Lorenzo Pittà testimone della scoperta di Morgantina

Lorenzo Pittà nel 1955 seguì molto da vicino la campagna di scavi sul sito di Serra Orlando e Cittadella. Ebbe la possibiltà pertanto di conoscere il professore Sjoqvist e lo stesso re Gustavo. Il 6 dicembre 1955 il Soprintendente per le Antichità per la Sicilia Orientale, Luigi Bernabò Brea, gli comunicò che il ministero della Pubblica Istruzione lo aveva nominato Ispettore onorario per le opere di antichità ed arte per il comune di Aidone, compito che svolse con serietà e scrupolo. Nel 1973 è ancora Ispettore Onorario come si evince da una lettera inviata a lui dalla Sovrintendenza Regionale. Lo stesso Bernabò Brea gli consegnerà copia della  sua relazione alla fine della campagna di scavi. Negli articoli, più o meno uguali tra di loro, c'è una interessante intervista al professore Erik Sjoqvist. 

Gli articoli vennero scritti nel 1955 sul Corriere di Sicilia e sul Giornale di Sicilia e documentano il clima di attesa che si era creato intorno all'event. 

1955 scavi a Morgantina, il ritrovamento dell'Ekklesiasterion

pubblicato sul Corriere di Sicilia del 29 ottobre 1955

A SERRA ORLANDO IN TERRITORIO DI AIDONE
Un’antichissima città verrà riportata alla luce

Re Gustavo di Svezia dirigerà personalmente per alcuni giorni un settore degli scavi

Certi di far cosa gradita a nostri lettori e in occasioni della visita che i reali di Svezia faranno agli scavi archeologici di Serra d’Orlando, in territorio di Aidone, abbiamo il piacere di ospitare oggi uno scritto del dott. Lorenzo Pittà che tanto ha operato perchè fossero iniziati gli scavi i Serra d’Orlando.

A quanto abbiamo appreso Re Gustavo di Svezia per alcuni giorni dirigerà personalmente un settore di scavi. Di ciò ci ha dato notizia lo stesso dott. Pittà che ha avuti dei contatti con il prof Sjoqvist già segretario particolare del Re di Svezia.

E’ questa cittadina di Aidone una delle più incantevoli dell’interno della Sicilia. Sta di là dalla Piana di Catania nell’ovest a guardare le immense distese dei campi di grano. Ma guarda pure Castel ludica e Raddusa e Ramacca e l’Etna gigante a sinistra e una striscia di mare tra Catania e Augusta e a notte le luci di cento paesini. Aidone è posta sulle pendio: lì un monte, uno degli Erei, un monte che si staglia nel cielo e s’incurva in una schiena di sella.

Ai piedi di questo monte, in un pianoro dalle molte collinette, con strapiombi a sinistra, verso la valle del fiume Gornalunga, a destra il serpeggiare dello stradale che scende a Catania.

Su questo pianoro ha preso stanza la spedizione archeologica dell’Università di Princeton, guidata dal prof, di archeologia classica Erik Sjoqvist, per una delle più importanti campagne archeologiche egli ultimi decenni. L’Università statunitense di Princeton non è nuova a queste imprese. L’archeologia militante la pone in primo piano anche per altre spedizioni, come quella guidata dal Butler che andò in Siria alla scoperta di una fase dell’architettura paleo cristiana, o come un’altra che scavò in Anatolia alla ricerca della capitale del regno dei Lidi o un’altra ancora che scavando in Antiochia mise alla luce i tanto notevoli pavimenti musivi di età romana.

Il professore Sjoqvist che noi siamo andati a trovare e al quale abbiamo chiesto alcune delucidazioni sulla spedizione da lui guidata, c’era già stato alla fine del 1953.

Si è deciso a scavare qui dopo un lungo peregrinare attorno al Mediterraneo e dopo avere valutato altri possibili campi di scavi in Egitto, Turchia, Siria, Cirenaica, Grecia. Si devono a lui e al Presidente della Università di Princeton i contatti con il nostro Ministero della Pubblica Istruzione per ottenere la concessione.

Frattanto le amministrazioni comunali di Aidone a nostro mezzo avevano preso contatto fin dal novembre 1952 con il professor Bernabò Brea, Soprintendente alle antichità della Sicilia Orientale. Egli ha perorato la causa di Serra Orlando da par suo e noi gli siamo riconoscenti.

Della spedizione archeologica dell’Università di Princeton fanno parte la gentile signora Sjoqvist e altri otto membri tra laureati, laureandi o tecnici, i quali vengono a perfezionarsi in discipline classiche, storiche e archeologiche, in questa campagna di scavi che durerà almeno sino al 1959. «Al luce delle prossime scoperte di Aidone Sella Orlando — ci dice il professore Sjoqvist — le giovani leve della Università di Princeton avranno modo di vagliare quel metodo strettamente scientifico, che ricerca la storia nella stratigrafia della terra». È infatti dalla stessa Università che sono stati messi a disposizione della spedizione i fondi necessari.

Che cerca il professore Sjoqvist a Sella Orlando? Vuole riportare alla luce una antichissima città sul cui sito, attraverso l’epoca dei siculi e dei sicani, dei greci e dei punici, non v’è una documentazione storica. Una città giunta a grande splendore intorno al III secolo avanti Cristo, dal grande perimetro delle mura, ove l’ubicazione del foro è facilmente individuabile, come lo è la zona dei templi, del teatro e dei quartieri signorili. « Qui - dice il professore Sjoqvist già direttore dell’istituto svedese in Roma e consigliere culturale del Re di Svezia - si saranno fuse le civiltà della Sicilia e della Grecia e forse i cartaginesi vi avranno avuto i primi contatti».

Una zona archeologica quella di Aidone-Sella Orlando ove il Pappalardo nel 1884 e il grande Orsi nei 1912 accertarono già l’esistenza di una città alla cui identificazione mira anche l’attuale campagna di scavi.

Da Aidone-Sella Orlando sin dai primi del 1900 provine numeroso materiale, tra cui pregevolissime monete, alcune delle quali si trovano al Museo Classico di Siracusa, per non dire dei frammenti architettonici, delle sculture in pietra e in terracotta, delle ceramiche, dei bronzi, delle terracotte figurate.

« Quale sito meraviglioso - ci dice il professore Sjoqvist - Una incomparabile visione di paesaggi ove con l’Etna, sempre dominante è un succedersi di altri squarci panoramici che faranno di questo posto una Taormina dell’interno della Sicilia ».

«Pensa a grandi cose - chiediamo ancora al professore Sjoqvist - da questa spedizione archeologica? « Stiamo per iniziare scavi importanti e promettenti » conclude il professore.

E noi prendiamo congedo anche dalla gentile signora Sjoqvist, alla quale il soggiorno in Sicilia è graditissimo; ma non nuovo. L’insigne professore in compagnia della gentile consorte ha già condotto in Italia altre importanti campagne archeologiche. Lorenzo Pitta

1955 A sinistra il Re Gustavo di Svezia

Pubblicato il 22 luglio 1955 su Il Giornale di Sicilia (Intervista al professore Erik Sjoqvist)

La più importante campagna di scavi in Sicilia

VERRA' RIPORTATA ALLA LUCE  UN'ANTICHISSIMA CITTA' GRECA
La spedizione a cui partecipano studiosi di tre nazioni è appoggiata dal re Gustavo di Svezia – Importanti quesiti archeologici dovrebbero essere risolti per la cronologia sicula

Roma, 21 luglio. Studiosi di tre Nazioni si accingono ad intraprendere, in Sicilia, una delle più importanti campagne di scavi archeologici condotte in territorio italiano di parecchi anni questa parte.

Si tratta di riportare alla luce i resti di una città greca fiorita tra il settimo e il terzo secolo a.C. una sessantina di Km. ad ovest dell'attuale Catania.

Le prime tracce dell’esistenza della città furono accertate nel 1912 dal grande archeologo italiano Paolo Orsi, il quale aprì anche qualche trincea di scavo. Nel 1953, ricerche su scala più ampia furono iniziate dal prof. Erik Sjoqvist, allora direttore dell'istituto svedese in Roma e consigliere culturale del Re di Svezia. La presente spedizione avrà inizio subito dopo Ferragosto, sarà diretta dallo stesso prof. Sjoqvist attualmente docente di archeologia presso l’università di Princeton, negli Stati Uniti, coadiuvato da un architetto dell'università svedese di Uppsala messo a disposizione da re Gustavo Adolfo (che, com'è noto, si interessa personalmente di problemi archeologici), da sei studiosi americani dell'università di Princeton, da un rappresentante della Sovrintendenza di Siracusa per le antichità e Belle Arti e da un'ottantina di tecnici ed operai italiani reclutati sul posto.

Il prof. Sjoqvist, presente a Roma, ha oggi dichiarato che la città, le cui scarse tracce emergono di qualche centimetro dal terreno, sembra essere stata un avamposto fortificato dei colonizzatori greci, che nella loro avanzata verso l'interno dell'isola incontravamo la resistenza delle antichissime e misteriose popolazioni sicule. Da qualche elemento sembra di poter dedurre che prima di essere trasformata in certezza, la città era già abitata dai siculi.

« Le ricerche che stanne per iniziarsi — ha sottolineato il prof. Sjoqvist — presentano un interesse assai rilevante, in quanto gli studiosi sperano che esse possano gettar luce su due importanti questioni archeologiche e storiche. La prima di esse riguarda le influenze reciproche tra la civiltà greca e l’assai poco nota civiltà Sicula, fra la civiltà greca e la civiltà cartaginese e infine, tra la civiltà greca e civiltà sicula. Si presume di trovare nella città sepolta qualche riferimento preciso alla ben nota cronologia greca, che consenta, in relazione ai constatati elementi siculi della località, di ampliare le nostre scarsissime conoscenze della cronologia sicula.

Influenze di civiltà cartaginese dovrebbero poi risultare dal fatto che la città costituì, in certo senso, un punto d'incontro tra due espansionismi, quello dei greci provenienti dalle coste orientali dell’isola, e quello dei cartaginesi provenienti dalle coste occidentali.

Vi e, infine, il problema delle influenze che l'architettura greca delle colonie italiche esercitò su quella dei romani conquistatori, i quali, com’è noto, si impadronirono dell’isola alla fine del terzo secolo: alla soluzione di questo interessantissimo problema le ricerche potranno dare un contributo di importanza tutta particolare, per il fatto che la città, che gli archeologi si accingono a disseppellire sembra, dagli indizi finora noti, comporsi esclusivamente di elementi architettonici greci; unico esempio finora accertato nella Magna Grecia, di città greca che non abbia subito, in secoli successivi, contaminazioni e trasformazioni ad opera di altre civiltà, come la romana e l’araba.

Questa « purezza » architettonica della città supporta che essa sia stata completamente abbandonata, per ragioni ignote, subito dopo la conquista romana. D’altro canto, potrà servire di utilissimo elemento di paragone per l’accertamento delle origini di taluni elementi dell’arte e dell’urbanistica romana, quali ci si presentano in altre regioni della Sicilia e del resto l’Italia.

La seconda questione che di archeologi sperano di risolvere è quella dell’identificazione della città. E’ singolare che in un complesso urbano di così notevole grandezza non ci abbiano lasciato memoria Polibio, Tucidide, Diodoro, Livio e gli altri storici a cui sono dovute le nostre conoscenze relative alle numerosissime città greche della Sicilia. Se la scoperta di qualche iscrizione consentirà la identificazione della città, ciò potrà contribuire a chiarire, ed eventualmente a rivedere, le nostre conoscenze sulla geografia storica dell’isola.

Le tracce attuali della città sono costituire da un’imponente cinta murale in «opus qua- ratum» (i blocchi rettangolari tipici dell’architettura greca), nel cui interno si nota qualche grosso blocco rimasto « in situ » che sembra indicare un'architettura di notevole monumentalità.

Le due o tre case di contadini esistenti nei dintorni sono in gran parte costruite con frammenti dell’antica città: blocchi, colonne, qualche sarcofago di cui ci si serve come abbeveratoio.

In posizione strategica su un’altura che domina tutta la valle della Gornalunga, la città- fortezza dovette avere una notevole fioritura anche dal punto di vista commerciale, sita com’era in un punto di confluenza dei traffici tra la piana di Catania e di Lentini, da una parte, e l’interno montagnoso dell’Isola dall’altra.

Il prof. Sjoqvist parte lunedi prossimo per Siracusa al fine di iniziare i preparativi per la prima campagna di scavi, che durerà quattro mesi. Sono previste campagne quadrimestrali anche per i prossimi quattro anni per cui i lavori, secondo l’attuale preventivo, dureranno almeno sino al 1959.

1955 Lorenzo Pittà nell'Ekkesiasterion ESCAPE='HTML'
 ESCAPE='HTML'
 ESCAPE='HTML'
 ESCAPE='HTML'
nomina  ESCAPE='HTML'
1973 ESCAPE='HTML'