Anna Milazzo: Aidone nel cuore
Ritorno
Aidone, una terrazza che si apre su una valle sconfinata, sulla pianura etnea e i monti Erei. Sinuoso serpeggia l'antico fiume Gornalunga.
Le pietre della grande acropoli Morgantina conservano il suono dei passi di antiche civiltà -Sicani, Siculi e altre- fino alla colonizzazione greca.
Oggi, nel grande anfiteatro, il tempo volta gli occhi al passato che si materializza nell'atmosfera magica delle commedie, delle tragedie e poesie degli intramontabili autori greci.
La dea di Morgantina elargisce dolci frutti ai suoi figli, in cambio di uno sguardo rispettoso e umile. Dionisio, invece, attende i forestieri con una coppa di vino e incita i musicisti a suonare melodie divine.
I giovani, ebbri di vita, danzano fino all'alba, mentre i vegliardi assaporano i superbi formaggi, le olive e i frutti protetti dalla dea Korà.
Tutti i sensi si risvegliano in questa magica terra, un regno si schiude e fa tremare chi lo sfiora con un tocco soave, incerto, perché non sembra di questo mondo.
Arrivo in primavera ed è già il mio autunno
Cerco impronte di bambina
Mai andata via
Mi inerpico, percorro una verdeggiante
Sottana materna
Sfioro pietre, sembianze dimenticate
Impregnate di essenze millenarie.
Nel vortice di emozioni colorate
Smarrisco me stessa.
Dov’è la mano paterna
A ricondurmi nel ventre di una florida,
amara terra?
La mano è assente
Non il ricordo del pianto di mia madre.
Fra i dolci profumi della zagara
Scorgo lo splendore negli occhi degli amanti e
L’arcaico terrore della lontananza.
Aidungh'
Dalle sorgenti delle alte acque
La vita germina senza posa
Nasce segretamente
Si incanala verso luoghi lontani
Nello scorrere
Il silenzio sprigiona un ritmo
Emerge la parola poetica
Privo di musica
Il logos rimane muto.
Tessute di ritmi ed armonie
Sono le figlie di Morgantina
Anna Milazzo
16.08.2016
(*Aidungh’: Aidone in gallico siculo)
A mia madre
Sorrido al tuo volo sulle antiche rovine,
suoi tuoi luoghi amati.
Libera della geografia e del tempo
le tue ali si confondono fra le nuvole del cielo
Giace sperduto il filo che ti legava al lembo di vita
all'ago del ricamo, alle nostre ansie.
Sento il calore delle tue delicate piume
impregnate di essenze millenarie.
Aperta la porta della tua nuova dimora
odo l'eco delle tue parole e
i tuoi passi pesanti marcano il ritmo
dei giorni miei, tremolanti e incerti,
aperti sul bordo di un abisso luminoso.
Sarà il tuo chiarore ad indicarmi il sentiero
della mia dissolvenza, riscattata e salva
dall'eterno sogno.
In sospensione vivo tra l'accaduto e l'accadere.
Con il permesso di Anna ho "prelevato" alcuni testi dal blog SiciliaParanà a cui lei li aveva affidati, Sono i versi del suo ritorno in Aidone, nel 2016, da cui era partita bambina.