Convento Cappuccino, chiesa di san Francesco e Museo Archeologico Regionale

Aidone Chiesa di San Francesco dei Cappuccini (XVII-XVIII sec.)

La chiesa di San Francesco di Assisi per gli Aidonesi è stata da sempre solo la chiesa dei Cappuccini, oggi insieme al convento è la sede del Museo Archeologico Regionale. La presenza della cripta cimiteriale dei frati, mai aperta alla curiosità di visitatori come le altre più conosciute, ne ha fatto il crocevia di una leggendaria strada sotterranea che avrebbe collegato i vari conventi aidonesi, da Santa Caterina a San Michele, passandovi sotto, fino al convento dei Padri Osservanti/Riformati di Sant’Anna. Una galleria che piaceva immaginare coperta di cadaverini, e una cripta piena dei cadaveri dei frati ad essiccare; le mummie dei frati c’erano veramente e furono rimosse nei restauri per fare posto al museo archeologico, ma quella dei cadaverini restava una favola buona a spaventare i ragazzini e tenerli lontani quando la chiesa, negli anni sessanta del secolo scorso, venne abbandonata.

Aidone . Museo Archeologico. Chiostro del Convento dei Cappuccini  (XVI I sec.)

LA STORIA 

Il convento fu edificato per decisione del Capitolo di Mineo, celebrato il 16 gennaio 1611, venne individuata l’area “in un luogo sorridente del paese, che prospetta a mezzogiorno e gode da tutti i lati di un ampio orizzonte”. "Piantata la croce (1611), la fraternità vi si stabilì nel 1613. Il convento, come la chiesa, fu intitolato a S. Francesco d’Assisi, e si caratterizzava oltre che per la salubrità dell’aria, per la ricca biblioteca, soprattutto di opere giuridiche, che attirava l’interesse e la frequenza di parecchi studenti* (Lexicon Capuccinum) “La costruzione fu iniziata lo stesso anno e, nel 1613, la fabbrica fu ampliata e completata dal primo presidente, padre Gregorio da Castrogiovanni, che vi insediò la comunità e ne diventò anche il primo padre Guardiano. Insieme al convento fu edificata la chiesa che venne intitolata al patrono San Francesco come risulta dall’iscrizione – D.O.M. Haec domus sanctae Dei Matri est constructa superni et Francisce tibi convenit iste locus 1612

All'interno della chiesa un’iscrizione, dipinta sul timpano dell’altare centrale al centro del finto frontone spezzato, riporta la data del 1831 che chiude la frase “Deus in Dominus Tjus cognoscetu...1831”. È presumibile che a quella data risalgano i restauri e le aggiunte degli elementi baroccheggianti del soffitto e delle cappelle laterali.

I frati furono costretti ad abbandonare il convento a seguito delle leggi  del nuovo Regno d'Italia (1866-1867) che soppressero gli enti religiosi e incamerarono il loro patrimonio al demanio. Ceduto al comune, il convento fu utilizzato come orfanotrofio e come asilo, la chiesa invece rimase aperta al culto fino agli anni 50 del secolo scorso, quando fu sconsacrata, abbandonata e contata tra i beni del FEC.

Negli anni in cui si stava restaurando la Chiesa di santa Maria La Cava (tra il 1930 e il 1941) vi fu trasferito l’oratorio della confraternita dei Bianchi. Da qui la sera del Mercoledì santo si dipanava la segreta processione che accompagnava, nella chiesa Madre di san Lorenzo, il Cristo “morto” (allora proprietà dei Bianchi oggi di proprietà della confraternita dell’Annunziata, nel cui oratorio è possibile vederlo) che il Venerdì sarebbe stato inchiodato sulla croce e, dopo la Scisa a cruci, portato in processione.

Scelto per ospitare il nascente Museo Archeologico Regionale subì un poderoso restauro ed adattamento. Il progetto di musealizzazione fu curato dall’architetto Franco Minissi. L’inaugurazione del Museo avvenne il 20 ottobre del 1986.

Aidone Chiesa dei Cappuccini  (XVII sec.) - Affresco con il simbolo francescano- Soffitto del nartece

La chiesa dei Cappuccini in Aidone – Un esempio originale di architettura e arte cappuccina

Come diceva Manzoni “Tutte le chiese e i conventi dei cappuccini avevano come una fisionomia speciale, e chi ne aveva veduta una ne avrebbe riconosciuto un altro a prima vista” La nostra chiesa che, almeno dalla partenza degli ultimi frati dopo il 1867, non ha subito miglioramenti, restauri, adattamenti (un restauro degli inizi dell'800 è documentato dalla data dipinta sul timpano dell'altare maggiore), si è conservata nello stile originale, quale era stato voluto dalle Costituzioni cappuccine del 1225 che determinavano "i criteri costruttivi funzionali alla Regola, agli usi e alla spiritualità dell’Ordine”. Se guardo alla nostra chiesa ve li ritrovo tutti, non solo nella chiesa ma anche nel convento annesso: le modeste dimensioni, relative ad un piccolo paese, la rendono semmai più autentica e vicina allo spirito francescano, espresso nell’uso di materiali poveri, nella semplicità delle strutture, nell’assenza di finiture pregiate e nella valorizzazione di qualunque materiale, soprattutto di quelli che oggi diremmo a chilometro zero, ma anche nell'opera dei frati  che svilupperanno una notevole tradizione nella lavorazione del legno e una scuola di scultori come quella che fa capo a fra Umile e fra Innocenzo da Petralia..

La chiesa si presenta a pianta rettangolare, a navata unica; l’ingresso è preceduto dal nartece, con il soffitto ribassato in corrispondenza del coro; qui vediamo in affresco il simbolo francescano delle braccia incrociate alla base della Croce. Uno è nudo, l'altro è rivestito del saio (lo stesso simbolo è riportato anche nel pavimento maiolicato della prima cappella, quella dell’Ecce Homo). Il pavimento è in cotto rustico intercalato da mattonelle decorate.

Gli altari

Aidone Chiesa dei Cappuccini  (XVII sec.) - Ciborio archittetonico

L'altare centrale. L’occhio dell’entrante è attratto dallaltare centrale, tutta la parete è occuppata dall'ancona, un trittico di tele incorniciate da elementi architettonici di legno finemente intarsiato; nella pala centrale, sovrastante per dimensione le due laterali, è raffigurata una commovente Natività a cui assistono i cori angelici, opera del pittore Nicolaus Garamonolus (1625). Nel dipinto di sinistra è raffigurato San Francesco che riceve dalla Madonna l'indulgenza plenaria nella rappresentazione tradizionale del Perdono di Assisi (gli angioletti nella parte alta mostrano un cartiglio con la scritta Indulgenza Plenaria).  Nel  quadro di destra è invece rappresentato Sant’Antonio di Padova. Il frontone centrale è, nella parte alta, dipinto alla maniera del tromp-l’oeil, lo stesso effetto illusionistico si è cercato di riprodurre nelle cornici delle due porte murate, che introducevano alla sacrestia, poste in basso ai lati dell’altare ligneo. Tutto l’altare rispetta la regola francescana nel prediligere l’uso di materiale povero, il legno, nella cui lavorazione i frati diventarono grandi maestri.

Aidone. chiesa di San Francesco dei Cappuccini. Paliotto dell'altare centrale (XVII sec.)

Originalissimo il paliotto in cuoio, che decorava la mensa dell'altare, impreziosito dalla colorazione di base in oro scuro. Le decorazioni floreali stilizzati incorniciano la figura di San Giovanni Evangelista mentre compone l’Apocalisse. Gli altri altari erano impreziositi da paliotti di stoffa che non sono più in loco ma esposti  nei corridoi del primo piano. 

In perfetto canone cappuccino il prezioso ciborio dalle caratteristiche linee architettoniche che richiamano le grandiose basiliche barocche; è sormontato dalla cupola a bulbo, su cui converge la luce del sole proveniente dall’unica finestra della facciata principale. La ricchezza degli elementi architettonici, di quelli decorativi ad intarsio, la presenza di statue (di cui però non si conserva traccia) ne fanno un vero capolavoro. L’immagine del Cristo benedicente, dipinta su vetro, decora la porta del Santissimo. Il tabernacolo ligneo alla cappuccina, vero tempio nel tempio, nel suo sviluppo verticale, rappresentava “l’attivismo ascetico” in contrapposizione all’orizzontalità delle linee dell’aula che suggeriscono “la quiete della contemplazione”. “Come testimoniano le disposizioni in merito all’arredo sacro, il tabernacolo e le suppellettili, strettamente connesse al Sacramento dell’Eucarestia, erano gli unici manufatti per i quali si derogava al divieto della preziosità delle cose”.

Lateralmente al ciborio sono incastonati due quadretti: in quello a destra è rappresentato San Michele Arcangelo, a sinistra il martirio di San Lorenzo (n.b. a San Michele Arcangelo era dedicata la chiesa e il convento medievali dei Benedittini che per primo ospitò una comunità francescana, San Lorenzo in quell'epoca diviene il santo patrono di Aidone).

Il presbiterio è separato dall’assemblea dalla tipica cancellata in legno, più alta della generalità delle chiese cattoliche. Il pulpito anch’esso di legno di forma rettangolare è affiancato da una grande lanterna in legno in cui bruciava la lampada perpetua del Santissimo, dal suo parapetto sporge un braccio che reggeva probabilmente una croce. Le pareti laterali del presbiterio accolgono la tela di un santo frate, forse il cappuccino Fedele da Sigmaringen (1577-1622), al di sopra  della custodia degli oli santi; di fronte, la tela del Bambinello in braccio a san Giuseppe mentre Maria appare nelle sembianze dell’Assunta che guarda il Figlioletto da un tappeto di nuvole, accompagnata da una schiera di Angeli.

Aidone Chiesa dei Cappuccini - medaglione di santa Chiara

Gli altari laterali

Sulla parete sinistra, entrando, sono ricavate delle nicchie, le cui concavità sporgono nel corridoio del chiostro del convento. Sono le nicchie che ospitano le staute che sovrastano gli altari. Le mense sono di legno intarsiato o con decorazione di finto marmo, i paliotti erano di stoffa ricamata. Se ne possono ammirare alcuni al primo piano in cima alla scala. Sul  primo altare è venerato San Giuseppe con il Bambino per mano, la nicchia è sormontata da un medaglione in cui è dipinta Santa Chiara, riconoscibile dall'Ostensorio che stringe tra le mani. Gli altri altari sono dedicati alla Madonna Addolorata e san Felice (nel prossimo paragrafo, quello sulle Iscrizioni, sono approfonditi).

CAPPELLE LATERALI. Sulla parete destra si aprono due cappelle caratterizzate da altari con decori in stucco in stile barocco. Nella prima (oggi sede della biglietteria del Museo), su un ricco altare barocco, si venera la statua lignea della Madonna delle Grazie e un busto, anch’esso ligneo, dell’Ecce Homo nello stile di quelli di frate Umile. Il bancone della biglietteria appartiene al prezioso armadio/casserizio della sacrestia.  La seconda cappella ha sull’altare un Crocifisso alla maniera di Frate Umile, la cui croce è  incastonata in un ricco reliquiario, nel suo ingresso da una scala a vista c’è l’accesso alla cripta (di cui parleremo di seguito). Alle pareti della cappella sono appoggiate delle tele, tra cui quella di San Vito e delle porte da altare che meriterebbero uno studio ed un buon restauro. 

Aidone Chiesa dei Cappuccini  (XVII sec.) -Santa Elisabetta di Ungheria

Lungo la stessa parete c’è l'altare ligneo dedicato a San Francesco, il Santo regge con la mano sinistra il libro della Regola ed ha la testa quasi coperta dalla conchiglia del pellegrino. L’altare è sormontato da un medaglione in cui viene rappresentata, molto probabilmente, santa Elisabetta di Ungheria (1207-1231), patrona del terzo ordine francescano, l'ordine secolare. Nel medaglione i personaggi sono tre, una dama sistema a terra lo scettro e la corona deposte dalla regina, mentre alla sua destra un’altra dama porge alla regina, inginocchiata davanti al Crocefisso, il saio ed cordone. 

Le iscrizioni

 Aidone. Chiesa dei Cappuccini XVII. Esempi di iscrizioni  agli altari

Gli altari sono accompagnati da medaglioni in affresco che incorniciano dei distici didascalici attribuiti al Padre Predicatore Cappuccino Francesco Correnti di Aidone, (morto nel 1794). I medaglioni ripetono almeno nel motivo base la forma di cuore. Le iscrizioni affiancano gli altari e ci dicono qualcosa del santo cui l’altare è dedicato. Così apprendiamo che gli altari sono numerati a partire, guardando verso sinistra, dall’altare maggiore che è il numero uno. Qui sono presenti due iscrizioni. La prima “Hic genibus flexis - Extemplo Numen adora - Sub specie panis nosce - Manere Deum” .invita il fedele ad accostarsi in ginocchio alla Divinità presente sotto le specie del pane. Nell’altro si ricorda che in questo altare privilegiato, voluto da Benedetto XIV (1724-1730) si può lucrare l’indulgenza plenaria ogni seconda domenica del mese: “Quavis dominica secunda mensis Benedictus XIIII septem altarium Romae indulgentias huic templo concessit”

Aidone Chiesa dei Cappuccini  (XVII sec.) - Cappella dell'Immacolata e dell'Ecce Homo

Il secondo altare è quello di San Francesco, il santo portatore delle stigmate di Cristo: “Jure secundum - Possideat teneatque Sacellum - Franciscus Christi Stigmata - Sacra gerens”. Sopra in un ovale è ritratta Santa Elisabetta d'Ungheria (1207.1231). 

Il terzo è quello del Crocifisso, all’interno della cappella da cui si accede alla cripta, “Tertium amara - Petit Domini jam passio Christi - Ipsam si cogites , crede - Beatus eris” . Il  bellissimo Crocifisso, nello stile di quelli di Frate Umile è forse di qualcuno della sua scuola. la croce è incastonata in un prezioso reliquiario.

Il quarto altare è quello all'interno della seconda Cappella, l'iscrizione, poco leggibile, è dipinta sul pilastro del portale, vi è la Madonna delle Grazie, molto venerata dai frati cappuccini e il busto dell’Ecce Homo, attribuito a frate Umile.

Il quinto è quello dedicato a San Felice da Cantalice (1515-1587) il primo santo Cappuccino, canonizzato nel 1712.  La scritta,“Divo Felici - Quintum (il quarto Distico è illeggibile ) sacrare videtur - In manibus retulit ille - Deum” , oggi illeggibile è riportata, insieme a tutte le altre, in questo articolo “Padre Francesco di Aidone Predicatore Cappuccino” in “Memorie storiche dei frati minori cappuccini della provincia monastica di Siracusa, raccolte e pubblicate dal M.R.P. Samuele Cultrera Ministro Provinciale della stessa. 1895” riportato sul sito Il Cristo Tutto amore http://ilcristotuttoamore.blogspot.com/2012/11/padre-francesco-di-aidone-predicatore.html?m=1 . 

Il sesto è l’Altare dell’Addolorata : “In sexto – Genitum defunctum plena dolorum - Palmis extensis squalida - Virgo gemit” . La statua rappresenta una giovinetta con le mani giunte che stringono un pugnale, la Madonna Addolorata. Il pugnale potrebbe riferirsi alla profezia del vecchio Simeone che nel tempio si rivolge a Maria: “ E anche a te una spada trafiggerà l'anima» Luca, 2.

Il settimo quello del Patriarca San Giuseppe"Septimus iste locus - Patriarchae rite Joseph - Convenit et stabit ; nos rite - Rogamus eum”.. Nel medaglione che si trova dipinto sopra è ritratta Santa Chiara, spesso rappresentata in adorazione del Sacramento.

La cripta

Aidone Chiesa dei Cappuccini  (XVII sec.) - cripta cimiteriale

La Cripta è in puro stile cappuccino, come ce ne sono sparse nei conventi piccoli e grandi in tutta la Sicilia; è costituita da un unico locale rettangolare; su tre pareti sono scavate le nicchie, una trentina, nelle quali venivano "appese" le mummie dei frati, ma forse anche di notabili e benefattori, Il processo di essicazione era fatto nella stessa sala, come ci testimoniano i tre lettini e il tavolo colatoio di marmo ricavati nella parete settentrionale, e il pozzetto di raccolta degli umori. 

AIDONE .CHIESA DI SAN FRANCESCO E CONVENTO CAPPUCCINI XVII sec.

La facciata. Tornando alle linee architettoniche, la copertura della chiesa è a capanna, ma all’interno è decorata con un elegante motivo di stucchi. I volumi interni squadrati e semplici rispecchiano esattamente l’esterno dalla facciata, questa è in pietra, in opus incertum, appena delineato dai conci squadrati dei cantonali e dei portali. Il portale squadrato e disadorno è sormontato dalla finestra, dalla quale entra la luce che illumina direttamente il Tabernacolo, nel contempo luce fisica e spirituale che indica la strada della salvezza. Sull’architrave del portale è riportata la seguente iscrizione: HAEC DOMUS ALTA DEI MATRI EST CONSTRUCTA SUPER N.H. ET FRANCISCI TIBI CONVENIT ISTE LOCUS 1612. Vi leggiamo la data di inaugurazione e la dedica alla Madonna (basandosi su questa iscrizione Rocco Pirri parla della chiesa di S. Maria del Gesù). e a San Francesco.

Il Convento e la sacrestia

AIDONE - CONVENTO DEI CAPPUCCINI . SACRESTIA E SOFFITTO AFFRESCATO XVII SEC.

Al convento si accede sia dalla porta adiacente al portone della chiesa, che dalla chiesa stessa. Da qui si entra direttamente nel chiostro, attorno a cui il convento si sviluppava su due piani. Gli ambienti, così come oggi ci appaiono, hanno subito delle modifiche per adattarli ad ospitare le sale museali, ma nei volumi rispecchiano la natura originale. Probabilmente al piano terra c’erano i locali comuni, le cucine, il refettorio, le stalle e al piano superiore le celle dei frati.

Il chiostro è chiuso su tre lati, con un pozzo di raccolta delle acque piovane e un orologio meccanico posto in alto all’angolo meridionale. Il lato porticato è costituito da tre larghe arcate dalle quali si dipartono le volte a crociera che coprono il corridoio. Da qui si accede alle stanze oggi adibite a sale museali. La prima apertura, subito sulla destra, dà nel locale dove oggi sono esposti gli Acroliti e la testa di Ade, c’è una sala rettangolare affrescata alla quale si accedeva anche dalla chiesa attraverso le due porte murate che affiancano l’altare centrale.

La sacrestia. Questa sala ospitava la sacrestia ed è l’unica che mantiene un soffitto affrescato. La volta ha al centro un rettangolo dipinto a motivi geometrici incorniciato da un delicato motivo ad inchiostro che sembra quasi una trina e che intercala anche i ritratti dei frati.

Aidone Chiesa dei Cappuccini  (XVII sec.) - Affreschi della sacrestia

Alla base delle volte vi sono delle iscrizioni che illustrano le storie di frati cappuccini dalle vite esemplari, rappresentati nei ritratti, non tutti leggibili. Sul lato destro, di chi entra, in buone condizioni si presenta quello di Angelo Giorofa. Vi leggiamo che, come Cavaliere di Malta, nominato dal papa Clemente VII, aveva predicato la santa fede; una volta pacificata l’Aquitania e la Linguadoca, il re lo aveva fatto vicerè e lo aveva insignito del bastone di maresciallo, ma lui aveva lasciato tutti gli onori per fare ritorno dai cappuccini vivendo con loro poveramente. In convento era morto all’età di 45 anni.

Nella stessa parete il secondo quadro sembra volutamente cancellato come molte parti dell'iscrizione, tranne che in un angolo dove chiaramente si vedono delle armi. Le didascalie sono coperte nelle parole che potrebbero fare indovinare l’identità del frate: “Il signor Batta/Banta che fu duca di…” Le parti mancanti fanno pensare ad una specie di damnatio memoriae oppure al contrario alla volontà di questo personaggio, certamente un benefattore del convento che aveva abbracciato la povertà e l'umiltà francescana, di rinunciare alla gloria. Vi si legge infatti che lasciò una vita agiata per vivere con i cappuccini conducendo poveramente i suoi giorni fino alla dipartita nell’anno 1644. In effetti non sarebbe difficile per qualche esperto interpretare interamente l'iscrizione e il simbolismo delle armi e gli strumenti disegnati all'angolo di entrambi i ritratti.  

Nella parete opposta l’immagine del frate è molto rovinata ma la didascalia è chiara: "Maineto dal borgo, laico. Visse con miracoli, e sante..."  si tratta di Maineto dal Borgo, laico, che visse con miracoli e sante (forse) virtù. L’altro quadro deteriorato non conserva neppure la didascalia. Sul lato corto, sulla porta di ingresso, ancora una volta il ritratto sembra volontariamente cancellato, la didascalia in molte parti ricoperte ci dà l’età, anni 66, e l’anno della morte 1655. Sia per Maineto che per Giorofa viene specificato che si tratta di fratelli laici. Infatti nell'ordine dei cappuccini è prevista la figura dei fratelli laici, cioè tutti quei religiosi che professano la regola di San Francesco ma non accedono al sacerdozio. Fratelli laici erano anche San Felice di Cantalice e san Felice di Nicosia di cui abbiamo parlato a proposito di uno degli altari.

In questa sala sono oggi esposti gli acroliti delle dee Demetra e Persefone e la testa di Ade

BIBLIOGRAFIA

- Angelo Varisano “Il convento dei Frati Cappuccini e l’attigua chiesa di San Francesco in Aidone" in “Museo Archeologico di Aidone – Catalogo” Ass.to Regionale BB. CC. AA. e PI a cura di Carmela Bonanno 2008

- M.R.P. Samuele da Chiaramonte “Memorie storiche dei frati minori cappuccini della provincia monastica di Siracusa”

- Santo Calì "Custodie francescano-cappuccine"  “Predica l'articolo 104 delle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini: «Negli ornamenti dell'altare, nei paramenti e nelle altre cose spettanti al culto divino non si usi cosa d'oro e d'argento, eccetto i Tabernacoli del Santissimo Sacramento, i calici, le pis­sidi, gli estensori ed i vasi dell'olio santo. I candelieri siano di legno lavorati al tornio; i messali e i breviari, ed anco gli altri nostri libri, siano poveramente legati e senza alcun segno di cu­riosità ».
L'articolo 105 riprende e ribadisce i concetti chiaramente espressi nell'articolo che lo precede: «Si guardino quindi i Frati, che nelle cose appartenenti al culto divino, non appaia alcuna preziosità, curiosità, o superfluità, sapendo che, come dice Papa Clemente V, Iddio vuole il cuore mondo e le operazioni sante, e più si diletta di queste che delle cose preziose e ben ornate. Per­ciò dobbiamo attendere che in tutte le cose, necessarie al nostro uso, risplenda l'altissima povertà, la quale ci accenda alla pre­ziosità delle ricchezze celesti, dov'è ogni nostro tesoro, delizia e gloria. Epperò i Superiori provinciali, in tempo di sacra visita, se troveranno cose preziose, curiose o superflue, diano la peni­tenza a chi le avrà ricevute, come disobbedienti e poco amanti della semplicità dell'Ordine, ed in pari tempo provvedano che dette cose, osservate le dovute cautele e le prescrizioni della San­ta Sede, siano tolte dalle nostre Chiese e dai nostri Luoghi».  http://www.lanottilonga.it/custodie_francescano.htm