al Museo richiamati dall’invito dell’Archeoclub di Aidone che nel banchetto all’esterno del Museo, in poche ore, ha raccolto oltre 250 firme sulla petizione cartacea. Intanto la petizione online ormai sfiora le diecimila firme che arrivano da tutta l’Italia e anche dall’estero.

Oggi pomeriggio si discuterà anche nel corso di un Consiglio Comunale straordinario convocato per discutere una mozione ad hoc. Un documento sottoscritto da tutte le associazioni che hanno partecipato all’assemblea “La dea inamovibile” sta per essere inviato a tutti i referenti istituzionali.

 

Aidone dalla melma di acque stagnanti spunta fuori un’antica moschea

Del ritorno degli Arabi e del silenzio di gomma degli Aidonesi  – II puntata

Nella stagnazione di qualunque azione amministrativa si continua ad abusare della distrazione di massa proponendo improbabili progetti come quello dello sbarco dell’UNESCO in Aidone, a quale titolo non si capisce, o dei milioni di euro che il governo saudita verrebbe ad investire  tra Aidone, Piazza Armerina e Valguarnera  portando prosperità e ricchezza insieme ad un grandissimo numero di musulmani: studenti, turisti e fedeli fruitori di una grande moschea a Valguarnera, di un centro culturale, una università etc. Gli aidonesi alla notizia hanno risposto con flemma e disincanto, non parlandone se non nei luoghi di elezione, i bar. Piazzesi e Carrapipani invece, forse con senso più realistico, si sono riscaldati e sono scesi in campo organizzando la protesta all’interno di comitati civici, cercando di smuovere le acque e di tenere desta l’attenzione anche a livello di governo regionale e nazionale. Anche perchè, in un momento storico critico come quello che stiamo vivendo, non si capisce come decisioni di portata internazionale e che interessano tutta la Sicilia possano essere presi autonomamente da sindaci rappresentanti meno di quarantamila siciliani.                                                               Questo  articolo è la seconda puntata di una prima pubblicata a giugno, riportato qui in calce, dove si riflette amaramente della perdurante stagnazione. Ad Aidone e nella fruizione di Morgantina e del Museo si continuano a fare un passo avanti e tre indietro…

Ferve in questi giorni l’attivismo dei comitati cittadini, di Piazza Armerina e Valguarnera, nati per contrastare l’iniziativa dei sindaci delle loro città e di quello di Aidone che a maggio hanno firmato il famigerato accordo per la costituzione del centro di cultura islamica King Salman. I due comitati ne chiedono fortemente la revoca con un atto ufficiale. La questione è arcinota ma, proprio quando sembrava cosa fatta, i sindaci Drajà e Miroddi, riluttanti a presentarsi a discuterne nella sede naturale del consiglio comunale, pilatescamente hanno affermato che non c’è nulla da discutere perché trattasi di “carta straccia”. Tale lo renderebbe la mancata firma del Soprintendente ai Beni Culturali di Enna. Di quest’ultimo è stata resa pubblica la lettera, indirizzata al presidente del Consiglio, ai ministri degli Affari esteri e dell’Interno e ai sindaci dei comuni interessati, dalla quale si evince che, dopo essere stato consultato nella prima fase, suo malgrado si è ritrovato citato tra i “contraenti” pur non essendo di sua competenza l’avvio della procedura. Alla fine l’accordo stipulato tra cinque comparenti, nella copia che è circolata sugli organi di informazione, risulta firmato solo dai tre sindaci. Mancano oltre alla firma del dottore Gueli anche quella del dott. Ahmed Saeed Badrais, rappresentante del governo saudita. Una “carta straccia” che non spiega tutto il peso dato finora alla vicenda, l’uso strumentale che se ne è fatto mettendo i nostri paesi al centro dell’attenzione di tutta l’Italia. Sui giornali nazionali, sui tg, sulle trasmissioni di vario genere Lacchiana e Miroddi si sono affrettati a decantare i grandi vantaggi e le milionarie ricchezze che pioveranno sulla nostra dissestata economia.

Assordante e inspiegabile appare all’esterno il silenzio di Aidone, soprattutto se si pensa alle battaglie civili ingaggiate dai suoi cittadini in altre occasioni e portate avanti con tenacia e determinazione. La questione degli arabi non appassiona gli aidonesi forse perché nessuno ci crede, a molti è apparsa come l’ennesimo coniglio tirato fuori dal cilindro del sindaco per giustificare l’assoluta inerzia nell’amministrazione del paese. Un altro tra i meriti millantati dal sindaco come quello della partecipazione all’Expo di Milano che ha portato quest’anno moltitudini di turisti tali che il paese non è riuscito neppure a contenerli, o come la ripetuta inaugurazione del Centro multifunzionale “Rocca di Cerere Factory” mai aperto al pubblico. Intanto restano irrisolti i problemi veri, primo fra tutti quello della nettezza urbana. L’area dei servizi in contrada Canalotto, che ospita il mercato settimanale, inaugurata di recente, è diventata una vera e propria discarica; il servizio di raccolta porta a porta, fatta in modo molto irregolare e imprevedibile, induce gli utenti a conferirvi i propri rifiuti piuttosto che tenerli appesi per strada preda dei numerosi cani randagi e sentine di essenze maleodoranti. Resta irrisolto il problema dell’acqua di cui tutto si può dire tranne che sia potabile, al danno di una bolletta carissima si aggiunge la beffa di dovere comprare l’acqua minerale in bottiglia anche per cucinare…

Qualche considerazione sull’accordo con gli arabi

Ma torniamo all’Intesa, l’Accordo d’intesa per la costituzione del King Salman Cultural and Arcitectural Islamic Arabic Center” come viene definito nella delibera di giunta del Comune di Aidone –d.g.c. n.73 del 4 maggio 2016- .

Leggendo il testo di questo accordo ci si chiede come qualcuno abbia potuto prenderlo sul serio; lo stile contorto, gli strafalcioni, le inesattezze palesi e le certezze fantasiose, la sintassi improbabile ne fanno un testo che non ha la minima dignità di un atto pubblico. In premessa veniamo a conoscenza dell’impellente ed improrogabile bisogno che noi tutti abbiamo di conoscere la storia islamica per conoscere meglio noi stessi. L’incipit: “Oggi è più che mai necessario studiare la storia islamica della Sicilia antica e ciò risponde all’antica domanda ‘conosci te stesso’ che il Popolo siciliano non si pone, ma di cui intuisce tutta la profondità negli usi secolari che lo contrassegnano (sic!) –e perché solo quella araba che è stata pure la più breve tra tutte le dominazioni, perché non i bizantini/greco/turchi o gli svevi/tedeschi o gli spagnoli/catalani? Alla prima affermazione segue una farneticante “Riprendere gli studi, vuol dire conoscere e far conoscere l’essenza della lingua della cultura materiale ed immateriale che gli arabi recarono in Sicilia, creando le condizioni nel medio e nel lungo periodo, per una graduale integrazione”!? Essenza della lingua araba? Integrazione con chi e di chi? Ecco quindi l’esigenza di costruire a Valguarnera una moschea “che diverrebbe la seconda ufficiale e costruita a regola d’arte e porterebbe una vasta eco internazionale specie nel quadro geopolitico attuale”.. Ma di che stiamo parlando? Il tono del documento e tutto così, di quali esperti si sono serviti per stilarlo? I sindaci l’hanno letto prima di firmarlo? Valguarnera è vicina all’autostrada e all’outlet di Dittaino, ergo è la location ideale per la più grande moschea, il più grande campus universitario islamico, e immaginiamo alberghi e campi da golf per i ricchi turisti arabi frequentatori dell’Outlet e visitatori della grande moschea carapipana e di quella antica aidonese! Già, abbiamo scoperto che ad Aidone c’è una moschea antica che, insieme a quella di Enna (?), sarà restaurate con i petrodollari! “È prevista l’“Acquisizione della moschea di Aidone; in alternativa acquisizione della concessione d’uso e sfruttamento turistico in cambio di progetto di valorizzazione e restauro del sito”. Quale antica moschea è stata mostrata alla delegazione saudita nella corso della visita aidonese? Di che stanno parlando? Secondo lo storico locale Gioacchino Mazzola tracce di un precedente insediamento arabo, che si potrebbe configurare come moschea, sono contenute nella chiesetta di Sant’Antonio Abate (meno di cinquanta posti a sedere!) e in quella di Sant’Anna. E allora? Da chi le acquisiscono? Dalla Curia? Da quando in qua si vendono le chiese cristiane per trasformarle in moschee? L’approccio è questo: tutto si può vendere e comprare. Così i volumi della Biblioteca (di quale? quella di Aidone? di Piazza Armerina?) saranno acquisiti per essere digitalizzati e venduti online (sic!), ma perfino “le fonti relative alla Storia dei Musulmani di Sicilia di Michele Amari” sono da acquisire e revisionare alla luce delle nuove scoperte archeologiche… e c’è anche la “costruzione di un campo fotovoltaico da 260 KW per alimentare il centro e trarne un reddito per la sua gestione”, di una Spa, di un campo di calcio/tennis, l’acquisizione e il restauro del castello dei Gresti, campagne di scavi, costruzione di un magazzino/laboratorio di restauro… e così via.

Tirando le somme

Vista così quindi la cosa sembrerebbe del tutto innocua, “una mera dichiarazione di intenti”, una bolla di sapone che si è già sgonfiata, ma quelli che l’hanno voluta si arrenderanno? Il timore di coloro che si sono costituiti in comitato è proprio questo, quanti hanno messo gli occhi sul nostro territorio, chi per coltivare interessi economici ed aumentare il proprio giro d’affari, chi perché vi ha visto il centro strategico da cui irradiare il proprio verbo e la propria cultura, troveranno purtroppo sempre orecchie attente e ben disposte in un territorio affamato come il nostro. Nell’imperante clima complottistico della realtà vi si possono vedere trame occulte e interessi poco chiari che non vanno sottovalutati, quello che è certo è che dovremmo guardare con molto sospetto l’inquietante l’assalto al nostro patrimonio da parte di arabi, cinesi, russi, che pure viene invocato e spacciato come investimento, opportunità, risorsa. Pecunia non olet, i soldi non hanno odore: ai nostri sindaci, paladini delle libertà, non puzza per nulla prendere i denari dalle mani dei monarchi meno liberali (è un eufemismo naturalmente) del mondo; e qualcuno di loro, visti i fattacci di Valguarnera con i il divieto ai fotografi di riprendere l’emiciclo durante la seduta consigliare, le espulsioni dei cittadini che protestavano, il modello saudita non dispiace proprio!

È inquietante anche il fatto che mentre gli altri due sindaci in qualche modo hanno scaricato atto e responsabilità, il soprintendente se n’è tirato fuori completamente, dagli arabi non si sente battere colpo, il sindaco di Aidone è rimasto a proteggere il fortino; dopo l’esposizione mediatica iniziale in cui ha dato in pompa magna l’annuncio e l’ha raccontato urbi et orbi, ora si è chiuso nel silenzio, forse ci crede ancora? Ci crede lui o i suoi mentori?

Aidone-Morgantina. È ancora e sempre anno zero? – I puntata

I cittadini aidonesi avrebbero voluto vedere l’attivismo, messo in campo dal sindaco di Aidone per portare gli Acroliti delle dee Demetra e Kore a rappresentare la Sicilia all’EXPO (che ha meritato menzioni di onore e cittadinanze onorarie a una decina tra funzionari ed esperti), indirizzato in modo forte nel tentare di risolvere tutti gli altri problemi aidonesi, quelli dipendenti dalla sua funzione e quelli per i quali bisogna battere i pugni in modo deciso sui tavoli regionali. L’elenco è lungo, c’è l’imbarazzo della scelta anche solo a citare i più evidenti: la monnezza che decora la nuovissima area di servizio Canalotto, la scarsissima qualità e l’esoso costo dell’acqua, lo stato di abbandono in cui versano le strade e gli edifici di servizio della zona artigianale, le condizioni vergognose della SS 288 e delle varie strade provinciali che afferiscono ad Aidone, la vergognosa scala a Morgantina, il dimezzamento nell’orario di visite del sito nei giorni feriali, il tour di Ade atteso a maggio nel Museo di Aidone e dirottato per altri lidi, prima a Palermo, poi a Lampedusa e poi? ….

Sembra che tutti quelli che hanno in mano le redini del destino dei nostri beni culturali e delle nostre infrastrutture congiurino per fare cancellare Aidone dalle rotte turistiche. Partiamo dall’ultimo.

Testa di Ade foto Consolato Generale d'Italia Los AngelesBARBABLU’: da Malibù a Lampedusa. Il rilievo nazionale, dato al rientro del prezioso reperto restituito dal Museo di Malibù, è dimostrato dalle centinaia di inviti che l’archeologa Serena Raffiotta continua a ricevere per raccontare e descrivere Ade dai riccioli blù in tutta la Sicilia e in giro per l’Italia e le numerose interviste e servizi pubblicati su testate nazionali e locali; si era creata una tensione anche emotiva che avrebbe portato in Aidone migliaia di turisti, replicando l’effetto della “Venere”; ma, inspiegabilmente, prima la Procura poi la Regione hanno preso delle decisioni che escludono dal suo “godimento” Aidone e il territorio di Enna. Il trasferimento a Lampedusa non ha aggiunto prestigio a quella esposizione dove l’attenzione è tutta concentrata sull’amorino di Caravaggio, accanto al quale la teca contenente la testa di Ade appare come un semplice accessorio. In compenso, sembra che, per gentile concessione,verranno esposti ad Aidone dei reperti prestati dal Museo Paolo Orsi di Siracusa: monili e ornamenti in argento provenienti dalla necropoli di età arcaica della stessa Morgantina. Questi, come il prezioso monetario, rinvenuti nelle campagne di scavi iniziate negli anni cinquanta, si trovano a Siracusa, dal momento che allora non esisteva la soprintendenza archeologica di Enna, costituita solo con L.R. 26/85 (da Siracusa la direzione passò ad Agrigento sede della soprintendenza per effetto della L.R. 80/77, provocando altra dispersione dei beni che gli americani andavano trovando a Morgantina). Sarà così possibile, finalmente ammirare questi gioielli nel loro contesto naturale, nelle sale da sempre dedicate alla necropoli arcaica.

aidone_museoMa l’effetto di questa mostra, di cui ancora non si conosce la data, sarà annullato dallasciagurata decisione di lasciare chiuso il sito archeologico di Morgantina nelle mattinate estive (il nuovo orario, prevede dal 1 giugno, la chiusura il lunedì, l’apertura del Museo con orari normali e quella del sito archeologico solo dalle ore 14:00 alle 19:00, tranne la prima domenica del mese). È vero che persiste il problema della carenza di custodi, che non solo non è stato risolto ma si è aggravato con i nuovi pensionamenti, è vero che resta il budget di straordinari che non può essere superato, ma, il fatto che questi handicap abbiano creato negli ultimi due anni molte situazioni di disagio, avrebbe dovuto indurre ad una programmazione più oculata. La chiusura pomeridiana nei mesi prettamente invernali avrebbe prodotto sicuramente meno danni.

Aidone morgantina scala ferroLa scala della vergogna. Il Soprintendente di Enna, alla fine di gennaio, aveva emesso un’ordinanza di rimozione, dopo averla definita abusiva, ma così non è apparso al Dipartimento dei Beni Culturali che l’ha dichiarata “in regola” e ne ha ordinato l’apertura alla fruizione dei turisti; nel frattempo però è stato ripulito un secondo sentiero che permette agevolmente di accedere alla collina, che dimostra ancora una volta l’inutilità di questo brutto manufatto che, gratuitamente, continua a deturpare il panorama dell’agorà. Il tutto continua ad avvenire nel silenzio più assoluto, nonostante le oltre mille firme raccolte dalla petizione online, promossa dal Movimento civico “Noi Aidone”, e nonostante l’interpellanza “urgente” presentata, il primo di aprile, dai Cinquestelle; quest’ultima non ha avuto nessuna risposta, ma si è persa nell’indifferenza generale, forse anche degli stessi presentatori! D’altra parte se si tratta di un’opera abusiva, e il Soprintendente non sembra avere revocato la sua ordinanza, è accettabile che il sindaco di Aidone non abbia preso alcun provvedimento per un’opera abusiva costruita nel proprio territorio, non abbia sentito neppure il bisogno di rendere partecipi i cittadini del suo pensiero, e, nel caso positivo, di difendere la sua scelta? E la procura di Enna? C’è ancora un giudice a Berlino?

Ci si riempie la bocca di progetti di lancio e rilancio del nostra asfittica proposta turistica, per la quale si fanno costosissimi studi, si creano itinerari virtuali e guide più o meno efficaci; ma l’amara realtà è l’effetto a cascata prodotto dalla gente che arriva, nonostante il disagio delle strade, e trova il i cancelli di Morgantina sbarrati, e soprattutto dalle agenzie e dai tour operator che non possono fare programmi di lungo termine se continuano ad essere sorpresi dalle decisioni dell’ultima ora.

(Alcune cose fatte e non fatte rispetto a questo articolo:

  • la testa di Ade è ancora a Lampedusa….
  • dei prestiti di reperti di Morgantina  da parte del museo siracusano si sono perse le tracce
  • la buona notizia è che il nuovo direttore del sito di Morgantina e del museo di Aidone, afferiti insieme alla Villa Romana di Piazza Armerina al polo Museale unico, la dottoressa Giovanna Susan, ha disposto orari di apertura e chiusura uguali in tutti i siti. Quindi almeno per ora, tutto l’autunno-inverno resteranno aperti mattina e pomeriggio…
  • in sede di Commissione Beni Culturali l’udienza per discutere la questione della scala promossa dal Movimento Cinque Stelle non  ha sortito nessun risultato se non la conferma da parte del direttore generale Pennino che il tutto è stato fatto a regola d’arte!!!! )

A MORGANTINA LA SCALA DELLA VERGOGNA

12476217_1105273096150126_575004851_nUn mese è già passato da quando l’archeologa e guida turistica Serena Raffiotta, con un post su Facebook, lanciava l’allarme su una scala in di ferro e orsogril che si stava costruendo a Morgantina alla fine dello Stoà Est e a ridosso del cosiddetto Pritaneion e delle case che si inerpicano sulla collina, fino a quella conosciuta come Del Saluto e Del Capitello dorico. Le fotografie da lei pubblicate hanno suscitato molta indignazione non solo tra gli aidonesi ma anche tra gli addetti ai lavori e tra quanti amano il meraviglioso sito di Morgantina. Ne sono seguiti un articolo del Giudice Silvio Raffiotta su Vivienna.it, dove veniva pesantemente  richiamata la responsabilità della Soprintendenza, che aveva autorizzato lo scempio .  La richiesta preoccupata, di molti commentatori su FB e degli aidonesi di richiamare fortemente l’attenzione, è stata accolta dal Movimento “Noi Aidone” che si è fatto promotore di una petizione sul sito  Change.org per chiedere la rimozione della scalinata (LA PETIZIONE ANCORA ONLINE PER LA FIRMA).                                                                                                                                           821La petizione, ancora aperta, è stata indirizzata  al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana. Al raggiungimento delle 700 firme ne è stata data comunicazione ai destinatari allegando l’elenco dei firmatari oggi più di ottocento. Ad oggi nessuno di loro ha sentito il dovere o la cortesia di dare un cenno di ricevuta. Tra tutti, solo la dottoressa Maniscalco, direttrice del Museo di Aidone, ha sentito l’esigenza di rispondere, ma su Facebook e a qualche intervista ad organi di stampa. Per il resto silenzio assoluto! Eppure tra i firmatari ci sono professionisti, funzionari, ex funzionari e dirigenti regionali, studiosi e professori, semplici

cittadini. Ma sembra che chi l’ha ricevuta ha la pretesa di essere talmente nel giusto da non dovere dare risposte a nessuno e di nessun genere! Arroganza o imbarazzo? Intanto si è costituito un comitato spontaneo fra le associazioni che condividono la preoccupazione per il destino del sito che l’installazione della scala in qualche modo rappresenta. Queste le associazioni partecipanti: Accademia Pergusea,  A.D.A. Associazione Donne Aidonesi, Amici del Parco di Morgantina, Archeoclub Aidone, Archeoclub Noto, Associazione Guide Turistiche Enna,  Associazione Guide Piazza Aidone, Associazione culturale Bombyx Mori, Club per l’Unesco di Enna, Delegazione Fai Enna, Associazione Donneinsieme ‘Sandra Crescimanno’, FIDAPA Aidone, FIDAPA Piazza Armerina, Associazione GAP , Gruppi Archeologici Piazza Armerina, Associazione Hisn Al Giran, Associazione culturale Panta, Legambiente Piazza Armerina, Movimento Civico “Noi Aidone”, Pro Loco Aidone, Studenti di ‘Archeologia del Mediterraneo’ Unikore. I rappresentanti di queste associazioni, coordinate da Serena Raffiotta, saranno ricevute a breve dal Soprintendente di Enna, il dott. Salvatore Gueli per un chiarimento delle rispettive posizioni.

Qui di seguito aggiungo i testi dei due mie articoli che sono stati pubblicati su Vivienna.it e di quello di Silvio Raffiotta. In questo mese più volte sia sulla Sicilia che sul Giornale di Sicilia e su varie testate locali sono apparsi articoli di cui darò conto il calce.

articolo petizioneDa Aidone parte la petizione online per RIMUOVERE la scala di ferro sull’Agorà di Morgantina  Aidone. L’articolo del giudice Silvio Raffiotta, apparso su questa testata nei giorni scorsi, ha portato alla conoscenza dei lettori, non solo aidonesi, lo scempio che si è consumato a Morgantina nel silenzio dei giorni festivi. Ci sono poche parole da aggiungere per descrivere il senso di amarezza e di frustrazione che provano i cittadini aidonesi ma anche quanti hanno amore e rispetto per l’arte, l’archeologia, l’ambiente. Non ho le competenze tecniche per giudicare la bontà del progetto, ma posso dire che ferisce il buon senso e la vista. Ferisce soprattutto il silenzio assordante dei responsabili, soprattutto la Soprintendenza di Enna, stazione appaltante dei lavori, che continuano a non sentire il bisogno di intervenire per convincerci della necessità inderogabile (?) e della bontà di quest’opera. Ci si ritiene talmente in alto da non dovere mai rendere conto, nel bene e nel male, delle proprie azioni? Si ha tanto disprezzo del popolo bue che non è in grado di capire e che perciò deve sottomettersi a qualunque decisione loro prendano? Si aspettava quanto meno un comunicato stampa (n.d.r.: anche una denuncia, tanto la Redazione è –oramai- abituata a difendersi nelle aule dei Tribunali), un minimo cenno di vita dopo l’articolo citato, non è successo nulla. Il Movimento “Noi Aidone” ha deciso di non restare a guardare e ha lanciato una petizione online che in mezza giornata ha già raccolto centinaia di firme. Segno che l’opinione pubblica, che sta seguendo i fatti attraverso la stampa online e Facebook, vuol fare sentire forte e chiara la propria voce. Nella petizione si chiede di rimuovere la scala che, secondo qualche addetto ai lavori, è del tutto amovibile e non avrebbe in alcun modo danneggiato l’impiantito originario. La scala risponde certamente all’esigenza di rendere più agevole la visita delle case del quartiere est, soprattutto la Casa del capitello dorico, meglio conosciuta come la Casa del saluto, e quella di Ganimede dove si conserva il preziosissimo mosaico, uno degli esemplari più antichi del mondo greco. Ma qualcuno dovrebbe rispondere se non ci fosse un modo meno invasivo e pervasivo e di così forte impatto. La “monumentale” scala è visibile da qualunque parte della grandiosa Agorà, una delle più grandi e meglio mantenuta della Magna Grecia; la collina est che vi si affaccia ne risulta gravemente sfregiata. Ci aspettiamo che chi di dovere prenda in considerazione la voce che arriva da quanti, aidonesi e non, pretendono il rispetto di un bene che finora aveva mantenuto intatta la sua bellezza. Ai soliti benaltristi diciamo che è necessario l’impegno di tutti nel fare pressioni perché il sito nella sua interezza venga reso veramente fruibile a tutti, anche e soprattutto ai disabili e agli anziani. La petizione è indirizzata: – al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina la Dott.ssa Laura Maniscalco – al Soprintendente ai BB Archeologici di Enna il dott. Salvatore Gueli – all’Assessore ai BB.CC e dell’Identità Siciliana, l’avv. Carlo Vermiglio e al Ministro dei Beni e le Attività Culturali l’On.le Dario Franceschini che giorno 3 febbraio sarà in visita ad Enna e magari potrebbe visitare il sito di Morgantina per rendersene conto di persona. Franca Ciantia

PETIZIONE SCALA 2Morgantina. Quella scala va rimossa! Successo della petizione popolare.

Una settimana fa il Movimento civico “Noi Aidone” ha lanciato la petizione popolare online per la rimozione della scala di ferro e orsogril (la rete elettrosaldata) installata nell’agorà di Morgantina. Ben settecento persone l’hanno già firmato e tra loro ci sono, non solo cittadini aidonesi, ma estimatori del nostro grande sito da varie parti di Italia e del Mondo, tra di loro anche professionisti nell’ambito dei Beni Culturali. Alla scadenza della prima settimana le oltre settecento firme sono state inviate alle autorità cui era indirizzata la petizione (al Soprintendente ai BB. CC. di Enna, al Direttore del Museo Archeologico di Aidone e di Morgantina, all’Assessore ai BB.CC e all’Identità Siciliana, al Ministro dei Beni e le Attività Culturali, e per conoscenza al Presidente Consiglio Superiore dei Beni Culturali e Paesaggistici, al Direttore del Centro per la Progettazione e il Restauro e al Dirigente Generale dei B.B. C.C. dell’Identità siciliana). La petizione continua online e sicuramente molti, man mano che ne stanno venendo a conoscenza, vorranno firmarla. La risposta della gente è stata forte e convinta, c’è stato anche qualche breve intervento sugli organi di stampa, e un lungo comunicato stampa -che si può leggere qui in calce integralmente- della dottoressa Laura Maniscalco che spiega le motivazioni del manufatto e nel contempo, in qualche modo, prende le distanze dal progetto e dalla sua realizzazione. Intanto, in primis, dal momento che l’opera non è stata ancora completata, dovrebbe essere severamente interdetta al pubblico; nelle condizioni in cui si trova, in questo momento, costituisce un rischio maggiore della salita impervia che i turisti sono soliti percorrere. Tra le motivazioni si afferma che oltre alla pericolosità dell’accesso erano a rischio i pavimenti della casa del Capitello dorico o del Saluto. È vero che si risparmia a quei pavimenti il logorio di qualche migliaio di piedi, ma il visitatore si perde la Casa più interessante, la più completa per comprendere le architetture e le tecniche costruttive in età ellenistiche, si perde tra l’altro la vista del piccolo ambiente dove troneggia la scritta EYEXEI, che nel tempo è diventata il simbolo stesso di Morgantina. È giusto salvaguardare i pavimenti in cocciopesto di questa casa ma è urgente pure liberare dall’erba, che infesta Morgantina in tutte le sue parti e in ogni stagione, i pavimenti della Casa Pappalardo completamente sepolti e quelli della Casa della Cisterna ad Arco sempre di più spaccati da ciuffi d’erba che spuntano ormai non solo dagli angoli ma addirittura al centro degli ambienti. Per non parlare delle Plateiai A e B, dove  l’erba regna sovrana e rende scivolosa la discesa, dello stoà nord dove penzolano in bella vista, sui bassi muretti,dei fili elettrici, mentre sulla strada si sprofonda nell’erba soffice come la neve.   Nella Casa Pappalardo, che è una delle case più grandi e ricche tra quelle della collina Ovest, nel corso di questi ultimi interventi (di cui faceva parte la scala) sono stati restaurati e riparati con una copertura i mosaici di un solo ambiente, ma tutto il resto è nell’incuria totale. Un altro intervento dello stesso genere è stato fatto in un ambiente della Casa detta dei Capitelli Tuscanici; si sono rinforzate le due tettoie della Fontana dell’agorà e si è posta una copertura sull’altare di Hestia, scoperto qualche anno fa negli ambienti dello stoa Nord. Nonostante questi 6/7 interventi effettuati in questi mesi, le condizioni di Morgantina, quanto a sicurezza e tutela, ormai sono disastrose e meriterebbero un’attenzione continua e strutturale che non si può risolvere in interventi episodici e decontestualizzati; l’ampiezza del sito e la carenza endemica di risorse finanziarie, umane e materiali non può continuare ad essere invocata per giustificare lo stato di degrado e di abbandono in cui il sito ormai è lasciato. Tornando alla scala, vista direttamente, si può affermare che è più brutta e più inutile di quanto non sembrasse dalle foto e non è una questione di prospettiva. Dall’agorà superiore, esattamente dallo Stoà est, si percorre un viottolo in direzione sud, qui si incontra la rima rampa di tre gradini che porta al di sopra del cosiddetto Pritaneion. Da qui comincia la scala di oltre sessanta gradini e una decina di pianerottoli in orsogril, che ti disorienta e nella discesa ti procura anche le vertigini. Il lavoro sembra ancora in progress, sui pilastrini delle inferriate ci sono degli anelli attraverso cui verrà fatto passare cosa qualcosa: una rete, delle cordicelle, delle aste? Per fortuna questa non è stagione di visite scolastiche! Finisci la salita e sei già sul vialetto superiore difronte alla casa Papola, dove dovrebbe trovare posto un luogo di ristoro e i bagni. Vai verso la casa di Ganimede dove i mosaici superstiti dell’ultima stanza, mai coperta, sono minacciati dall’erba che cresce rigogliosa sulla soglia d’ingresso. Nello stesso edificio due grandi ambienti retrostanti sono protetti da coperture che non lasciano vedere cosa proteggono, dal momento che quando hanno messo le nuove hanno tralasciato di togliere le vecchie, quindi dai vecchi tronchi di legno che le reggevano penzolano antichi pezzi di plexigass o altro materiale. Il cahier de doleances sarebbe infinito, è bene che lo facciano gli addetti ai lavori, noi profani non possiamo non far notare che prima di quella scala, se proprio non se ne poteva fare a meno e non c’era altra soluzione, ci sono altri cento piccoli interventi per mettere in sicurezza, segnalare, guidare, tutelare etc. Franca Ciantia

La nota della dottoressa Laura Maniscalco indirizzata agli organi di stampa: “In merito alla scala collocata lungo la collina est di Morgantina si fanno alcune brevi precisazioni. L’idea della scala è sorta a suo tempo sulla base di diverse considerazioni: 1) Inadeguatezza del percorso “naturale” che oltre ad essere molto impervio e poco sicuro per l’utenza finiva per portare il flusso dei visitatori all’interno dei vari ambienti delle abitazioni con conseguente continuo logorio dei pavimenti in coccio pesto. 2) Esigenza di mettere in sicurezza gli stessi visitatori. Si sono verificati diversi episodi di cadute e qualche anno fa c’è stato anche un caso di frattura di una caviglia. Inoltre nel primo tratto di ascesa (ancora sulla stoa est) vi è un vuoto (scarico idraulico) che è un potenziale pericolo soprattutto per bambini e adolescenti.  3) Maggiore funzionalità del percorso di visita che permette di salire avendo di volta in volta la visione delle abitazioni, della cittadella e dell’Etna con relativi pannelli esplicativi. Il precedente itinerario prevedeva una discesa impervia attraverso le strutture murarie ma questo viene evitato dalla scala che consente una discesa agevole in piena sicurezza, nonché una visione laterale di alcune delle strutture senza interferenze. 4) La presenza di un accesso rapido e sicuro alla collina apre la possibilità concreta (per altro prevista all’interno di altri progetti già inviati in Assessorato) di rendere quest’area visitabile anche di sera o di notte circostanza resa possibile dal fatto che abbiamo da poco istallato (su pali già esistenti) dei nuovi proiettori che illuminano questa parte di sito. 5) In un prossimo progetto è prevista la completa rifunzionalizzazione dell’ex casa di guardia (cosiddetta “casa Papola”) dove verranno attivati un piccolo punto di ristoro e i servizi igienici e che saranno facilmente raggiungibili proprio grazie al nuovo percorso. Considerato che soprattutto durante la stagione estiva le temperature sono spesso torride, l’eventuale soccorso fornito dai volontari che sosteranno presso casa Papola sarà molto più rapido grazie al nuovo percorso. Per quanto riguarda le notizie diffuse in merito a eventuali danneggiamenti a resti di età antica si precisa che i tirafondi della scala sono stati posizionati nel suolo, evitando così di danneggiare la roccia, dopo avere effettuato dei saggi preventivi sotto le direttive dall’archeologo incaricato che ha redatto come sempre il giornale di scavo. A quanto pare sono state diffuse foto con muri imbullonati (non si trattava di foto della scala né di muri di età antica) e altre informazioni non esatte. Nessuna struttura di età antica è stata manomessa o danneggiata. Il materiale previsto (orsogrill) è quello comunemente utilizzato nei siti archeologici per passerelle, scalette etc. Lo stesso materiale anzi è da molti anni presente nello stesso sito di Morgantina in altri settori. Precisato pertanto che non ci sono problemi di tipo prettamente archeologico, riportiamo il problema a quello che è cioè di impatto visivo accentuato magari dalla angolatura con la quale vengono inquadrati i gradini nelle foto che vengono diffuse. Le coperture e altri elementi comunemente inseriti in siti archeologici per la conservazione dei resti o per permettere una maggiore fruizione costituiscono da anni uno spinoso problema che non sempre è facile risolvere. Quale può essere la migliore soluzione  il vetro? il carbonio? l’alluminio anodizzato? il pvc-vinile? la pietra?, il legno? Se nei siti archeologici viene di preferenza usato l’orsogrill il motivo è dovuto proprio ad una serie di elementi come la leggerezza visiva, i bassi oneri di manutenzione e la sua resistenza anche al fuoco, pericolo costante in molti siti archeologici che non hanno la disponibilità economica di provvedere ad un continuo taglio dell’erba. Il grigliato inoltre permette anche di vedere attraverso il piano di calpestio. A questo punto considerato tutto questo, dipende esclusivamente dal progettista prima e dal direttore del lavori poi riuscire a rendere il manufatto il più leggero e meno impattante possibile con una serie di accorgimenti che riguardano la scelta del profilo, il colore delle parti da dipingere: infine sta alla ditta esecutrice effettuare il lavoro in modo conforme a quanto richiesto. Anche nel caso di un disegno lineare e schematico a volte la realizzazione può essere non del tutto felice, bisogna inoltre tenere presente che la normativa italiana sui lavori pubblici richiede che la ditta esecutrice debba rispondere in tutto e per tutto al direttore dei lavori e non al capo dell’istituzione nella quale l’opera ricade. Questo elemento è stato percepito come intrusivo ed impattante e certamente è intrusivo così come sono intrusivi tutti i percorsi o le scalette all’interno della Villa del Casale o nelle case a terrazza di Efeso e in numerosissimi siti archeologici. Quale pertanto la soluzione? Interventi che modificano e migliorano un manufatto sono sempre possibili e certamente verranno studiati anche in questo caso nell’ambito dei progetti che abbiamo presentato e che presenteremo. Inoltre, in merito ad un articolo apparso l’altro ieri sul Giornale di Sicilia si precisa che non è vero che il Sito chiude nel periodo di maggiore affluenza, non è vero che mancano i cartelli anzi quelli danneggiati sono stati sostituiti. Certamente è vero che il personale di custodia è numericamente insufficiente e questa circostanza è stata segnalata molte volte al Dipartimento. A differenza di molti musei siciliani il museo di Aidone è aperto 7 giorni su 7 con orario continuato. Le chiusure domenicali sono state limitate al minimo e solo nei momenti di bassa affluenza. Purtroppo il pensionamento di ben 3 custodi negli ultimi due mesi ha comportato dei grossi problemi visto che riduce un numero già insufficiente e sarà necessario rivedere gli orari di fruizione. Auguro a tutti un sereno 2016. Dott.ssa Laura Maniscalco

art.vivienna-raffiottaAidone.  Attacco all’agorà, a Morgantina ora ci si va con la scala. Soprintendenza? che la tolgano

Aidone. Hanno deciso di sferrare l’attacco all’agorà di Morgantina. Duemila anni fa, era tanto bella e magnifica che i Romani la risparmiarono nella loro furia iconoclasta contro tutto quello che c’era di greco in Sicilia. Cinquant’anni fa, quando venne dissepolta dagli americani, anche il re Gustavo di Svezia amava sedersi sulla scalinata monumentale dell’enorme piazza, mangiando pane e formaggio pecorino locale mentre ne godeva le perfette geometrie e l’incomparabile paesaggio. Nei libri di storia dell’architettura classica è ormai entrata come un mito, essendo la più grande agorà superstite di Sicilia; non solo, ma l’unico esempio completo del tipico spazio pubblico organizzato di una polis. E la comunità locale ogni anno, ad agosto, se ne fa teatro per la rievocazione storica dell’irripetibile modo di vivere di allora e il luogo è tanto magico che tutti, attori e turisti, si sentono antichi Greci.
Ora, qualcuno pare si sia stancato della sua inalterata bellezza e della forza di suggestione che se ne trae e ha ritenuto che è giunto il momento di cambiarle i connotati, non con la mano leggera della chirurgia plastica ma con quella dell’artiglieria pesante, sparandole con una cannonata di sferraglia un colpo al cuore. Non sappiamo i nomi e cognomi degli addetti alla batteria di fuoco, perchè la cannonata è stata sparata all’insaputa di tutti, fruitori ed aventi diritto all’informazione (la comunità scientifica che opera nel sito), senza il classico preavviso per mettersi al riparo e magari patteggiare con il nemico per un trattamento meno aggressivo. Però sappiamo che ogni intervento in un’area archeologica demaniale non può che provenire dall’autorità di tutela e non possiamo immaginare che la Soprintendenza di Enna ne sia completamente all’oscuro. E questo ci ferisce e un po’ ci indigna, perché cominciamo seriamente a dubitare che quell’istituzione assolva veramente al suo compito ben pagato che è quello di vigilare e conservare l’integrità sotto ogni aspetto dei nostri beni archeologici e monumentali.
Ma veniamo al fatto.
Lungo la dorsale della collina di levante che si affaccia sull’agorà, ed esattamente sulla millenaria stradina in acciottolato che collega la piazza a uno dei quartieri residenziali, è stata installata un’imponente scalinata in ferro, imbullonata sulle vecchie pietre per rendere, si ritiene, più agevole il percorso ai visitatori. Sino a ieri nessuno l’aveva ritenuta necessaria e tanto meno invocata: tutti erano felici e contenti di accedere ai quartieri alti mettendo i piedi dove per secoli li avevano messi Greci e Romani, assaporando la sensazione che il tempo si fosse fermato. Eppoi, se problemi di percorribilità c’erano per qualche piede malfermo sull’acciottolato, potevano essere risolti agevolmente con un restauro conservativo o con una protezione di tipo meno invasivo. Invece si è optato per la soluzione più pesante, di maggiore impatto visivo, di massima incongruenza con l’ambiente che l’ospita, di perfetta disarmonia con le linee delle architetture circostanti. Insomma un atto di violenza, un pugno nell’occhio, un pugno nell’ occhio di quanti da ora in poi visiteranno l’agorà di Morgantina pensando di immergersi in un contesto antico e naturale miracolosamente scampato alla distruzione, per trovarsi, invece, di fronte ad uno spettacolo di moderna archeologia industriale. Personalmente, quella scala non l’avremmo messa neppure sul nostro terrazzo e se l’ignoto architetto che costruì l’agorà l’ha in qualche modo vista dall’altro mondo, di certo si sta rivoltando nella tomba.
A questo punto, una domanda s’impone: che ci sta a fare una Soprintendenza in provincia di Enna se avvengono fatti del genere? Cosa ci sta a fare, per restare agli scandali più recenti, se il castello medievale di Lombardia viene restaurato a colpi di ruspa e se la chiesetta medievale di Kamut scompare da un giorno all’altro perché mancava un cartello indicatore? A chi toccherà al prossimo giro?
Non ho la risposta. Però di una cosa sono convinto: si stava meglio quando si stava peggio, quando ad amministrare il territorio di Enna era la Soprintendenza di Agrigento, erano i vari De Miro e Fiorentini che, pur fisicamente lontani, erano però custodi gelosi del territorio e prima di spostare una pietra volevano vederci chiaro. E se qualcuno la spostava senza il loro avallo, lo denunciavano. Ora siamo confusi, ora non ci capiamo più niente, non distinguiamo più gli amici dai nemici del nostro patrimonio. E in questa confusione che si trasforma in rabbia, un desiderio lo dobbiamo esprimere, per quanto cinico ed indecente. Le istituzioni della Provincia di Enna sono in via di smantellamento, ci resta molto poco ormai e sentiamo che è una questione di tempo, prima o poi saremo cancellati dalla geografia del Potere. Anche perché siamo rimasti in pochi a resistere sui nostri amati ed affamati altipiani e per sopravvivere non sappiamo più cosa inventarci. Siamo un vuoto a perdere e per il nostro patrimonio artistico, sul quale molto abbiamo scommesso, non ci resta che piangere sui magri risultati.
Ed allora, se ciò che rappresenta il Potere dello Stato deve scomparire dal nostro territorio, che ci tolgano tanto per cominciare, anzi per continuare, la Soprintendenza e ci passino direttamente sotto tutela del Ministero di Roma, perché anche di Palermo non ci fidiamo più. SILVIO RAFFIOTTA

articolo-petizione_Lasicilia-19.01le foto di questa galleria ci mostrano nella prima parte alcuni articoli pubblicati in questi giorni e soprattutto alcuni degli esempi di degrado in cui versa il sito!

Riempiti i vuoti al Museo Archeologico di Aidone. In mostra monili ciprioti dal MET, gioielli dal Salinas di Palermo, metope da Selinunte

Conferenza di presentazione nella ex chiesa di San Francesco

Conferenza di presentazione nella ex chiesa di San Francesco

Da venerdì tre aprile nel Museo Archeologico di Aidone, due mostre temporanee riempiono i vuoti lasciati dagli Argenti ellenistici, volati in America, e dagli Acroliti delle Dee Demetra e Kore che sono partiti alla volta di Palermo, per essere restaurati in attesa di rappresentare dal primo maggio la cultura e la storia della Sicilia all’EXPO di Milano.

Alcuni dei sei monili ciprioti della collezione Cesnola dal MET

Alcuni dei sei monili ciprioti della collezione Cesnola dal MET

Una assenza di peso che in qualche modo è stata compensata dagli stessi responsabili del Metropolitan Museum che hanno prestato, per i quattro anni in cui gli Argenti resteranno a NewYork, una parte del cosiddetto “Tesoro di Kourion” costituito da gioielli della “Collezione Cesnola”: una parure di orecchini in oro, con pendenti a testa femminile e a cono risalente alla prima metà del IV se. A.C.; quattro preziosissime collane del IV sec. a. C. in oro e pietre preziose; ed infine il pezzo più “moderno” della collezione, una coppia di pendenti in oro con granati e berilli a protome di delfino risalente al  II – I sec. a.C..

Gli Ori dal Museo Salinas. In primo piano il diadema di Prizzi con rappresentazione di corteo dionisiaco

Gli Ori dal Museo Salinas. In primo piano il diadema di Prizzi con rappresentazione di corteo dionisiaco

La sinergia di Assessorato Regionale, direzione del Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo e Museo di Aidone ha permesso l’arrivo degli interessantissimi prestiti, che resteranno nel museo aidonese fino al 31 ottobre, tutti provenienti Salinas. Per il Museo di Aidone è la prima volta che vengono esposti capolavori provenienti non da Morgantina ma dai tre canti della Sicilia in una ideale ricostruzione della storia comune che si dipana dal settimo al primo secolo avanti Cristo. Si tratta di un’altra piccola collezione di monili d’oro di età ellenistica, finemente cesellati, provenienti da vari siti della Sicilia. Tra gli altri lo splendido diadema di Prizzi con raffigurazione di un corteo dionisiaco, alcune corone composte da foglie in lamina d’oro da Tindari e Gela, una parure, orecchini e pendente da Monte San Basilio in territorio di Scordia.

A sinistra la Sfinge alata, a destra la Triade di Delfi

Le due metope di epoca arcaica dall’acropoli di Selinunte. A sinistra la Sfinge alata, a destra la Triade di Delfi

Il  Salinas ha prestato le due preziosissime metope arcaiche, fresche di restauro, provenienti dall’Acropoli di Selinunte: fanno parte di un gruppo detto delle piccole metope, considerate le più antiche forme di arte figurativa siciliana, scolpite tra la fine del settimo e gli inizi del sesto secolo a. C.. La più antica è certamente la metopa

 Busto fittile di Persefone adorno di una collana del "Tesoro di Kourion"

Busto fittile di Persefone adorno di una collana del “Tesoro di Kourion” – collezione Cesnola MET

rappresentante la cosiddetta Triade delfica. E’ composta di una ventina di frammenti, rinvenuti in tempi e in punti diversi. A sinistra c’è Apollo, con la lira, al centro la madre Latona, con nella destra una corona e a destra la gemella Artemide con un arco nella mano destra. Il modellato e la resa delle figure suggeriscono una maggiore arcaicità rispetto alle altre, da notare anche la testa di prospetto e le gambe di profilo della figura di Apollo. L’altra metopa è quella più famosa della Sfinge alata: il motivo della sfinge, molto comune nell’area greca e poi latina, è documentato in Sicilia da questo unico esempio, che si può spiegare con le origini e le vicende di Selinunte. La Sfinge vi è rappresentata volta a destra, ritta sulle zampe anteriori e piegata, ma non accovacciata, su quelle posteriori; è visibile una sola ala; i capelli sono resi a calotta sulla testa con quattro trecce che scendono sulla spalla destra; la coda, straordinariamente lunga, descrive una voluta.

Il taglio del nastro. 3 aprile 2015

Il taglio del nastro. 3 aprile 2015

L’inaugurazione della mostra è avvenuta sabato scorso, vigilia di Pasqua; alla presentazione e al taglio del nastro erano presenti, oltre ai padroni di casa -la direttrice del Museo, la dott.ssa Laura Maniscalco e il sindaco di Aidone Vincenzo Lacchiana-  la direttrice del Museo Archeologico Regionale “Antonio Salinas” di Palermo, la dottoressa Francesca Spatafora, il Dirigente Generale alle Attività Produttive, l’architetto Alessandro Ferrara, e il Console onorario di Cipro a Palermo, il dott. Sebastiano Provenzano.

la vetrina "Morgantin" a testimoniare la tradizione  di botteghe di orafo, i ritrovamenti nelle tombe.

Vetrina “Morgantina” per testimoniare la tradizione di botteghe di orafo, i ritrovamenti nelle tombe, i gioielli “indossati” dai busti fittili.

Per meglio contestualizzare le opere di oreficeria e creare una sorta di file rouge tra i prestiti e  il sito Morgantina, un’intera vetrina è stata dedicata a interessanti reperti, provenienti dal nostro sito, che ci mostrano come qui sia documentata, non solo la presenza di gioielli e ornamenti -rinvenuti nelle tombe e rappresentati sull’abbigliamento femminile nelle numerose terrecotte figurate e soprattutto sui busti di Persefone-, ma anche l’esistenza di botteghe artigiane dove si producevano oggetti di oreficeria fin dalle epoche più antiche. È di epoca protostorica, dall’abitato di Cittadella, la forma di fusione per anelli rinvenuta in una capanna del IX sec. a.C., e di epoca ellenistica l’incudine da gioielliere rinvenuta in una abitazione del quartiere ovest nei pressi della plateia A. Dopo le terrecotte, le monete, anche la gioielleria a Morgantina merita  un più importante approfondimento e rientrare, magari, tra quegli eventi annunciati dalla Maniscalco, tra cui la celebrazione del 60esimo  anniversario degli inizi scavi archeologici a Cittatedda e Sedd’U Rann’ (Cittadella e Sella Orlando, le due principali contrade su cui insiste rispettivamente l’abitato protostorico e arcaico e la città ellenistica.

Alcuni dei sei monili ciprioti della collezione Cesnola dal MET

Alcuni dei sei monili ciprioti della collezione Cesnola dal MET

 

orecchini con pendente a cono - Cesnola

orecchini con pendente a cono – Cesnola

 

gancio

 

 

 

 

collana