Il matrimonio segreto

Aidone piazza Cordova e Santa Maria La Cava

IL MATRIMONIO SEGRETO di Pippo Castiglione 

Una domenica di novembre fredda e brumosa si diedero appuntamento, alle prime luci dell’alba, davanti alla canonica di Santa Maria La Cava, i maliziosi e sfaccendati del paese, forniti di mazzi di ortiche e di carciofi sfioriti, di broccoli dal gambo lungo. Stavano lì fuori in paziente e rumorosa attesa dei novelli sposi, che convolavano a giuste nozze e avevano scelto, d’accordo con il parroco, quell’ingresso secondario e quell’orario mattiniero per sottrarsi alla morbosa curiosità dei paesani.

Lei – la chiameremo Adele – abitava nella Strada dei Mattonelli, in una misera casetta a un solo vano, proprio di fronte alla bottega delle signorine Mastrafonzi. Di professione era siggiara, aggiustava sedie davanti alla porta di casa; i suoi clienti, scarsi di giorno, abbondavano la sera, quando chiudeva la porta e faceva entrare uno alla volta gli uomini che venivano a trovarla da tutti i quartieri del paese: una lunga processione che durava fino a tarda ora.

Lui – lo chiameremo Nofrio – veniva a visitarla tutte le sere; man mano che cresceva la sua frequentazione, diminuiva quella degli altri fino a esaurirsi del tutto.

Era successo un imprevisto: Nofrio s’era invaghito di Adele e non sopportava condividere con altri la sua innamorata.

Nel paese la cosa diventò una notizia e si diffuse di bocca in bocca – non mancavano i volenterosi - fino a raggiungere l’orecchio di Donna Annunziata, la mamma di Nofrio, che conobbe finalmente la ragione che portava il figlio a ritornare tutte le sere dalla campagna e a uscire di casa di gran fretta una volta consumata la cena.

- Ma dove vai tutte le sere?

E Nofrio ad inventare mille scuse: ora doveva parlare col sensale per via delle fave che aveva deciso di vendere, ora informare il veterinario della mucca ch’era lesta a partorire, ora avvisare il mitatere che era tempo di seminare a ‘nzudda.

- Non mi raccontare storie, io so dove vai tutte le sere - lo affrontò Donna Annunziata una domenica prima di andare a Messa.

- Me lo hanno detto le vicine che frequenti a siggiara - facendogli capire, andando su e giù col capo, che alludeva all’altra professione.

Nofrio non cercò di nascondere più oltre il suo segreto, disse che voleva fare un’opera buona: voleva sposare Adele e sottrarla a quel mestiere che la mala sorte e il bisogno l’avevano costretta a intraprendere, con un figlio a carico che era menzi babi.

Fabrizio, il figlio menzi babi, era un nostro coetaneo, compagno di strada e di giochi, ma più spesso vittima dei nostri scherzi e delle nostre cattiverie; più che parlare farfugliava e non si capiva quello che diceva, ma lui capiva quello che dicevamo noi. Qualcuno raccontava che la mamma – che con quel mestiere che faceva non poteva che essere malvagia - gli aveva punto la lingua con un ago perché non riferisse quello che vedeva a casa sua, in quell’unica stanzetta poveramente arredata: al centro, entrando, c’erano il fornello a petrolio, il tavolo e due sedie, a destra il letto di Adele, a sinistra quello di Fabrizio protetto da una tenda. La sera accendevano il lume anch’esso a petrolio, che compravano dalle signorine Mastrafonzi.

La buona donna cercò invano di dissuadere il figliolo, che ogni sera si chiudeva in quella casa. Andava a cercarlo, picchiava all’uscio:

- Nesci – gli sussurrava di primo acchito, ma nessuno rispondeva.

- Nesci fora – insisteva alzando vieppiù la voce, mentre attorno una folla di curiosi cominciava a radunarsi.

Per costringerlo ad uscire arrivò al punto di introdurre sotto la porta una lattina con il fuoco cosparso di pepe nero. Il pepe bruciando avrebbe reso l’aria irrespirabile e costretto Nofrio a venire allo scoperto. Ma la trovata non funzionò e intanto i vicini cominciavano a protestare: lo spettacolo era poco edificante e tutti avevano in casa giovani figli e figlie da preservare dai cattivi esempi.

Fu il Maresciallo dei Carabinieri a porre fine allo scandalo: fuori legge era la madre che con le sue scenate disturbava la quiete pubblica e i curiosi che impedivano la libera circolazione. Gli innamorati non facevano male a nessuno, anzi da quando avevano preso a frequentarsi era sparita la processione che ogni sera scorreva davanti alla casa di Adele e che non era un bel vedere. Pertanto era bene che ciascuno tornasse a casa sua.

Non tutti i paesani approvarono la morale e quando giunse la notizia – chissà come - che gli innamorati si sposavano, una scelta rappresentanza dei buontemponi del paese organizzò l’accoglienza davanti alla canonica con i fasci di ortiche e i carciofi sfioriti.

Il parroco Milazzo non era uomo da tollerare chiassate, seppe proteggere gli sposi e convincere gli assedianti a piantarla con le loro carnevalate. Ai novelli sposi diede il consiglio di cambiare aria e così Nofrio, Adele e Fabrizio si trasferirono e non si seppe dove.

Gli sposi potevano farsi una nuova vita, per Fabrizio non sarebbe cambiato niente.

- U babi unna va va, u curnuti o so paisi – sentenziava la nonna Lorenza.

Lo sciocco rimane sciocco ovunque vada, il cornuto è tale solo al suo paese.

Pippo Castiglione